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L’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità, sicurezza e sostenibilità che rappresentano una leva strategica per la ripartenza del sistema Italia. Ne parlano Ettore Prandini, Coldiretti, ed Ermete Realacci, Symbola, nel Symbola Talks di giovedì 28 maggio.

L’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere, oltre all’importanza del sistema sanitario e di alcune politiche pubbliche, una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità, sicurezza e sostenibilità che rappresentano una leva strategica per la ripartenza del sistema Italia. Nel talk online “L’Italia che verràErmete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e Ettore Prandini, presidente di Coldiretti hanno rilanciato il Manifesto di Assisi di cui sono i promotori insieme a Enzo Fortunato, Vincenzo Boccia, Francesco Starace, Catia Bastioli, Mauro Gambetti.

Occorre costruire un’economia, e di conseguenza una società, più fondata sulle ragioni dell’uomo, che è quella che conviene di più al nostro Paese soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando. Perché l’Italia è forte quando fa l’Italia, quando, cioè, unisce le sfide del futuro e dell’innovazione con la sua cultura antica fondata su quel tessuto di comunità locali, territori, storie e paesaggi che l’agricoltura ha segnato in modo unico, motivo per cui il prestigio del brand Italia nel mondo è fortissimo, e lo è molto più di quanto pensiamo. Tradizioni, territorio, cultura, bellezza, innovazione e creatività sono le chiavi su cui scommettere per mantenere e rafforzare i primati internazionali.

L’agricoltura italiana è tra le più sostenibili con appena il 7,2% di tutte le emissioni a livello nazionale con 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti in Italia, contro i 76 milioni di tonnellate della Francia, i 66 milioni di tonnellate della Germania, i 41 milioni del Regno Unito e i 39 milioni della Spagna. L’Italia si conferma ai vertici mondiali per aree agricole coltivate a biologico: il 15,5% della superficie agricola utilizzata nazionale. La spina dorsale di questi primati abita anche nei piccoli comuni dove, come evidenzia una ricerca della Fondazione Symbola e Coldiretti, si produce il 92% dei prodotti agroalimentari Dop e Igp, e il 79% dei vini italiani più pregiati. Durante questa crisi è stato evidente come la tenuta delle comunità e delle istituzioni locali grazie all’azione dei sindaci soprattutto dei Piccoli Comuni, siano determinanti per la forza dell’Italia tutta. E di come nell’economia che dobbiamo costruire ci vuole un’alleanza tra tecnologia ed empatia: bisogna essere i più innovativi possibili dove serve, ma anche proiettare nel futuro ciò che ci rende unici, quell’intreccio tra qualità, bellezza, storia, natura, cultura, coesione sociale e saper vivere, che in agricoltura vuol dire recuperare il meglio di ciò che siamo stati e di ciò che siamo. Possiamo competere in un mondo globalizzato se innoviamo senza cancellare la nostra identità, se l’Italia fa l’Italia. Una prospettiva che oggi appare coerente anche con l’ispirazione dell’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco e con il Manifesto di Assisi.

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Il Festival della Soft Economy, arrivato alla XI edizione che si svolgerà dal 16 al 18 novembre a Treia e anche in streaming sul sito e i canali social della Fondazione Symbola. Tra i promotori ci sono oltre a Fondazione Symbola e al Comune di Treia - che lo ospita per l’XI anno consecutivo - Unioncamere, la Camera di Commercio delle Marche, Commissario Straordinario alla Ricostruzione Sisma 2016 – Presidenza del Consiglio dei Ministri, Uncem, IFEL, FAI CISL, Green Communities. BIM Tronto, FederBim, Federparchi, Legambiente, Coldiretti, Cosmari, Arnaldo Caprai, SAAD Scuola di Ateneo Architettura e Design “Eduardo Vittoria” Università di Camerino.

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