Alberi secolari raccontano la storia I piccoli Comuni italiani custodiscono lo straordinario e variegato patrimonio degli alberi monumentali, che con resilienza hanno attraversato i secoli e ora punteggiano la campagna e svettano nei centri abitati, offrendo un'impronta unica al disegno del paesaggio. Si tratta di un giacimento verde che rappresenta un asset fondamentale per il territorio. Il primato per presenze di queste piante storiche spetta al Nord Est: il Friuli-Venezia Giulia, con 454 monumenti verdi è la regione che guida la classifica nazionale. Di questi, quasi la metà, 209 alberi, si trova nei piccoli paesi. Zanetti -a pag. n Storie di alberi monumentali simboli di resilienza e coraggio Patrimonio verde. A nord-est il primato delle presenze nel censimento promosso da Symbola: la magnolia trasgressiva di Gorizia, il pino cembro Re leone e la sequoia gigante sopravvissuta al Vajont Valeria Zanetti piccoli Comuni italiani custodiscono lo straordinario e variegato patrimonio degli alberi monumentali, che con resilienza hanno attraversato i secoli e ora punteggiano la campagna e svettano nei centri abitati, offrendo un'impronta unica al disegno del paesaggio. Si tratta di un giacimento verde che rappresenta un asset fondamentale per il territorio, la cui valorizzazione e conservazione risulta ancora più urgente nel contesto di crisi climatica in atto, caratterizzata da eventi estremi che mettono a repentaglio la sopravvivenza di molti esemplari. Il primato per presenze di queste piante storiche spetta al Nord Est: il Friuli-Venezia Giulia, con 454 monumenti verdi è la regione che guida la classifica nazionale. Di questi, quasi la metà, 209 alberi, si trova nei piccoli paesi. Una pubblicazione cataloga ora la loro esistenza e posizione in tutto lo Stivale, provincia per provincia: si tratta del rapporto Piccoli comuni e alberi monumentali d'Italia, promosso da Fondazione Symbola in collaborazione con il ministero dell'Agricoltura, sovranità alimentare e delle foreste, Coldiretti, Fai Cisl, Ami (Alberi monumentali d'Italia). Il censimento riguarda la componente più preziosa del nostro patrimonio forestale, che genera valore aggiunto dal punto di vista ambientale e occasioni di crescita economica, soprattutto in chiave turistica e quindi di sviluppo tanto per le città di medie e grandi dimensioni, quanto per i piccoli comuni. Il testo conduce alla scoperta delle oltre 250 specie che popolano il Paese, dove si contano 4.287 alberi monumentali (ad aprile scorso), 2.107 nei piccoli Comuni. Proprio in questi borghi possono nascere secondo Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, «nuove iniziative di giovani imprenditori, supportati anche da informatica e tecnologie». Il report racconta, infatti, i territori e anche tante storie attraverso la presenza di questi monumenti green. Ad esempio, in Friuli Venezia Giulia, zona di frontiera al centro, negli ultimi secoli, di rivendicazioni, continui spostamenti dei confini e irredentismo, la magnolia secolare dei giardini pubblici di Piazza Cesare Battisti, a Gorizia, venne piantata a metà Soo per trasgredire al divieto di esporre la bandiera italiana durante i moti irredentisti. Con le sue foglie sempreverdi, i fiori bianchi e i frutti rossi, infatti, questo albero rappresentava un tricolore alternativo inversione naturale. Cambiando regione e spostandosi in Trentino Alto Adige - che conta 137 alberi monumentali, 89 in piccoli centri - precisamente in Val di Fiemme, in località Pian de la Fava, nel piccolo C astello-Molina, cresce invece un pino cembro conosciuto come "il Re Leone". Il nome dell'albero non ha nulla da spartire con il cartone animato di Walt Disney, ma deriva invece del boscaiolo Leone di Masi di Cavalese che nel 1970 ebbe l'incarico di abbattere la pianta ma, un po' per la difficoltà tecnica, un po' per il rispetto che incuteva l'esemplare, decise di risparmiare l'albero, sulla cui corteccia ancora oggi è visibile il segno del martello forestale, a ricordare il pericolo scampato. Un cenno merita anche la foresta di abeti rossi di Paneveggio, a Predazzo, in Trentino, conosciuta dai liutai di tutto il mondo per l'eccezionale qualità del suo legname. Nota anche come "foresta dei violini", è formata infatti da abeti rossi secolari che per la qualità delle loro fibre risultano perfetti per la propagazione del suono e per questo sono chiamati "alberi di risonanza". Ricercato dai liutai di tutto il mondo, il legno di questi abeti viene utilizzato per costruire tavole armoniche per pianoforti e violini. Si dice anche il liutaio cremonese, Antonio Stradivari, abbia più volte Nordest Ambiente fatto visita alla foresta per scegliere la materia prima con cui realizzare strumenti unici al mondo. In Veneto, infine, i 256 alberi monumentali rilevati sono diventati talvolta simbolo di resistenza come la sequoia gigante di Longarone, nel Bellunese, sopravvissuta alla tragedia del Vajont. L'albero, originario della Sierra Nevada, in California, ha circa 170 anni e fino agli anni '5o era conosciuto come la sequoia più alta d'Italia, prima che un fulmine ne colpisse la cima abbassandola di qualche metro. Sul suo tronco, ad un'altezza di 5 metri, ancora oggi è possibile osservare una grossa ferita causata dal passaggio dell'onda di acqua, fango e detriti che si abbatté sul paese radendolo al suolo. Più in generale il Bellunese era considerato dalla Serenissima un serbatoio di risorsa necessaria alla costruzione della flotta del Doge al punto che furono emanate leggi ad hoc per una gestione sostenibile della foresta. Altri monumenti verdi, sempre in regione, hanno invece impresso un contenuto toponomastico alle comunità come il cerrosughera che dà il nome al paese di Cerro Veronese, in Lessinia. «Questa seconda edizione del rapporto - evidenzia Alessandra Stefani, direttore generale dell'Economia montana e delle foreste del Masaf - rafforza la collaborazione tra la Fondazione Symbola e il ministero responsabile dell'Elenco degli alberi monumentali d'Italia, uno dei patrimoni naturali e culturali più prestigiosi e preziosi del Paese. Il lavoro ha il pregio di sensibilizzare alla conoscenza dell'esistenza di questi esemplari, custoditi da 962 piccoli Comuni su cui si distribuisce il 50% delle piante ultrasecolari». Anche Coldiretti è tra i promotori della pubblicazione perché proprio gli agricoltori, come riconosce la legge di Orientamento, di cui la confederazione è promotrice, sono "custodi" dell'ambiente e del suo patrimonio. «Oltre alla conservazione e valorizzazione delle produzioni locali, le aziende agricole sono diventate interlocutore qualificato delle pubbliche amministrazioni nella gestione del territorio a partire proprio dalla difesa di formazioni vegetali e arboree monumentali», conclude il presidente Ettore Prandini. é Sono oltre 250 le specie che popolano il Paese: si contano 4.287 alberi di questi 2.107 nei piccoli Comuni.
Valeria Zanetti | Il Sole 24 Ore