Sono almeno tre i grandi paradossi del lavoro. Imprese, e ora anche lo Stato e le sue amministrazioni, che non riescono a trovare le persone e le competenze necessarie. Non è solo una questione di competenze scientifiche, ingegneristiche e matematiche ma anche di orientamento al lavoro, di quelle che vengono chiamate soft skill, le competenze morbide, quelle che racchiudono la capacità di essere curiosi, di lavorare in gruppo, di adattarsi. C'è poi la grande ferita dei neet (Not in Education, Employment or Training), persone uscite fuori dai radar di percorsi scolastici, di lavoro e di formazione. Tra i 15 e i 29 anni sono calcolati in circa il 16% della popolazione. Un numero troppo alto per essere tollerabile. E per certi versi il cosiddetto mismatch, il mancato incrocio tra domanda e offerta di lavoro e l'emergenza dei neet sono due facce della stesa medaglia. Un mercato del lavoro e della formazione che non funziona. Che non riesce a rispondere nè alle esigenze delle aziende, né a quelle di chi di affronta il suo percorso di crescita. Ai colloqui sempre di più i giovani chiedono il senso del lavoro che sono chiamati a fare, e molte aziende non sono preparate a rispondere a queste nuove categorie. I giovani e le giovani sbagliano? È un fatto che ragionino così, dunque sarebbe utile studiare le ragioni più che giudicare in automatico queste modalità di approccio al lavoro. Se pensiamo ai tre milioni di lavori generati dai green jobs, come calcola Symbola, una prima risposta c'è già: dipende dal tipo di lavoro. C'è poi naturalmente un tema di retribuzione, di salario. Il governo anche in questa manovra economica ha confermato lo sconto sulle tasse in busta paga e alcune agevolazioni per i neo assunti (anche se bisognerebbe tenere in maggior conto gli aspetti previdenziali futuri). L'inflazione si è raffreddata ma i prezzi non sono certo scesi a prima del 2022. E una voce rilevante è quella delle spese per l'abitazione. Così è interessante la strada intrapresa da Edison per aiutare i suoi dipendenti, in ogni parte d'Italia, con un contributo per le spese di abitazione. Nella manovra il governo lo ha previsto per chi si sposta di 10 chilometri dalla sua città di residenza. Ecco, una prima risposta concreta da parte dell'impresa. Un esperimento che potrebbe allargarsi e sarà molto interessante vedere la reazione e l'accoglienza da parte dei giovani, in molti casi veri e propri nomadi del lavoro non tanto perché non si trovino bene nella prima impresa in cui entrano, ma perché il primo reddito a un certo punto non è più sufficiente. Una strada che verrà imitata?