"Siamo oggi tutti impegnati a lavorare insieme per fermare questa terribile epidemia, rispettando istituzioni e comunità, aiutando persone e imprese. Un impegno che non ammette diserzioni, perché"nessuno si salva da solo". E nessuno può essere lasciato indietro. Molte lezioni di questi giorni difficili non andranno dimenticate. La centralità della sanità e della ricerca, la necessità di rafforzare alcune politiche pubbliche, la rivalutazione del sistema agroalimentare e della distribuzione, il ruolo che possono svolgere lo smart-working e la formazione a distanza anche in futuro, l'importanza sia ora sia ancora più nell'avvenire del buon funzionamento delle infrastrutture basilari che reggono la vita di tutti i giorni anche in situazioni di emergenza. Dobbiamo lavorare perché la necessaria ripresa della vita, nel nostro come in altri Paesi, sia orientata a valorizzare un'economia e una società più a misura d'uomo e per questo più capaci di futuro". Inizia così la lettera che i promotori (il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci, il Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, il Direttore della rivista San Francesco, padre Enzo Fortunato, il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, l'Amministratore Delegato Enel, Francesco Starace, e l'Amministratore Delegato di Novamont, Catia Bastioli) hanno scritto ai firmatari del Manifesto di Assisi, economisti, rappresentanti delle istituzioni e imprese leader sul fronte della sostenibilità che intendono lavorare assieme in direzione di un'economia circolare, tra cui c'è anche il presidente designato di Confindustria, Carlo Bonomi, che aderì al Manifesto durante un'iniziativa presso Assolombarda a dicembre scorso. "Uno dei paragrafi più importanti e coraggiosi della Laudato Sì afferma:"La finanza soffoca l'economia reale - continua la lettera -. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale". Un rischio che si corre anche di fronte alla tempesta del Coronavirus. Esistono le condizioni perché questo non accada, perché con responsabilità e concretezza si imbocchi una strada nuova, perché "non c'è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c'è in Italia"