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Pochi sanno che nel Vecchio continente siamo di gran lunga la superpotenza nell’economia circolare e recuperiamo nei cicli produttivi il doppio delle materie prime della media europea. Da questa Italia dobbiamo partire anche per utilizzare l’occasione che Bruxelles si è data e ci offre, con il Recovery fund, di cambiare pelle e affrontare il futuro. Perché, come ha detto papa Francesco, “peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi”. E ripetendo gli errori del passato.

È veramente antiquata l’idea che l’impegno per superare la pandemia debba rallentare la spinta alla sostenibilità e in particolare le politiche volte a contrastare la crisi climatica: corrisponde alla concezione secondo cui l’ambiente è una questione da tempi di vacche grasse. Le nette scelte fatte dall’Europa con il Recovery fund vanno del resto in direzione opposta. Già prima del Covid-19 molti segnali provenienti dal mondo economico, dal documento della Business roundtable americana agli appuntamenti di Davos, indicavano come la sostenibilità fosse ormai percepita come una nuova importante frontiera per le imprese. E con nettezza il Manifesto di Assisi, promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro convento, sostiene che “affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario, ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia più a misura d’uomo e per questo più capace di futuro”. Non a caso il Manifesto ha visto già l’adesione di oltre 3.700 persone a partire da autorevoli esponenti del mondo sociale, economico, dei saperi, delle istituzioni. L’embrione di una nuova alleanza che richiede l’impegno di tutti.

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Un'occasione per cambiare pelle - Ermete Realacci | Formiche

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