Il Rapporto GreenItaly, arrivato alla sedicesima edizione, è realizzato dalla Fondazione Symbola, da Unioncamere e dal Centro Studi Tagliacarne con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Al rapporto hanno collaborato Conai, Novamont, Ecopneus, Enel e molte organizzazioni e oltre 20 esperti. È stato presentato oggi da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Andrea Prete, presidente Unioncamere; Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica; Alessandro Rinaldi, vice direttore generale Centro Studi Guglielmo Tagliacarne; Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere. Sono intervenuti Francesco La Camera, direttore generale IRENA; Giulia Gregori, Responsabile Corporate Strategy Implementation and Engagement Novamont; Giuseppina Carnimeo, direttore generale Ecopneus; Simona Fontana, direttore generale CONAI; Nicola Lanzetta, direttore Italia di Enel; Angelica Agosta, comitato scientifico Fondazione Symbola. Nel periodo 2019-2024, sono state 578.450 le imprese extra-agricole che hanno effettuato eco investimenti pari al 38,7% del totale ovvero più di 1 impresa su 3. Nel 2024 i green jobs sono 3.298 mila unità, in crescita del 4,3% (+135 mila unità) rispetto al 2023, con una quota sul totale degli occupati pari al 13,8%. Il risultato complessivo nell’ultimo biennio vede un consolidamento del dato sia assoluto sia relativo registrato nel 2022, con l’auspicio che quest’ultima rilevazione possa rappresentare una solida base da cui far partire nell’immediato futuro un virtuoso processo di crescita. Con riferimento alla distribuzione regionale dei green jobs, lo scenario resta pressoché immutato anche nel 2024, con l’affermazione del NordOvest con il 32,8% del totale nazionale, seguito dal Nord-Est (23,6%), dal Mezzogiorno (23,1%) ed infine dal Centro (20,5%); unica area, quest’ultima, a segnare una flessione, seppur lieve, di lavoratori verdi rispetto all’anno precedente (-0,5%; +6,2% per il Nord-Ovest ed il Sud e Isole; +4,0% per il Nord-Est). Nel recupero di materia, l’Italia dà il meglio di sé. Secondo Eurostat, la nostra capacità nell’avvio a riciclo dei rifiuti totali (urbani e speciali) ha raggiunto il 92,6% (2023), un tasso di gran lunga superiore a quello delle altre grandi economie europee, Francia (81,5%), Germania e Spagna (75,5%), e alla media UE-27 (60%). Invece la distribuzione per macro-aree geografiche delle imprese eco-investitrici dei settori dell’industria e dei servizi nel periodo 2019-2024 evidenzia una differenziazione geografica lievemente maggiore, sia rispetto alla precedente rilevazione (2019-2023) sia all’intervallo temporale immediatamente precedente (2014-2018).
