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Nei cinema non solo per vedere film, nei teatri non solo per assistere agli spettacoli, nei musei non solo per ammirare i capolavori dell'arte. 1118 ottobre, alla Scala di Milano, in scena gli stati generali del settore per un confronto sul futuro. Tra gli ospiti Paola Antonelli, Michelangelo Pistoletto, Alberto Barbera e Andrée Ruth Shammah Tutta la città diventa un luogo culturale. La cultura come materia viva e strumento al servizio della collettività per lo sviluppo di un pensiero critico ma anche per riappropriarsi di quei momenti di socialità che, in un presente sempre più intangibile e digitale, sembravano destinati a scomparire. A detta degli operatori culturali nazionali e internazionali, questi aspetti dovrebbero essere al centro dei programmi di chi oggi lavora nel settore. Tutti temi che saranno affrontati durante Futura. Nuovi sguardi per la cultura, una giornata di confronto e dibattito, organizzata da Regione Lombardia, che, nella cornice del Teatro alla Scala, sabato i8 ottobre porterà sul palco le esperienze di chi ha fatto della cultura il proprio mestiere. Gli interventi si alterneranno in panel, che analizzeranno diversi aspetti dell'industria culturale, dall'economia all'innovazione, dal presente e futuro delle arti performative alla cultura come motore di sviluppo territoriale e sociale, con ospiti nazionali e internazionali. Partendo dall'analisi di alcuni dati economici del settore, con gli interventi, tra gli altri, di Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, e di Antonio Calabrò, presidente di Museimpresa e della Fondazione Assolombarda, si passerà poi al dialogo con chi oggi lavora in istituzioni museali: da Paola Antonelli, curatrice del dipartimento di Architettura e Design del MoMA di New York a Michael Govan, direttore e ceo del Los Angeles County Museum of Art, fino ad Angelo Crespi, direttore generale della Pinacoteca di Brera. Lo sguardo poi si allargherà alle arti performative e cinematografiche, con i contributi, ad esempio, di Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra internazionale d'Arte cinematografica di Venezia e Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Franco Parenti. Il filo rosso di questi stati generali della cultura però sembra partire da un punto: i luoghi preposti alla fruizione di un prodotto culturale hanno oggi il compito di creare un collegamento diretto con la città, con il pubblico che, prima di essere visitatore è parte di una collettività. Da qui, ad esempio, comincia la riflessione di Paola Antonelli, che ha fatto dello scambio continuo tra società e istituzione museale il tratto distintivo del suo operato, tanto da renderlo un'attività costante, attraverso il MoMA Research & Development: «Di solito, quando pensiamo alla definizione di ricerca e sviluppo, immaginiamo qualcosa di astratto, che cresce in qualche ufficio segreto e separato da tutto - racconta a "la Lettura" - in questo programma invece, che portiamo avanti da undici anni, ci concentriamo in modo molto pratico e concreto sull'idea di museo come motore della società. Attraverso salons in presenza (ne abbiamo organizzati 55 fino a oggi), le persone si riuniscono per parlare di temi che riguardano la vita di tutti: dall'invecchiamento a cosa vuol dire oggi vivere con i cani in città, all'idea di rivoluzione. L'ultimo, a giugno, è stato sulle streghe, per parlare delle donne nella geopolitica di oggi. A questi eventi ci sono sempre quattro o cinque ospiti e almeno uno di loro è un artista o un curatore, che io introduco all'inizio. La risposta del pubblico è incredibile: dobbiamo sempre aggiungere due o tre stanze per permettere a tutti di partecipare. La gente non vede l'ora di ritrovarsi insieme in un teatro e parlare di argomenti complicati. La mia idea di museo è questa: un posto dove ci si possa trovare per generare conoscenza». Non solo il museo, ma anche il teatro affronta le trasformazioni del presente aprendo (o continuando a tenere aperti) i propri spazi alla collettività: «Nel tempo abbiamo voluto rendere il luogo un elemento importante e unico, che la gente possa raggiungere non solo per vedere uno spettacolo ma per vivere un'esperienza di comunità - spiega Andrée Ruth Shammah Noi stiamo lavorando su due filoni molto importanti. Da una parte ci prendiamo cura dei giovani, grazie, ad esempio, a tutte le iniziative che realizziamo insieme alla Fondazione Guido Venosta, con incontri e spettacoli che consentono di esprimere il disagio infantile attraverso l'espressione teatrale. Dall'altra, insieme alla Fondazione Ravasi Garzanti, lavoriamo sulla terza età. Negli ultimi tre anni abbiamo sviluppato un'attività didattica, dove il teatro si usa per stare insieme tra persone di tutte le età, come espressione per mettersi in gioco. Prendiamo così in carico i nodi presenti oggi nella società e su questi argomenti creiamo dei percorsi, che siano spettacoli che produciamo o laboratori creativi. Più lavoriamo in questa direzione, più ci sentiamo utili, e più riusciamo a realizzare progetti belli e divertenti». Ci sono anche artisti che hanno provato da tempo a realizzare un progetto di scambio costante con la società circostante. Tra questi troviamo Michelangelo Pistoletto, uno degli esponenti di spicco dell'Arte Povera, che nel 1998 fondò l'organizzazione no profit Cittadellarte: «Qui da tanto tempo cerchiamo di portare l'arte al centro di una trasformazione sociale responsabile- racconta Pistoletto -. Riteniamo che l'arte abbia il compito di connettere tutti gli aspetti della vita sociale, la politica e l'economia, la religione e l'educazione. L'obiettivo dell'artista deve essere infatti quello di produrre una società cosciente. Il mondo è creato continuamente, come l'arte, che viene innovata costantemente, e ne siamo tutti responsabili. Dobbiamo insegnare alla parte creativa degli esseri umani ad assumersi la responsabilità della convivenza nella diversità: se rispettiamo gli esseri umani, costruendo una pace preventiva e una realtà senza guerre, rispetteremo anche la natura». Il museo, le fondazioni e i teatri si fanno quindi organismi complessi. La cultura così concepita sviluppa un senso di appartenenza a un luogo e a una società, ribadisce la curatrice Antonelli, nutre il pensiero e può creare uno spazio di condivisione per costruire un futuro più consapevole. Da qui lo sviluppo del loro dipartimento Learning & Engagement, che prevede programmi per coinvolgere i teenager, ma anche, tra le varie iniziative, un centro di terapia d'arte per i malati di Alzheimer: «Come curatori pensiamo sempre a come aprire i nostri spazi, non è una questione di semplificazione, ma di apertura verso il pubblico, che va di pari passo con un'intimità estesa - aggiunge Antonelli - Venire al museo è infatti allo stesso tempo un'esperienza sociale ma anche molto intima. Stiamo cercando di capire come modulare questi aspetti. Ora più che mai come operatori di enti culturali dobbiamo avere questo pensiero in mente: offrire esempi significativi di creatività umana che portino a sviluppare il nostro senso critico». In un momento di grandi cambiamenti, dove tutto il mondo creativo sta affrontando un dibattito acceso sull'impatto che può avere una rivoluzione come l'intelligenza artificiale, una delle chiavi sembra essere anche l'attenzione delle arti per i momenti di condivisione. «Uno dei motivi del successo del cinema nel secolo scorso era legato alla creazione di occasioni di partecipazione collettiva, ci si sentiva parte anche di un corpo sociale - precisa Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra internazionale d'Arte cinematografica di Venezia -. Oggi siamo in una bolla di individualismo sfrenato con risultati devastanti per la società. L'obiettivo che dobbiamo porci, come operatori culturali, è moltiplicare le occasioni di socializzazione, inventando strumenti per convincere le persone a uscire dal proprio guscio. Dobbiamo lavorare per alimentare quel desiderio di cinema, di condivisione e dibattito, ricreando la dimensione collettiva della fruizione cinematografica, che invece oggi è individuale. Sembra quasi una missione impossibile ma chi lo fa oggi ottiene risultati. In ogni città sono presenti cinema che riescono a fidelizzare un pubblico e creare attenzione per tutte le proposte. Si tratta di un lavoro enorme, certosino e meticoloso, perché vuol dire che non basta presentare un film ma bisogna fare intervenire il regista, gli attori o i critici e costruire per ogni proposta un piccolo evento. In questi casi le persone sanno che otterranno qualcosa di più della semplice visione domestica. Quando tutto questo viene realizzato produce grandi risultati e mi fa pensare che non tutto è perso: ho l'impressione che quando si creano occasioni di socialità, capaci di motivare le persone a uscire dalla zona di comfort del salotto casalingo, la risposta sia straordinaria e incoraggiante». I luoghi della cultura, ripetono gli operatori, non dovrebbero essere solo i grandi centri: «E importante valorizzare non solo il centro di Milano ma anche la sua periferia, il tessuto che le ruota intorno, dove spesso nascono coraggi, forze e freschezze - aggiunge Shammah - Stiamo lavorando, e abbiamo anche partecipato a un bando, per realizzare un grande progetto di residenza artistica tra Trivolzio e Bereguardo, vicino a Pavia, con l'obiettivo di far nascere inedite possibilità espressive». La giornata alla Scala di Milano vuole essere un'occasione per fotografare lo stato dell'arte del settore e provare a disegnare visioni per il futuro, partendo anche dalla strada fatta finora sui territori: «Dall'inizio del mio mandato dico sempre che bisogna uscire dai luoghi canonici della cultura per diffonderla anche in quelli più periferici - precisa l'assessore alla Cultura di Regione Lombardia, Francesca Caruso -. La cultura che cura è un nostro obiettivo che portiamo avanti con tanti progetti nei quartieri popolari, nelle scuole, nelle carceri, nei piccoli borghi e in montagna, diffondendo eccellenze culturali per agganciare nuovi pubblici. Con l'Accademia del Teatro alla Scala, ad esempio, siamo andati nei quartieri Aler di Bergamo, Milano e Vare se suscitando grande curiosità e interesse, illustrando anche la possibilità di usufruire di borse di studio per formarsi, che possono essere un'opportunità importante. La cultura non deve essere un lusso, ma un diritto: credo fermamente che sia il primo antidoto contro il disagio sociale e giovanile». All'evento, condotto dal giornalista del «Corriere della Sera», Massimo Sideri, parteciperanno anche, tra gli altri, il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il presidente della Regione Lombardia, Mulo Fontana, e il prefetto del dicastero per la Cultura e l'educazione della Santa Sede, il cardinale José Tolentino de Mendorwa: «Vogliamo sottolineare un concetto importante - aggiunge Caruso -: impiegare risorse nella cultura significa ricevere in cambio crescita e comunità più forti, dobbiamo concepirla non come un costo ma come un investimento». RIPRODUZIONE RISERVATA . L'evento Sabato 18 ottobre, dalle ore 9.30 alle 16, al Teatro alla Scala di Milano si svolgerà Futura. Nuovi sguardi per la cultura. Si tratta di una giornata di confronto e dibattito, organizzata da Regione Lombardia, condotta dal giornalista del «Corriere» Massimo Sideri, che porterà sul palco di uno dei luoghi per eccellenza della cultura milanese le esperienze di chi ha fatto di questo settore il proprio lavoro. Gli interventi si alterneranno in vari panel: Economia della cultura; La cultura come motore di sviluppo territoriale e sociale; Presente e futuro delle arti performative; Innovazione e nuovi linguaggi nel cinema e nell'audiovisivo. Dopo i saluti introduttivi di Fortunato Ortombina, sovrintendente e direttore artistico del Teatro alla Scala, e di Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, seguiranno gli interventi istituzionali di Glenn Micallef, commissario europeo per l'Equità intergenerazionale, la gioventù, la cultura e lo sport (videomessaggio); Alessandro Giuli, ministro della Cultura; Ignazio La Russa, presidente del Senato; cardinale José Tolentino de Mendonga, prefetto del dicastero per la Cultura e l'educazione della Santa Sede (videomessaggio). È prevista la sottoscrizione del Protocollo d'intesa L'arte in Comune tra ministero della Cultura, Regione Lombardia e Anci Lombardia. A introdurre i lavori dei panel, sarà Francesca Caruso, assessore regionale alla Cultura. Tra gli ospiti presenti: Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola; Andrea Mascetti, presidente di Finlombarda S.p.A; Antonio Calabrò, presidente di Museimpresa e della Fondazione Assolombarda, senior vice president Cultura Pirelli e direttore della Fondazione Pirelli; Paola Antonelli, curatrice del dipartimento di Architettura e Design del Moma di New York; Michael Govan, direttore e ceo del Los Angeles County Museum of Art; Michelangelo Pistoletto, artista; Angelo Crespi, direttore generale di Pinacoteca di Brera e Cenacolo Vinciano; gli attori Umberto Orsini e Ambra Angiolini; Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra internazionale d'Arte cinematografica di Venezia; don Claudio Burgio, Associazione Kayros; Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Franco Parenti. L'evento, che ha come media partner il «Corriere della Sera» e Rai Cultura, è su invito

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Tutta la città diventa un luogo culturale | La Lettura Corriere della Sera

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