Ambiente è sport. Fare sport fa bene anche all'ambiente: in Italia le aziende leader mondiali. E' il quadro che emerge dal rapporto "100 storie di sport sostenibile" realizzata da Fondazione Symbola, Fondazione per le Qualità Italiane e Fassa Bortolo, in collaborazione con l'ICSC-Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, recentemente presentata a Roma. Tale rapporto offre un universo fondato su valori essenziali come il rispetto delle regole, il gioco di squadra e la sana competizione. Principi che non solo rappresentano l'anima dello sport, ma che trovano espressione concreta anche nell'eccellenza delle strutture e degli spazi, che rendono tutto questo possibile grazie a un universo di soluzioni e tecnologie che migliorano le performance e le rendono spettacolari, sicure, sostenibili. L'indagine analizza i 76.919 impianti sportivi presenti sul territorio nazionale, a disposizione delle quasi 400 diverse discipline sportive praticate in Italia. Questi numeri già indicano le dimensioni del fenomeno: il 52% delle strutture è attivo al Nord, il 22% al Centro ed il 26% al Sud con una media di 1,21 impianti ogni mille abitanti. Ma non basta. Il computo vale 22 miliardi di euro pari all'1,3% del PIL. Ne abbiamo parlato con il presidente di Fondazione Symbola, Ermete Realacci: «Le cento storie raccontano uno sport sostenibile e a misura d'uomo. Proporre questo computo del "made in Italy" significa dar voce a una filiera di eccellenza fatta da piccole e medie imprese che competono nel mondo grazie alla capacità di tenere insieme innovazione e tradizione, flessibilità produttiva, valorizzazione del capitale umano, sostenibilità, nuove tecnologie e coesione sociale». Lo dimostra «100 storie di sport sostenibile» ovvero la ricerca realizzata da Fondazione Symbola, Fondazione per le Qualità Italiane e Fassa Bortolo, in collaborazione con l'ICSC-Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, recentemente presentata a Roma. Tale rapporto offre un universo fondato su valori essenziali come il rispetto delle regole, il gioco di squadra e la sana competizione. Principi, che non solo rappresentano l'anima dello sport, ma che trovano espressione concreta anche nell'eccellenza delle strutture e degli spazi, che rendono tutto questo possibile, grazie ad un universo di soluzioni e tecnologie, che migliorano le performance e le rendono spettacolari, sicure, sostenibili. L'indagine analizza i 76.919 impianti sportivi presenti sul territorio nazionale, a disposizione delle quasi 400 diverse discipline sportive praticate in Italia. Questi numeri già indicano le dimensioni del fenomeno: il 52% delle strutture è attivo al Nord, il 22% al Centro ed il 26% al Sud con una media di 1,21 impianti ogni mille abitanti. Ma non basta. Il comparto vale 22 miliardi di euro pari all'1,3% del PIL. Ne parliamo con il presidente di Fondazione Symbola, Ermete Realacci. Presidente, come può essere "green" il mondo delle piccole e medie imprese, coinvolte in quest'immenso comparto al servizio dello sport? «C'è sempre un passaggio, un punto di riferimento: che materiale usi? Quanta energia consumi? Quanta ne richiedono gli impianti realizzati? Se hai una piscina, riscaldata con fonti rinnovabili, questa consumerà chiaramente meno energia di altre. Se usi materiali più facilmente smaltibili, vai nella stessa direzione. La gamma di possibilità è infinita. Le cento storie, che presentiamo in questo rapporto, raccontano uno sport sostenibile ed a misura d'uomo. Proporre questo comparto del "made in Italy" significa dar voce ad una filiera di eccellenza, troppo trascurata, fatta da piccole e medie imprese, realtà che competono nel mondo grazie alla capacità di tenere insieme innovazione e tradizione, flessibilità produttiva, valorizzazione del capitale umano, sostenibilità, nuove tecnologie e coesione sociale, mantenendo forti legami con le comunità. Come dimostrato dal presidente Mattarella, che ha invitato al Quirinale anche gli atleti arrivati al quarto posto a Parigi 2024, non contano solo le aziende che salgono sul podio ma, come spesso avviene in Italia, la qualità è nella filiera fatta di piccole e medie imprese». Può fare qualche esempio, citando casi riportati nella ricerca? «Certamente. A pochi chilometri da Cremona, a Castiglione delle Stiviere, per la precisione, opera un'azienda, Myrtha Pools, protagonista dei più grandi eventi sportivi del mondo. Le piscine delle Olimpiadi di Atlanta '96, Pechino 2008. Londra 2012, Rio de Janeiro 2016 e Tokyo 2020 erano sue. Le gare della XX edizione dei Mondiali di Nuoto, svoltisi a Fukuoka nel 2023, portavano la sua firma. È fornitrice dell'edizione dei Giochi Olimpici e Paraolimpici di Parigi 2024. Myrtha Pools ha sviluppato tecnologie esclusive, che hanno rivoluzionato il mondo degli sport acquatici. Le sue piscine sono realizzate con un sistema modulare di pannelli in acciaio inox laminati a caldo, che non richiedono saldature. I vantaggi sono molti: struttura completamente impermeabilizzata, precisione millimetrica, struttura duratura e sostenibile. Ecopneus di Milano si occupa dal 2011 di superfici sportive di ultima generazione, che nascono grazie al recupero degli pneumatici fuori uso. Recupera, così, ogni anno circa 200.000 tonnellate di pneumatici a fine vita rispetto alle 400.000 immesse sul mercato. Mondo è una multinazionale italiana con sede a Gallo d'Alba, in Piemonte, specializzata nelle pavimentazioni sportive. Dal 1976 è fornitrice ufficiale del Comitato Internazionale Olimpico. Potrei continuare a lungo...». Viceversa gli effetti del cambiamento climatico si vedono soprattutto negli sport invernali... «Gli ultimi dati disponibili parlano di una riduzione della neve giunta in questi ultimi decenni al 50%, che è tantissimo. Sostituirla con neve artificiale comporta maggior consumo d'acqua, d'energia e via dicendo. Ma non è un problema solo per gli sport invernali, perché avere meno neve sulle montagne significa avere maggiori problemi in termini di risorse idriche d'estate. La questione è seria». Durante la presentazione del vostro rapporto è stato detto che l'Italia vanta una vera e propria specializzazione in questo campo «Sì, è vero: l'Italia vanta una vera e propria specializzazione, maturata nel tempo grazie alla capillare presenza sul territorio di strutture sportive, molte delle quali hanno segnato la storia in tante discipline. Gli impianti più diffusi sono quelli legati al calcio nelle sue varie forme a 5, a 11, a 7/8 -, seguono la pallavolo, la pallacanestro ed il tennis, accompagnati da una componente rilevante del fitness. Però, vede: l'Italia ha la straordinaria capacità di coprire con l'innovazione ed, a volte, anche con la fantasia i settori più vari, diversificando i propri punti di forza. Battiamo tutti gli altri Paesi in questo. C'è una genetica del saper fare italiano, che si nutre di bellezza, di legame con le comunità e di spirito di adattamento: tutto ciò non è figlio di leggi, né di incentivi, ma è antropologia». Fondazione Symbola sta preparando anche un altro rapporto, sempre in ambito sportivo.