“La spinta che papa Francesco ha dato alla Chiesa è stata vitale non solo per la Chiesa ma per l’assieme della società. Non credo che si tornerà indietro. Con l’elezione del successore di Bergoglio si misurerà la velocità che il conclave vorrà dare a questo percorso, ma penso che la direzione di marcia sia tracciata”. Ermete Realacci, presidente della fondazione Symbola e fondatore di Legambiente, è portavoce – assieme a padre Enzo Fortunato – del Manifesto di Assisi. Un manifesto ispirato dai valori fondamentali del pontificato di Bergoglio – fratellanza, ecologia integrale, responsabilità sociale – per progettare un’economia a misura d’uomo capace di frenare la crisi climatica.
La scelta radicale di un ritorno alle origini del cattolicesimo, evidente fin dal primo giorno con la scelta del nome Francesco che nessun papa aveva fatto, ha però creato fibrillazioni all’interno della Chiesa: da una parte la Curia, sconvolta dalla rivoluzione della semplicità e dell’immediatezza di Bergoglio, dall’altra i settori più conservatori, che hanno mal digerito la scelta di mettere sul serio gli ultimi in primo piano. D’altra parte le folle che hanno riempito il sagrato di San Pietro, via della Conciliazione e i sei chilometri del percorso funebre sono stati considerate, in un titolo del Corriere della sera, “un voto di popolo per la continuità con Francesco”.
“Questi 12 anni di pontificato hanno avuto un peso determinante”, continua Realacci. “Bergoglio ha collegato temi che erano presenti nella dottrina della Chiesa ma non con la forza che lui ha impresso. Le due encicliche Laudato sì e Fratelli tutti e l’esortazione Laudate Deum costituiscono un assieme di grande potenza. È il collegamento tra il tema etico, quello sociale, quello economico, quello ambientale: tutti proiettati nello scenario concreto della realtà quotidiana. Per non parlare della capacità di intrecciare questa visione con la lettura scientifica dei fatti”.
È una sorta di paradosso. La Chiesa, che nei secoli spesso non ha avuto un rapporto facile con la scienza, con Bergoglio è diventata voce della scienza climatica. Mentre il Paese che per oltre un secolo ha sventolato la bandiera dell’innovazione scientifica ha portato alla Casa Bianca un negazionista climatico che ha attaccato buona parte delle strutture scientifiche e di ricerca degli Stati Uniti.
“Sì, la Chiesa di Bergoglio ha colmato un vuoto. La Laudato sì è il documento economico più solido e lungimirante dalla crisi del 2008”, ricorda il presidente di Symbola. “Una crisi di cui ancora fatichiamo a capire misura ed effetti. L’economia della sobrietà, i richiami alla bellezza, l’attenzione alle conseguenze della crisi climatica sono tutti elementi di grandissima attualità che vengono molto spesso sottovalutati. Qui sta la forza del pensiero di Bergoglio che ha aumentato l’influenza della Chiesa sul complesso della società. Penso che in qualche modo anche il successo della conferenza sul clima di Parigi, nel 2015, sia stato facilitato dall’impegno di Francesco. Un papa che ha saputo unire il calore pastorale dei francescani alla sottigliezza logica dell’ordine dei gesuiti a cui apparteneva”.
L’80% dei cardinali riuniti in conclave è stato nominato da Bergoglio. Sceglieranno la continuità? “Papa Francesco ha saputo riunire mondi diversi mescolandoli. Questa capacità è una spinta vitale, non credo che la Chiesa possa farne a meno”.