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La sostenibilità può diventare un'arma vincente per l'Italia. Con riflessi sui processi produttivi e sull'occupazione. La Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in collaborazione con gli economisti di Cles Srl, ha anche calcolato che realizzando le misure per raggiungere gli obiettivi "verdi" si attiverebbero circa 190 miliardi di euro di investimenti con circa 682 miliardi di aumento della produzione e 242 miliardi di valore aggiunto, creando circa 800mila nuovi posti di lavoro. L'economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. È un modello che le aziende devono adottare perché porta efficienza energetica, economie di scala e sostenibilità ambientale, traducendosi quindi in maggiore produttività e competitività. L’approccio circolare ha, inoltre, un “effetto moltiplicatore” che si chiama filiera: ogni impresa è, infatti, chiamata a rivedere le proprie strategie di produzione e vendita in chiave circolare per sfruttare i diversi benefici che ne derivano; l’agire in filiera, insieme alle altre imprese nella stessa catena del valore, porta a un’importante condivisione di conoscenze, tecnologie, esperienze che permette di cogliere ancora di più le opportunità che l’economia circolare mette a disposizione. Non da ultimo anche le Nazioni Unite hanno inserito l’approccio circolare tra le leve per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Sono soprattutto le piccole e piccolissime imprese, che rappresentano il 99,4% dell’universo delle aziende italiane, a dover e voler abbracciare questa linea guida: è necessario che siano consapevoli e promotrici di questa profonda trasformazione. Numerosi sono i vantaggi dell’approccio circolare, anche se permangono ancora ostacoli all’adozione, specie nel caso delle micro e piccole imprese. In un contesto globale ancora, incerto dove l’approvvigionamento delle materie prime e delle fonti energetiche è tuttora penalizzato da vincoli geopolitici ed economici, le imprese italiane possono realizzare ritorni significativi dall’economia circolare: il riciclo, il riutilizzo o in alcuni casi la semplice estensione del ciclo di vita di alcuni prodotti consentono a un’azienda di ridurre fortemente i costi di produzione efficientando l’impiego di energia e materie prime, migliorare la propria impronta carbonica e beneficiare di conseguenza di un più facile accesso al credito. Un’impresa che intraprende un tale percorso virtuoso necessita di investimenti finalizzati sia alla ricerca e all’innovazione per migliorare ogni fase del ciclo di produzione, vendita e post-vendita, sia alla dotazione di impianti e macchinari in grado di concretizzare questo nuovo paradigma aziendale. Sebbene l’Italia si distingua nella media europea anche per ammontare di investimenti privati in economia circolare (12 miliardi di euro, il 10% del totale investito in tutta l’Ue, dopo Germania e Francia che rappresentano rispettivamente il 25% e 17%), il margine di incremento e di miglioramento è ampio. È quanto emerge dal focus che Sace dedica all'argomento nel quale si sottolinea che accompagnare investimenti nel green con un processo di digitalizzazione permette alle imprese di aumentare la propria produttività del 14%.

Il 66,5% delle imprese italiane ha dichiarato di aver realizzato azioni di sostenibilità. Il dato è appannaggio delle grandi imprese, ma vede una buona propensione anche delle medie (69%), mentre un po’ più indietro sono le piccole (43,6%). Tra i settori si distinguono mezzi di trasporto, chimica, farmaceutica, apparecchiature elettriche, alimentari e bevande ed elettronica, con tassi superiori al 70%. Guardando poi alle filiere e agli investimenti fatti negli ultimi cinque anni, oltre un’impresa su tre ha puntato sulla green economy, in netto aumento rispetto al quinquennio precedente (circa 25%) soprattutto piccole e medie Dal 2010, l'Italia ha accresciuto il tasso di circolarità di oltre sette punti percentuali. Il nostro Paese è leader in Europa per l'economia circolare, con un tasso di circolarità del 18,7%, superiore alla media europea dell'11,5%. Questo primato si riflette in diverse componenti, dalla produzione e consumo alla riduzione dell'impronta carbonica e alla competitività. L'economia circolare è un modello di produzione e consumo che genera produttività e competitività, garantendo efficienza energetica, economie di scala e maggiore sostenibilità ambientale. Investire in un approccio circolare porta, infatti, numerosi vantaggi tra cui la riduzione dei costi di produzione, il miglioramento dell'impronta carbonica e un più semplice accesso al credito. Tuttavia, permangono ostacoli all'adozione, soprattutto per le imprese di piccola dimensione, su tutte la carenza di competenze. La formazione dei dipendenti sulle pratiche sostenibili e l'adozione di nuove tecnologie come la digitalizzazione e l'Ia-Intelligenza artificiale sono cruciali per il successo dell'economia circolare. Questo cambiamento culturale e tecnico può incentivare un miglioramento delle pratiche aziendali. La circolarità coinvolge diverse filiere eterogenee, tra cui agroalimentare, imballaggi, tessile e abbigliamento, legno e arredo, fino alla cantieristica. Queste filiere hanno integrato pratiche circolari nelle loro fasi produttive che vanno dalla scelta di materie prime (o secondarie) più green all’impiego di energia da fonti rinnovabili, all’utilizzo della digitalizzazione per efficientare la produzione e minimizzare gli scarti, fino alla realizzazione di prodotti che durino nel tempo, possano essere riutilizzati o riprocessati.

La filiera è fondamentale per creare un circolo virtuoso fra diverse imprese appartenenti alla catena del valore che con l’approccio circolare possono condividere conoscenze, tecnologie, esperienze, riducendo i costi e massimizzando la produttività. In tal senso, un ruolo importante potrà essere giocato dal capofiliera, che farà da traino e da punto di riferimento per le imprese di minore dimensione appartenenti anche a filiere diverse; in quest’ottica l’economia circolare si realizza in un approccio multi-filiera. Le imprese europee e soprattutto quelle italiane sono consapevoli dell’imprescindibilità di un approccio sostenibile e, in particolar modo, della sua componente di circolarità, sempre più evidente anche alla luce del contesto incerto geopolitico. La strada è tracciata, ora bisogna accelerare.

I primati sostenibili
Dall'economia circolare alle giostre, dall'acciaio sostenibile alla pasta, dall'agroalimentare all'arredo. Il nostro Paese è primo al mondo per crescita dell'export del settore farmaceutico e primo europeo per tasso di riciclo di rifiuti speciali e urbani. Inoltre può vantare risultati di assoluto rilievo anche in tema di cultura e creatività, settori che generano complessivamente un valore aggiunto per quasi 300 miliardi di euro l'anno, con un aumento annuo del 5,5%. L'Italia in 10 selfie 2024 fotografa, attraverso dati selezionati ed elaborati dai principali rapporti della Fondazione Symbola, i dieci punti di forza del nostro Paese. Il dossier, arrivato all'XI edizione, è realizzato in collaborazione con Unioncamere e Assocamerestero, con il patrocinio del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, del ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, del ministero delle Imprese e del Made in Italy e molti partner. Il report è tradotto in sette lingue (inglese, francese, spagnolo, tedesco, portoghese, cinese, giapponese) e distribuito a livello internazionale dalla rete delle ambasciate italiane all'estero e dalla rete delle camere di commercio estere che amplificheranno nei Paesi di riferimento i contenuti del lavoro.

«Non si capisce l'Italia e l'andamento della sua economia, la forza del made in Italy, che talvolta sorprende, se oltre a vedere i suoi difetti non se ne colgono i suoi punti di forza - spiega Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola -. Il nostro Paese dà il meglio di sé quando incrocia i suoi cromosomi antichi con un modo tutto italiano di fare economia: che tiene insieme innovazione e tradizione, coesione sociale, nuove tecnologie e bellezza, capacità di parlare al mondo senza perdere legami con territori e comunità, sostenibilità, flessibilità produttiva, competitività. I 10 selfie sono un racconto che vuole essere un promemoria e un'agenda. C'è molto da fare ma da qui possiamo partire per affrontare non solo i nostri mali antichi, ma il futuro e le sfide che ci pone. Possiamo farlo dentro la missione che si è data l'Europa con il Next Generation Eu, per rispondere alle crisi tenendo insieme coesione, transizione verde, digitale. Dobbiamo farlo rafforzando nel mondo un percorso di cooperazione e di pace oggi indebolito. Per costruire insieme, senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno, un mondo più sicuro, civile, gentile come è scritto nel manifesto di Assisi. "Noi siamo la speranza", ha detto il presidente Mattarella nel discorso di fine anno».

L'Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di riciclo sul totale dei rifiuti speciali e urbani (91,6%), un valore superiore alla media europea (57,9%) e a quello di Germania (75,3%), Francia (79,9%) e Spagna (73,4%). Grazie all'impiego di materia seconda, ogni anno vengono evitate in Italia 16,4 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e 55 milioni di tonnellate equivalenti di CO2. È italiano il più grande operatore al mondo nelle rinnovabili tra le utility quotate. Enel, attraverso la società controllata Enel Green Power, è il più grande operatore privato al mondo nel settore delle rinnovabili con 63,3 GW di capacità Iinstallata Gross nel 2023 (valori inclusivi di Sistemi di accumulo di energia) proveniente da impianti eolici, solari, geotermici e idroelettrici localizzati in Europa, Americhe, Africa, Asia e Oceania. Seguono la francese Engie (45,4 GW) e la spagnola Iberdrola (42,2 GW). Enel sta costruendo a Catania il più grande impianto di produzione di celle e moduli PV bifacciali ad alte prestazioni d'Europa che a regime avrà una capacità produttiva di 3 GW all'anno, impianto che sarà pienamente operativo a fine 2025.

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Sviluppo sostenibile. I primati dell'Italia e come migliorare | Avvenire

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