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Essere buoni conviene. Il tema della coesione sociale, del rapporto con comunità e territori, infatti, è sempre più anche un fattore produttivo e competitivo. Tanto più per le imprese che puntano sulla qualità e per un Paese come l’Italia la cui missione, per dirla con Cipolla, è produrre all’ombra dei campanili cose che piacciono al mondo

Realacci: “Per un’Italia che fa l’Italia coesione e responsabilità sociale sono fattori competitivi”

“Essere buoni conviene. Il tema della coesione sociale, del rapporto con comunità e territori, infatti, è sempre più anche un fattore produttivo e competitivo. Tanto più per le imprese che puntano sulla qualità e per un Paese come l’Italia la cui missione, per dirla con Cipolla, è produrre all’ombra dei campanili cose che piacciono al mondo.

Secondo il rapporto “Coesione è Competizione ” realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere in partnership con Consorzio Aaster e Aiccon, le imprese ‘coesive’ - quelle cioè che intrattengono relazioni con le altre imprese, le comunità, le istituzioni, i consumatori, il terzo settore - hanno una marcia in più che permette loro di andare lontano. Tanto che le nostre imprese ‘coesive’ sono più dinamiche sia per quanto riguarda l’aumento di fatturato che nell’occupazione.

Un quadro confermato anche da GreenItaly 2017 di Fondazione Symbola e Unioncamere presentato mercoledì 22 a Palazzo Chigi alla presenza del Presidente del Consiglio Gentiloni. Il rapporto ci dice che la green economy, oltre che un mezzo per contrastare i mutamenti climatici e affrontare i temi ambientali, è un’efficace leva per lo sviluppo. Un paradigma produttivo sempre più forte e diffuso nel Paese. In Italia sono 355mila, ossia il 27,1% del totale, le aziende che dal 2011 hanno investito in tecnologie per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Alla nostra green economy si devono già 2milioni 972mila posti di lavoro. E nell’anno in corso ci saranno 320 mila nuovi green jobs.

E’ un modello di economia più a misura d’uomo che si addice all’Italia: il 69% delle medie imprese green si impegna e investe su comunità e territori, mentre tra le imprese non green tale percentuale scende al 36%”.

Lo afferma Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, intervenendo a Milano alla Quarta edizione del Premio Biblioteca Bilancio Sociale.

Ufficio Stampa Laura Genga 380.7067441

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Il 93% delle produzioni tipiche nazionali che si consumano nasce nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio di gusto e biodiversità che fa da traino anche al turismo, con 2 italiani su 3 (65%) tra coloro che andranno in vacanza che visiteranno un borgo nell’estate 2024, secondo Ixe’. È quanto emerge dallo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità”. Il rapporto vuole raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, valorizzato e promosso grazie alla legge n.158/17, a prima firma Realacci, con misure per la valorizzazione dei Piccoli Comuni.

Il rapporto analizza e racconta i fattori più significativi della competitività del nostro Paese, con particolare attenzione verso gli aspetti che non vengono colti dagli indicatori economici più diffusi, sottolineando l’importanza della collaborazione per le imprese. La coesione migliora il legame e il radicamento nelle comunità e nei territori, accresce il senso di appartenenza e soddisfazione di vita dei dipendenti, il coinvolgimento e il dialogo con i clienti.

Il rapporto ci porta alla scoperta delle oltre 250 specie di alberi monumentali che popolano il Paese, che mostra inoltre una speciale relazione tra i piccoli comuni e i monumenti italiani, raccolti in un censimento in continua crescita grazie al lavoro del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Su un totale di 4.287 alberi monumentali individuati ad aprile 2024 sul territorio italiano, 2.107 si trovano nei piccoli comuni. Sono inoltre 1.548 i comuni italiani con almeno un albero monumentale, di questi 962 sono piccoli comuni. Guardando allo specifico delle regioni, il primato per numero totale di alberi monumentali spetta al Friuli-Venezia Giulia, con 454 monumenti verdi, di cui quasi la metà, 209, nei piccoli comuni.

Il 92% delle produzioni tipiche nazionali che si consumano soprattutto a Natale nasce nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti. È quanto emerge dallo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità”. Il rapporto vuole raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, valorizzato e promosso grazie alla legge n.158/17, a prima firma Realacci, con misure per la valorizzazione dei Piccoli Comuni. Nei territori dei 5.538 piccoli comuni con al massimo 5.000 abitanti, in cui vivono quasi 10 milioni di italiani, si produce infatti ben il 92 per cento dei prodotti di origine protetta (DOP, Denominazione di Origine Protetta e IGP, Indicazione di Origine Protetta) e il 79 per cento dei vini italiani più pregiati. Questo rapporto di Coldiretti-Fondazione Symbola “Piccoli Comuni e Tipicità” ci restituisce il quadro aggiornato per ogni regione di questa dimensione produttiva estesa e radicata che traduce in valore la diversità culturale.

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