L'Italia centrale è la cerniera del Paese e oggi la sfida più importante, insieme alla ricostruzione delle comunità terremotate, è quella di reinventarsi per essere maggiormente attrattive. E in tal senso la sostenibilità ambientale non rappresenta un costo bensì un'opportunità. Questo, in sintesi, quanto emerso dall'ultima giornata del Festival della Soft Economy di Symbola, organizzato a Treia. Ieri mattina si è parlato infatti di rigenerazione e ricostruzione dell'Appennino e prospettive per il rilancio dell'Italia. Green communities, soft economy, strategie forestali, Pnrr e Pnc, comunità energetiche sono gli strumenti ma «occorrono giovani che portino idee innovative ha affermato il sindaco Franco Capponi -. Il Pnrr va usato bene e le amministrazioni devono investire in questo con progetti nuovi, in particolare in ottica di prevenzione». Ma non può esserci rilancio delle aree interne se non si investe anche sul welfare sociale. Questo lo ha affermato con molta chiarezza e schiettezza il vescovo di Macerata, Nazzareno Marconi secondo cui senza comunicazioni e servizi «la gente non verrà mai ad abitarci. Ricostruire ciò che c'era dove era non è intelligente perché vuol dire ricostruire qualcosa che stava già finendo da anni. Devono essere ricostruiti dei centri di media dimensione vicino ai grandi assi viari. Il paesino vicino al monte purtroppo non ha futuro. Bisogna avere il coraggio di dirsele queste cose». E poi monsignor Marconi ha sottolineato la necessità di ingegnerizzare la terra, di pensare a come reindustrializzare le aree interne con una natura antropizzata. In questo contesto Camera di commercio è molto attiva e sta avviando circa 1.500 progetti di impresa tra Next Appennino Lab e altre iniziative in collaborazione con il commissario straordinario per la ricostruzione. «Eventi come questo Festival ha concluso il presidente di Symbola, Ermete Realacci servono anche a selezionare energie. In questi anni abbiamo fatto un lavoro visionario e coraggioso, abbiamo cambiato il modo di legge l'Italia»