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  • Andrea Benassi - Responsabile Studi e Sviluppo sostenibile, ICSC

Nel panorama contemporaneo mondiale delle politiche urbane e dello sviluppo economico-sociale, le infrastrutture culturali si stanno ritagliando un ruolo significativo come catalizzatori di rigenerazione, coesione sociale e innovazione. A fronte delle persistenti tensioni geopolitiche, dell’instabilità macroeconomica e delle sfide poste dalla transizione digitale e ambientale, il comparto culturale sta dando prova di capacità di crescita, sviluppo e trasformazione, confermate da un incremento significativo degli investimenti, a livello globale. Tra il 2022 e il 2024 sono stati completati oltre 600 progetti relativi a musei, gallerie, centri e distretti culturali - per un ammontare complessivo di oltre 38 miliardi di dollari[1]. Questo dato rappresenta un tasso medio annuo di crescita del 31%, evidenziando una dinamica che va ben oltre il semplice recupero post-pandemico.

In particolare, nel 2023 sono stati completati 192 progetti culturali di rilievo, per un investimento totale di 8,58 miliardi di dollari, con un aumento del 4% in volume e del 10% in valore rispetto al 2022. Nello stesso anno (2023) sono stati annunciati 198 nuovi progetti, con un valore complessivo di 5,62 miliardi di dollari, in calo del 23% rispetto ai 7,3 miliardi del 2022[2].

A questi si aggiungono 245 nuove iniziative, annunciate nel corso del 2024, con un budget superiore ai 10 milioni di dollari

L’elemento distintivo di questi progetti non è soltanto la scala degli investimenti, ma la loro esplicita finalizzazione a obiettivi di impatto territoriale, sostenibilità ambientale e inclusione sociale, in linea con le strategie di sviluppo urbano sostenibile promosse a livello europeo e internazionale.

La distribuzione geografica dei progetti si conferma sbilanciata: il Nord America detiene la quota maggiore di investimenti (176 progetti completati o annunciati per un valore di 7,2 miliardi di dollari), laddove l’Europa ha visto 103 progetti per 3,8 miliardi e l’Asia 71 progetti per 2,2 miliardi[3].

In sostanza, Nord Europa, Europa e Asia rappresentano il 93% degli investimenti annuali, Australia/Nuova Zelanda e Medio Oriente contribuiscono con 14 progetti per 870 milioni di dollari (5,7% del totale degli investimenti), mentre America Latina e Africa registrano solo 6 progetti per 177 milioni, pari a poco più dell’1% degli investimenti totali.

In Italia sono state annunciate 9 nuove iniziative di infrastrutture per un totale di quasi 570 milioni di dollari di investimenti complessivi che si aggiungono ai numerosi interventi previsti dal PNRR per la valorizzazione e la digitalizzazione del patrimonio culturale italiano. Tra i progetti di rilancio culturale più rilevanti si segnalano, 14 importanti interventi per il recupero e la valorizzazione di complessi storici e culturali, biblioteche, musei e aree urbane, con investimenti che vanno da 20 a oltre 160 milioni di euro ciascuno[4].

Da quanto emerge, in Italia e nel mondo, gli asset culturali stanno evolvendo da semplici contenitori di contenuti a infrastrutture multidimensionali capaci di attivare dinamiche virtuose di rigenerazione urbana e nuovi flussi di valore, inclusivi sia di ritorni finanziari sia di benefici ambientali, educativi e sociali.

Un caso paradigmatico delle nuove tendenze mondiali è rappresentato dal distretto immersivo teamLab[5] Borderless Jeddah, inaugurato nel 2024 in Arabia Saudita, sulla scia del successo dei precedenti centri creati in Giappone e Cina. Situato all’interno del Jeddah Corniche Cultural Quarter, il progetto ha rapidamente scalato le classifiche di affluenza, registrando oltre 7,1 milioni di visitatori nel primo anno di attività. Si tratta del primo grande polo permanente di arte digitale immersiva nell’area del Golfo, interamente sostenuto dal fondo sovrano saudita PIF, in sinergia con investitori privati provenienti dall’Asia e dal Medio Oriente. L’investimento complessivo, pari a circa 420 milioni di dollari, è parte integrante di una strategia più ampia di diversificazione economica e trasformazione urbana promossa dal governo saudita attraverso il piano Vision 2030[6] .

Altro caso significativo è il teamLab Planets Tokyo, un museo d'arte digitale immersiva situato a Tokyo, inaugurato nel 2018 dallo stesso collettivo artistico teamLab. L’esperienza coinvolge il visitatore a piedi nudi, camminando anche in acqua, in spazi espositivi che uniscono arte, tecnologia, luce e suono per creare opere interattive e multisensoriali. Il museo si articola in quattro aree principali: Water, Garden, Forest e Open-Air, ognuna con installazioni uniche che cambiano in base alla presenza delle persone. Il museo ha attirato oltre 2,5 milioni di visitatori tra aprile 2023 e marzo 2024, ottenendo il record mondiale del museo di un singolo collettivo artistico più visitato al mondo. Nel gennaio 2025, il museo ha ampliato la sua area espositiva del 50%, introducendo nuove installazioni interattive che combinano arte, tecnologia e natura.

In parallelo, altra tendenza di rilievo a livello internazionale è la conferma che la riconversione di spazi dismessi (es. ex aree industriali, caserme, mercati o stazioni ferroviarie abbandonati) sia una strategia efficace sia in termini economici che ambientali. Essa consente, infatti, di ridurre sensibilmente i costi di costruzione e di accelerare i tempi di realizzazione, evitando nuovo consumo di suolo e integrandosi nei processi di economia circolare urbana. Le esperienze più avanzate mostrano come l’efficientamento energetico degli edifici culturali possa contribuire in modo significativo agli obiettivi di neutralità climatica delle città.

Un esempio emblematico è, ad esempio, quello della Digital Art Factory di Seoul (Sud Corea), realizzata in un’ex fonderia riconvertita in spazio culturale attraverso un partenariato pubblico-privato che ha coinvolto fondi coreani e giapponesi, il governo metropolitano e imprese tecnologiche. Il progetto ha introdotto un nuovo standard di progettazione sostenibile per gli spazi culturali, combinando architettura bioclimatica, produzione energetica rinnovabile e sistemi di gestione intelligente degli accessi e dei flussi di visitatori.

In Europa, un modello simile è stato applicato da Culturespaces, che continua a sviluppare centri d’arte digitale in immobili storici o industriali rigenerati, con nuove aperture previste in Medio Oriente, Sud-Est Asiatico e America Latina[7]. La capacità di Culturespaces di autofinanziare parte dei propri progetti attraverso la gestione redditizia degli spazi affidati costituisce un benchmark significativo per il settore.

Il settore dell’arte digitale, in particolare, si sta delineando come un laboratorio di sperimentazione per nuovi modelli di business culturali. I centri immersivi, come quelli sviluppati da teamLab o Culturespaces[8], si caratterizzano per l’elevato tasso di innovazione, la scalabilità del modello operativo e l’ottimizzazione della gestione economico-finanziaria attraverso una molteplicità di fonti di ricavo: biglietteria dinamica, licensing dei contenuti, sponsorizzazioni tech, retail experience e food&beverage culturale.

La crescente adozione di tecnologie immersive e di intelligenza artificiale generativa nella fruizione culturale, unita alla capacità di attrarre nuove generazioni di visitatori, rende questi spazi sempre più attrattivi per il capitale privato, in particolare quello a impatto, delineando una prospettiva di ulteriore crescita in un settore storicamente finanziato dal settore pubblico.

I vari fattori illustrati, infatti, trasformano queste infrastrutture, e le relative attività collegate, in asset estremamente appetibili per i fondi di investimento in infrastrutture e i private equity in cerca di opportunità di investimento, non necessariamente afferenti ai mercati tradizionali e dotate di un impatto reputazionale positivo.

In Italia la situazione resta più frammentata. Il finanziamento pubblico mantiene un ruolo prevalente nella realizzazione e nel funzionamento delle infrastrutture culturali, ma risulta strutturalmente insufficiente rispetto al fabbisogno reale del settore. L'Italia si colloca tra gli ultimi Paesi europei per percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura, con solo lo 0,3% del PIL, inferiore alla media UE dello 0,5%[9].

Il coinvolgimento del capitale privato, che potrebbe compensare il divario tra spesa pubblica e fabbisogno, è ancora limitato - anche se in crescita - e la distanza rispetto alla media globale evidenzia l'urgenza di rafforzare le condizioni sistemiche per un maggiore coinvolgimento del settore privato, anche attraverso lo sviluppo di strumenti ibridi, di partecipazione tra pubblico e privato e la promozione della finanza a impatto sociale. È inoltre auspicabile che le organizzazioni di rappresentanza del settore privato rafforzino la presenza degli investimenti nella Cultura nelle proprie proposte e agende di sviluppo.

Alla fine del 2024, a livello globale, la liquidità disponibile presso i fondi infrastrutturali in cerca di impieghi alternativi è pari a circa 324 miliardi, in leggera flessione rispetto al 2023. L’auspicio è che si avvii una fase in cui una quota crescente di tali risorse venga canalizzata verso progetti in grado di coniugare redditività e sostenibilità, configurandosi come parte di strategie di impact investing.

In Italia, nel 2023, gli asset under management dei veicoli italiani di impact investing “strictly impact” sono saliti a 246,4 milioni di euro, con un incremento del 6,7% rispetto ai 231 milioni del 2022[10]. Questa espansione riflette un interesse crescente verso investimenti con impatti sociali, ambientali o culturali misurabili, oltre al rendimento finanziario.

Una ricerca di Tiresia e Social Impact Agenda per l’Italia riporta che a fine 2022 gli asset under management destinati al generico impact investing, in Italia ammontavano a quasi 9,3 miliardi di euro, rappresentando circa l’8,5% degli 80 miliardi investiti complessivamente a livello europeo secondo Impact Europe[11].

Tuttavia, il settore dei beni culturali continua a essere marginale all’interno dei portafogli di impact investing. Nel 2024, solo lo 0,2% degli investimenti a impatto in Europa – Italia inclusa - è stato indirizzato verso iniziative culturali.

Le cause di questa sotto-rappresentazione, oltre all’evidente concentrazione verso settori sensibili, quali quello energetico e quello socio-sanitario, sono da ricercarsi anche nella difficoltà di monetizzare gli impatti sociali e ambientali dei progetti culturali attraverso metriche standardizzate, nonché nella scarsa diffusione di competenze manageriali e valutative all’interno delle istituzioni culturali.

Un passo in avanti rilevante, in questo senso, è stato compiuto dall’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale Spa (ICSC), che nel 2024 ha utilizzato il proprio strumento di analisi integrata (piattaforma DELTA) in oltre 130 progetti culturali finanziati. I risultati restituiti dalla piattaforma, ossia il Social Return on Investment (SROI) del progetto, integrato con i rating ESG – che valuta sia il progetto sia la controparte -, dimostrano che ogni euro investito in infrastrutture culturali nel 2024 genererà potenzialmente – in media – 3,36 euro di valore economico-sociale, in termini di occupazione generata, inclusione culturale, rigenerazione urbana e coesione territoriale, il tutto collegato a un basso rischio di natura ESG.

Questo tipo di misurazione, sempre più richiesto dai fondi a impatto, rappresenta un passaggio chiave per attrarre capitali verso il settore.

Oltre a questo aspetto strumentale, l’Istituto è particolarmente attivo, per proprio mandato istituzionale, nel finanziamento alla Cultura, contribuendo a favorire un effetto leva delle risorse pubbliche allocate: sia direttamente, attraverso la concessione di finanziamenti agevolati attraverso il Fondo per l’abbattimento in conto interessi, in gestione separata e gratuita per conto dello Stato presso ICSC; sia indirettamente, integrando con i propri finanziamenti le risorse pubbliche di derivazione UE quali i Fondi Strutturali al livello nazionale e nelle singole Regioni, e la “Missione 1” (Cultura e Turismo) del PNRR. A titolo di esempio, ICSC tra il 2022 e il 2023 ha contribuito a un aumento degli investimenti fissi lordi nella cultura del 33%[12], grazie all’effetto PNRR.

Esempio emblematico dell’attività dell’Istituto è la riqualificazione ed efficientamento energetico della Palazzina Comando dell’ex Caserma Passalacqua di Novara come centro socio-culturale della città. Lo spazio oggetto di ristrutturazione verrà adibito a processi partecipativi di rigenerazione e innovazione sociale: attività di co-progettazione gestione e networking; produzione culturale e artistica; supporto e aiuto scolastico; educazione non formale.

Un altro caso virtuoso è la realizzazione dell’Auditorium Multifunzionale nel quartiere Santa Barbara a Cerignola, in provincia di Foggia, un territorio ad ampia espansione demografica che contribuirà anche al processo di riqualificazione di un’area degradata, grazie all’organizzazione di attività in ambito culturale-museale, in ambito musicale e teatrale.

Relativamente alle capacità di operare in blending con altre risorse pubbliche e, nel contempo, attrarre altri capitali privati, tra le attività recenti di ICSC si distingue il finanziamento al Comune di Pistoia per un importante intervento di restauro e adeguamento strutturale del Teatro Manzoni. Hanno partecipato all’investimento anche il Ministero della Cultura, la Regione Toscana e la Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia. Il Teatro Manzoni, la cui storia inizia nel 1694, è oggi un punto di riferimento culturale non solo per la città, ma per tutta la Toscana. Oltre ad ospitare la sede della Fondazione Teatri di Pistoia, il Teatro è un centro culturale polivalente che ospita prosa, musica, danza, incontri e laboratori teatrali, coinvolgendo un pubblico ampio e diversificato.

Un’analisi condotta dalla Fondazione Symbola nel precedente Rapporto 2024[13] ha rilevato un fabbisogno di investimenti in Italia, solo per l’efficientamento energetico, il restauro e la messa in sicurezza, la digitalizzazione, e l’accessibilità universale, di circa 30 miliardi di euro.

Dal punto di vista dei modelli di business, invece, si evidenzia una polarizzazione crescente tra i grandi progetti iconici e le micro-piccole infrastrutture a scala urbana. Le iniziative poste in essere dalle Capitali europee della cultura e dalla stessa Capitale italiana della cultura 2025 (Agrigento) sono esempi concreti di come l’Italia, in linea con l’orientamento generale, stia promuovendo progetti culturali di diversa scala, con un forte impatto sulla riqualificazione territoriale e sull’inclusione sociale

I musei e le gallerie restano l’asset class culturale che attira il maggior numero di capitali ma si assiste anche a una proliferazione di distretti culturali e centri polifunzionali, spesso sviluppati tramite il riuso adattivo di edifici dismessi. Questi progetti offrono elevati rendimenti in termini di riqualificazione territoriale e inclusione sociale.

Il nostro Paese, per cogliere appieno le opportunità offerte dagli investimenti a impatto nel campo culturale, in linea con le tendenze internazionali sopra illustrate, deve necessariamente rafforzare la struttura finanziaria delle istituzioni culturali, promuovendo una maggiore diversificazione delle fonti di reddito, un approccio manageriale orientato alla sostenibilità economica e l’adozione di strumenti di misurazione degli impatti allineati agli standard internazionali. Il raggiungimento di questi obiettivi dipende in larga misura dalla capacità del settore pubblico di creare un contesto normativo e fiscale favorevole, incentivando l’ingresso di capitali pazienti e la collaborazione tra attori pubblici, privati e filantropici.

Gli impatti economici e prospettive del settore evidenziano una crescita particolarmente significativa e costante, a partire dal 2016. È comprensibile che, alla luce dell’attuale situazione geopolitica ed economica internazionale, si registri una diminuzione del valore e della dimensione media dei nuovi progetti, attribuibili all’incertezza economica globale, all’inflazione e all’aumento dei costi di costruzione, che spingono verso spazi più piccoli e adattivi.

Nel 2025 le infrastrutture culturali si confermano come asset strategico nel disegno delle città del futuro, in grado di generare valore ben oltre i confini dell’economia creativa. Perché questa potenzialità si traduca in una filiera sostenibile, capace di attrarre risorse private e di promuovere un impatto positivo su larga scala, è essenziale un cambiamento di paradigma: dalla cultura come costo alla cultura come investimento generativo.

[1] AEA Consulting, Cultural Infrastructure Index (CII), New York, 2023. Il Cultural Infrastructure Index (CII) di AEA Consulting, giunto all’ottava edizione, misura gli investimenti in grandi progetti infrastrutturali culturali con budget superiori a 10 milioni di dollari, completati o annunciati nel 2023.
[2] idem
[3] AEA Consulting, Cultural Infrastructure Index (CII), New York, 2023.
[4]  Ministero della Cultura (MIC), Piano strategico Grandi attrattori culturali, Roma, 2021.
[5] teamLab è un collettivo artistico internazionale fondato nel 2001, noto per le sue installazioni di arte digitale immersive che combinano arte, tecnologia e natura per creare esperienze multisensoriali interattive.
[6] Saudi Vision 2030 è un programma strategico lanciato dal governo saudita nel 2016, che ha l’obiettivo di ridurre la dipendenza dal petrolio e diversificare l’economia del Paese. Il Piano punta a sviluppare sanità, istruzione, turismo, intrattenimento e innovazione, per migliorare la qualità della vita dei cittadini, promuovere la partecipazione delle donne nel mondo del lavoro e rafforzare la competitività internazionale dell’Arabia Saudita. Vision 2030 promuove una trasformazione culturale profonda in Arabia Saudita, puntando a sviluppare un ecosistema artistico e culturale, moderno e inclusivo.
[7] Culturespaces è un operatore culturale europeo specializzato nella gestione e valorizzazione di siti e musei storici e artistici, promuovendo l’accesso alla cultura attraverso eventi e mostre.
[8] Mentre teamLab si concentra su arte digitale e innovazione tecnologica, Culturespaces gestisce patrimoni culturali tradizionali con un approccio museale consolidato.
[9] Eurostat, Government expenditure on cultural, broadcasting and publishing services - 2022 edition. Publications Office of the European Union, Luxembourg, 2023.
[10] Fonte: Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore (FSVGDA)
[11] Fonte: Calderini, M., Boni, L., Borrello, A., and Chiodo, V. (2023) “Finance for impact. 2023 Italian Outlook. The journey to radicality”. Tiresia – Politecnico di Milano and Social Impact Agenda per l’Italia.
[12] Quaderni di Finanza di ICSC, Fonte: Corte dei Conti su dati SIOPE, giugno 2024.
[13] Symbola: Io Sono Cultura 2024; Fonte: Dati MIC, ISTAT, Censimenti regionali, PNRR.

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