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Nel talk online “L’Italia che verrà” Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà e tra i primi firmatari del Manifesto di Assisi, hanno discusso dell’uscita dalla crisi. In Italia è in corso un confuso e inefficace dibattito sull’uso delle ingenti risorse messe a disposizione dall’Europa che intanto ha indicato con chiarezza quali sono le priorità: sanità e coesione, transizione ecologica, investimento sul digitale. Per Realacci e Vittadini senza sussidarietà non c’è sostenibilità. Nessun obiettivo comune può essere raggiunto senza la collaborazione di istituzioni, imprese, corpi intermedi, terzo settore e cittadini. La coesione sociale, in economia come in tutte le situazioni che siamo chiamati ad affrontare, è fondamentale ed è impossibile senza un ruolo forte del terzo settore. L’Italia nella green economy è avanti in molti campi grazie ai nostri cromosomi produttivi, alla capacità di incrociare innovazione, creatività e bellezza.  Siamo il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti. Con il 79% di rifiuti totali avviati a riciclo c’è un’incidenza più che doppia rispetto alla media europea, molto più della Germania. La sostituzione di materia seconda nell’economia italiana comporta un risparmio annuale pari a 21 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 58 milioni di tonnellate di CO2. Questo risultato è figlio della nostra maniera di stare al mondo. Siamo storicamente poveri di materie prime ma abbiamo saputo costruire nel tempo filiere sempre più efficienti, produttive e di qualità grazie a quella fonte di energia rinnovabile e non inquinante che è l’intelligenza umana, che va a braccetto col modo tutto italiano di fare economia che tiene insieme coesione sociale, nuove tecnologie e design, mercati globali e legami coi territori e le comunità, flessibilità produttiva e competitività. Un’economia più a misura d’uomo e più sostenibile, come affermiamo nel Manifesto di Assisi, è anche più in grado di affrontare il futuro e le sfide che abbiamo davanti “senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno”. Anche questi temi saranno affrontati dalla Fondazione per la Sussidarietà al Meeting di Rimini che si apre la prossima settimana.

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Il 93% delle produzioni tipiche nazionali che si consumano nasce nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio di gusto e biodiversità che fa da traino anche al turismo, con 2 italiani su 3 (65%) tra coloro che andranno in vacanza che visiteranno un borgo nell’estate 2024, secondo Ixe’. È quanto emerge dallo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità”. Il rapporto vuole raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, valorizzato e promosso grazie alla legge n.158/17, a prima firma Realacci, con misure per la valorizzazione dei Piccoli Comuni.

Il rapporto analizza e racconta i fattori più significativi della competitività del nostro Paese, con particolare attenzione verso gli aspetti che non vengono colti dagli indicatori economici più diffusi, sottolineando l’importanza della collaborazione per le imprese. La coesione migliora il legame e il radicamento nelle comunità e nei territori, accresce il senso di appartenenza e soddisfazione di vita dei dipendenti, il coinvolgimento e il dialogo con i clienti.

Il rapporto ci porta alla scoperta delle oltre 250 specie di alberi monumentali che popolano il Paese, che mostra inoltre una speciale relazione tra i piccoli comuni e i monumenti italiani, raccolti in un censimento in continua crescita grazie al lavoro del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Su un totale di 4.287 alberi monumentali individuati ad aprile 2024 sul territorio italiano, 2.107 si trovano nei piccoli comuni. Sono inoltre 1.548 i comuni italiani con almeno un albero monumentale, di questi 962 sono piccoli comuni. Guardando allo specifico delle regioni, il primato per numero totale di alberi monumentali spetta al Friuli-Venezia Giulia, con 454 monumenti verdi, di cui quasi la metà, 209, nei piccoli comuni.

Il 92% delle produzioni tipiche nazionali che si consumano soprattutto a Natale nasce nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti. È quanto emerge dallo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità”. Il rapporto vuole raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, valorizzato e promosso grazie alla legge n.158/17, a prima firma Realacci, con misure per la valorizzazione dei Piccoli Comuni. Nei territori dei 5.538 piccoli comuni con al massimo 5.000 abitanti, in cui vivono quasi 10 milioni di italiani, si produce infatti ben il 92 per cento dei prodotti di origine protetta (DOP, Denominazione di Origine Protetta e IGP, Indicazione di Origine Protetta) e il 79 per cento dei vini italiani più pregiati. Questo rapporto di Coldiretti-Fondazione Symbola “Piccoli Comuni e Tipicità” ci restituisce il quadro aggiornato per ogni regione di questa dimensione produttiva estesa e radicata che traduce in valore la diversità culturale.

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