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Nel talk online “L’Italia che verràErmete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e Elisabetta Soglio, Responsabile Buone Notizie del Corriere della Sera, hanno rilanciato il Manifesto di Assisi per un’economia a misura d’uomo contro la crisi. In questo difficile passaggio abbiamo capito l’importanza di alcune politiche pubbliche, del sistema sanitario, dell’agroalimentare, del ruolo del terzo settore e della coesione sociale. Proprio la tenuta delle comunità è stata importante per affrontare l’emergenza ma lo è anche per ripartire. In Italia la forza dell’economia, nei secoli, si è costruita proprio in un incrocio tra comunità, innovazione, bellezza: per Carlo Maria Cipolla nella capacità di “produrre all’ombra dei campanili cose belle che piacciono al mondo”. La coesione sociale, in economia come in tutte le situazioni che siamo chiamati ad affrontare, è un elemento determinante, lo ha ricordato su Buone Notizie Stefano Zamagni. Ed è impossibile senza un ruolo forte del Terzo settore. Sarebbe sbagliato sottovalutarlo in questo momento ed ha ragione Giuseppe Guzzetti quando critica l’idea di utilizzare i fondi delle Fondazioni bancarie per difendere gli istituti di credito, anziché per politiche fondamentali per il futuro del Paese come quelle legate al sociale, alla cultura, alla ricerca scientifica. Saranno temi al centro del seminario estivo della Fondazione Symbola a fine luglio. Con la rubrica #diariodibordo la Fondazione Symbola e il Sacro Convento di Assisi stanno raccogliendo le storie di imprese e soggetti che in questo difficile momento si sono messe in moto e al servizio delle comunità. Saranno protagoniste grazie anche a Buone Notizie del Corriere al seminario estivo. Queste imprese rappresentano un patrimonio importante da cui ripartire: come si legge in un passaggio del Manifesto di Assisi “non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia”.

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Il 93% delle produzioni tipiche nazionali che si consumano nasce nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio di gusto e biodiversità che fa da traino anche al turismo, con 2 italiani su 3 (65%) tra coloro che andranno in vacanza che visiteranno un borgo nell’estate 2024, secondo Ixe’. È quanto emerge dallo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità”. Il rapporto vuole raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, valorizzato e promosso grazie alla legge n.158/17, a prima firma Realacci, con misure per la valorizzazione dei Piccoli Comuni.

Il rapporto analizza e racconta i fattori più significativi della competitività del nostro Paese, con particolare attenzione verso gli aspetti che non vengono colti dagli indicatori economici più diffusi, sottolineando l’importanza della collaborazione per le imprese. La coesione migliora il legame e il radicamento nelle comunità e nei territori, accresce il senso di appartenenza e soddisfazione di vita dei dipendenti, il coinvolgimento e il dialogo con i clienti.

Il rapporto ci porta alla scoperta delle oltre 250 specie di alberi monumentali che popolano il Paese, che mostra inoltre una speciale relazione tra i piccoli comuni e i monumenti italiani, raccolti in un censimento in continua crescita grazie al lavoro del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Su un totale di 4.287 alberi monumentali individuati ad aprile 2024 sul territorio italiano, 2.107 si trovano nei piccoli comuni. Sono inoltre 1.548 i comuni italiani con almeno un albero monumentale, di questi 962 sono piccoli comuni. Guardando allo specifico delle regioni, il primato per numero totale di alberi monumentali spetta al Friuli-Venezia Giulia, con 454 monumenti verdi, di cui quasi la metà, 209, nei piccoli comuni.

Il 92% delle produzioni tipiche nazionali che si consumano soprattutto a Natale nasce nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti. È quanto emerge dallo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità”. Il rapporto vuole raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, valorizzato e promosso grazie alla legge n.158/17, a prima firma Realacci, con misure per la valorizzazione dei Piccoli Comuni. Nei territori dei 5.538 piccoli comuni con al massimo 5.000 abitanti, in cui vivono quasi 10 milioni di italiani, si produce infatti ben il 92 per cento dei prodotti di origine protetta (DOP, Denominazione di Origine Protetta e IGP, Indicazione di Origine Protetta) e il 79 per cento dei vini italiani più pregiati. Questo rapporto di Coldiretti-Fondazione Symbola “Piccoli Comuni e Tipicità” ci restituisce il quadro aggiornato per ogni regione di questa dimensione produttiva estesa e radicata che traduce in valore la diversità culturale.

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