L’ambiente è rimasto nel cuore di Ermete Realacci, oggi presidente di Symbola – Fondazione per le qualità italiane, anche dopo che ha lasciato la politica attiva. Ma in Symbola ha immesso un valore aggiunto: creare connessioni tra soggetti diversi, mostrare il bello dell’Italia, quello che funziona, pur senza negare gli indiscutibili difetti.
Come dice anche il nome, Symbola – dal greco symballo, mettere insieme – è una rete fondata sulla condivisione di valori e sulla forza della coesione.
I rapporti della Fondazione Symbola dimostrano con la forza dei numeri che la sostenibilità piace ma soprattutto conviene: le aziende green hanno le performance migliori.
La Fondazione Symbola compie 20 anni. È un osservatorio qualificato dove si analizzano le tendenze, si ispirano percorsi, si individuano strategie, si diffondono i dati “dell’Italia che fa l’Italia”, ovvero quella che fa la differenza e che Symbola continua a valorizzare.
Il segreto del suo successo è sintetizzato nel punto 2 dello Statuto: «Symbola promuove la soft economy, un’idea dello sviluppo nel segno della qualità, della sostenibilità, della responsabilità sociale e ambientale; un’economia green e circolare, innovativa e creativa, in grado di coniugare competitività e coesione sociale.
Una visione rivolta al futuro che affonda le sue radici nella tradizione italiana di un’economia civile capace di produrre bellezza, ricchezza e benessere a partire dalle persone, dalle comunità e dai territori».
Da dove viene e dove vuole arrivare Symbola? Ne parliamo con il suo presidente, Ermete Realacci.
Com’è nata l’idea di creare un avamposto della cultura, della bellezza e della sostenibilità capace nello stesso tempo di cucire i territori e le comunità?
L’idea è nata in continuità con quello che era stato il mio impegno in Legambiente.
Symbola coincide con l’inizio della mia attività parlamentare: avevamo capito che era necessario collegare l’azione e la cultura ambientalista con l’insieme delle sfide che avevamo davanti nel segno di un umanesimo di nuovo stampo.
Anche il nome che abbiamo scelto è in un certo senso un manifesto. Il sottotitolo è Fondazione per le qualità italiane, e il nome Symbola deriva dal greco: il simbolo in greco era la tessera spezzata che riuniva due cose apparentemente diverse come parte di una cosa comune.
In Symbola convivono soggetti molto diversi tra di loro – associazioni, imprese grandi e piccole, iniziative culturali, territori grandi e piccoli – ed è impegnata su tutti questi fronti nel segno di una transizione sostenibile che rappresenta l’identità dell’Italia.
Siamo eredi di una cultura che ha visto nella bellezza e nella coesione un elemento di identità profonda del Paese. Quando la tua identità si indebolisce costruisci i muri per rafforzarla contro gli altri; la nostra missione è trovare una serie di strumenti che la rendano efficace e comunicabile.
Nei nostri rapporti, nelle analisi, nella lettura della realtà cerchiamo sempre di trovare le radici del futuro nell’Italia che c’è. L’attività di Symbola è possibile anche grazie a un impegno volontario di altissimo livello. Fin dall’inizio abbiamo scelto di essere trasparenti: sul sito di Symbola si trovano tutte le informazioni sui nostri finanziamenti.
Una bellissima frase di Proust dice che un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre ma avere nuovi occhi. Noi abbiamo voluto interpretare l’Italia con occhi diversi e abbiamo cominciato a leggere alcuni grandi temi con il rigore dei numeri insieme a tanti compagni di strada, tra cui Unioncamere. Con tutti, però, mettiamo insieme tre cose: la visione, il rigore dei numeri e la storia.
Nei rapporti abbiamo cercato di capire come queste cose si incarnavano nella storia dei territori, delle imprese, delle persone.
Questi rapporti, negli anni, hanno restituito una foto dinamica del Paese che leggiamo attraverso i numeri e i sentimenti.
Come disse Carlo M. Cipolla, in Italia abbiamo la capacità di produrre all’ombra dei campanili cose belle che piacciono al mondo: la nostra identità, la bellezza, la qualità e l’innovazione sono molto più forti che in altre economie.
Symbola in tutti i campi cerca di mettere assieme questi talenti, di farli dialogare fra di loro e di provare a costruire un’idea di futuro più a misura d’uomo e per questo più forte economicamente.
Qual è la posizione delle imprese quando hanno a che fare con l’ambiente?
Che si parli di green economy, di risparmio idrico, di innovazione, di cultura o di energie rinnovabili vediamo sempre che essere buoni conviene: le imprese che si muovono in queste direzioni sono quelle che fatturano di più, innovano di più, esportano di più, producono più posti di lavoro.
Il retroterra è quello di un patriottismo dolce, di un’identità positiva dell’Italia.
Dico spesso che noi italiani siamo un po’ criptodepressi, nel senso che sappiamo vedere i nostri problemi ma poi non li affrontiamo e soprattutto siamo incapaci di vedere i nostri punti di forza.
Mi è capitato tante volte di chiedere in assemblee di imprenditori di primo piano se sapessero qual è la più grande acciaieria al mondo che neutralizza l’emissione di CO2. Ebbene nessuno sa che è italiana, è Arvedi di Cremona. All’estero le avrebbero dedicato interi servizi televisivi per dimostrare di essere nel futuro.
Qual è la posizione delle imprese quando hanno a che fare con l’ambiente?
Che si parli di green economy, di risparmio idrico, di innovazione, di cultura o di energie rinnovabili vediamo sempre che essere buoni conviene: le imprese che si muovono in queste direzioni sono quelle che fatturano di più, innovano di più, esportano di più, producono più posti di lavoro.
Il retroterra è quello di un patriottismo dolce, di un’identità positiva dell’Italia.
Dico spesso che noi italiani siamo un po’ criptodepressi, nel senso che sappiamo vedere i nostri problemi ma poi non li affrontiamo e soprattutto siamo incapaci di vedere i nostri punti di forza.
Mi è capitato tante volte di chiedere in assemblee di imprenditori di primo piano se sapessero qual è la più grande acciaieria al mondo che neutralizza l’emissione di CO2. Ebbene nessuno sa che è italiana, è Arvedi di Cremona. All’estero le avrebbero dedicato interi servizi televisivi per dimostrare di essere nel futuro.
Come nacque l’idea del Manifesto di Assisi, un’altra delle pietre miliari di Symbola?
Qualche anno fa abbiamo promosso con il Sacro Convento di Assisi un appello che in trenta righe teneva insieme gli elementi che ci caratterizzano.
La prima frase afferma che affrontare con coraggio la crisi climatica è necessario, ma rappresenta anche una grande opportunità per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro.
Quell’appello fu firmato da più di 4mila persone diversissime tra di loro: vertici delle imprese, grandi associazioni, esponenti del mondo della cultura e dell’università, istituzioni locali e persone qualunque.
Lo scopo era proprio quello di unire mondi e persone diverse sulla base di un ragionamento semplice.
Esistono tantissimi documenti importanti sul tema della crisi climatica, della transizione verde e dell’ambiente, ma sono tutti documenti verticali, firmati singolarmente da istituzioni, università e scienziati. La particolarità del Manifesto di Assisi è di essere un ponte che collega realtà diverse.
Tutti i firmatari hanno un obiettivo comune, che è la lotta al cambiamento climatico, ma nel segno della gentilezza, che rappresenta un’innovazione dirompente. Infatti, la chiusura del Manifesto invitava proprio alla costruzione di un mondo più gentile.
Quando discutevamo del Manifesto qualcuno era perplesso, ritenendo che la gentilezza potesse sembrare un segno di debolezza, invece ne abbiamo fatto un punto di forza.
I presepi, una tradizione identitaria dell’Italia
I presepi, ancora popolarissimi e molto usati, sono una cosa tipica dell’Italia.
Negli ultimi anni insieme a Confartigianato e Coldiretti abbiamo pensato di introdurre nuovi mestieri per le statuine del presepio. La prima è stata l’infermiera nell’anno del Covid, quest’anno ci sarà una statuetta doppia che vuole ricordare l’inclusione e la sicurezza sul lavoro.
Anche in questo caso Symbola parte da una tradizione identitaria per parlare di futuro e costruire legami. Non è un lavoro astratto, ma di chi vuole incrociare la realtà anche con strumenti diversi.
Ad esempio, il lavoro fatto sui presepi produce mediamente 4mila pezzi all’anno fra online, giornali locali, televisioni, radio, etc. Questo permette di raggiungere un mondo che non leggerebbe il Rapporto GreenItaly, ricco di numeri e tabelle.
Alberi monumentali, occasione di incontro per le comunità
Un’altra iniziativa molto suggestiva è quella degli alberi monumentali.
L’anno prossimo partiremo da un elenco degli alberi monumentali stilato dal Ministero dell’Agricoltura. Sono 4.500 in tutta Italia, e in un giorno li facciamo incontrare con le comunità, con le scuole, con i piccoli comuni, con gli anziani.
Di nuovo, parti da una cosa che c’è per costruire legami, un’attenzione a rimanere connessi. È lo stesso ragionamento che in vari rapporti ci ha portato ad affrontare i problemi di cui parliamo nei rapporti verticali, ma con uno sguardo particolare ai piccoli comuni.
Rapporti Symbola: visione, numeri e storie
Quale criterio ispira la produzione dei rapporti di Symbola? In base a cosa si scelgono i temi da affrontare?
Transizione verde e cultura sono centrali nei rapporti di Symbola; il criterio guida è quello di tenere insieme visione, numeri e storie, ovvero leggere l’Italia in maniera trasversale per cambiare la prospettiva.
Ad esempio, il rapporto Coesione è competizione dimostra che quello che viene considerato un atto di bontà in realtà in Italia diventa un fattore produttivo. Le imprese che hanno un rapporto migliore con i lavoratori, con le comunità, con il territorio, con i fornitori sono quelle che hanno un fatturato migliore, che esportano di più e che producono più posti di lavoro.
Symbola propone una chiave di lettura più efficace. Per dirla con Alexander Langer, la conversione ecologica si potrà affermare solo quando sarà percepita come socialmente desiderabile.
Anche l’Europa, la scienza, gli Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU dicono le stesse cose, ma con un approccio più freddo che arriva poco alla gente. Symbola dà gli elementi per affrontare i temi ambientali partendo dalle passioni, dalle culture, dai territori, dalle persone. Forse è un approccio molto italiano, ma è il cuore del nostro saper fare.
La cultura è un motore di innovazione sociale ed economica
Qual è il segreto dell’Italia? Vediamo solo i difetti, ma ignoriamo i nostri pregi.
Nel rapporto Io sono cultura del 2024 – in cui la cultura è un motore di innovazione sociale ed economica – citiamo come incipit una frase dell’economista John Kenneth Galbraith: «L’Italia, partita da un dopoguerra disastroso, è diventata una delle principali potenze economiche. Per spiegare questo miracolo, nessuno può citare la superiorità della scienza e dell’ingegneria italiana o l’efficacia della gestione amministrativa e politica.
La ragione vera è che l’Italia ha incorporato nei suoi prodotti una componente essenziale di cultura, e che città come Milano, Parma, Firenze, Siena, Venezia, Roma, Napoli e Palermo, pur avendo infrastrutture molto carenti, possono vantare nel loro standard di vita una maggiore quantità di bellezza.
Molto più che l’indice economico del PIL, nel futuro il livello estetico diventerà sempre più decisivo per indicare il progresso della società».
In sostanza, l’Italia ce la fa grazie alla sua propensione alla bellezza e all’efficienza: essere poveri di materie prime ha stimolato la nostra creatività e partiamo dalle comunità per produrre economia.
Gli occupati nel green continuano a crescere
Il presidente Trump dice, in sintesi, che la sostenibilità è una truffa. I dati però lo smentiscono.
I dati scientifici sono molto chiari su questo, ma anche quelli economici: i tre Stati USA che hanno installato più rinnovabili sono repubblicani, e questo perché gli americani sono molto pragmatici.
I dati emersi dai rapporti di Symbola lo confermano a livello italiano.
Il Rapporto GreenItaly 2024 evidenzia che nel 2023 c’erano 3,1 milioni di occupati nel green con un trend in crescita.
Ad esempio, il rapporto Coesione è competizione dimostra che quello che viene considerato un atto di bontà in realtà in Italia diventa un fattore produttivo. Le imprese che hanno un rapporto migliore con i lavoratori, con le comunità, con il territorio, con i fornitori sono quelle che hanno un fatturato migliore, che esportano di più e che producono più posti di lavoro.
Symbola propone una chiave di lettura più efficace. Per dirla con Alexander Langer, la conversione ecologica si potrà affermare solo quando sarà percepita come socialmente desiderabile.
Anche l’Europa, la scienza, gli Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU dicono le stesse cose, ma con un approccio più freddo che arriva poco alla gente. Symbola dà gli elementi per affrontare i temi ambientali partendo dalle passioni, dalle culture, dai territori, dalle persone. Forse è un approccio molto italiano, ma è il cuore del nostro saper fare.
La cultura è un motore di innovazione sociale ed economica
Qual è il segreto dell’Italia? Vediamo solo i difetti, ma ignoriamo i nostri pregi.
Nel rapporto Io sono cultura del 2024 – in cui la cultura è un motore di innovazione sociale ed economica – citiamo come incipit una frase dell’economista John Kenneth Galbraith: «L’Italia, partita da un dopoguerra disastroso, è diventata una delle principali potenze economiche. Per spiegare questo miracolo, nessuno può citare la superiorità della scienza e dell’ingegneria italiana o l’efficacia della gestione amministrativa e politica.
La ragione vera è che l’Italia ha incorporato nei suoi prodotti una componente essenziale di cultura, e che città come Milano, Parma, Firenze, Siena, Venezia, Roma, Napoli e Palermo, pur avendo infrastrutture molto carenti, possono vantare nel loro standard di vita una maggiore quantità di bellezza.
Molto più che l’indice economico del PIL, nel futuro il livello estetico diventerà sempre più decisivo per indicare il progresso della società».
In sostanza, l’Italia ce la fa grazie alla sua propensione alla bellezza e all’efficienza: essere poveri di materie prime ha stimolato la nostra creatività e partiamo dalle comunità per produrre economia.
Gli occupati nel green continuano a crescere
Il presidente Trump dice, in sintesi, che la sostenibilità è una truffa. I dati però lo smentiscono.
I dati scientifici sono molto chiari su questo, ma anche quelli economici: i tre Stati USA che hanno installato più rinnovabili sono repubblicani, e questo perché gli americani sono molto pragmatici.
I dati emersi dai rapporti di Symbola lo confermano a livello italiano.