Il futuro del cinema passa per l’intelligenza artificiale. La ripresa delle sale cinematografiche ha coinciso con la crisi delle piattaforme di streaming, per l’insostenibilità della concorrenza a suon di contenuti. La stagione ha visto anche il ritorno nelle sale di film italiani di qualità, premiati in diversi concorsi internazionali, anche grazie all'aumento di registe e attrici donne nella produzione cinematografica. Dal punto di vista normativo, la riforma del Testo unico dei servizi media audiovisivi interverrà sugli obblighi di programmazione e investimenti in opere europee e andrà valutato l’impatto delle nuove regole in materia di tax credit. Mentre i territori continuano a puntare sul cinema per stimolare occupazione e promozione, avanza anche la corsa verso un cinema green in tutte le fasi della filiera.
In tema di intelligenza artificiale, in Italia siamo ancora lontani dalla sua piena introduzione, ma il dibattito in proposito è accesissimo. Basti pensare alla lunga stagione di scioperi che ha coinvolto attori e sceneggiatori statunitensi, e che ha portato i protagonisti a disertare i principali eventi di settore della seconda metà del 2023. Una delle principali preoccupazioni di attori e sceneggiatori era l’ingresso dell’intelligenza artificiale come partner importante nel processo creativo di ideazione e produzione di un film in ogni fase della sua realizzazione, dalla pre-produzione al doppiaggio, al marketing. Ad esempio, le comparse contestavano la possibilità di utilizzo e replica all’infinito delle loro fattezze per popolare qualsiasi scena, pratica non consentita nel nuovo contratto collettivo. Riguardo agli sceneggiatori, con lo sciopero la categoria ha ottenuto che gli studios statunitensi non possano far scrivere una sceneggiatura solo a un’intelligenza artificiale; è invece possibile l’uso di tali software da parte degli sceneggiatori stessi.
A rendere ancora più calda la situazione, il rischio che a incrociare le braccia siano le troupe, rappresentate dall’International Alliance of Theatrical Stage Employees (IATSE) e gli Hollywood Teamsters (Teamsters Local 399), i maggiori sindacati di varie tipologie di artigiani e professionisti prestati alla settima arte (costumisti, direttori della fotografia e assistenti di scrittura) e di altre categorie quali autisti, spedizionieri e addestratori di animali.
Non c’è dubbio che l’intelligenza artificiale offra al comparto nuove opportunità e sfide, oltre a porre alcuni interrogativi[1]. Avengers: Endgame, per citare un recente blockbuster di produzione hollywoodiana, ha fatto uso di sofisticati algoritmi per analizzare e replicare alcuni effetti visivi come la mimica facciale degli attori permettendo ai professionisti reali di concentrarsi sugli aspetti più artistici della produzione. Alcuni esperimenti statunitensi in via di perfezionamento hanno inoltre dimostrato che l’AI è in grado di intervenire in parte nel processo creativo, generando contenuti complessi come i dialoghi o, più semplicemente, per agevolare attività come l’identificazione delle location, la disponibilità degli attori, i casting, grazie all’accesso a vaste banche dati. La ricostruzione di luoghi molto affollati (Il gladiatore, Ridley Scott 2000) o di luoghi virtuali e scene complesse ha permesso ai registi di esplorare scenari che sarebbero proibitivi in termini di costi e logistici. La tecnica del “de-aging” utilizzata ad esempio per ringiovanire e invecchiare De Niro in The Irishman (Martin Scorsese, 2019) permette di ampliare l’orizzonte narrativo dei personaggi senza dover cambiare gli attori o addirittura di “resuscitare” attori defunti, come in Rogue One: A Star Wars Story (Gareth Edwards, 2016) in cui compaiono i due compianti attori Peter Cushing e Carrie Fisher[2]. Per quanto riguarda la post produzione, sempre negli Stati Uniti si stanno sperimentando tecniche di intelligenza artificiale, ad esempio, per perfezionare la sincronizzazione di suono e immagini nel doppiaggio o per ampliare le possibilità di scelta della colonna sonora. L’intelligenza artificiale potrebbe, infine, essere utilizzata per potenziare l’esperienza di coinvolgimento dello spettatore, che grazie alle tecniche di realtà virtuale sempre più sofisticate può trasformarsi in un protagonista attivo della trama o essere destinatario di contenuti creati su misura. Diverse aziende statunitensi hanno già lanciato il loro progetto di intelligenza artificiale text-to-video, in grado cioè di creare filmati sulla base di informazioni testuali. Tra queste merita un cenno l’applicazione Sora, prototipo di OpenAI in grado di produrre, in prospettiva, veri e propri film. Dal processo produttivo a quello promozionale: società di produzione, come Century Fox e Warner Bros, ne hanno fatto un uso analitico per valutare la qualità artistica e l’eventuale successo commerciale di un film attraverso l’analisi di trame, personaggi e dialoghi all’interno delle sceneggiature. L’utilizzo nel marketing permette anche di fare previsioni sugli incassi prendendo in considerazione la combinazione di diversi fattori, quali il genere, gli attori, la stagione di uscita, il sentiment online e di stabilire quali sono i canali promozionali più adatti in base al pubblico di riferimento. Se negli USA i film prodotti dall’intelligenza artificiale sono già una realtà, in Italia le sperimentazioni sono solo agli inizi: durante l’edizione 2023 del Torino Film Festival è stato proiettato il primo cortometraggio prodotto con AI. Si tratta di Miss Polly Had a Dolly, realizzato da Anacardi Produzioni e diretto da Pietro Lafiandra, Flavio Pizzorno e Andrea Rossini[3], dove l’intelligenza artificiale è stata utilizzata per le immagini e le voci dei personaggi, nella scrittura, sceneggiatura e composizione delle musiche. Il corto onirico Treta, firmato dal regista trapanese Francesco Siro Brigiano e realizzato utilizzando l’intelligenza artificiale, ha trionfato all’AIFF di Dubai, the Artificial Intelligence Film Festival, organizzato da Expo City Dubai, vincendo il premio per la migliore regia e quello AI Choice, assegnato proprio dall’intelligenza artificiale[4]. Non solo sperimentazioni ma anche riflessioni: sempre a Torino, durante l’ultima edizione del festival, è stato presentato Cassandra[5], corto creato con intelligenze artificiali e umane prodotto da Scuola Holden e Rai Cinema: racconta la storia di una giovane studentessa della Holden incaricata di addestrare Cassandra, un sistema di intelligenza artificiale che, analizzando i dati sulle abitudini degli utenti, è in grado di predire il futuro. Ma la ragazza si accorge che le previsioni di Cassandra rischiano di influenzare le scelte personali di chi le si affida, proprio come avviene con cartomanti e oroscopi. Viene naturale la riflessione che si vuole suscitare attraverso la narrazione: vogliamo mettere il nostro futuro nelle mani dell’IA?
Tra le media company italiane che guardano al futuro, Be Water, società romana di produzione e distribuzione di contenuti fondata dal finanziere Guido Brera, media company integrata che punta su contenuti, tecnologia e ambiente e che si propone di utilizzare l’intelligenza artificiale nella diffusione dei contenuti nel mondo[6].
A livello legislativo, il dibattito sull’intelligenza artificiale in Italia si sviluppa principalmente sulla trasparenza: lo scopo è quello di tutelare i contenuti protetti dal diritto d’autore nei confronti dell’intelligenza artificiale. La riforma del tax credit alla produzione cinematografica e audiovisiva (che a breve entrerà in vigore) esclude espressamente i costi relativi all’utilizzo dell’intelligenza artificiale riferiti alle prestazioni creative e artistiche ovvero ai cosiddetti costi “sopra la linea” ed è stato introdotto – per garantire la massima trasparenza – l’obbligo per il beneficiario del credito di imposta di inserire nei titoli di testa ovvero di coda le parti dell’opera ovvero le fasi di lavorazione dell’opera per le quali è stata utilizzata l’intelligenza artificiale. Ogni fase del processo di creazione del film porta con sé alcuni interrogativi di natura etica e morale. Ad esempio, l’utilizzo del cosiddetto deepfake e la manipolazione delle immagini o l’alterazione delle voci, nel rendere sempre più fumoso il confine tra realtà e finzione, stanno sollevando interrogativi su quanto l’opera prodotta con queste tecniche possa definirsi autentica. Un altro problema che si pone è quanto l’intelligenza artificiale possa sostituire la creatività umana piuttosto che servire da amplificatore della stessa. Non è da sottovalutare anche il problema dell’accesso a queste tecnologie e del possibile allargamento del divario tra piccoli produttori e grandi case di produzione. Gli algoritmi utilizzati, ad esempio, nella scelta degli attori potrebbero inoltre minare gli sforzi di inclusività e diversità all’interno di cast e crew. Infine: esiste violazione della privacy se si va a indagare sui gusti e le preferenze degli spettatori? La legislazione attuale è adeguata a far fronte ad una serie di questioni che riguardano i consensi e i diritti d’autore?
Se il cinema è alle prese con queste nuove sfide e incertezze, le piattaforme streaming arrancano. L’unica eccezione sembrerebbe Netflix, che da alcuni mesi ha attuato una politica di tagli delle spese, stretta sulla condivisione delle password, aumento dei prezzi degli abbonamenti o introduzione di pubblicità per quelli più economici che l’ha portata, nel 2023, a guadagnare 5,4 miliardi di dollari. Al contrario Warner Bros Discovery (proprietaria di Discovery + e Max) ha registrato perdite per 2,1 miliardi di dollari, Peacock ha perso 2,8 miliardi, Disney Plus (150 milioni di abbonati) nonostante possegga i diritti di franchise Marvel o Star Wars, ha perso 400 milioni di dollari nell’ultimo trimestre dello scorso anno[7]. La concorrenza a suon di contenuti registrata fino al 2022, economicamente insostenibile, si è tramutata in un maggiore controllo dei budget per la produzione e in una conseguente riduzione dei contenuti di film e serie tv originali e riduzione dei profitti. Gli anni di spese dissolute hanno portato alla situazione attuale in cui la maggior parte dei colossi dello streaming fatica a raggiungere la redditività. La stessa Netflix nel 2023 ha ridotto del 30% il numero di serie prodotte, sebbene guadagni e abbonati siano aumentati nell’ultima porzione dell’anno, grazie anche all’acquisizione di titoli importanti da Disney, Paramount e Warner Bros. Discovery[8].
La crisi delle piattaforme è coincisa, non necessariamente in un rapporto di causa-effetto, con il ritorno del pubblico nelle sale italiane dopo lo svuotamento dovuto al Covid e l’evidente crisi strutturale delle sale di cui si è parlato negli anni passati: il primo trimestre 2024 ha infatti registrato un incasso complessivo delle sale italiane di circa 135,9 milioni di euro corrispondente a 19,3 milioni di biglietti venduti dall'inizio dell'anno. Si tratta di un aumento del 22% rispetto allo stesso periodo del 2023[9]. Tra le motivazioni del ritorno in sala del pubblico, ci sono alcuni casi virtuosi di distribuzione nei tempi e modi corretti e una generale alta qualità di film disponibili. Per il primo caso, la recente assegnazione degli Oscar 2024 ne è la dimostrazione. L’uscita USA in contemporanea, il 21 luglio 2023, di due grandi (e diversissimi) successi di pubblico – Barbie di Greta Gerwig e Oppenheimer di Christopher Nolan – proprio durante il picco dell’agitazione di sceneggiatori e attori, aveva in parte riportato entusiasmo al comparto generando un fenomeno di euforia collettiva noto tra gli addetti ai lavori con il temine Barbenheimer. Se la sfida tra i due giganti statunitensi agli Academy Award è stata largamente vinta dal cinema d’autore di Nolan, in quella al botteghino italiano ha trionfato il coloratissimo film della Gerwig: Barbie ha avuto in Italia il terzo miglior debutto europeo, con 7,7 milioni di euro[10].Casi virtuosi da parte del mondo della distribuzione provengono anche da operatori italiani. Alcuni tra i titoli più importanti arrivati in Italia a fine 2023 e inizio 2024 sono accomunati, infatti, dal nome del loro distributore. Tra questi c’è Lucky Red (Roma) che ha distribuito pellicole che hanno riscontrato un grande successo di pubblico e critica[11]. Nei primi mesi del 2024 la casa di distribuzione capitanata da Andrea Occhipinti ha ottenuto una quota di mercato del 17% posizionandosi – è la prima volta per una società indipendente – al primo posto tra i distributori nazionali[12]. In termini numerici si parla di quasi 16 milioni di euro di incasso totale per 2,3 milioni di presenze in sala. A determinarne il successo, una scelta oculata dei titoli tra i percorsi festivalieri e un’attività di comunicazione mirata e lungimirante, che inizia già al momento dell’acquisizione del titolo. Uno dei film più sorprendenti di questa stagione, La zona di interesse di Jonathan Glazer, vincitore dell’Oscar come miglior film internazionale e Gran premio speciale della giuria a Cannes, è stato distribuito in Italia da un altro nome che torna spesso nei titoli di testa dei film: si tratta di I Wonder Pictures, società bolognese nata nel 2013 e specializzata nel genere documentario, prima di cimentarsi con altre tipologie di opere, sempre di qualità. Tanti i premi internazionali conquistati negli anni, tra questi, oltre al già citato La zona di interesse, il pluripremiato Everything Everywhere All at Once di Daniel Kwan e Daniel Scheinert vincitore di 7 Oscar nel 2023 tra cui quelli per miglior film e miglior regia. Selezionando i titoli, I Wonder porta al cinema storie di vita che incontrano l’interesse del pubblico, ma soprattutto offrono un punto di vista nuovo sulla cultura e sull’attualità. I due casi mostrano come la qualità dei film proposti, legati ad una campagna di comunicazione adeguata, che si preoccupa anche di distribuire i titoli nei periodi giusti dell’anno, sono uno dei principali incoraggiamenti a portare il pubblico in sala. Grandi aspettative sono riposte sulla neo società di distribuzione PiperFilm (Roma) capitanata da Massimiliano Orfei (ex Vision) che poggia su un nuovo modello di business, grazie al supporto di Warner Bros che curerà la distribuzione in Italia e alla partnership con Pathé (Francia) e A24 (USA), rispettivamente per la distribuzione internazionale e quella in Nordamerica. Netflix avrà invece la prima finestra post-theatrical in esclusiva. Il primo film del listino a uscire in sala in Italia sarà Parthenope di Sorrentino, in concorso all’ultima edizione del Festival di Cannes.
Per quanto riguarda invece l’aumento della qualità dei film in sala, il trend include anche la produzione di film italiani. Non a caso numerosi sono stati i riconoscimenti ottenuti nei festival internazionali. Tra gli esempi, Io capitano di Matteo Garrone (4 milioni di euro di incassi), coproduzione italo-franco-belga (tra i produttori italiani figurano la romana Archimede e RAI Cinema) già vincitore del Leone d’argento a Venezia e candidato agli Oscar 2024, e C’è Ancora Domani, esordio alla regia di Paola Cortellesi (entrambi premiati agli ultimi David di Donatello), prodotta dalle società romane Wildside e Vision Distribuition. Quest’ultimo film ha ottenuto il miglior incasso del 2023 (32,9 milioni di euro a fine 2023[13], quasi 37 milioni a marzo 2024), permettendo alla produzione nazionale di registrare a novembre il miglior risultato rispetto alla media pre-pandemica (+111,1%) e di superare in valori assoluti per quel periodo la produzione statunitense[14]. La Cortellesi ha sbaragliato la concorrenza conquistando vari record e piazzandosi al quinto posto tra i film italiani con maggiore incasso di sempre. Dopo aver conquistato l’Italia, il film ha suscitato l’interesse dei distributori esteri continuando la sua corsa in Francia dove è diventato il primo film italiano per numero di presenze nel periodo post-pandemia. Rilasciato anche in Svezia da Folkets Bio dopo aver vinto il Dragon Award Best International Film al Göteborg Film Festival, il film è arrivato nel Regno Unito e in Irlanda distribuito da Vue[15], riscuotendo un grande successo già all’anteprima londinese[16].
L’aiuto pubblico, che ha permesso alla gente di “riabituarsi” e tornare a sentirsi a proprio agio nelle sale, ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale nel riempire i cinema. I finanziamenti pubblici in questa direzione hanno riguardato, da un lato, progetti di più lungo termine, che riconoscono quanto sia fondamentale educare e stimolare il pubblico a vedere i film al cinema. È quanto si propone, ormai da alcuni anni, il Piano Cinema e Immagini per la Scuola, proposto da Ministero della Cultura e Ministero dell’Istruzione e del Merito. I bandi si rivolgono a scuole e enti per proporre iniziative di educazione all’immagine. A coronamento dell’attività svolta nel 2023, lo scorso autunno Palermo ha ospitato la prima edizione delle Giornate Nazionali del Cinema per la Scuola, una tre giorni di seminari, laboratori, masterclass, proiezioni con al centro il cinema, rivolte a docenti e dirigenti scolastici delle scuole di ogni ordine e grado di tutt’Italia. Dall’altro lato, azioni importanti per il presente, come la campagna Cinema Revolution – Che spettacolo l’estate, sostenuta dal Ministero della Cultura con un investimento di circa 20 milioni di euro, il supporto di Cinecittà e la collaborazione dell’intero comparto cinematografico. Le direzioni percorse dalla campagna sono state diverse: dall’11 giugno al 21 settembre oltre 3 mila schermi aderenti in tutta Italia hanno proiettato in sala nuove uscite di film italiani, europei e internazionali a tariffa ridotta; inoltre, le due edizioni di Cinema in Festa, lanciate da ANICA e ANEC con il David di Donatello – Accademia del Cinema Italiano, e rese possibili grazie alla collaborazione tra distributori e cinema italiani hanno garantito agli spettatori una stagione cinematografica lunga dodici mesi. In questa finestra temporale si sono registrati 19,1 milioni di presenze in sala (+4,7% sul 2019) e 128,7 milioni di euro di incassi (+8,7% sul 2019)[17]. La campagna di promozione si è rivolta al grande pubblico, in particolare ai giovani, con spot durante gli eventi più frequentati, ed è continuata nella stagione invernale mostrando il meglio di quanto disponibile in sala. Il successo è stato tale da pensare ad una seconda edizione per l’estate 2024. La frequentazione estiva delle sale è stata trascinata dagli under 35 e dal pubblico femminile.
Le donne non hanno guidato solo la presenza in sala, ma anche alcune delle nuove tendenze nel cinema. Infatti, il 2023 non è stato solo l’anno della Cortellesi ma l’anno delle attrici dietro la macchina da presa: Micaela Ramazzotti ha vinto il Premio degli Spettatori nella sezione Orizzonti Extra (La Biennale di Venezia 2023) con la sua opera prima Felicità; Margherita Buy ha esordito con Volare, presentato alla Festa del cinema di Roma; Kasia Smutniak, altra attrice protagonista del cinema italiano, ha presentato al Toronto Film festival e alla Festa del cinema di Roma MUR, che racconta il muro che la Polonia, suo Paese di origine, sta costruendo per scoraggiare l’entrata di rifugiati dalla Bielorussia[18].
Dando uno sguardo alla totalità della filiera dell’audiovisivo in tema di parità di genere, dalle analisi occupazionali, emerge un quadro in cui la presenza femminile è inferiore nel caso delle figure imprenditoriali rispetto a quanto riscontrato nel totale dell’economia, ma comunque significativa e pari quasi al 30% del totale[19]. Anche le donne manager sono presenti in misura minore rispetto alla totalità delle imprese se messe a confronto con l’economia italiana nel suo complesso: oggi la quota è pari al 23,1%, percentuale che si alza al 25,9% nel segmento della distribuzione cinematografica, di video e di programmi tv, ad oggi il più “rosa”. Particolarmente positivo è il dato delle giovani manager che, seppur con numeri assoluti non elevati, supera per presenza relativa i manager under 35 di sesso maschile della filiera. La strada da percorrere per la parità di genere è quindi ancora lunga ma, come dimostrano i successi in alcuni segmenti della filiera, come le donne alla regia, non impossibile.
Tornando al mondo della produzione, tra le tendenze in atto continua il processo di consolidamento delle grandi società di produzione già evidenziato negli anni scorsi: l’ultimo in ordine di tempo, l’acquisizione da parte della britannica Fremantle di Asacha Media, gruppo francese leader nella produzione di contenuti d’intrattenimento, documentari, serie tv e film già in possesso di otto società di produzione tra Italia, Francia e Regno Unito, tra cui le italiane Picomedia e Stand By Me[20]. A proposito di Fremantle, la società aveva siglato nel 2022 un accordo strategico quinquennale con Cinecittà[21] che prevede, fra le altre cose, l’affitto continuativo di sei teatri di posa degli storici studios romani. Grazie a questi accordi, Cinecittà ha chiuso il 2023 con un fatturato di oltre 43 milioni di euro e una crescita del 10% rispetto al 2022, anno in cui aveva raggiunto i 35 milioni di fatturato e un aumento del 50% rispetto al 2021[22].
Il 2024 è anche l’anno della riforma del sostegno pubblico al settore: per la prima volta dal 2016, con l’entrata in vigore della cosiddetta Legge cinema e audiovisivo (L. 220/2016), le risorse afferenti al Fondo per l’audiovisivo hanno subito un taglio di 50 milioni, attestandosi intorno ai 700 milioni di euro. Gli interventi in corso di efficientamento della spesa prevedono, tra le altre cose, nuove modalità di accesso al tax credit che tengano conto di come il mercato sia cambiato nel corso degli anni e correggano alcune storture, con la finalità di innalzare la qualità, ottimizzare la spesa pubblica e garantire una più ampia diffusione alle opere sostenute. Altro tema destinato a modificare gli equilibri del settore è la riforma del Testo Unico dei Servizi Media Audiovisivi (TUSMA), che prevede, tra le novità più rilevanti, la semplificazione del sistema delle quote di programmazione e investimento in opere europee e di espressione originale italiana. Viene infatti eliminata la possibilità di introdurre ulteriori sotto-quote di programmazione e investimento rispetto a quelle già fissate dal TUSMA e di aumentarne la percentuale minima prevista. La quota degli investimenti in opere europee da parte dei servizi audiovisivi a richiesta viene ridotta dal 20% al 16% a vantaggio di quella in opere di espressione originale italiana che passa dal 50% al 70%. Le tv lineari sono obbligate a investire in opere cinematografiche italiane non più il 3,5% ma il 3% del fatturato, la stessa percentuale è prevista per i servizi on demand.
Guardando ai territori c’è sempre maggiore consapevolezza di quanto il cinema sia strumento di promozione. Ormai tutte le regioni si sono dotate di strumenti per attrarre produzioni e, di conseguenza, turisti legati ai luoghi del cinema. Tra i territori che si sono distinti negli ultimi anni, la Calabria, che ha ospitato produzioni importanti come la serie The Good Mothers, co-produzione della londinese House Productions e della romana Wildside, premiata con il Berlinale Series Award nel 2023: la Regione Calabria ha deciso per un investimento senza precedenti (sul territorio) nel cinema, stanziando, tra il 2017 e il 2022, 17 milioni di euro per finanziare 140 produzioni, con bandi annuali per produzione e sviluppo[23] e investendo nella costruzione di un polo dell’audiovisivo a Lamezia Terme[24]. A proposito di territori, anche la Toscana avrà la sua “Cinecittà”: nascono infatti i Tuscany Film Studio di Andrea Iervolino, nuovo polo cinematografico nel Chianti, a pochi chilometri da Firenze, un investimento di almeno 50 milioni di euro, un hotel per le star e per i clienti privati, studi tradizionali, una sala e studi per VR e per live action 360. Il progetto è anche legato al turismo di qualità legato alla produzione cinematografica[25]. La Toscana era già polo di eccellenza per quanto riguarda la formazione, grazie all’ideazione delle cosiddette botteghe, che, assieme al piano di formazione Lucelab di Cinecittà, continuano ad essere punto di riferimento per le nuove generazioni di mestieri del cinema.
La nuova frontiera del cinema è infine il green in tutte le fasi della filiera, dalla produzione alle sale, grazie agli stanziamenti appositi del PNRR. Il piano ha infatti assegnato 300 milioni di euro per migliorare l’efficienza energetica in cinema, teatri e musei e per ridurre l’impatto ambientale di un gran numero di edifici del settore culturale e creativo. Superata la prima timeline di settembre 2023, la seconda sarà a dicembre 2025. Tra gli esempi virtuosi di cinema sostenibili ricordiamo il Barberini di Roma, per l’efficienza e l’utilizzo dei materiali, e Cinelandia Park di Gallarate (VA), la cui facciata è un vero e proprio bosco verticale. Lato produzione, esempio su tutti è REgeneration, il percorso green avviato da Cinecittà con cui gli studi di via Tuscolana intendono integrare i principi di sostenibilità sociale e ambientale in tutta la catena del valore (dai fornitori al cliente finale), abbassando i rischi per l’ambiente e la salute umana. L’obiettivo è quello di raggiungere le zero emissioni nette prima del 2050, in linea con i target della comunità scientifica internazionale, ma non solo. L’ambizione è di implementare un approccio circolare e rigenerativo a tutti i livelli. Il programma prevede una serie di azioni mitigative su ogni categoria d’impatto, quali energia, mobilità e trasporti, alloggi e viaggi, costruzioni, materiali, acqua, ristorazione e rifiuti. Anche le produzioni sono invitate a seguire una lista di linee guida e di comportamento, i cosiddetti “green standard”.
Suggerimenti per il lettore
- Maria Francesca Piredda, I festival de cinema in Italia, Carocci 2022
- Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Tutti i numeri del cinema e dell’audiovisivo italiano - Anno 2023
- Commissione Europea, The European Media Industry Outlook, 2023