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La pandemia ha avuto effetti disomogenei tra i comparti dell’audiovisivo. Dopo il primo anno dell’era Covid-19 si inizia a parlare di ritorno in sala, in seguito ad un lungo periodo di incertezze, annullamento dei festival migrati online, film in attesa di essere rilasciati. Il vuoto è stato colmato dai servizi di streaming, che hanno moltiplicato l’offerta grazie a un aumento della domanda di contenuti, con riflessi positivi sulla produzione.

Bruno Zambardino, Giulia Berni e Monica Sardelli

Questo contributo fa parte dell'Undicesimo rapporto IO SONO CULTURA realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Regione Marche in collaborazione con l’Istituto per il Credito Sportivo.

Realizzato in collaborazione con Bruno Zambardino - esperto di economia dei media e Docente di Ordinamento Cinematografico e Audiovisivo in Italia e in Europa, presso il DAMS dell’Università di Roma 3. Si ringraziano Giulia Elena Berni e Monica Sardelli per il supporto editoriale.

 

L’impatto del Covid-19 non è stato omogeneo in tutto il comparto cinematografico e i vari segmenti della filiera hanno messo in campo rimedi differenti per far fronte alla crisi. I distributori hanno spostato molti contenuti online, vincolati dalla scelta di preservare i titoli già pronti in attesa della riapertura delle sale o di renderli disponibili sulle varie piattaforme; le produzioni provano ad abbattere tempi e costi facendo leva sulle nuove tecnologie, come la realtà aumentata, virtuale, interattiva; l’esercizio e i festival si sono attivati attraverso piattaforme proprietarie o appoggiandosi a servizi specializzati come My Movies, definito dagli addetti ai lavoro come un vero e proprio “pronto soccorso” del cinema senza perdere il contatto con il pubblico.

Il primo effetto della pandemia è stato il crollo delle entrate al box office.

In Italia nel 2020 i cinema hanno registrato un incasso complessivo di circa 182,5 milioni di euro per circa 28 milioni di biglietti staccati. Si tratta, rispetto al 2019, di un decremento di più del 71% degli incassi e delle presenze[1].

Il secondo effetto è stata l’interruzione della catena di fornitura dei contenuti.

I set cinematografici si sono fermati o hanno rallentato l’avvio di nuove produzioni che tuttavia, nel nostro Paese, sono ripartite in sicurezza dopo il primo lockdown grazie all’adozione tempestiva e condivisa di protocolli sanitari.

L’altro effetto è il boom dei servizi di streaming,

che hanno avuto un’impennata di nuovi abbonati nel periodo di lockdown: nel 2020 l’S-Vod ha registrato il numero record di 1,1 miliardi di abbonamenti nel mondo (+26% sul 2019). L’intrattenimento digitale nel 2020 vale 61,8 miliardi di dollari, 5 volte di più del box office, sceso da 42,3 a 12 miliardi di dollari nel 2020[2]. I consumi digitali non sono necessariamente in contrasto con l’esperienza in sala, che è immersiva ed ha una sua natura peculiare e identitaria. Un sondaggio di Variety reso noto la settimana prima della strana edizione della notte degli Oscar 2021, che ha premiato film mai usciti in sala, ha evidenziato come in pochissimi, tra gli intervistati, avessero mai sentito parlare dei titoli candidati, a dimostrazione che, con molta probabilità, la presenza di un film nelle sale garantisce una visibilità impensabile nel mare di offerte dei servizi streaming. Il cinema postCovid-19 deve tuttavia fare i conti con la pressione ineludibile sulle finestre e, conseguentemente, con una maggiore flessibilità, prevedendo che alcuni film siano “protetti” dagli sfruttamenti successivi, mentre altri titoli di genere, con un target più ristretto o caratteristiche peculiari, abbiano un passaggio strategico in sala e un salto immediatamente successivo sulle piattaforme. L’annullamento di tutte le manifestazioni in presenza ha reso necessario rivedere lo svolgimento dei festival e rassegne cinematografiche.

Con l’eccezione del Festival di Venezia, tutte le manifestazioni principali si sono svolte online o con formule ibride

(Torino, Roma, MIA, Berlinale 2021) esaltando il ruolo delle piattaforme digitali e consentendo un forte ampliamento del pubblico di riferimento. I primi esperimenti sono stati avviati nella primavera del 2020 per poi moltiplicarsi nei mesi successivi: oltre un centinaio di festival e rassegne, da quelli più blasonati a quelli più di nicchia, è sbarcato sulle piattaforme con differenti formule di sottoscrizione e partecipazione. Le cifre sono state incoraggianti – circa mezzo milione di ore di visione e mezzo milione di euro di incassi, molto più di quanto i festival avrebbero riscosso in presenza – confermando un interesse crescente del pubblico attratto da offerte autoriali di qualità. Sono dati che, letti insieme alla contestuale nascita di nuove piattaforme di contenuti e servizi informativi promossi da singoli festival o dalle società di distribuzione, dimostrano una dinamica di reciproco vantaggio.

Alcuni esperti sostengono che la diffusione dei festival on line abbia generato un benefico effetto sulla “democratizzazione del sapere cinematografico”, recuperando la funzione formativa da sempre connaturata al cinema come fenomeno sociale. È un dato di fatto che studenti e giovani cinefili possono oggi partecipare ai festival a costi quasi azzerati rispetto a quelli prima necessari (certo, privi della componente di incontro e contatto umano, che “non ha prezzo”), e accedere a un’offerta sempre più ampia di contenuti specialistici extra (incontri e interviste con autori, lezioni di cinema tenute da esperti, ecc.) inclusi, di solito, nell’abbonamento.[3] Insomma un fenomeno destinato a non esaurirsi al termine dell’emergenza pandemica e che ha suscitato un dibattito anche all’interno dell’Associazione nazionale AFIC: da una indagine statistica – Piattaforma Festival - presso i suoi 80 associati è scaturito che l’esperienza online abbia portato ad arricchire la programmazione e ad ampliare l’audience. Tra i festival a pagamento, il 49% ha registrato, infatti, un incremento di incassi e il 62% dei festival ha dichiarato d’immaginare la prossima edizione post Covid in un formato ibrido, arricchendo così la manifestazione con contenuti multimediali disponibili sulle piattaforme online.[4] In questo nuovo scenario ibrido e in movimento i festival saranno chiamati a lavorare in un’ottica strategica connettendo mondo reale e mondo virtuale, integrando nelle progettualità soggetti differenti, facendo dialogare il pubblico con le diverse piattaforme, con i canali social e i territori di riferimento.[5]

Numerose le piattaforme italiane riuscite a sviluppare un’offerta di servizi competitiva e originale.

In primis, c’è MYmovies, intervenuta in soccorso di tantissimi eventi, trasmettendone le opere in programma sulla propria piattaforma: tra questi, Torino Film Festival, MedFest, Festival dei Popoli, Trieste Film Festival. Lavorando in collaborazione con Lucky Red e Circuito Cinema, MYmovies ha inoltre promosso l’iniziativa MioCinema che ha offerto, oltre alla “visione in sala” e film in streaming, tutta una serie di contenuti extra originali, informazioni, masterclass, anteprime esclusive, interviste etc. Altrettanto interessante è stato invece l’esperimento del festival bolognese Il cinema ritrovato, dedicato ai grandi classici restaurati dalla Cineteca di Bologna, che ha sviluppato un suo servizio di streaming di grande seguito, Il cinema ritrovato Fuori sala. Iorestoinsala, invece, è una sala virtuale che sposta in rete l’esperienza della sala fisica, in cui si acquista un biglietto scegliendo film e orario sul sito del nostro cinema di riferimento. Da pochi mesi (marzo 2021) è approdata sul mercato Nexo+, grazie alla società milanese Nexo Digital. Parliamo di una piattaforma che offre non solo la visione di contenuti video, ma anche approfondimenti e podcast, costruendo un piano editoriale che si avvale di collaborazioni importanti (Far East Film Festival, Feltrinelli Real Cinema, Scuola Holden e Elisabetta Sgarbi), con una programmazione innovativa e diversificata che spazia da film d’autore a titoli cult, dalla grande arte all’opera, dal balletto alla musica classica, dalle biografie ai documentari sui grandi temi d’attualità ma anche storia antica e recente. Iwonder Pictures, marchio bolognese di qualità che distribuisce nelle sale italiane il cinema biografico e documentario, pur ribadendo la centralità della fruizione in sala, ha lanciato la piattaforma digitale IWonderFull con il meglio di 8 anni di attività. Il canale CG TV della società di distribuzione CG Entertainment, con sede a Campi Bizenzio (FI) è disponibile gratuitamente tramite l'applicazione Samsung TV Plus con un catalogo di grandi classici del cinema italiano, opere contemporanee, autori emergenti, cine-documentari, produzioni internazionali e masterclass. TheFilmClub, del gruppo romano Minerva Pictures, mette a disposizione on demand un catalogo di film d’autore e di genere, classici, cult e rari.

A distanza di circa un anno dal suo annuncio da parte del Ministro Franceschini, dal mese di maggio 2021 è online ITsART, la piattaforma promossa dal Ministero della Cultura e Cassa Depositi e Prestiti.

 

Foto della piattaforma ITsART, credits to Il Post

Al momento sono disponibili 700 titoli, tra film, spettacoli teatrali e musicali ed altri eventi.  Alcuni contenuti saranno ad accesso gratuito, altri potranno essere acquistati e noleggiati. La gestione operativa e commerciale è affidata a Chili, servizio streaming che offre i propri contenuti in modalità T-Vod (video on demand transattivo), dell’azienda omonima con sede a Milano, operante nella distribuzione via internet di film e di serie TV. Quanto all'impegno finanziario dei due soci nella piattaforma, per cui il decreto Rilancio ha previsto un finanziamento da 10 milioni di euro, Cdp ha versato 6,2 milioni. Chili ha apportato in natura 6 milioni di euro, una parte dei quali mediante il conferimento della piattaforma tecnologica software di distribuzione di contenuti video e audio on demand, attraverso la quale saranno distribuiti i contenuti digitali culturali che includono prime di eventi e altri spettacoli teatrali, concerti, stagioni liriche, virtual tour. In attesa di valutarne l’efficacia e la risposta del pubblico a livello nazionale ma soprattutto internazionale, tra i punti di forza del progetto figura la grande quantità di patrimonio audiovisivo e culturale veicolabile e la possibilità di affiancare nuove forme di ricavo per produttori e titolari dei diritti, mentre tra le criticità vanno menzionate la mancata collaborazione con Rai Play (non si esclude una partnership nei prossimi mesi), la forte concorrenza con altri servizi di distribuzione digitale di contenuti e l’esigua dotazione finanziaria (20 milioni di euro) che potrebbe riflettersi in una limitata capacità di approvvigionamento di contenuti originali. Si tratta di una opportunità che va colta al meglio per valorizzare la partnership pubblica-privata, monetizzare i contenuti a vantaggio degli artisti, nella consapevolezza che si tratta di modalità di visione e fruizione che integrano e arricchiscono l’offerta di contenuti culturali, senza mai sostituire lo spettacolo dal vivo.

Degna di nota la rinnovata attenzione nei confronti del documentario (inclusa la docu-fiction),

genere spesso trascurato nel panorama nazionale: prima dello stop era in forte espansione e con quote di mercato crescenti e pubblico sempre più attento.

Nel 2019 contava 600 titoli solo tra le uscite in sala e un volume di affari intorno agli 8,5 milioni di euro e oltre 1 milione di spettatori. Nel 2020 la Rai ha istituito una direzione di genere dedicata al documentario, delineando una linea editoriale ben precisa e risorse certe destinate a questo comparto. Va in questa direzione anche la scelta coraggiosa dell’Anica di candidare Notturno di Gianfranco Rosi per rappresentare l’Italia alla 93ma edizione degli Academy Awards.

A proposito di intervento pubblico, nel corso di quest’ultimo anno il Governo ha stanziato ed erogato fondi straordinari per l’emergenza pari a circa 300 milioni di euro a favore delle imprese e dei lavoratori del comparto. Il segmento che ne ha maggiormente beneficiato è l’esercizio con 112 milioni di euro (cui se ne sono aggiunti altri 50 lo scorso maggio). Le sale cinematografiche hanno inoltre beneficiato dell’esenzione IMU per un impegno finanziario pari a 90 milioni di euro. 125 milioni di euro sono serviti a potenziare il tax credit alla produzione e alla distribuzione consentendo l’innalzamento dell’aliquota dal 30 al 40% anche per compensare i costi extra dovuti al rispetto dei protocolli e far fronte agli oneri assicurativi in caso di fermo; 25 milioni di euro hanno supportato i distributori. Per i lavoratori autonomi e intermittenti del mondo dello spettacolo sono stati erogati 252 milioni di euro per indennità speciali; 5 milioni sono andati ai fornitori di beni e servizi per lo spettacolo, categoria dell’indotto trascurata in passato dalle politiche di sostegno pubblico. 35 milioni infine sono stati assegnati a Istituto Luce-Cinecittà – ILC, per mitigare gli effetti derivanti dall’emergenza sanitaria e favorire gli investimenti per la ripresa delle attività nel settore cinematografico e audiovisivo. Nei prossimi anni ILC (da poco diventata SpA per consentire a Cassa Depositi e Prestiti di entrare nella compagine azionaria) sarà al centro di un ambizioso piano industriale di modernizzazione e rilancio degli storici studios (anche in termini di efficientamento energetico e sostenibilità ambientale) per il quale sono previsti 300 milioni di euro all’interno del Recovery Fund al fine di attrarre investimenti internazionali nel nostro Paese e rafforzarne la competitività sui mercati esteri. Nel pacchetto è inclusa una linea di intervento affidata al Centro Sperimentale di Cinematografia volta a digitalizzare la Cineteca nazionale e a potenziare le attività di formazione.

Il Ministero della Cultura - MiC, sin dall’avvio della crisi nel marzo 2020, ha lavorato per garantire liquidità alle imprese e ai lavoratori in difficoltà oltre ad intervenire con importanti azioni di aggiornamento della normativa per adattarsi al nuovo contesto. Un provvedimento ha permesso l’ammissibilità agli aiuti ex legge 220/2016 per quelle opere che a causa dell’emergenza Covid-19 non sono state distribuite in sala dal 23 febbraio 2020 – data di inizio delle misure di contenimento dell’epidemia – al 15 luglio e poi dal 26 ottobre fino a riapertura al pubblico delle sale[6].

Il decreto Sostegni di marzo 2021 ha stanziato ulteriori 200 milioni per cinema e spettacolo. Ad una platea allargata di lavoratori dello spettacolo viene assegnata un’indennità straordinaria di 2.400 euro. La crisi ha evidenziato tutte le debolezze di un sistema di welfare estremamente precario e carente nei contratti in uso tra i lavoratori dello spettacolo. Fa ben sperare il pacchetto di misure varato dai Ministeri della Cultura e del Lavoro il 20 maggio 2021 per assicurare adeguate tutele assistenziali e previdenziali ai lavoratori del cinema e dello spettacolo e correggere le numerose storture emerse negli ultimi anni e divenute non più sostenibili soprattutto dopo la pandemia. Misure che rafforzano le tutele dei lavoratori dello spettacolo, dalle indennità di maternità a quelle per la malattia, dall’assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali al sistema pensionistico fino all’introduzione di una nuova indennità di assicurazione per la disoccupazione involontaria. Il nuovo sistema di welfare si completerà con l’approvazione del disegno di legge per riordinare l’intero settore e introdurre nuove ulteriori misure di sostegno e il registro degli attori e dei professionisti dello spettacolo[7].

Con la legge di bilancio, nel 2021 le risorse del Fondo ordinario previsto dalla Legge Cinema aumentano da 400 a 640 milioni totali l’anno. Questo consentirà di mantenere, in via strutturale, il credito d’imposta al 40%, misura che dal 2016 ha aumentato in maniera significativa l’attrattività del nostro Paese.

Con Next Generation EU, la Commissione Europea include le industrie culturali e creative tra i settori strategici volti a facilitare la ripresa economica e sociale europea. La proposta della Commissione si fonda sul Media and Audiovisual Action Plan, un programma di intervento in 10 punti per il sostegno alle imprese dell’audiovisivo e per accelerare il processo di trasformazione di tutta l’industria che mette al centro la tecnologia digitale, un accesso ai finanziamenti più semplice, lo stimolo degli investimenti privati, favorire un maggiore livello di resilienza e di sostenibilità ambientale[8]. In merito a quest’ultimo tema va segnalato lo sforzo dell’Associazione Italian Film Commissions, che di recente ha riconosciuto il protocollo Green Film, ideato e promosso da Trentino Film Commission, come strumento condiviso e come standard di riferimento per incentivare la sostenibilità ambientale nell’audiovisivo. Il protocollo consente un processo di verifica affidabile e un sistema di certificazione, ritenendolo l’approccio più concreto ed esportabile nelle diverse Regioni.[9]

 

Protocollo GREEN FILM, credits to Toscana Film Commission

La nuova programmazione Europa Creativa 2021-2027 del principale programma di sostegno al settore potrà contare su una dotazione complessiva di 2,4 miliardi (di cui il 58% a favore del sotto programma Media) con un incoraggiante incremento del 63 % rispetto ai 1,4 miliardi del periodo precedente, tenendo conto anche della Brexit.

Oggi lo sguardo è rivolto al futuro, a quando, passata l’emergenza, verrà il momento di ripartire.

Uno dei pilastri sui cui lavorare, in tutte le fasi della filiera, è senza dubbio l’innovazione e la qualificazione dell’esperienza tenuto conto che lo scenario competitivo è condizionato dalle alternative del tempo libero.

La produzione dovrà fare leva sulle nuove tecnologie per abbattere tempi e costi utilizzando, nella preparazione di un film, tecniche di realtà virtuale e aumentata.  Queste ultime sono già da anni diffuse nella produzione di videogiochi, per i quali l’atmosfera immersiva abilitata dalla VR è motivo di grande attrazione presso il pubblico. Tuttavia non mancano esplorazioni anche da parte del settore cinematografico. Pochi anni fa il regista premio Oscar Alejandro Iñárritu ha presentato un cortometraggio girato con tecnologia Virtual Reality, Carne y Arena, un prodotto a metà strada tra l’opera d’arte e il contenuto cinematografico. Infatti è stato presentato al Festival di Cannes 2017, come parte della selezione ufficiale, e proposto successivamente presso la Fondazione Prada a Milano. L’installazione ha guadagnato l'attenzione di critica e pubblico per la sua enorme innovazione tecnica e per il forte messaggio politico. La tecnologia è dunque sul mercato già da tempo, ma gli elevati costi degli apparati per fruirne e la carenza di contenuti di qualità ne ha limitato la diffusione. Tuttavia I principali produttori, compresi Facebook e Google, stanno riducendo i prezzi dei dispositivi e nel 2020, complice i lockdown e le misure restrittive adottate a livello mondiale per contenere la pandemia da SARS-Covid19, le vendite di apparati per la fruizione della VR sono esplose, raggiungendo i 5,5 milioni lo scorso anno e, secondo le previsioni, potrebbero raddoppiare nel 2021.

Nel cinema la maggior parte delle iniziative in ambito VR assume la forma della cosiddetta “experience”: “contenuti para-cinematografici che facciano da traino transmediale al film e al suo universo narrativo”[10]. Disney propone la app Disney Movies VR, che permette un’esperienza immersiva nel mondo delle storie Disney, Marvel e Lucasfilm, e l’interazione con i personaggi nel loro “habitat” naturale. Altre iniziative rilevanti sono The Dunkirk Experience, dall’ultimo lavoro di Christopher Nolan; Ashes to Ashes, commedia grottesca, un cortometraggio narrato dall’inusuale punto di vista delle ceneri del defunto, che in qualche modo individuano un punto di osservazione privilegiato, allo stesso tempo privandolo della presenza fisica. Ciò dimostra come l’utilizzo delle nuove tecnologie vada passo a passo con la ricerca di nuovi linguaggi: in un’opera del genere tutto il lavoro della messa in scena, della narrazione, la costruzione degli effetti speciali deve rispondere a esigenze diverse da quelle tradizionalmente cinematografiche.

Anche in Italia si registra un’attenzione verso questi nuovi modi di fare cinema. Negli ultimi due anni, la produzione copre soprattutto cortometraggi e il genere non fiction/documentario, che ben si presta a esperienze immersive e interattive, ma non mancano anche opere di natura diversa. Citiamo qui Edipo Re in Virtual Theatre, che ripercorre la produzione teatrale della celebre tragedia in VR; Materre VR Experience, lungometraggio a episodi ambientato a Matera, H.O.M. VR, corto sul tema della salute mentale; Happy Birthday, un racconto sul fenomeno dell’Hikikomori, i giovani che si rifugiano nelle loro camere rifiutando il mondo esterno.

Sono poi numerosi i festival che dedicano una propria sezione alle nuove tecnologie e alle nuove forme di storytelling immersivo: solo per citarne alcuni, Trieste Film Festival, River Film Festival a Padova, Giffoni VR Experience (Giffoni Valle Piana, SA), Cervignano Film Festival (Udine). Ed anche Venice VR, la sezione dedicata alle produzioni in VR della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, che ospita già dal 2016 una selezione di lavori tra opere in concorso, selezioni di Best Of e progetti sia completati che da produrre. In quest’ambito, sotto l’insegna della Biennale College-Virtual Reality, ogni anno viene lanciato un bando finalizzato al finanziamento di sei progetti di realtà virtuale, della durata massima di 30 minuti da produrre con un budget di € 60.000 in VR, di giovani autori nazionali e internazionali. Viceversa, sono altresì numerosi i festival e le manifestazioni dedicate alle nuove tecnologie che ospitano una sezione riservata alle applicazioni in ambito audiovisivo: Milano Digital Week, dedicato alle trasformazioni digitali al servizio della città; Parma 360 Festival, dedicato alle arti visive contemporanee; Algoritmi, a Torino, dedicato alla sperimentazione digitale nella musica e nell’arte.

Anche il mercato è attento a questi sviluppi: infatti tanto il MIA-Mercato Internazionale dell’Audiovisivo, quanto il Torino Film Industry sono aperti anche ai progetti narrativi in VR, mentre il Torino Short Film Market ospita VR Stories, una sezione dedicata ai progetti narrativi in VR. Che Torino abbia una peculiare vocazione verso il cinema non è una novità. Ed è significativo che il 19 maggio 2021 il Museo Nazionale del Cinema abbia riaperto al pubblico, dopo le chiusure imposte dall’emergenza sanitaria, proprio inaugurando CineVR, la prima sala cinematografica italiana permanente completamente dedicata al VR e una programmazione di contenuti cinematografici VR in collaborazione con RAI Cinema. Le prime opere disponibili per la visione da parte dei visitatori del museo sono Revenge Room, Happy Birthday e Lockdown 2020.

E mentre Netflix sta già pensando di diversificare proponendo un catalogo di videogiochi in streaming per dar vita a formule di intrattenimento interattivo, ci si interroga su come le nostre case di produzione potrebbero allargare anche il proprio tradizionale raggio di azione, sia in termini di linguaggi sia in termini di ibridazioni e collaborazioni, esplorando nuovi terreni di sperimentazione. Un interessante esempio è rappresentato dal progetto di Indigo in collaborazione con la Fondazione del Teatro dell’Opera di Roma che ha condotto alla produzione di un vero e proprio film documentario tratto dall’opera verdiana il Rigoletto, a partire dalla rappresentazione dal vivo messa in scena nell’estate 2020 al Circo Massimo di Roma. Un’opera con un forte impatto visivo e visionario, che racconta come nasce un’opera lirica, un evento quasi irriproducibile, di cui si è voluto lasciare una traccia in un momento storico unico, facendo vedere il processo di costruzione, capire come un regista giovane (Michieletto) possa lavorare per creare uno spettacolo, quanta visione porti dentro una macchina così complessa. Il progetto è l’emblema della rinascita culturale che mette insieme cinema, teatro, musica. Così il documentario racconterà anche la necessità di mescolare più spesso questi ambiti culturali, aprendo a nuovi linguaggi e modelli produttivi capaci di far dialogare istituzioni culturali e audiovisivo, valorizzando il binomio creatività-innovazione.[11] C’è anche chi si è spinto oltre i confini terrestri, con il varo di progetti a dir poco futuristici come la Iervolino Entertainment (società di produzione audiovisiva quotata in Borsa), che ha lanciato una business unit – Space 11 - per realizzare una serie di produzioni ed eventi live nello spazio. Nei prossimi anni c’è attendersi uno sviluppo ulteriore di tali tendenze con la diffusione di nuove forme di narrazione caratterizzate da un elevato livello di interazione con il pubblico,

un cinema “espanso” e persino “aumentato”, capace di attraversare media, display e device,

che colonizza nuovi spazi costruendo nuove forme, nuove pratiche e nuovi modelli di esperienza.[12]

Le sale, segmento più vulnerabile della filiera, dovranno rinnovarsi orientando il proprio modello di business non più – o non solo – sul prodotto, ma anche sullo spettatore, partendo da un lavoro di riqualifica e ammodernamento delle strutture di coinvolgimento e fidelizzazione, che vadano oltre la fruizione. Un esempio virtuoso giunge dal Cinema Beltrade di Milano, tra i primi durante la pandemia ad aver attivato una propria piattaforma, offrendo i propri film in streaming on demand attraverso l’iniziativa Il Beltrade sul sofà.

Il Cinema Beltrade (MI). Credits to Valerio Berra

Con l’hashtag #CIVEDIAMOALBELTRADE, la piccola sala storica milanese famosa per il sostegno al cinema indipendente, ha portato avanti una apprezzabile forma di resistenza alla chiusura forzata aprendo un canale VoD, rendendo disponibili a tutti gli appassionati una lista di opere della sua programmazione tramite la piattaforma di streaming on demand Vimeo. I film erano visionabili dietro pagamento di un biglietto, il cui costo è variabile: sono gli spettatori a decidere se usare il biglietto sostenitore (9 euro), il più costoso, o accedere a un’altra fascia di prezzo, secondo le proprie possibilità. Nel suo piccolo, Beltrade ha arricchito la proposta con forme di intrattenimento sui suoi social per mantenere un filo con il suo pubblico, con brevi video, cortometraggi selezionati per qualche minuto di poesia, di divertimento o di passione cinefila. Insieme ad altre sale indipendenti è stata inoltre creata la piattaforma 1985.cloud.  Una politica che ha dato i suoi frutti, premiata dal pubblico che, dopo quattro lunghi mesi, è accorso in massa il 26 aprile 2021, primo giorno in cui era possibile riaprire la sala. Una scelta coraggiosa visto che solo il 10% delle sale ha aperto i battenti mentre i grandi circuiti commerciali, ad esempio, hanno preferito attendere sino a metà maggio.

Un esempio interessante per favorire l’accesso al mercato di numerosi film non distribuiti – indipendenti, o che trattano tematiche sociali e di attualità, viene da Movieday, piattaforma web in grado di ottimizzare la distribuzione di film nei cinema di tutta Italia, attraverso un servizio di prenotazione e fruizione personalizzata che mette in stretta connessione tre target strategici per il mercato: proprietari di film (registi, produttori e case di produzione), cinema e pubblico. Il servizio sfrutta l’enorme potenziale inespresso costituito dalla scarsa capacità di riempire le proprie sale attraverso un sistema di prenotazione online: la proiezione avviene solamente al raggiungimento di un numero minimo di biglietti pre-acquistai, stabilito dall’esercente. In tal modo viene annullato il rischio commerciale e l’occupancy viene massimizzata. Nata come start up, in pochi anni ha ottenuto l’adesione di circa 350 cinema (di cui più di cento di provincia) cui guardare per dimostrare che il cinema può essere sostenibile sia dal lato dell’offerta sia da quello della domanda e inclusivo anche grazie alla tecnologia.[13] Bisogna considerare che già prima della pandemia il mercato sala aveva un grande potenziale inespresso che ora va necessariamente liberato. Assodato dunque che non c’è un evidente problema di domanda, viene il momento di pensare alla qualificazione dell’esperienza, all’offerta, che deve essere ben organizzata e di qualità.

Così, dunque, il cinema si prepara alla ripartenza, con la certezza che nonostante le tante ombre, non ha mai perso la sua capacità unica di emozionare e coinvolgere il pubblico. Il consumo casalingo in streaming di cinema e ancor di più di serie tv e altri prodotti dell’infotainment, cresciuto notevolmente durante il lockdown del 2020 e dei primi mesi del 2021, era già un modello consolidato di consumo e, da almeno dieci anni, la norma per le generazioni più giovani. La chiusura dentro le case ha solo reso il fenomeno più diffuso e socialmente trasversale rispetto a età, abitudini e gusti cinematografici. Per operatori e istituzioni è ineludibile mettere mano ad una riforma strutturale delle finestre che tenga conto del nuovo scenario e regole di ingaggio efficaci ed equilibrate nei rapporti tra mondo della produzione, settore distributivo tradizionale e la platea, sempre più ricca e diversificata degli streamers, mettendo mano alla questione giuridico-economica dei diritti di sfruttamento delle opere. Sarà strategico avviare un piano nazionale di formazione per rafforzare le competenze professionali di chi opera in un settore in fortissima evoluzione, con particolare riferimento allo sviluppo editoriale delle opere e alla loro gestione produttiva e distributiva. È in gioco il destino di un settore resiliente che, da oltre un secolo, mostra una grande capacità di rigenerazione, a patto che si scommetta su strategie lucide e coese e sulla consapevolezza che le piattaforme sono un elemento dell’ecosistema con il quale è possibile coabitare, considerato che l’appetito di contenuti è cresciuto a dismisura.

[1] Cinetel, Il cinema in sala 2020: i dati del box office, https://www.cinetel.it/pages/studi_e_ricerche.php

[2] Cfr. MPA, Theme Report 2020, marzo 2021, https://www.motionpictures.org/wp-content/uploads/2021/03/MPA-2020-THEME-Report.pdf

[3] Cfr. Sergio Di Giorgi https://www.tuttequellecose.com/cronache-dal-post-cinema-2-luoghi-memoria-futuro/

[4] http://www.aficfestival.it/2021/03/29/piattaforma-festival-risultati-sondaggio/

[5] Cfr. Sergio Di Giorgi ibidem

[6] Il 1° maggio 2021 provvedimento è stato sospeso con il nuovo “decreto finestre” del ministro Franceschini che obbliga i film che ricevono contributi statale a uscire prima in sala e la possibilità di essere trasmessi in streaming o tv a 30 giorni dalla proiezione fino al 31 dicembre 2021. https://www.beniculturali.it/comunicato/cinema-franceschini-firma-nuovo-decreto-finestre-torna-lobbligo-uscita-in-sala-prima-dello-streaming. Si tratta di un provvedimento “tampone” in attesa di recepire un accordo più strutturale tra i vari attori in gioco.

[7] https://cultura.gov.it/comunicato/20630

[8] Cfr. Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, I media europei nel decennio digitale: un piano d'azione per sostenere la ripresa e la trasformazione, Bruxelles, 3 dicembre 2020, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52020DC0784&from=EN

[9] Il protocollo offre ai produttori audiovisivi un disciplinare con azioni concrete per rendere un set più sostenibile, e una certificazione di sostenibilità ai progetti che hanno dimostrato un impegno concreto nel ridurre il proprio impatto sull’ambiente. Nato nel 2017 con l’obiettivo di promuovere e incentivare la sostenibilità nelle produzioni realizzate in Trentino, nel 2019 il disciplinare è stato aggiornato per renderlo utilizzabile anche negli altri territori e applicabile anche alle co-produzioni internazionali. Il processo di certificazione vede coinvolta una rete di auditor indipendenti che possono essere enti pubblici o società private con comprovata esperienza in materia di ambiente e sostenibilità.

https://www.italianfilmcommissions.it/wp-content/uploads/CS-IFC-protocollo-GREEN-FILM.pdf

[10] Simone Arcagni, Immersi nel futuro. La realtà virtuale, nuova frontiera del cinema e della TV. Cfr. https://www.rai.it/raicinema/news/2020/09/Immersi-nel-futuro-il-primo-libro-bianco-sulla-Realta-virtuale-586df64d-92fd-4d33-8788-f4040c9dec2a.html

[11] https://news.cinecitta.com/IT/it-it/news/54/82728/francesca-cima-un-opera-live-che-parla-della-nostra-epoca.aspx

[12] Il cinema del live cinema, dei film interattivi, delle webtv, dei locative media, il cinema degli urban screen e dei media building, il cinema del documentario crossmediale, come ci indica uno dei massimi esperti in materia il Prof. Simone Arcagni. Cfr. Segnocinema, https://www.segnocinema.it/index.php/il-nuovo-numero

[13] Movieday si definisce la prima piattaforma italiana di Sharing e On Demand Economy applicata all’industria cinematografica. Il servizio è in grado di: ottimizzare i costi di gestione/promozione dei film, che vengono proiettati a condizione che – a una settimana dalla data stabilita – il numero di prevendite sia sufficiente a coprire i costi richiesti; diversificare la scelta e le modalità di fruizione dei contenuti (disponibili su altri canali dopo la proiezione); promuovere una fruizione cinematografica attiva e partecipe, in grado di coinvolgere – anche attraverso eventi specifici – giovani, over 60 e non frequentatori. Per approfondimenti cfr. https://www.fondazionesocialventuregda.it/wp-content/uploads/2021/05/FSVGDA_Impact-Investing-Report-2020-2.pdf  (pag. 58)

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