Per ora le istituzioni italiane e i policy makers sul Recovery Fund hanno sbagliato approccio. Si può cambiare rotta, ma non c’è tempo da perdere. Perché, per dirla con Papa Francesco, “peggio di questa crisi c’è solo il rischio di sprecarla”. Non avremo un’altra occasione così per costruire, come dice il Manifesto di Assisi promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento, “un’economia e una società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro”. Per dare all’Italia un orizzonte condiviso in grado di mobilitare le migliori energie. Per dare all’Europa una missione capace di rafforzare suo ruolo e il suo carisma nell’economia e nel mondo.
Le risorse variamente mobilitate, dopo un lungo confronto, sono ingenti, e le direzioni indicate dall’Europa chiare: sanità – coesione, transizione verde, digitale. Di altro si discute, nella sostanza, in Italia. Ogni soggetto politico e non solo sembra voler riproporre i suoi cavalli di battaglia. I più vari. Dalla riduzione delle tasse ad una Babele di progetti in parte giacenti da anni nei cassetti. Quasi fosse una lotteria cui partecipare sperando nella fortuna. O nella trattativa politica nazionale. Un ministro aveva addirittura annunciato di voler sottoporre al Recovery Fund l’ipotesi di un tunnel sotto lo Stretto di Messina.