«Ciò che voi, popolo, creaste, abbelliste, consacraste con i vostri affetti, colle vostre gioie… è la Città, il Comune, non la Provincia o lo Stato. Nella città, nel Comune… si svolge la vostra vita d’individuo… Non dite Roma e Toscana… dite: Roma e Firenze… e così per tutti i Comuni d’Italia: Roma per tutto ciò che rappresenta la vita Italiana, la vita della Nazione; il vostro Comune per quanto rappresenta la vita individuale». Così Giuseppe Mazzini scriveva, nel 1860, alla vigilia dell’unificazione italiana, nel suo celebre saggio Dei doveri dell’uomo. Guardare a quell’Italia fatta dai Comuni, in particolare a quei piccoli centri minori, spesso visti come luoghi ai margini della modernità, è la felice missione nel 2022 di «Soluzioni e tecnologie per i piccoli comuni e le aree montane», rapporto promosso da Fondazione Symbola, Fondazione Hubruzzo e Carsa, nell’ambito dell’osservatorio Officina Italia, con il patrocinio tra gli altri di ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Uncem (Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti Montani), Touring Club Italiano, Fondazione Cariplo, Coldiretti, Legambiente.
Un’«estinzione» a cui non rassegnarsi
Un collage di 44 progetti (consultabili in toto nel rapporto a cura di Domenico Sturabotti, direttore di Symbola, e pubblicato su symbola.net), che sono l’immagine di una Italia che negli ambiti più disparati (agricoltura, agroalimentare, cultura e turismo, energia, gestione delle acque, gestione delle foreste, interconnessione e networking, mobilità, prevenzione e sicurezza, scuola e formazione, servizi alla comunità), stupisce con pratiche di eccellenza che dialogano nei «confini sublimi» (come li definisce Mazzini), del nostro Paese, sotto il comun denominatore della tecnologia. L’innovazione tecnologica come fattore determinante per ridare vita a quelle piccole realtà territoriali, spesso considerate sul viale del tramonto, che in quel miscuglio di storia, tradizioni, cultura, nella loro infinita variabile composizione, fanno di ogni Comune un’entità unica e inconfondibile, che ha ancora molto da dire e da dare. «I centri più piccoli sono
spesso stati visti come un luogo minore destinato inevitabilmente all’estinzione», spiega Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e fautore della legge Realacci (158/2017), incentrata proprio sulla valorizzazione dei piccoli Comuni. «Nel grande mosaico di un’economia a misura d’uomo, come recita il Manifesto di Assisi, le 44 tessere presentate in questo rapporto dimostrano come spesso proprio in queste realtà territoriali minori si concentra un’idea d’Italia che è quella di cui il mondo ha anche bisogno».
Il rapporto riprende e sviluppa l’esperienza decennale maturata nelle ricostruzioni dell’Appennino centrale prima con Officina L’Aquila per il sisma del 2009 e poi con Ricostruire il Piceno, Abitare l’Appennino per il sisma 2016/17 (info su officinaitalia.org), con focus sulle aree del nostro Paese interessate da processi di indebolimento economico, sociale e demografico. Sergio Galbiati, presidente della Fondazione Hubruzzo (hubruzzo.net), commenta: «La nostra fondazione, che attualmente aggrega gli imprenditori — punta di diamante dell’imprenditoria abruzzese — è una cosa abbastanza unica. Ci siamo ritrovati riconoscendo l’importanza di testimoniare perché facciamo impresa buona che crei valore e che trattenga e attragga intelligenze e che quindi rappresenti un’unità progettuale su un territorio martoriato negli ultimi anni».
Dal vino all’app turistica n. 1 in Europa
Tra le 44 buone pratiche, in agricoltura, punta a ridare dignità al lavoro nei campi Humus Job (humusjob.it), startup innovativa, nata nel 2019 in Valle Grana, provincia di Cuneo, primo servizio in Italia di job sharing agricolo: le aziende agricole sottoscrivono il Contratto di Rete «Humus» che comporta la condivisione della manodopera regolarmente assunta. Sulla piattaforma sono iscritti 2.500 lavoratori in tutta Italia e ciascuna azienda agricola seleziona il lavoratore più idoneo alle proprie necessità cercandolo in base a competenze, esperienze, vicinanza geografica.
Sempre in ambito agricolo, un altro progetto guarda all’estrema varietà dei territori vitivinicoli italiani, che con la frammentazione della produzione e la scarsità di manodopera qualificata, richiedono lo sviluppo di sistemi robotici per supportare il lavoro in vigna, con un miglioramento dei prodotti in un’ottica di sostenibilità. In tal senso in Abruzzo, quinta regione d’Italia per produzione di vino, si sta testando Winnica (e-novia.it/startup/winnica), veicolo elettrico nato a fine 2020 con la mission di entrare da leader nel mercato della manutenzione del vigneto e della vendemmia, lavorando in autonomia nella raccolta dell’uva (con bracci robotici che individuano il punto corretto di taglio del grappolo), nelle lavorazioni principali del terreno e concimazione.
In ambito culturale e turistico, l’app MuseOn (museon.eu), è la startup nata a Bologna nel 2016 e diventata la guida multimediale numero uno in Europa: attiva in più di 40 siti, ha superato i 300mila utenti. Funzionamento indipendente da internet, minimo consumo di batteria e di memoria, altissima velocità nel caricamento dei contenuti (video in alta definizione, audio, immagini e testo), la rendono particolarmente attraente per i piccoli Comuni.
In ambito energetico, la buona pratica descritta nel rapporto, ci porta in provincia di Trento, dove la Valle di Primiero, è il territorio montano (di circa 780 kmq), dichiarato da Legambiente 100% rinnovabile. Un’autonomia energetica ottenuta grazie all’idroelettrico: l’energia prodotta da 14 centrali è 10 volte superiore rispetto al fabbisogno annuo dei 10mila abitanti (e alimenta anche 21 impianti di risalita del comprensorio sciistico). La valle ha realizzato due innovativi impianti di teleriscaldamento a biomassa legnosa ed è di oltre l’84% la raccolta differenziata su tutto il territorio; dispone anche di 16 colonnine pubbliche per la ricarica dei veicoli e 14 messe a disposizione degli ospiti da alberghi e ristoranti.
In ambito scolastico e formativo, a contrastare il divario digitale che spesso colpisce chi vive in montagna, nelle zone periferiche e poco popolate, ci pensa Digital School Bus, pullman elettrico, che dal 2022 porta la didattica digitale nei plessi della scuola primaria e secondaria di primo grado nell’Appennino Parmense e Piacentino. Un laboratorio itinerante, unico al mondo, con gli insegnanti formati ad hoc e i ragazzi che imparano a produrre contenuti digitali con strumenti di altissimo livello tecnologico (come visori di realtà aumentata, robot rover, droni, action cam).
Nell’ambito dei servizi alla comunità, il programma di telemedicina InTouch Health, offre la possibilità ai pazienti ricoverati nei due ospedali periferici dei Comuni di Guardiagrele e Casoli, in provincia di Chieti, in Abruzzo, di essere visitati a distanza (attraverso un device dotato di comunicazione audio-video), dai medici specialisti degli ospedali di Chieti e Lanciano: teleconsulti rapidi utili per ridurre il tempo di intervento (fondamentale per ictus, infarti e grandi traumi), per necessità di trasferimenti in ambulanza e per evitare di intasare i pronto soccorso per situazioni da codice verde gestibili da remoto. Nello stesso ambito, Linfa, è l’app che risponde ai bisogni delle valli bresciane (Trompia e Sabbia), per acquistare online beni e servizi (spesa, medicinali, prestazioni sanitarie), ma è anche un progetto territoriale per valorizzare le botteghe dei piccoli borghi trasformate in negozi multifunzione, nei quali poter acquistare prodotti e servizi, ricevere informazioni turistiche, ritirare lettere o pacchi postali, prenotare la consegna a domicilio dei farmaci. Spiega Realacci: «Lo sforzo che è stato fatto con questo rapporto da Fondazione Symbola insieme con tutti gli altri soggetti coinvolti, che sono una specie di coalizione a favore di una Italia che fa l’Italia, è quella di ricercare già oggi nell’Italia che c’è, le radici di un futuro possibile, a partire dalle esperienze concrete realizzate, che possono essere replicate altrove. E queste esperienze, a ben guardare, incrociano molto le priorità che l’Europa afferma di darsi, proposte dal NextGenerationEU: coesione, transizione verde, digitale. La coesione significa non lasciare indietro nessuno e quindi significa anche comunità; la transizione verde è legata a fronteggiare la crisi climatica scommettendo anche sull’innovazione; il digitale è utilizzare le nuove tecnologie per tenere unite le comunità.
Piccoli Comuni, laboratori di innovazione
In questo c’è una via italiana. C’è una bellissima frase dello studioso Carlo Maria Cipolla che dice:«La missione dell’Italia è produrre all’ombra dei campanili cose belle che piacciono al mondo». L’innovazione è oggi la chiave per trasformare le sfide in opportunità nei piccoli Comuni, intorno cui gravitano oltre il 90% delle DOP e IGP italiane, ma anche nelle realtà montane. Spiega Galbiati: «La tecnologia evolve in modo tale da essere fruibile anche da remoto e permette di essere democraticamente usata in posti dove 20 anni fa potevi guardare soltanto le mucche al pascolo». Enzo Bianco, presidente del Consiglio nazionale di Anci, sottolinea: «Le esperienze presentate in questo rapporto sono la testimonianza che nei piccoli Comuni, spina dorsale dei nostri territori, si sperimentano le soluzioni più innovative che vanno nella direzione della collaborazione con le comunità locali per rispondere alle crisi del nostro tempo anche in attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)». Il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, ha commentato: «Il segnale che ci arriva dai 44 “campioni” di questo rapporto è incoraggiante per tutti: diventa quasi obbligatorio impegnarsi nel rilancio delle aree interne e dei piccoli Comuni che rappresentano il 60% della superficie nazionale e 13 milioni di cittadini. Oltre al loro storico ruolo di “luoghi della memoria” devono diventare posti dove sia possibile vivere, fare impresa, crescere i propri figli in condizioni analoghe a ogni altro luogo d’Italia». Tra le misure illustrate dal ministro, finalizzate al rafforzamento dei centri minori, c’è la recente pubblicazione del bando da 500 milioni di euro per istituire nuovi servizi e infrastrutture nelle aree interne . Spiega Carfagna: «Si tratta di interventi che raggiungeranno una platea di almeno 2 milioni di persone e avranno come priorità il rafforzamento dei piccoli ospedali, l’introduzione di servizi di infermeria e ostetricia di comunità, infrastrutture per l’elisoccorso, assistenza domiciliare agli anziani». Questo bando si somma a quello per le farmacie rurali presenti nei centri con meno di 3mila abitanti; è stata poi finanziata (per complessivi 350 milioni di euro), la manutenzione straordinaria delle strade delle aree interne.
Un progetto speciale per le isole minori
Ma non c’è solo il PNRR. Il ministro spiega che si sta gestendo in parallelo la nuova programmazione 2021-2027 dei Fondi Strutturali europei e del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC): «Il testo dell’Accordo di Partenariato è stato già inviato a Bruxelles e la Strategia Nazionale per le Aree Interne ne è parte integrante. Inoltre, abbiamo introdotto per la prima volta un progetto speciale riservato ai Comuni delle isole minori, che avranno a disposizione 11,4 milioni di euro per promuovere lo sviluppo dei loro territori. Altri 200 milioni circa di risorse nazionali, provenienti in gran parte dal FSC, costituiscono la base di partenza per la programmazione della nuova SNAI (Strategia Nazionale per le Aree Interne). Ciascuna area già inserita nella precedente programmazione riceverà 300mila euro per nuovi interventi oltre a quelli già previsti. Ogni nuova area che farà il proprio ingresso nella SNAI, otterrà invece 4 milioni di euro per gli investimenti che saprà proporre su servizi e sviluppo».
Altra importante iniziativa, finanziata in gran parte dal FSC, è il Contratto Istituzionale di Sviluppo riservato alle aree del Centro Italia colpite dal sisma 2016. Sono stati stanziati 160 milioni di euro per 49 progetti prioritari volti alla ripresa economica di questo territorio, composto in gran parte da piccoli Comuni. «Il lavoro che stiamo cercando di impostare», conclude Carfagna, «rovescia la logica con cui finora l’Italia ha guardato le aree meno sviluppate. Non più territori condannati al sottosviluppo e meritevoli al massimo di qualche risarcimento, ma luoghi dove si può accendere un secondo motore di sviluppo, che affianchi e potenzi la cosiddetta “locomotiva del Nord”».