Cultura e bellezza in Italia sono tratti identitari radicati nella società e nell’economia. Da qui il titolo del rapporto Io sono cultura, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, insieme a Istituto per il Credito Sportivo, la Fondazione Fitzcarraldo e Fornasetti con il patrocinio del Ministero della Cultura. Giunto alla sua tredicesima edizione, il rapporto è stato presentato oggi da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura; Andrea Prete, presidente di Unioncamere; Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere; Antonella Baldino, presidente Istituto per il Credito Sportivo.
Atre anni dallo scoppio della pandemia e in piena fase di ricostruzione e ripartenza, le industrie culturali e creative sono tra i settori più strategici per facilitare la ripresa economica e sociale italiana. Non solo perché i numeri dell’ultimo decennio parlano di una fonte significativa di posti di lavoro e ricchezza. Ma anche perché sono un motore di innovazione per l’intera economia e agiscono come un attivatore della crescita di altri settori, dal turismo alla manifattura creative-driven. Ossia quella manifattura che ha saputo incorporare professionisti e competenze culturali e creative nei processi produttivi spesso orientati alla sostenibilità, traducendo la bellezza in oggetti e portando il made in Italy nel mondo. Bellezza e cultura, quindi, sono parte del DNA italiano e sono alla base delle ricette made in Italy per la fuoriuscita dalle crisi. Io sono cultura annualmente quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale. I numeri dimostrano che la cultura è uno dei motori della nostra economia e lo studio propone numeri e storie ed è realizzato grazie al contributo di molte personalità di punta nei diversi settori.
La cultura, nelle sue varie articolazioni e filiere, genera in Italia (anno 2022) un valore aggiunto pari, complessivamente, a 95,5 miliardi di euro. Considerevole l’aumento (+6,8 per cento) rispetto all’anno precedente e rispetto al 2019 (+4,4 per cento). Nel campo della cultura lavorano 1.490.738 persone, operano 275.318 imprese e 37.668 organizzazioni non-profit che si occupano di cultura e creatività (il 10,4% del totale delle organizzazioni attive nel settore non-profit).
Molto interessante il volano economico e occupazionale che generano le attività culturali e creative. Per ogni euro se ne attivano altri 1,8 in altri settori, come quello turistico, dei trasporti e del made in Italy, per un valore pari a 176,4 miliardi di euro. Nel complesso le attività culturali e di creatività, direttamente e indirettamente, generano valore aggiunto per circa 271,9 miliardi di euro (il 15,9 per cento dell’economia nazionale).
La forza della nostra economia e del made in Italy – ha commentato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – deve molto, in tutti i campi, alla cultura e alla bellezza. Più che in altri Paesi. Cultura e creatività oltre ad arricchire la nostra identità e alimentare la domanda di Italia nel mondo, possono aiutarci ad affrontare insieme, senza paura, le difficili sfide che abbiamo davanti. A partire dalla crisi climatica. L’Italia, forte dei 272 miliardi di valore aggiunto legati alla cultura, può essere protagonista del nuovo Bauhaus, fortemente voluto dalla Commissione Europea che nasce per rinsaldare i legami tra il mondo della cultura e della creatività e i mondi della produzione, della scienza e della tecnologia orientandoli alla transizione ecologica indicata dal Next Generation EU. Se l’Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura e sulla bellezza, favorisce un’economia più a misura d’uomo e, anche per questo, più competitiva e più capace di futuro come sostiene il Manifesto di Assisi.