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“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi” diceva Marcel Proust. Ermete Realacci ne ha fatto quasi una ragione di vita e la sua legge sui piccoli Comuni italiani, venuta alla luce dopo anni di tribolazioni, sembra la perfetta sintesi del pensiero Proustiano: “Significa evidenziare le
criticità alla ricerca di nuove opportunità – spiega il presidente di Symbola, già guida storica di Legambiente e parlamentare dem – Specialmente in un periodo come questo nel quale, paradossalmente, la pandemia ha portato in evidenza vantaggi e possibilità di sviluppo della vita nei borghi di cui l’Italia è disseminata”. Ermete Realacci, da presidente della Commissione Ambiente della Camera, nella scorsa legislatura lei
riuscì finalmente a far passare una legge che aveva già un iter ventennale. Basterà a salvare i borghi d’Italia? “Siamo in forte ritardo ma quella legge è una pietra miliare per la rinascita di migliaia di comuni al di sotto dei cinquemila abitanti. Non dobbiamo tuttavia nascondere il fatto che i finanziamenti sono molto limitati, parliamo di 160 milioni di euro complessivi. Bisogna aumentare le risorse a disposizione per attivare la politica
che quella legge proponeva, ovvero tutte quelle azioni che servono a mantenere o a dotare i borghi dei servizi necessari. Lo spirito della legge è quello di guardare ai piccoli Comuni non come a un piccolo mondo antico da accompagnare verso una morte indolore ma come a una scommessa su un’Italia che fa l’Italia, su un’economia più a misura d’uomo. Voglio ricordare che sono più di 5.600 città, oltre dieci milioni di abitanti, il 16 per cento
della popolazione italiana. Rappresentano circa il 70% dei comuni, oltre il 50% del territorio nazionale. Nei
Piccoli Comuni vengono prodotti il 93% delle DOP e degli IGP accanto al 79% dei vini più pregiati. E’ una parte
rilevante del nostro Paese, anche dal punto di vista economico”.

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