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«Il decreto sulle Aree idonee per stabilire le aree non vocate agli impianti delle rinnovabili era necessario e finalmente c'è. Ma, attenzione: se le norme, a parole, dicono di voler favorire i piani per le rinnovabili, ma in realtà rischiano di essere burocraticamente così complesse da non permettere all'Italia di raggiungere gli obiettivi necessari a una vera svolta». Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente, in tema di eolico e fotovoltaico, sembra vestire i panni di Julio Velasco per tentare di smontare quella che chiama «la cultura degli alibi».

Realacci, sugli impianti che sfruttano le energie rinnovabili c'è un dibattito molto polarizzato. Chi ha ragione?

«Io sono assolutamente favorevole. Teniamo conto che gli scienziati concordano che la ricerca della fusione nucleare non darà risultati praticabili prima della metà del secolo. Ma più semplicemente dico: guardiamo il mondo per non essere provinciali e perdenti. L'agenzia internazionale dell'energia (Aie) ci ricorda che in tutto il mondo l'87% dei nuovi impianti di produzione di energia inaugurati l'anno scorso sono alimentati da fonti rinnovabili. E il primo motivo è molto semplice, al di là delle posizioni ideologiche: costano di meno. Ma il peggio è che più ritardano, più inquiniamo e più paghiamo per le bollette. È uno scenario elementare».

Realacci: più si ritarda, più si inquina e si paga – Corriere Fiorentino

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