Il rapporto sistematico e sistemico tra Cultura e Salute ha fatto grande strada negli ultimi cinque anni, nella ricerca e nelle evidenze scientifiche, nelle pratiche e nella discontinuità segnata dall’Agenda Europea della Cultura del 2018. Le crescenti domande di salute pubblica, clinica e sociale, su fenomeni di vaste dimensioni, a partire dall’allarme sulla salute mentale, specie dei più giovani e l’invecchiamento della popolazione, richiedono infatti interventi multimodali e un’attenzione rinnovata alla promozione della salute e alla prevenzione. Le ricerche confermano il valore delle reti sociali, delle risorse di comunità e della partecipazione culturale come alleati non farmacologici molto promettenti. Dal Piano di lavoro dell'UE per la cultura 2023-2026 arrivano segnali di legittimazione: il documento definisce infatti prioritaria l’area di intervento Cultura e Salute. Il tema compare anche nelle linee dei programmi Horizon, con il Cluster 2 Cultura, creatività e società inclusiva; l’European Institute of Technology (EIT) potrebbe inoltre portarlo al centro di un sistema europeo di produzione e partecipazione culturale. Sotto il profilo della ricerca scientifica che documenta relazioni importanti e profonde tra Cultura e Salute va rilevata la recente esplorazione dei “principi attivi”[1] che generano effetti virtuosi. In questa direzione, l’ufficio OMS della Regione Europa, che rappresenta 53 Paesi e al quale si deve la più grande rassegna della letteratura realizzata in tema, ha attivato a fine 2023 il Jameel Arts & Health Lab, un centro internazionale per programmi di sperimentazione e di ricerca valutativa sul ruolo delle Arti per la Salute.
L’Italia interpreta questo sviluppo riconoscendolo nella definizione di welfare culturale, inserito nel 2020 nel Dizionario della cultura Treccani. Questa visione che rientra nel più ampio quadro delle Medical humanities (entrate nell’enciclopedia nel 2023) che propongono un cambio di paradigma: dall’approccio biomedicale a quello bio-psico-sociale, salutogenico nella costruzione di ben-essere e salute che mette al centro le potenzialità delle persone, lo sviluppo delle loro abilità e la rilevanza dei contesti della loro vita.
Moltissimo è stato fatto negli ultimi cinque anni nel rendere disponibili le evidenze scientifiche ai decisori. Cultural Welfare Center (CCW) ha tradotto in italiano e diffuso otto tra ricerche e manuali prodotti da istituzioni europee per sostenere pratiche, capacità di valutazione e politiche.
Nel 2024, con l’area Prevenzione e promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e il Centro di documentazione per la promozione della Salute Regione Piemonte (DoRS), CCW ha tradotto il manuale della Prescrizione sociale dell’OMS, un documento operativo sui modelli di intervento che connettono le persone a servizi non clinici – principalmente di contenuto artistico e culturale – della comunità per migliorare la loro qualità di vita. In tema, ISS è stato l’Ente capofila per l’Italia del principale progetto di ricerca su Cultura e Salute svolto nel 2023 da OMS a livello europeo, Music and Motherhood, che applica il canto corale per il contrasto della depressione materna post natale. Il percorso, condotto da leader di canto e da équipe interdisciplinari formati da OMS e UCL-University college of London, ha coinvolto strutture sanitarie territoriali in Danimarca, Romania e Italia (Torino, Padova e Roma), dimostrando la riduzione di sintomi di disagio.
Grandi istituzioni e reti, nazionali e internazionali, hanno attivato gruppi e linee di ricerca dedicati allo sviluppo di questa alleanza virtuosa. Ad esempio, la rete italiana dell’International Council of Museums (ICOM), riconoscendo la centralità dell’impatto sociale nelle missioni museali, ha avviato nel 2024 un gruppo di lavoro dedicato al welfare culturale. L’Istat, dal 2022, annovera tra le sue linee di ricerca di base una dedicata a Nuove domande di benessere e salute post Covid: la strategia del welfare culturale per il contrasto alle diseguaglianze. La rete internazionale HPH&HS (Ospedali e Servizi territoriali che promuovono salute) ha lanciato da Torino, a giugno 2024, la prima task force internazionale in tema, a guida italiana, per l’individuazione di standard globali per sviluppare protocolli e testare in modo comparabile e riproducibile gli interventi in situazioni e contesti diversi per valide indicazioni cliniche.
Affinché questa promettente spinta non si esaurisca e si ottengano progressi decisivi, i punti nevralgici sono le 4P: percorsi ad impatto, protocolli, partneriati e politiche abilitanti con competenze e investimenti[2]. Quest’ultimo punto è cruciale: una recente rassegna[3] descrive l’evoluzione delle politiche attraverso l’analisi di 172 documenti di una pluralità di Paesi, con esempi di governi locali e nazionali. Le linee più promettenti sono quelle in cui i Ministeri o le agenzie della Sanità e della Cultura lavorano a percorsi comuni. Molte sono le zone d’ombra: raramente si investe in applicazioni mirate per affrontare specifici problemi di salute; molti decisori vedono ancora la relazione tra impegno culturale e miglioramento della salute in termini piuttosto generici, al di fuori del proprio ambito di competenza. L’Italia è assente da queste rassegne perché non ha politiche nazionali, ma stanno emergendo iniziative regionali.
La Regione Toscana sta valorizzando il percorso sostenuto dal 2013 per la formazione degli operatori della rete Musei Toscani per l’Alzheimer (MTA), che oggi conta 70 aderenti. Nell’ambito del programma di sviluppo 2021-2025, in attuazione del Piano nazionale demenze, la Regione ha emanato nel novembre 2023 una Delibera di Giunta[4] elaborata da due Direzioni – Beni, istituzioni, Attività culturali e Sport con Sanità, Welfare e Coesione Sociale – corredandola da un documento che definisce le caratteristiche cardine per programmi museali dedicati alle persone con demenza e a chi se ne prende cura coerenti rispetto ai requisiti degli “Altri servizi alla persona” del sistema sociale integrato. Inoltre, la Regione ha varato un protocollo di collaborazione per la ricerca valutativa con l’Istituto IRPET e la Fondazione Firenze. Quest’ultimo ente sta investendo in una cooperazione tra MTA e la Fondazione Fresco Parkinson Institute, per sviluppare un modello di intervento e terapia complementare per il contrasto alla solitudine delle persone anziane fragili, integrando i linguaggi della danza, della musica e del canto.
La Regione Emilia-Romagna, con il Sistema Museale Regionale, ha sviluppato nel 2023 un grande cantiere di costruzione di reti e competenze con oltre 200 operatori di musei, biblioteche, archivi, teatri e organizzazioni socio sanitarie. Nel 2024 la Regione mette a disposizione risorse attraverso un bando (300mila euro in due anni) per il radicamento di buone pratiche di welfare in cooperazione tra musei e territorio.
La Regione Umbria sperimenta dal 2022 bandi sul “welfare culturale per la crescita sociale” per promuovere la cooperazione intersettoriale e multicanale dei musei e di altri luoghi della cultura, favorendo lo sviluppo di reti con enti del terzo settore e con il mondo della sanità, per il contrasto della marginalizzazione e dei disagi dei soggetti più vulnerabili. Nel 2022 sono stati investiti 160 mila euro su 10 progetti, e nel 2023, con risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale – FESR 2021-2027, 400 mila euro per finanziare 12 progetti di ICC, sostenendo le sperimentazioni avviate.
La Regione Autonoma della Sardegna, sempre nell'ambito del PR FESR, attraverso l'Azione "Progetti di innovazione sociale per la cultura e il turismo inclusivi"[5] (19 milioni di euro) ha attivato nel 2024 un Partenariato Speciale Pubblico Privato (660mila euro) per accompagnare la capacitazione del sistema regione nell’adozione di modelli inclusivi di welfare culturale e di turismo sostenibili.
Infine, la Regione Puglia, nell’ambito della programmazione dei fondi strutturali, ha stabilito che alla linea di finanziamento degli interventi di recupero conservativo, restauro, rifunzionalizzazione e allestimenti per tutti i luoghi di cultura e i siti di rilievo storico-architettonico o archeologico, si affianchi una linea per la promozione e lo sviluppo del welfare culturale (dotazione finanziaria di 40 milioni di euro). La Regione intende agire con politiche culturali sia sul versante dell’offerta che della domanda per incidere sui modelli di fruizione culturale delle famiglie e delle persone in piena accessibilità, in contrasto alle povertà educative e a ogni forma di discriminazione, per l’educazione alla cura del paesaggio e del patrimonio culturale e alla legalità.
Intanto, crescono le università che hanno avviato ricerche interdipartimentali di tipo valutativo, nel quadro della più ampia vocazione alla terza missione o public engagement, con un grande focus su invecchiamento e salute mentale della popolazione. L’Università di Padova è impegnata su un progetto volto a indagare la gestione delle fasi lievi e moderate dei disturbi neurocognitivi (DNC), in particolare Alzheimer, attraverso stimoli creativi visivi, come possibili futuri paradigmi riabilitativi. Il progetto StArt, un percorso innovativo di stimolazione cognitivo-comunicativa con le arti visive nato nel 2019 dalla collaborazione tra Centro Regionale per lo studio e la cura dell’Invecchiamento Cerebrale (CRIC), il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova e il Comune di Padova, ha sviluppato un protocollo codificato (Cognitive Activation Therapy – CAT), in collaborazione con i Musei Civici Eremitani, che si basa sull’esperienza culturale partecipativa.
Nella primavera 2024, il Dipartimento di Studi Umanistici e dal Dipartimento di Psicologia dell’Università degli studi di Torino, con un ampio partneriato di collaborazione fra Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) e Alzheimer Café dell’area metropolitana torinese e del cuneese, ha presentato i risultati scientifici e artistici della sperimentazione del progetto Dance4Ageing – Motor imagery against motor dysfunctions and neurodegenerative diseases, a supporto e alla cura delle persone over 65 come terapia integrativa delle malattie neurodegenerative nell’invecchiamento. Il progetto è sostenuto dal bando Proof of Value 2022 (Fondazione Compagnia di San Paolo e Università degli Studi di Torino).
Restando sul territorio piemontese, il premio Alesini 2024 per le buone pratiche in sanità, promosso dalla Fondazione Cittadinanzattiva, ha insignito il programma SPES – sostenere e prevenire esperienze di suicidalità, nato dalla collaborazione tra 5 dipartimenti UniTO e dall’apporto del Social Community Theater (Torino), per dare risposta alla fragilità della popolazione adolescente e per rafforzare il contesto scolastico formando gli insegnanti attraverso le pratiche del teatro sociale e di comunità.
L’Università Bicocca di Milano promuove dal 2022 il programma di ricerca interdisciplinare ASBA – Anxiety, Stress, Brain-friendly museum, approach coordinato dal Centro Studi sulla Storia del Pensiero Biomedico (CESPEB), che, utilizzando le collezioni e i musei come sede d’elezione, vuole stimolare il benessere della collettività attraverso la Mindfulness, l’Arte Terapia, le Visual Thinking Strategies e il metodo ART-U. Il progetto pilota si sviluppa a Milano, nel Museo di Storia Naturale e nella Galleria d’Arte Moderna, e a Torino, al Museo delle Arti Orientali (MAO), diventando poi un laboratorio di test e sperimentale.
L’Università di Modena con l’Archivio di Stato di Modena ha inaugurato un gruppo di ricerca interdisciplinare e una rete, Archivi e salute, con ambulatori, ospedali, OSCO (Ospedali di Comunità), centri diurni e residenziali per anziani, per sperimentare percorsi di prescrizione sociale sulla base dell’adozione del protocollo Pre-texts, importato in Italia dall’Università di Harvard, grazie all’Università di Chieti e Pescara. I geriatri del Centro per i Disturbi Cognitivi e le Demenze di Modena e Carpi – Ausl di Modena stanno prescrivendo agli anziani con demenze e ai loro caregiver sessioni creative in Archivio di Stato, con linguaggi congeniali ai partecipanti. L’iniziativa Scatola della memoria, attraverso un kit che comprende riproduzioni di documenti storici, fotografie e materiali da usare durante i laboratori creativi, mira a sollecitare risposte visive, narrative e senso-motorie a sostegno della memoria, della motricità fine e concentrazione, per sviluppare fiducia in sè stessi e autostima. Il pilota è in corso anche nelle sezioni per detenute transgender e nell’Articolazione per il Trattamento della Salute Mentale (ATSM) dell’Istituto Penitenziario di Reggio Emilia[6] – Il progetto di ricerca è tra i finalisti del Social Prescribing Awards 2024, riconoscimento internazionale che premia le innovazioni e le buone pratiche di prescrizione sociale.
L’Università di Roma Tre ha un accordo di collaborazione con CCW per l’applicazione di nuovi metodi di valutazione prodotti nel quadro del programma Horizon 2020, con sperimentazioni su due progetti. Il primo progetto è Voci di Casa (assegnatario del bando Cepell) che mette in relazione le case del Quartiere di Torino, Brindisi e Bologna per promuovere relazione e protagonismo attraverso la lettura ad alta voce condivisa nel solco dei Patti per la lettura locali. Il secondo è We-Z, emotional WEllbeing of generation Z, che si basa su percorsi di rigenerazione urbana per il contrasto al disagio giovanile e alle relative condizioni di salute mentale a Roma, partendo dal complesso residenziale Vigne Nuove e la trasformazione del territorio circostante, grazie a interventi urbanistico-architettonico in grado di rinnovare i codici spaziali, culturali ed ecologici.
Su questa linea, si muove anche il Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali e Umane dell’Università di Perugia che sviluppa da tre anni un progetto di lettura ad alta voce a Torino, nel quartiere multietnico di Porta Palazzo, grazie alla Fondazione per la Scuola di Fondazione Compagnia di San Paolo. Nel 2023 ha coinvolto 150 docenti e 2300 studenti.
Numerosi investitori sociali, in primis le fondazioni di origine bancarie, hanno avviato percorsi strategici interdisciplinari di lungo termine che puntano a sostenere progetti sperimentali, valutabili e replicabili a fronte di grandi sfide di salute, a creare cooperazioni territoriali stabili e strutturate tra organizzazioni dei mondi della cultura, della sanità, dell’educazione, eco-sistemi locali, a costruire nuove competenze.
La Fondazione Compagnia di San Paolo, apripista in Italia, è partita nel 2020 con il programma pluriennale Cultural Well Impact Lab con una mappatura di attori ed esperienze già attivi in questa direzione nella macro regione del Nord-Ovest, ora in aggiornamento, e il sostegno a quattro poli di progettazione. Il primo riguarda la cultura e la prevenzione primaria con il progetto dell’ASL Dedalo Vola per l’invecchiamento attivo. Il secondo -cultura, relazione di cura e medical humanities- ha fatto nascere Verba Curant, in collaborazione con la Scuola Holden di Torino, per sostenere attraverso la narrazione il ben-essere emotivo del personale dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria e incentivare il rapporto empatico con i pazienti. Il terzo progetto, sull’umanizzazione dei luoghi di cura, è Cultura di Base, con sede a Torino che, grazie alla collaborazione tra la Fondazione Architettura e l’Ordine dei Medici, ha collocato studi di Medicina Generale all’interno dei musei, biblioteche e in centri culturali indipendenti per avvicinare un nuovo pubblico. Il quarto progetto, DanzArte, è una ricerca sul ben-essere e la cura nelle istituzioni culturali sviluppato dal Centro DiBris dell’Università di Genova che coniuga relazione con l’opera d’arte, espressione corporea con i linguaggi della danza, per sostenere persone potenzialmente a rischio fragilità.
Sono sperimentazioni di contenute dimensioni che hanno però il pregio di essere condotti in co-progettazione con più soggetti di primo e secondo livello di diversi ambiti (sanità, cultura, amministrazione pubblica, sociale) e si sono sviluppate con un ciclo completo: progettazione, sperimentazione, valutazione, consolidamento e disseminazione di alcuni modelli e protocolli di intervento.
Fare un salto di scala chiede nuove competenze ibride. Si stanno configurando nuove figure professionali, ma a queste necessità non risponde ancora l’alta formazione. CCW ha attivato nel 2021 CCW School e da allora ha formato oltre 3000 professionisti da tutti i settori e organizzato due edizioni del Master Executive Cultura e Salute, con oltre 120 partecipanti da 14 Regioni.
Dal 2019 il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna e la Scuola Achille Ardigò del comune hanno promosso ricerca, mappature, formazione sul welfare culturale e un lavoro di comunità per l’empowerment delle associazioni di terzo settore del territorio. Nel 2023, il Dipartimento, in collaborazione con la Università di Urbino, ha vinto il progetto biennale Prin Pnrr Cultural Welfare Ecosystem for Wellbeing.
Nella costruzione di competenze trasversali sono impegnati in Toscana la Fondazione Monte dei Paschi di Siena con C-Hub Culture ibride a Siena e la Fondazione per la Coesione di Lucca con La Cultura, cura comune; in Piemonte la Fondazione Compagnia di San Paolo con Cultura per crescere (con un focus sulla prima infanzia) e la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo con il Giardino delle Idee (focus adolescenti).
In questa direzione va anche l’esperienza della Legacoop Toscana e la Fondazione Noi-Legacoop Toscana, con il percorso di formazione Affianco, che ha coinvolto 40 operatori del settore sociale, partendo dalle cooperative dei medici di base. Le attività sul campo sono state monitorate con lo strumento elaborato da UCL-University college of London, tradotto in italiano da CCW, che si focalizza sui livelli auto percepiti nel ben-essere come i cambiamenti dell’umore e delle emozioni, prima e dopo l’esperienza culturale.
Molte sono le fondazioni private del mondo culturale che cooperano con alleanze strutturali con il mondo della salute: dalla Fondazione Morandini, con Varese Alzheimer per il progetto Memorie d’arte, per avvicinare alla cultura le persone con disturbi neuro cognitivi anche nelle RSA, grazie al sostegno della Fondazione Comunitaria del Varesotto, alla Fondazione Sipario Toscana (Cascina, Pisa) con numerose collaborazioni con il mondo della sanità. Ad esempio, il progetto La porta senza maniglia, un percorso condotto da danza terapeuti, sostenuto dalla Società della Salute (zona pisana), propone l’uso psicoterapeutico del movimento per migliorare salute e ben-essere, attraverso una integrazione tra aspetti fisici, emotivi, cognitivi e sociali. Il progetto coinvolge un gruppo di utenti del Centro Diurno Arcobaleno della Cooperativa Sociale La Salute, con disabilità fisica e psichica: vuole facilitare la conoscenza di sé, rafforzare l’autostima e l’attribuzione di un valore al proprio vissuto e alle proprie emozioni. Un altro laboratorio della Fondazione Sipario Toscana è Il corpo abitato, reso possibile dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla AISM (sezione Pisa), con il fine di ripercorrere e visualizzare in modo creativo la propria condizione di essere umano, di persona con SM, di caregiver, attraverso il teatro.
L’attenzione crescente dei decisori, partendo dal livello europeo, il fermento progettuale sono forieri di sviluppo, ma è necessario un salto di scala per il radicamento delle buone pratiche in programmi e protocolli per superare la fase pionieristica, con efficacia sistemica nel migliorare la salute e il ben-essere, la spesa pubblica e ridurre la pressione sui sistemi sanitari.
Politiche abilitanti, investimenti nella ricerca valutativa, alta formazione delle professioni di cura, della cultura e dell’educazione orientate alle medical humanities, costruzione di competenze interdisciplinari, nuove figure professionali (come gli operatori di collegamento tra settori), valorizzazione delle risorse di comunità anche attraverso l’adozione della prescrizione sociale sono le raccomandazioni OMS nella visione “Salute in tutte le politiche”. Per contesti di vita salutogenici, un’assistenza più olistica e centrata della persona che metta ognuno in condizione di prendersi cura di sé e degli altri. La strada è tracciata.