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È tutto vero, purtroppo. Siamo l’Italia che non riesce a curare i suoi antichi mali, le inefficienze, le disuguaglianze, le illegalità, la burocrazia, l’instabilità politica, i rischi naturali dei quali siamo show room mondiale nei dissesti idrogeologici.

Siamo un Paese dove tutto cambia intorno a noi a velocità pazzesca, ma in mille direzioni, al punto che tutto può sembrare ormai ingovernabile. Siamo spettatori globali spaventati dai massacri delle guerre ai confini europei che aumentano la nostra percezione di un futuro più temuto che desiderato. Tutto vero.

Mai come oggi, se dobbiamo iniettate dosi di speranza e modificare il “racconto” di un mondo e di una Italia declinante, c’è chi si concentra sull’esatto opposto vincente. È Ermete Realacci, che dal 27 al 29 giugno, a Mantova riunirà con la sua Fondazione Symbola – greenreport.it manderà in diretta le sessioni più importanti – il mondo produttivo che non ti aspetti intorno al tema-segnale di partenza: “Noi siamo i tempi” (il ricco programma è su symbola.net), con analisi e soluzioni per poter affrontare le grandi crisi ambientali, demografica, energetica, economica e sociale.

Realacci, da fondatore della Legambiente, poi della Margherita, quindi parlamentare e presidente molto rimpianto della Commissione Ambiente della Camera, è il formidabile globetrotter aggregatore instancabile di mondi ecologisti, culturali, produttivi, innovativi.

Ha sdoganato dalla marginalità l’Italia dei piccoli Comuni, un mondo trattato e considerato molto a torto come “l’Italia minore” ma che conta 10 milioni di abitanti e il 72% di tutti i municipi del Paese, custode di una ricchezza inestimabile di identità e scrigni d’arte e tradizioni, di orgoglio e passioni e anche di grandi frustrazioni di chi vive in borghi e paesi bellissimi ma abbandonati dagli investimenti pubblici, non connessi a internet e reti satellitari, esposti a spopolamento e catastrofi. Un autogol pazzesco!

Ripartendo dalle risposte al “che fare?”, ha inventato la green economy italiana, aggregando, in una ramificata rete di relazioni unica e trasversale, mondi economici, produttivi, tecnologici, di ricerca, di volontariato e religiosi, finora distinti e distanti, da nord a sud e sulle isole, al di là ogni appartenenza politica. Sono quelli che “fanno del bene”, si occupano e si preoccupano e difendono il loro ambiente, e spingono il Made in Italy sui mercati internazionali. E ha messo in rete centinaia di piccole, medie e grandi imprese con Symbola, insieme a Fabio Renzi e Domenico Sturabotti e tanti altri, intorno alla più grande occasione per “rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e più capaci di futuro”.

Con padre Enzo Fortunato ha lanciato la nuova visione proposta dalle “Mille azioni del Manifesto di Assisi”, nel pandemico 2022 e nel solco tracciato dall’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, con al centro la lotta climatica come “la più lunga e grande opera pubblica italiana per la difesa della vita e degli interessi degli italiani”.

E Realacci si prepara a schierare in prima fila a Mantova i brand italiani che raggiungeranno gli obiettivi climatici europei, che anche l’Italia si è data, e che ridurranno le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 per azzerarle entro il 2050.

Quelli che concretizzano sul serio e quotidianamente la sfida della sostenibilità, spiega Realacci, “considerandola come la grande occasione per intrecciare coesione, innovazione, bellezza per rimettere in movimento il nostro Paese e non perdere occasioni di competitività, restare protagonisti oggi e in futuro, e spesso primi in Europa e nel mondo per l’alta tecnologia e l’industria, l’agricoltura e la gestione idrica, l’artigianato e i servizi pubblici, il riciclo dei rifiuti e i prodotti alla ricerca”.

Insomma, la più inclusiva “Confindustria Green”, la Nazionale dei produttori di qualità nel segno della sostenibilità che viene rilevata da una indagine Ipsos-Camera di Commercio di Brescia, come un fattore di sviluppo determinante.

Realacci, imprenditori ed esperti a Mantova disegneranno una road map per non perdere occasioni e occupazione e Pil, chiederanno un Green deal italiano come impegno etico prima che politico con punti di forza nella green economy e nell'economia circolare che mettono il nostro Paese in prima fila nella partita di oggi e del futuro: la mitigazione e l’adattamento al riscaldamento globale e locale.

Siamo l’Italia che deve fare l’Italia, è lo slogan storico coniato da Realacci che punta forte sul nostro vero vantaggio competitivo: “La componente cromosomica" dell’Italia che non si arrende mai. Se da nazione povera di materie prime, siamo stati capaci più volte di reinventarci affrontando e abbattendo tante barriere, oggi dobbiamo esserne capaci ancora di più. E le nostre necessità, i nostri punti di debolezza, devono diventare grandi opportunità non solo nelle difese collettive dai grandi rischi ma base per una economia efficiente e utile, che produce più ricchezza consumando meno. Insomma, il mondo aspetta l’Italia”.

È la sfida che seduce fior di industriali ed economisti. Larga parte della nostra sicurezza e dell’economia dipende e dipenderà da questo. Se la politica è quella che è, se i ritardi sono clamorosi dalle rinnovabili al piano di adattamento climatico e a un mare di opere previste e finanziate dal Pnrr che restano senza progetto e lontane dai cantieri, a Mantova Realacci e i protagonisti della green economy indicheranno alla politica italiana e al mondo una piccola grande direzione.

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Su la testa! L’Italia Up di Realacci. A Mantova gli Stati generali della green economy, il congresso delle imprese innovative - Erasmo D'Angelis | Greenreport.it

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