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Il governo può da subito usare la leva delle risorse pubbliche per generare investimenti privati orientati alla coesione sociale e alla transizione ecologica

Nel talk online “L’Italia che verràErmete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e Giovanna Melandri, presidente Human Foundation e della Fondazione Maxxi, hanno rilanciato il Manifesto di Assisi per un’economia più a misura d’uomo contro la crisi. È urgente sostenere lo sviluppo della finanza ad impatto sociale per rispondere alle sfide economiche e sociali del Paese. Per affrontare la crisi attuale sarà fondamentale poter contare su un modello economico e finanziario che ha tra i suoi obiettivi non solo i fatturati delle imprese ma anche i loro impatti sociali e ambientali. È importante ricordare uno dei paragrafi più importanti e coraggiosi della Laudato Sì: “la finanza soffoca l’economia reale. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale.” Siamo di fronte a un’opportunità che non possiamo sprecare e l’Europa deve cogliere questa occasione per investire di più su sanità, ambiente, digitale, agroalimentare e terzo settore. Il Governo potrebbe da subito lanciare degli outcome funds su obiettivi strategici, usando la leva delle risorse pubbliche per generare investimenti privati orientati alla coesione sociale e alla transizione ecologica. Nei giorni scorsi abbiamo visto che BlackRock ha cominciato a dare seguito a quello che diceva un anno fa, e cioè a votare contro nelle società che non fanno abbastanza contro la crisi climatica. In questo momento storico l’impact investing potrebbe infatti assumere un ruolo molto significativo su almeno tre fronti nel nostro Paese: quello del pubblico, quello dei mercati e quello del terzo settore. Esistono le condizioni perché con responsabilità e concretezza si imbocchi una strada nuova, perché, come affermiamo nel Manifesto di Assisi, “non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia”. Già prima della crisi covid oltre 432.000 imprese italiane dell’industria e dei servizi con dipendenti hanno investito nel periodo 2015-2018, come si legge nel rapporto GreenItaly di Symbola e Unioncamere, in prodotti e tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Nel 2018 il numero dei green jobs in Italia ha superato la soglia dei 3 milioni: il 13,4% del totale dell’occupazione complessiva. Difendere l’ambiente e affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro come affermiamo nel Manifesto di Assisi.

 

 

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Il 93% delle produzioni tipiche nazionali che si consumano nasce nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio di gusto e biodiversità che fa da traino anche al turismo, con 2 italiani su 3 (65%) tra coloro che andranno in vacanza che visiteranno un borgo nell’estate 2024, secondo Ixe’. È quanto emerge dallo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità”. Il rapporto vuole raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, valorizzato e promosso grazie alla legge n.158/17, a prima firma Realacci, con misure per la valorizzazione dei Piccoli Comuni.

Il rapporto analizza e racconta i fattori più significativi della competitività del nostro Paese, con particolare attenzione verso gli aspetti che non vengono colti dagli indicatori economici più diffusi, sottolineando l’importanza della collaborazione per le imprese. La coesione migliora il legame e il radicamento nelle comunità e nei territori, accresce il senso di appartenenza e soddisfazione di vita dei dipendenti, il coinvolgimento e il dialogo con i clienti.

Il rapporto ci porta alla scoperta delle oltre 250 specie di alberi monumentali che popolano il Paese, che mostra inoltre una speciale relazione tra i piccoli comuni e i monumenti italiani, raccolti in un censimento in continua crescita grazie al lavoro del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Su un totale di 4.287 alberi monumentali individuati ad aprile 2024 sul territorio italiano, 2.107 si trovano nei piccoli comuni. Sono inoltre 1.548 i comuni italiani con almeno un albero monumentale, di questi 962 sono piccoli comuni. Guardando allo specifico delle regioni, il primato per numero totale di alberi monumentali spetta al Friuli-Venezia Giulia, con 454 monumenti verdi, di cui quasi la metà, 209, nei piccoli comuni.

Il 92% delle produzioni tipiche nazionali che si consumano soprattutto a Natale nasce nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti. È quanto emerge dallo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità”. Il rapporto vuole raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, valorizzato e promosso grazie alla legge n.158/17, a prima firma Realacci, con misure per la valorizzazione dei Piccoli Comuni. Nei territori dei 5.538 piccoli comuni con al massimo 5.000 abitanti, in cui vivono quasi 10 milioni di italiani, si produce infatti ben il 92 per cento dei prodotti di origine protetta (DOP, Denominazione di Origine Protetta e IGP, Indicazione di Origine Protetta) e il 79 per cento dei vini italiani più pregiati. Questo rapporto di Coldiretti-Fondazione Symbola “Piccoli Comuni e Tipicità” ci restituisce il quadro aggiornato per ogni regione di questa dimensione produttiva estesa e radicata che traduce in valore la diversità culturale.

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