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di Fondazione Symbola e MASAF

Regione di confine con l’Austria e la Slovenia, il Friuli-Venezia Giulia rappresenta da sempre il punto di contatto tra l’Italia e il mondo slavo e mitteleuropeo. Ai paesaggi alpini delle Dolomiti, delle Alpi Carniche e delle Alpi Giulie, e agli scenari naturali del Carso, dove i corsi d’acqua sotterranei hanno scavato grotte e doline, la regione affianca la tradizione marinara di Trieste e città d’arte come Palmanova, la città veneziana fortificata con la sua caratteristica pianta a stella e gli splendidi resti romani di Aquileia. Non mancano poi prodotti culinari famosi in tutto il mondo come il prosciutto San Daniele e il formaggio Montasio, entrambi certificati DOP.

Foreste e boschi

Il Friuli-Venezia Giulia è tra le regioni con la più alta incidenza forestale d’Italia. Dei 7.932 kmq che dalle Alpi Carniche scendono fino alle Lagune di Marano e Grado e al Golfo di Trieste, la superficie forestale è pari a 3.736 kmq. La gran parte dei boschi e delle foreste ricade all’interno di comuni con meno di 5.000 abitanti, che sono quindi il polmone verde della regione. Particolarmente ricca e varia è la vegetazione, che cambia a seconda delle numerose macroaree che compongono il Friuli-Venezia Giulia, ovvero la zona alpina, la prealpina e collinare, la pianura, la Bassa Friulana e le aree lagunari. Sulle colline e le Prealpi le formazioni boschive sono dominate dal faggio, ma sono presenti anche gli aceri montani, i frassini e i pini neri, mentre sui versanti meridionali, quelli che scendono verso la pianura, si trovano boschi di ornielli, roverelle e carpini neri. Ai boschi e alle foreste del Friuli-Venezia Giulia, ai loro ecosistemi e alla flora e la fauna che li popolano è dedicato il Piccolo Museo Naturalistico BOSC di Venzone (UD), piccolo comune nel Parco Naturale delle Prealpi Giulie inserito nel circuito dei borghi più belli d’Italia. Sulle Alpi, invece, sono diffuse le abetaie – di abeti rossi e bianchi – e le faggete, ma si incontrano anche gli ontani e i pini mughi, i pini neri e, nelle vallate caratterizzate da una minore piovosità rispetto alle cime più alte, i pini silvestri. La Foresta millenaria di Tarvisio, estesa per 24.000 ettari, è la foresta demaniale più grande d’Italia se si escludono i parchi e ricade nei territori dei piccoli comuni di Tarvisio, Malborghetto-Valbruna e Pontebba, tutti in provincia di Udine. Insieme alle foreste di Paneveggio e Latemar, in Trentino-Alto Adige, quella di Tarvisio è l’unica foresta in Italia dove si trovano gli alberi di risonanza. È questo il nome che viene dato agli abeti rossi secolari che, per determinate e precise caratteristiche, sono ricercati dai maestri liutai per farne le casse di risonanza dei violini. Per capire se un abete rosso potrà fornire legno di qualità per la creazione di uno strumento musicale, gli esperti, con l’ausilio dei boscaioli, selezionano quelli che hanno gli anelli equidistanti tra loro, sono privi di nodi e sacche resinifere e infine, inserendo un trivellino, eseguono un piccolo carotaggio per valutare la qualità del legname. A Moggio Udinese (UD), nella frazione di Moggessa di là, un antico borgo montano abbandonato in seguito al terremoto del Friuli e perfettamente conservato, raggiungibile soltanto attraverso una strada sterrata, si trova invece l’unico bosco bandito di pini neri d’Italia. Solitamente i boschi banditi – chiamati così perché per la loro importanza per le comunità locali sono banditi al taglio – sono costituiti da faggi o querce, mentre non si hanno notizie di altri boschi del genere formati da pini. In questo caso, i secolari pini neri del bosco di Moggessa di là, che arrivano anche a 400 anni, hanno la funzione di proteggere il piccolo borgo dalle frane e dai massi che si distaccano dalla montagna, trattenendoli con i loro fusti. Dagli abitanti del borgo questi alberi erano considerati così intoccabili che non venivano mai tagliati per farne materiale da costruzione. L’unica eccezione venne fatta per costruire il mulino, essendo un edificio che avrebbe servito tutta la comunità. L’intero paese, poi, regalava un albero alle giovani coppie che si sposavano per farne la trave della casa che avrebbero costruito.

Alberi Monumentali

Il Friuli-Venezia Giulia è la regione con il più alto numero di alberi monumentali: sono 454 i monumenti verdi presenti nel territorio, di cui 209 all’interno di piccoli comuni. I più diffusi sono sicuramente gli abeti rossi e bianchi, tipici dei boschi alpini, i gelsi bianchi, le farnie, i faggi e gli aceri, ma non mancano rarità come il cedro azzurro dell’Atlante e la magnolia di Soulange, che si trovano nel Parco Rizzani di Pagnacco, o diversi esemplari di sofora del Giappone, albero ornamentale originario dell’Asia centrale dal caratteristico portamento pendulo. Terra di frontiera, il Friuli-Venezia Giulia ha vissuto negli ultimi secoli una storia di rivendicazioni territoriali, continui spostamenti dei confini e irredentismo, che è raccontata anche dai suoi alberi. Ne è un esempio la magnolia secolare dei giardini pubblici di Piazza Cesare Battisti a Gorizia, che venne piantata a metà ‘800 per trasgredire al divieto di esporre la bandiera italiana durante i moti irredentisti. Con le sue foglie sempreverdi, i fiori bianchi e i frutti rossi, infatti, questo albero rappresentava un modo alternativo per esporre il tricolore. Sfruttando le caratteristiche della pianta, i cui rami, se interrati, danno origine a nuovi fusti, i giardinieri che si occupavano della pianta riuscirono a far crescere 12 alberi, disposti intorno alla pianta madre, che oggi è quindi circondata da questi nuovi fusti. Altro albero monumentale della regione è l’imponente acero montano che si trova nel piccolo comune di Tarvisio (UD), nella conca di Fusine, nota per i due laghi alpini di origine glaciale che riflettono i colori brillanti dei boschi circostanti e l’azzurro del cielo. L’albero, che si trova al margine del prato Oman, ha più di 170 anni e impressiona per le sue dimensioni. Raggiunge infatti i 29,5 metri di altezza e il suo fusto si biforca a circa mezzo metro da terra, originando due distinte branche di 445 e 380 cm di circonferenza, mentre la chioma copre ben 22 metri di diametro. In autunno, poi, quando le foglie assumono il caratteristico colore dorato, si crea un suggestivo gioco di colori con il verde del muschio che cresce sul tronco. A Sterpo, frazione del piccolo comune di Bertiolo (UD), si trova invece una delle farnie più antiche e grandi d’Italia. L’albero, che è all’interno del giardino della cinquecentesca Villa Colloredo Venier, ha un’età stimata tra i 500 e i 600 anni, un grosso tronco cavo che misura 8 metri di circonferenza e una chioma che copre ben 32 metri in larghezza. È stata perfino costruita una piccola colonna in mattoni per impedire che un ramo di grandi proporzioni, cresciuto in orizzontale, si spezzasse sotto il proprio peso.

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