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In un confronto aperto umano tra ambiti, storie e visioni il futuro di un'economia che sia a misura c'uomo tra bilanci e valori possano incontrare le loro aspettative sia economiche che professionali. Ha ragione il direttore Svimez Luca Bianchi quando sentenzia che la fuga del capitale umano è la vera emergenza della questione meridionale. Quest'emigrazione è oggi estremamente più selettiva, a fronte di evidenti differenze salariali tra Sud e resto del mondo, soprattutto per le qualifiche più alte. La verità è che per ogni giovane laureato che se ne va molteplici risorse pubbliche e private investite dal Sud finiscono per aumentare il valore aggiunto di altre zone. Un vero spreco. Come frenare quest'emorragia? Laddove attualmente il sistema produttivo meridionale crea posti di lavoro che non corrispondono alla qualità dei laureati, è indispensabile invertire il ciclo perverso, favorendo in tutti i modi processi di innovazione produttiva. L'esempio di Napoli capitale del Sud, è illuminante: non si può continuare a scommettere su un modello basato solo su camerieri per street food e b&b, ma puntare a trasformare la città in una metropoli dell'innovazione legata alla transizione ecologica e alla digitalizzazione, sfruttando l'irripetibile occasione del Pnrr. Al tempo stesso è il momento di valorizzare quel capitale sociale, che consiste nella fiducia e nelle norme che regolano la convivenza e le reti di coinvolgimento civico. Rovesciando l'attuale paradigma: non aspettare che ci sia una crescita sufficiente per avere risorse da destinare a combattere la povertà, le diseguaglianze, e a riconoscere elementari diritti di cittadinanza ai meridionali. Incominciando a combattere la povertà educativa, ad occuparsi delle periferie urbane, degli anziani non autosufficienti, dei migranti, non in una logica di contenimento e di attenuazione di gravi problemi sociali, ma nella convinzione che, se non si parte dal sociale, lo sviluppo economico non arriva. Come ama ripetere un meridionalista convinto come Carlo Borgomeo. di Emanuele Imperiali a sfida globale si gioca oggi sempre più sulla conoscenza, motore dell'innovazione e di ogni processo di cambiamento, dentro e fuori le aziende. Per produrre conoscenza occorrono capitale umano e sociale qualificati. Se ne parla sabato 2 dicembre nell'ambito di CasacorHere Festiva' 2023, dedicato quest'anno all'Etica. Indubbiamente costituisce un asset che fa la differenza soprattutto in tempi di crisi. Intervistati da Nicola Saldutti e Angelo Agrippa, ne discutono l'economista Carlo Cottarelli, l'imprenditore Marco Zigon, per il mondo delle banche Ferdinando Natali, responsabile Sud Unicredit, Federica Di Michele, People & Culture director Coca Cola HBC e Maria Grazia Falciatore, antropologa, capo di gabinetto del Comune di Napoli, con un commento di Ermete Realacci, ambientalista, presidente Fondazione Symbola. L'interrogativo dal quale partire è come misurare il capitale umano? Qui al Sud in particolare la popolazione presenta un ritardo nell'istruzione e nelle competenze, dovuto soprattutto a una formazione di qualità inferiore e di più breve durata. In tale contesto i giovani laureati emigrano dal Sud, che non offre, salvo rarissimi casi, opportunità occupazionali che La vicenda . Aumenta il fatturato delle medie imprese nel 2022 (+15%) e proseguono le prospettive di crescita, anche se più contenute, per il 2023 (+3,5%) Le medie imprese confermano di avere un modello dinamico e più resiliente rispetto alle grandi imprese nei periodi di crisi. La chiave di questo successo sta nell'attenzione verso la qualità e il capitale umano, che rappresenta il fattore determinante della competitività Un dettaglio dell'opera di Mimmo Paladino per CasaCorriere 2017 I relatori Ne discutono Cottarelli, Zigon, Realacci, Di Michele e Falciatore con Saldutti e Agrippa.

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Capitale umano In un confronto aperto | Corriere del Mezzogiorno

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