Quando a Winston Churchill portarono un bilancio di guerra che tagliava le spese per cultura e arte rispose: «Allora perché combattiamo?». Proprio quando ci sono da affrontare sfide difficili, identità e cultura diventano essenziali per dare sicurezza, mobilitare energie, aprirsi agli altri e al futuro. Vale per tutti i Paesi. Per l'Italia ancora di più perché la cultura è fondamentale per la nostra antropologia produttiva, per creare, come dice Carlo M. Cipolla, all'ombra dei campanili cose belle che piacciono al mondo. Capire, misurare, promuovere tutto questo è da 12 anni l'obiettivo del Rapporto Io Sono Cultura, prodotto dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere con tanti alleati e collaboratori. Andare oltre i vaticini delle agenzie di rating e della macroeconomia per parlare l'Italia negli occhi, per capire le radici della forza del made in Italy e del nostro export. Anche in questi anni difficili. Un'ispirazione affine a quella portò nel 2012 il Sole 24 Ore a proporre un Manifesto per la Cultura. I dati in questi anni hanno trovato costante conferma: la cultura ha generato nel 2o21 88,6 miliardi di euro con 1,5 milioni di occupati diretti, con un'attivazione complessiva di 252 miliardi. Ma ancora di più parlano gli incroci che attraversano tutti i settori produttivi, dal legno-arredo al turismo, dalla meccatronica alla nautica, dall'hitech all'agroalimentare. A legarli con la cultura spesso il ruolo del design, di cui l'Italia è leader, e in misura crescente i temi ambientali. Per questo l'Italia non può che essere protagonista del New Bauhaus proposto dalla Commissione Europea per rafforzare la transizione verde. Perché in Italia la sostenibilità e la green economy, che ne rappresenta il cuore economico, fanno rima con bellezza, innovazione, cultura, coesione, comunità. Hanno radici antiche e rappresentano una chiave per il futuro. E la recente modifica della Costituzione che ha inserito proprio nell'articolo 9, il più originale della nostra carta per Carlo Azeglio Ciampi, l'ambiente insieme a ricerca e patrimonio storico-culturale ne è conferma. Il nostro rapporto prova a dare visione, numeri e storie a questa lettura. Ma c'è molto di più. Siamo sicuri che quando Arvedi, la più grande acciaieria italiana, diviene la prima acciaieria al mondo a neutralizzare le emissioni di CO2 questo non sia legato anche al rapporto che quella impresa ha con il suo territorio, al ruolo svolto nel dare vita al museo del violino? Per Galileo Galilei «le cose sono unite da legami invisibili, non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella». Cogliere questi legami è essenziale per alzare gli occhi al cielo e per vedere, a partire da un'Italia che fa l'Italia, il possibile futuro della nostra economia e della nostra società.
Ermete Realacci | Il Sole 24 Ore