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  • Bruno Zambardino, Docente DAMS Università di Roma Tre

Nel 2024 il mercato audiovisivo italiano è entrato in una nuova fase di sviluppo, grazie alla crescita della domanda di contenuti, al robusto sostegno pubblico (in particolare alla leva strategica del tax credit) e agli investimenti di broadcaster e piattaforme, elementi che restano decisivi – al netto di alcune criticità che hanno indotto il Governo a riformare gli schemi di aiuto - per trainare un comparto che oggi sta vivendo un periodo di grande fermento ed evoluzione e che è alle prese con le sfide lanciate dall’intelligenza artificiale (AI).

Con oltre 2 miliardi di euro, il valore della produzione audiovisiva è quasi raddoppiato se messo a confronto con il 2017. Rispetto al 2022, i volumi della produzione sono aumentati per i tre canali primari di destinazione: le produzioni destinate alla sala cinematografica sono aumentate del 21%; quelle per le piattaforme Video on Demand del 16% e per la TV dell’8%[1].

Il cinema italiano in sala sta vivendo un momento positivo: il 2025 è partito forte con il successo di Follemente, di Paolo Genovese, prodotto dalla romana Lotus Production (controllata da Leone Film Group) con la partecipazione di Rai Cinema, che ha dominato il box office per diverse settimane consecutive superando ad oggi i 16 milioni di euro. Da inizio 2025, oltre il 40% del box office è stato generato da film italiani, con titoli come Diamanti (coproduzione delle tre case romane Greenboo Production, Faros Film e Vision Distribution e in collaborazione con Sky), Io sono la fine del mondo (prodotto dalla milanese Indiana Production e Vision Distribution e in collaborazione con Sky), Dieci giorni con i suoi (prodotto dalla milanese Colorado Film Production e la romana Medusa Film, e in collaborazione con Prime Video) e l’Abbaglio (prodotto da BiBi Film, Medusa Film, Rai Cinema e Tramp Limited, tutte con sede principale a Roma) a trainare prima dell’uscita del film di Genovese. Un risultato che testimonia la varietà sia di titoli capaci di un buon riscontro in sala, sia di pubblico raggiunto, dai più giovani agli over 50 e che dimostra che, quando il nostro cinema è in salute e capace di esprimere una forte impronta artistica, il pubblico risponde in modo convinto, dimostrando che la convivenza tra la fruizione in sala e quella in piattaforma è pienamente compatibile.

Considerazioni simili si possono fare anche per gli incassi raggiunti dalla produzione audiovisiva nazionale nel 2024: al primo posto (e al 10° assoluto) c’è il sorprendente Il ragazzo dai pantaloni rosa con un box office di oltre 9 milioni di € (il 7,5% del totale della produzione italiana) e 1.4 milioni di presenze, prodotto dalle case di produzione Eagle Pictures e Weekend Films, entrambe con sede principale a Roma. Al secondo posto dei film italiani più visti l’anno scorso c’è Parthenope (€ 7.5mln; 1mln di presenze), prodotto principalmente dalla casa di produzione italiana The Apartment Pictures (RM, società del gruppo Fremantle), in co-produzione con Numero 10 (società romana del regista Paolo Sorrentino) e PiperFilm (RM, anche associata alla distribuzione italiana). Seguono Un mondo a parte (€ 7.3mln; 1.1mln di presenze, delle case di produzione romane Wildside - Gruppo Fremantle - e Medusa Film), Diamanti (€ 6.5mln; 890mila presenze) e Io e te dobbiamo parlare (€ 6.4mln; 849 mila presenze, della romana Italian International Film (Gruppo Lucisano) e in collaborazione con Rai Cinema)[2].

Il box office nel 2024 ha incassato complessivamente poco meno 495 milioni di euro e circa 70 milioni di biglietti venduti: un esito in linea con l’anno precedente, nonostante la forte competizione dei grandi eventi sportivi durante l’estate e una offerta di prodotto internazionale condizionata dagli scioperi del 2023.

Fondamentale per il raggiungimento di questo risultato di sostanziale parità con il 2023, il ruolo della stagione estiva che, favorita dalla campagna di promozione e comunicazione Cinema Revolution sostenuta dal Ministero della Cultura con la Direzione Generale Cinema e audiovisivo e il coordinamento di Cinecittà, è riuscita a registrare il miglior trimestre giugno-agosto nella storia del box office in termini di incassi.

In linea con i valori del 2023 anche i dati del box office della produzione italiana (incluse le co-produzioni) che, nel 2024, hanno registrato una percentuale pari al 24,6% degli incassi e al 25,7% delle presenze[3]. Si tratta di una quota superiore alla media del periodo 2017-2019 (20,6% degli incassi e 21% delle presenze)[4], e vicina a quella dell’intero decennio 2010-2019 (26,2% incassi, 27,1% presenze)[5].

La quota di incassi e presenze del cinema statunitense è stabile rispetto all’anno precedente[6]. Analizzando più nel dettaglio i valori registrati al box office dai titoli è interessante evidenziarne il grado di concentrazione: se nel 2024 soltanto un film ha raggiunto un incasso superiore ai 20 milioni di euro (pari al 9,4% dell’incasso totale del mercato) sono ben 6 i titoli che hanno registrato un incasso tra i 10 e i 20 milioni (il 18,6%) e 16 tra i 5 e i 10 milioni (il 22,8%) e altrettanti titoli tra i 3 e i 5 milioni (il 13,1%) mentre sono 49 quelli tra 1 e 3 milioni di € (il 18,2%) rivelando il 2024 come una annata più corale rispetto al 2023.

La buona performance dei film italiani in sala è un segnale di ripresa rispetto agli anni difficili della pandemia: elemento chiave è la crescita del pubblico giovane[7], con un aumento del 31% nella fascia 3-14 anni e del 13% tra i 15-24 anni: quest’ultima fascia (quelli che la vulgata di settore voleva tutti “smartphone e Netflix”), si conferma protagonista del mercato theatrical connesso alle sale con 17,2 milioni di ingressi, che rappresentano un +26% rispetto alla media dei coetanei nel pre-pandemia[8]. Un legame tra domanda e offerta che si sta rafforzando e che contraddice una visione che vede la sala cinematografica abbandonata dalle nuove generazioni. Questo trend positivo non solo dà fiducia ma dimostra che le storie raccontate sul grande schermo sono capaci di parlare alle nuove generazioni, coinvolgendole e riportandole in sala.[9]

Insomma, il cinema italiano sembra essere tornato audace, riconquistando la fiducia del pubblico, soprattutto gli under 35: un pubblico più colto che apprezza anche un cinema controverso, poetico (vedi Il Ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki e Perfect Days di Wim Wenders) fortemente visionario (vedi anche Sorrentino). Si è rivelato vincente anche quel cinema “d’autore popolare” sulla scia di Diamanti di Ferzan Özpetek, Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa di Margherita Ferri e Napoli-New York di Gabriele Salvatores (prodotto dalla romana Paco Cinematografica, in collaborazione con Rai Cinema), senza dimenticare Berlinguer - La grande ambizione di Andrea Segre (prodotto dalla romana Vivo Film e dalla padovana Jolefilm, in collaborazione con Rai Cinema) e un Mondo a Parte di Riccardo Milani (prodotto dalle romane Wildside e Medusa Film).

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Tutto ciò, può essere letto anche come risultato del buon lavoro fatto da alcuni distributori italiani volto ad agganciare il target giovanile in crescita da alcuni anni con titoli originali e una comunicazione innovativa. Tra questi possiamo evidenziate il lavoro della bolognese I Wonder Pictures che distribuisce nelle sale italiane alcuni dei più interessanti film del panorama internazionale e documentari firmati dai migliori autori contemporanei. Forte della stretta collaborazione con Biografilm Festival, ha nella sua line-up film vincitori dei più prestigiosi riconoscimenti internazionali, tra cui il film vincitore di 7 Oscar Everything Everywhere All at Once, i premi Oscar The Whale, Navalny, Sugar Man, il Leone d'Oro Tutta la bellezza e il dolore, il film candidato ai Golden Globe Dio esiste e vive a Bruxelles, i film pluripremiati ai César La Belle Époque, Illusioni Perdute e Annette, gli Orso d’Oro Ognuno ha diritto ad amare – Touch me not, Alcarràs e Sur L’Adamant e la Palma D’Oro Titane. Con un’attenta selezione di titoli, I Wonder Pictures porta nei cinema italiani piccole e grandi storie di vita che non solo appassionano e intrattengono, ma soprattutto offrono un punto di vista nuovo sulla cultura e sull’attualità.

C’è una forte domanda globale di film di alta qualità: lo dimostra la recente apertura di Mubi Italia, la piattaforma specializzata nello streaming e nella produzione e distribuzione di film d’autore con 20 milioni di utenti nel mondo. La nuova struttura potrà contare su un robusto investimento internazionale da parte del Fondo Sequoia Capital pari a 100 milioni di dollari per aiutare la società ad espandere la sua distribuzione globale di opere originali di alto valore come Die, My Love con Jennifer Lawrence, acquistato all’ultimo Festival di Cannes per 24 milioni di dollari e vincendo la concorrenza di colossi Apple e Netflix. Mubi Italia ha stretto una partnership strategica con Our Film, la nuova società creata da Mario Gianani e Lorenzo Mieli sotto l’ombrello di Mediawan e dovrebbe distribuire il prossimo film di Sorrentino La Grazia.[10]

Resta da registrare sullo sfondo una criticità strutturale: il cinema italiano, pur praticando generi diversi, fatica a trovare una continuità commerciale. Sono ancora pochi i film italiani in grado di sfidare la concorrenza a livello europeo e soprattutto americano. Andrebbero messi in campo ulteriori sforzi per distinguere la destinazione, riducendo il numero di film per il mercato delle sale rispetto a quelli che possono direttamente approdare in piattaforma, evitando in questo modo di ingolfare il mercato di titoli destinati a scomparire nel giro di pochi giorni.

In questo scenario i corti – a differenza di altri Paesi come la Francia - hanno sempre avuto vita difficile a trovare uno spazio nelle sale. Salvo situazioni episodiche, sono stati finora visti quasi solo esclusivamente nei festival cinematografici, con un pubblico di addetti ai lavori. A tentare di porre rimedio e con il fine di valorizzare la produzione dei giovani talenti è stata avviata una iniziativa meritoria, Corti che Passione cinema, grazie ad un lavoro di squadra portato avanti dalla Federazione Italiana Cinema d’Essai, l’Associazione Nazionale Esercenti Cinema, Rai Cinema ed Alice nella Città, in collaborazione con l’Italian Short Film Association e con il sostegno della Direzione generale Cinema e audiovisivo del MIC. L’iniziativa porta i cortometraggi sul grande schermo ogni secondo martedì del mese in oltre 100 cinema, garantendo loro una programmazione continuativa nelle sale, offrendo al pubblico 70 minuti di storie coinvolgenti e diversificate, valorizzando il prodotto cortometraggio, e portandolo finalmente all’attenzione del grande pubblico nelle sale cinematografiche.  Di recente, in scia con il rinnovato interesse per il formato breve è stata fondata anche una società di distribuzione specializzata CortoCircuito, con sede a Roma, che ha sviluppato un modello di business che prevede un investimento in minimo garantito per la distribuzione del corto e propone una strategia mirata volta alla valorizzazione del prodotto.

Internazionalizzazione e presenza italiana all’estero. Intanto, a quasi un anno e mezzo dall’uscita nelle sale italiane, C’è ancora domani di Paola Cortellesi continua a far parlare di sé. Il film campione d’incassi del 2023 (36,6 milioni di euro) è infatti arrivato nelle sale anche negli Stati Uniti e soprattutto in Cina, dove ha fatto registrare numeri importanti. In un mercato storicamente più chiuso ai titoli internazionali, l’opera prima prodotta da Wildside e distribuita da Vision è stata vista da 450mila spettatori, incassando 2,45 milioni di euro in soli due giorni di programmazione.[11] Quello cinese è diventato così il terzo box office dopo Italia e Francia.

Va riconosciuto come negli ultimi anni sia cresciuto il numero delle opere presentate e premiate nei più importanti festival internazionali, grazie soprattutto ad un gruppo di giovani autrici ed autori di grande talento come nel caso di Vermiglio di Maura Delpero (prodotto principalmente dalla bolognese Cinedora, in collaborazione con Rai Cinema) entrato nella short list degli Oscar nella categoria del miglior film internazionale (purtroppo la candidatura non è andata a buon fine ma ha fatto incetta di David).

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Da un lato occorre avere capacità di sforzi organizzativi ed economici adeguati a competere con altri Paesi, dall’altro occorre ideare e realizzare opere che abbiano la capacità di attrarre investimenti di coproduttori internazionali e siano in grado di affrontare i mercati della distribuzione internazionale anche grazie a fondi ad hoc a sostegno più robusto ai nostri sales agent.

Un buon esempio giunge dalla 75a edizione del Festival di Berlino, ricca di presenze italiane spesso in veste di coproduzioni minoritarie con altri Paesi. In concorso per l’Orso d’Oro c’erano due film che rappresentano in modo emblematico questa evoluzione. Il primo è Reflet dans un diamant mort, diretto da Hélène Cattet e Bruno Forzani, una coproduzione internazionale che coinvolge la casa produttrice romana Dandy Projects con Belgio, Lussemburgo e Francia. Il finanziamento ricevuto dalla Direzione generale Cinema e audiovisivo tramite il Bando per le produzioni minoritarie testimonia l’importanza di questo tipo di coproduzioni, che permettono a un progetto ambizioso di emergere con una forte visibilità internazionale. Il secondo film italiano è Yunan (delle romane Intramovies e Fresco Films) che coinvolge Germania, Canada. Ancora, Paternal Leave di Alissa Jung, una coproduzione tra Germania e Italia (Wildside, Roma) – nel cast, anche il nostro Luca Marinelli. Sempre con Luca Marinelli, un rilevante esempio è la serie televisiva M - Il figlio del secolo, prodotta da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment (Roma) in co-produzione con la francese Pathé e in collaborazione con le romane Fremantle e Cinecittà. I primi 2 episodi in una settimana hanno raccolto più di 1 milione di spettatori, con oltre 2 milioni di contatti per il primo episodio, assegnando alla serie dal premiato romanzo di Antonio Scurati la top 3 dei debutti di un titolo Sky Original dal 2021 ad oggi.

Il recente successo di Lorenzo Gangarossa, vincitore del British Academy Awards come migliore executive producer per Conclave, dimostra che il talento italiano ha tutte le carte in regola per competere ai massimi livelli. Il successo (anche) all’estero della Cortellesi, pur trattandosi di un fenomeno isolato, può e deve servire da sprone per dar vita ad un sistema di promozione capace di valorizzare le potenzialità del cinema italiano all’estero (le serie già da tempo viaggiano bene all’estero) grazie ad un più solido coordinamento delle iniziative di internazionalizzazione affidato a Cinecittà in collaborazione con altre istituzioni (MAECI, MIMIT, ITA, Istituti di Cultura all’estero).

La generazione di contenuti video attraverso l’intelligenza artificiale avanza a ritmi vertiginosi. Sono già disponibili piattaforme in grado di produrre video realistici generati da semplici prompt testuali, la cui resa qualitativa migliora progressivamente. La tecnologia non permette ancora di arrivare alla qualità cinematografica ma è già ampiamente adottata nei film di animazione, nella pubblicità e nei video-clip. Open AI ha lanciato Sora[12], Google sviluppa Lumiere, Meta si affida a Make-A-Video: queste sono solo alcuni esempi di intelligenze artificiali oggi in suo per la creazione automatica di video a partire da input testuali, immagini o clip. Secondo alcuni osservatori lo spettacolo cinematografico nato come esperienza collettiva, dopo aver patito un primo importante contraccolpo con la frammentazione dei consumi portata dallo streaming, potrebbe subire una nuova torsione verso la completa atomizzazione della fruizione per effetto di una maggiore personalizzazione algoritmica e a cascata una amplificazione del cosiddetto “filter bubble” (ossia, l’effetto bolla[13]), limitando gli orizzonti narrativi. Il valore si sposta così dalla distribuzione di massa alla precisione predittiva alimentata dal machine learning, trasformando gli utenti in prosumer (fruitore che partecipa attivamente anche alla produzione, creazione o personalizzazione dei contenuti che consuma) con la promessa di un intrattenimento sempre più allineato ai propri gusti.[14]

Piuttosto che restare in attesa con diffidenza, molti registi anche italiani preferiscono sperimentare e apprendere le potenzialità di questa nuova tecnologia. Tra i film selezionati all’AI Film Festival di Los Angeles c’è l’italiano The Prompt (già premiato nel 2024 come Best AI Film al New York Shorts International), un film di fantascienza sui rischi delle tecnologie. Realizzato da Francesco Frisari e prodotto, in collaborazione con Rai Cinema, dalla bolognese Fantomatica.ai, casa di produzione cinematografica e audiovisiva sperimentale, con una forte specializzazione nell’uso dell’AI applicata al cinema e all’animazione, grazie anche a strette collaborazioni con il mondo accademico e centri di ricerca, come AIxIA (Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale) e l’Università di Torino.[15] Mentre le Università di Bolzano, Trieste e Lumsa in collaborazione con Rai Cinema Channel lanciano il contest Cort-IA, dedicato alle sceneggiature di corti, scritte con chat bot e modelli linguistici generativi per rafforzare il dialogo tra innovazione, creatività e ricerca accademica[16], è diventato un caso l’opera del montatore Jacopo Reale, This footage does not exist in the real world, che in pochi giorni dalla sua uscita su X ha raggiunto quasi 25 milioni di visualizzazioni. Si tratta di un video realizzato grazie all’editing di sequenze di film che sembrano realmente girate, ma in realtà sono state interamente generate da AI (Midjourney) e animate con Kling, senza che nessuna delle scene sia mai esista davvero nella realtà, a dimostrazione che questa tecnologia è sempre più avanzata e ci sta cogliendo impreparati sia sul versante produttivo sia su quello normativo e regolamentare, con riferimento particolare alle implicazioni sul copyright e alle tutele degli artisti (autori, interpreti, esecutori).[17]

Nel frattempo, i volti di attori ringiovaniti dall’IA sono già normalità: si pensi a Tom Hanks e Robin Wright in Here, Harrison Ford in Indiana Jones; presto toccherà alle voci: dopo il caso del film The Brutalist (premio Oscar miglior attore) in cui è stato utilizzato un software per migliorare la pronuncia ungherese dei protagonisti, di recente Amazon ha annunciato l’uscita di 12 serie tv doppiate in inglese dall’AI. Non a caso, sia negli Usa che in Italia, la categoria che ha lanciato un grido di allarme è quella dei doppiatori, ma anche autori artisti ed esecutori che hanno contestato forme di “ricatto” esercitate nei loro confronti dai produttori (e a cascata dai committenti) in sede contrattuale. Il tema chiave è regolamentare chiaramente il consenso degli artisti relativamente allo sfruttamento del proprio lavoro per addestrare l'AI ai fini della realizzazione di opere nel futuro e l’utilizzo del machine learning e la relativa tutela dei professionisti anche attraverso accordi collettivi tra le parti. L’Intelligenza Artificiale generativa, infatti, consente di riprodurre la voce di un attore in qualsiasi lingua, mantenendo una fedeltà quasi perfetta all’originale e riducendo notevolmente tempi e costi di lavorazione. Tuttavia, questo processo avviene a discapito dell’espressività e dell’unicità che solo un’interpretazione umana può garantire.[18]

Il Governo ha già adottato misure di tutela: i decreti che regolano il credito d’imposta per la produzione di opere cinematografiche e audiovisive, sia in ambito nazionale che in relazione alle produzioni esecutive straniere, stabiliscono che le imprese produttrici sono tenute a prevedere nei contratti sottoscritti con gli autori, interpreti ed esecutori dell’opera, una clausola che consenta a questi ultimi di non assentire allo sfruttamento della propria opera o della propria immagine o prestazione professionale da parte di sistemi di intelligenza artificiale. Di recente la DG Cinema ha reso pubbliche anche alcuni orientamenti applicativi.[19] A proposito di regole necessarie per un uso dell’AI etico e rispettoso del diritto d’autore, ha fatto molto discutere di recente l’inclusione nella cinquina dei David di Donatello di un corto girato in buona parte con AI generativa, The eggregores’ theory, già in concorso a Venezia per la Settimana della Critica. L’Associazione degli autori – ANAC – ha posto in evidenza la necessità di definizioni più precise per la partecipazione ai premi di quelle opere nelle quali AI abbia un ruolo preponderante rispetto a quello della creatività tradizionale. Ancora una volta ci si interroga sugli obblighi di trasparenza: le piattaforme con le quali sono state generate le immagini del corto hanno dichiarato da quali fotografi, artisti, registi hanno attinto per creare quelle immagini? [20]

Alcuni trend indicano una fase caratterizzata da trasformazioni irreversibili. Basti osservare come i modelli di business di produzione e distribuzione siano – a differenza del passato - sempre più orizzontali, aperti, complementari e sinergici. Nascono nuovi player ed ex manager di importanti gruppi audiovisivi hanno messo il proprio know-how al servizio di nuove società, con strutture più snelle, processi semplificati, attività mirate e accordi quadro con solide realtà esterne cui appoggiarsi[21]. Piper film, ad esempio, fondata a Roma e guidata da Massimiliano Orfei (presidente) e Luisa Borella (COO), alla vigilia del debutto a Cannes del film di Sorrentino Parthenope, si basa su un modello di business innovativo e la presenza di due importanti partner: Warner Bros. Entertainment Italia cura la distribuzione operativa nei cinema in Italia e Netflix avrà la prima finestra post-theatrical in esclusiva. Di recente la società ha stretto una nuova partnership strategica con la romana Eagle Pictures che prevede uno scambio sinergico: Piper curerà la distribuzione internazionale di diversi film italiani della società che fa riferimento a Tarak Ben Ammar, mentre la gestione dei diritti home video e transazionali del listino Piper sarà affidata alla divisione home entertainment di Eagle. Di recente anche lo studio paneruopeo con sede in Spagna Vuelta è entrata nel gruppo con una quota di minoranza consentendo una ulteriore espansione e crescita nel mercato italiano dove è già presente con Indiana Productions a dimostrazione di un mercato sempre più integrato e interconnesso.

Restando in ambito distributivo una menzione merita la milanese Wanted cinema, combattiva società indipendente guidata da Anastasia Plazzotta, attenta al cinema di qualità che si è distinta per l’acquisto e la diffusione in sala di film europei che ottengono grandi riconoscimenti internazionali come il documentario No other Land che ha vinto l’Oscar o, di recente, Dreams che ha vinto l’Orso d’Oro a Berlino, firmato dal regista norvegese Dag Johan Haugerund e che fa parte di una trilogia di cui la società si è assicurata i diritti[22]. È importante che nel mercato si muovano anche soggetti indipendenti a dispetto delle ridotte quote di mercato che riescono ad assorbire perché garantiscono al pubblico diversità e pluralità culturale con titoli di elevata qualità che pongono l’accento sulla ricerca artistica e sulla profondità narrativa. Si tratta di un segmento di nicchia con debole forza commerciale che meriterebbe una maggiore attenzione da parte delle istituzioni pubbliche anche con linee di sostegno più robuste a loro favore, incentivando in questo modo anche il circuito delle sale indipendenti e di prossimità. Il lavoro di promozione della Wanted non si limita all’uscita in sala ma, grazie alla collaborazione con MyMoviesOne e Mubi, i titoli sono fruibili in anteprima e in esclusiva anche in piattaforma, oltre che sul sito della società[23].

Sul versante dei territori merita attenzione il progetto di Studios varato in Sicilia grazie all’alleanza tra l’Accademia di Catania (capofila) e l’Accademia di Napoli (partner) con il sostegno finanziario dell’Europa. I fondi arrivano dall’Unione Europea, oltre 5,2 milioni di euro del PNRR ottenuti tramite il Ministero dell’Università e Ricerca, con l’obiettivo di realizzare nuove produzioni, a partire da una serie tv originale. Così, se da un lato è intrinseca la finalità didattica e formativa del progetto – che consentirà agli studenti di entrambe le accademie di misurarsi con la teoria e la pratica, acquisendo sul campo competenze relative a diverse figure professionali del mondo del cinema – dall’altro si intravedono importanti possibilità per incentivare il lavoro, generare economie, attrarre capitali e nuove produzioni, creare il relativo indotto.

A Roma intanto imperversa il dibattito sul futuro delle numerose sale chiuse e in stato d’abbandono in città, a fronte di una proposta di legge regionale che, autorizzandone il cambio di destinazione d’uso senza vincoli per le sale già chiuse da 7 anni, favorirebbe, secondo chi la contrasta, la speculazione. La proposta ha provocato l’alzata di scudi di molti attori e registi italiani, firmatari – insieme a numerosi operatori del settore cinematografico – di un appello urgente “per la tutela delle sale cinematografiche”, cui sono seguiti altri appelli di registi di fama internazionale come Scorsese, Spielberg e Coppola[24]. Solo a Roma (ma la questione ha assunto rilevanza nazionale), la nuova legge permetterebbe di intervenire senza troppi vincoli su 44 sale chiuse da tempo. Anche il celebre architetto Renzo Piano è intervenuto nel dibattito preservare nel tessuto urbano delle nostre città questi preziosi luoghi per i cittadini. Secondo Piano quelle cubature, attive o abbandonate che siano, rappresentano gli ultimi polmoni di ossigeno per le nostre città, sempre più sature di automobili, centri commerciali, alberghi e case vacanza. Se i cinema potranno essere riconvertiti, dopo qualche anno di chiusura, in luoghi esclusivamente volti al profitto, il valore di quegli immobili lieviterà, e il tramonto di luoghi di cultura essenziali, come le sale cinematografiche, sarà inevitabile (…)[25]. Oggi, come in passato, è essenziale intraprendere un cambiamento profondo per restituire questi spazi alla loro grandezza originaria e permettere ai cittadini di costruire insieme un nuovo mondo, oggi immaginario, e non commettere l’errore di vedere tali strutture solo come cinema, dimenticando che la loro destinazione d’uso è più vasta (teatri, cinematografi, sale per concerti, spettacoli teatrali e simili) e che potrebbero trasformarsi in quelli che, qui in Francia, si definiscono tiers-lieux (terzi luoghi).[26] Un bel segnale in controtendenza è stata la recente riapertura del Metropolitan di Napoli, a cura di Circuito Cinema. Con l’inizio di un’opera di riammodernamento fatta a tempo di record e che sarà completata entro l’estate, il cinema riparte con una programmazione all’insegna della varietà e un calendario fitto di eventi, pronto a tornare al centro della vita sociale e culturale napoletana.

In conclusione, il settore sta vivendo una fase di profonda trasformazione e reagisce con segnali incoraggianti di vivacità e dinamismo, come dimostrano le alleanze strategiche e le pratiche innovative, più aperte e orizzontali tra operatori del settore. Restano sullo sfondo alcune criticità legate alla piena attuazione della riforma del sistema di sostegno pubblico e ai relativi controlli sulla spesa pubblica, nonché agli ampi margini di miglioramento per correggere alcune strozzature di mercato, stimolare la domanda e accrescere in modo più sistematico la presenza all’estero delle nostre opere.

 

Suggerimenti per il lettore

  • Le politiche a sostegno dell’industria cinematografica: bilanci e sfide, n. 4/2024. Economia della Cultura, Edizioni il Mulino
  • Sigrid Bersmann e Tomas Eskilsson, The audience isn’t waitig – Are we Ready to change?, Film I Väst, 2025
  • AI in the Screen Sector: Perspectives and Paths Forward, British Film Institute, 2025

 

[1] Associazione Produttori Audiovisivi (APA), 6° Rapporto sulla produzione audiovisiva Nazionale, 2024.
[2] Alcuni di questi titoli hanno proseguito il proprio cammino anche nel 2025 consolidando le proprie performance.
[3] Corrispondenti ad un incasso di € 121.4 milioni e 17.8 milioni di presenze.
[4] Quest’anno raggiunta anche in termini di valore assoluto (€ 122 milioni l’incasso medio della produzione italiana nel triennio 2017-2019).
[5] Cinematografo, Che cinema che fa?, 09.01.2025
[6] Rispettivamente del 54,2% e del 52,3% per un totale di circa 267.9 milioni di euro.
[7] Come certificato da CinExpert, rilevazione parallela a Cinetel, che profila il pubblico a livello socio-demografico.
[8] Michele Casula, Cinema 2024: Il dinamismo dietro alla stabilità, Cineguru, 09.01.2025.
[9] Come dichiarato dal neo Presidente dell’Anica, Alessandro Usai, in occasione della presentazione dei dati.
[10] Lo scorso anno Mubi ha distribuito The Substance per 12 milioni di dollari a fronte di incassi per 84 milioni di dollari e premi di rilievo con un Oscar e un Bafta. Claudio Plazzotta, Mubi, Sequoia Capital investe 100 mln di dollari: c’è domanda di film di qualità, Italia Oggi, 02.06.2025.
[11] Dopo 4 settimane di programmazione il film ha raggiunto 6 milioni di dollari di incasso. Cristiano Bolla, C’è ancora domani, ottima accoglienza in Cina, Boxoffice, 10.03.2025.
[12] Wired, Come funziona Sora, la nuova AI di OpenAI che crea video da Oscar, 16.02.2024.
[13] Fenomeno per cui gli algoritmi dei motori di ricerca, dei social media e di altre piattaforme online selezionano e personalizzano i contenuti mostrati agli utenti in base ai loro comportamenti, interessi e preferenze passate. Questo processo crea un ambiente digitale in cui ciascun utente viene esposto principalmente a informazioni, notizie e opinioni che confermano le proprie convinzioni, riducendo l’accesso a punti di vista diversi o contrastanti.
[14] Andrea Laudadio, Da Salgari a MyFlix, la piattaforma streaming che realizza film e serie dei tuoi sogni: il regista è l’IA (allarme Spoiler), Il riformista, 3.04.2025.
[15] The Prompt di Francesco Frisari, Rai Cinema.
[16] Audiovisivo, nuovo contest per sceneggiature realizzate con il supporto dell’IA, AgenziaCULT, 14.04.2025.
[17] Il 20 marzo 2025 il Senato ha approvato un disegno di legge in materia che mira a tutelare i diritti fondamentali delle persone, senza però ostacolare l’innovazione tecnologica e il progresso economico. Il disegno di legge risponde coerentemente anche alle disposizioni del regolamento varato dall’Unione europea (AI Act) ed entrato in vigore il 1° agosto 2024.
[18] Open, I doppiatori italiani contro l’intelligenza artificiale, la protesta delle voci più famose del cinema: “L’arte meravigliosa nelle imperfezioni”, 22.02.2025.
[19] Criteri interpretativi in merito all’applicazione delle disposizioni in materia di intelligenza artificiale generativa contenute nel decreto “tax credit produzione nazionale”, 24.04.2025, https://cinema.cultura.gov.it
[20] La Settimana Internazionale della Critica (Sic) ha replicato sostenendo che il corto era stato incluso a Venezia non per la sua innovazione tecnologica, perché l’AI era stata utilizzata come strumento per realizzare una visione artistica ben precisa, con un controllo umano preponderante. Arianna Finos, Gli autori di Anac: “Il corto realizzato con l’IA e candidato ai David non è umano”, La Repubblica, 21.03.2025.
[21] Paolo Sinopoli, Editoriale: Cinema italiano, modelli saltati e trasformazioni in atto, Boxoffice, 11.04.2024.
[22] Pier Paolo Mocci, Intervista ad Anastasia Plazzotta: “Porto in sala l’Oscar e l’Orso d’Oro”, Fortune Italia, 13.03.2025
[23] wantedcinema.eu
[24] Scorsese, Coppola, Spielberg, Lucas: cineasti in campo per salvare Roma, Cinecittanews, 24.02.2025.
[25] Questo porterà i proprietari delle mura a preferire la rescissione dei contratti con i gestori delle attività culturali e la chiusura di quelle strutture per anni, al fine di attendere un maggiore guadagno grazie alla riconversione. Da un rapido calcolo, fatto qui a Parigi, un canone d’affitto medio per una sala cinematografica di 5.000 euro al mese per 15 anni rende circa 900.000 euro, mentre lo stesso locale, riconvertito, può arrivare a un valore di oltre 10 milioni.
[26] Cristiano Bolla, Renzo Piano: “Dobbiamo salvare le sale”, Boxoffice, 20.02.2025.

 

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