Quando il capo dello Stato Sergio Mattarella ha conferito a Marco Caprai l’onorificenza di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana per i cittadini che si sono distinti, tra le altre cose, “per un’imprenditoria etica, per la solidarietà, per attività in favore dell’inclusione sociale”, oltre all’enorme emozione, per il viticoltore e produttore di vino è stato il riconoscimento del lavoro portato avanti negli anni dalla sua azienda.
L’Amministratore Delegato della Cantina Arnaldo Caprai, Marco, non è famoso, infatti, solo per il Sagrantino, un eccezionale vino rosso ottenuto dai vitigni coltivati sulla collina di Montefalco in provincia di Perugia, ma per aver dato lavoro a centinaia di migranti, che hanno trovato nell’occupazione presso l’azienda un’occasione di riscatto. Tutto è cominciato su stimolo dell’eccezionale crescita che ha investito l’azienda vitivinicola umbra. Gli ettari di terreno dedicati alle vigne sono oggi quadruplicati rispetto a quando Marco Caprai prese la guida dell’azienda vitivinicola del padre, nel 1988.
Tuttavia è nota la difficoltà di reperire lavoratori in agricoltura. La ricerca di manodopera rappresenta una sfida significativa per le aziende vitivinicole, in particolare per affrontare i picchi stagionali come nel periodo di vendemmia. In questo contesto, la Arnaldo Caprai ha trovato una soluzione strutturale al problema attraverso l’avvio nel 2016 della collaborazione con la Caritas di Foligno, che in una prima fase ha giocato un ruolo cruciale nell’individuazione e segnalazione di richiedenti asilo e rifugiati in cerca di lavoro, assunti da Caprai come salariati agricoli.
Oggi, attraverso il passaparola e il contatto con altre associazioni attive nel territorio, la Arnaldo Caprai è riuscita a rispondere alla difficoltà di reperimento di lavoratori agricoli contribuendo d’altra parte all’integrazione di migranti, e definendo così una best practice per il settore. Oltre a garantire un contratto regolare, l'azienda offre corsi di formazione per sviluppare le competenze necessarie, dalla gestione delicata della potatura alla raccolta dell’uva. Al termine del lavoro stagionale, i richiedenti asilo possono riproporsi per l'anno successivo o trovare impiego in altre imprese, anche grazie alla segnalazione dell’azienda presso le altre del territorio attive in produzioni con stagionalità differenti. La soddisfazione del personale si riflette inevitabilmente in maniera positiva sulla motivazione nel lavoro e dunque sull’andamento dell’azienda.
Questa opportunità non solo fornisce loro competenze trasferibili ma crea anche un legame duraturo con l'azienda, come dimostra il fatto che molti di loro scelgono di stabilizzarsi in Umbria, individuando nella regione il luogo dove poter immaginare di costruire un futuro accanto alle loro famiglie.
La Cantina Arnaldo Caprai, in questo modo, ha generato valore sociale ed economico sul lungo periodo per sé stessa e per la società e ha ricevuto una meritata visibilità nazionale grazie ai riconoscimenti ottenuti per la lodevole iniziativa, in maniera più efficace e positiva rispetto a qualsiasi investimento pubblicitario o in marketing. Allo stesso tempo la Caritas per prima, così come le altre associazioni di territorio poi, sono riuscite a rispondere alla domanda di lavoro concreto e regolare dei richiedenti asilo. Ancora una volta: dalla coesione tra mondo aziendale e non profit emerge una relazione win-win, di beneficio per tutti gli attori coinvolti.