Sono gli anni Ottanta e Mauro Saviola, fondatore dell’azienda di produzione di pannelli per l’industria dell’arredo, deve superare la concorrenza dei competitor, perlopiù aziende di Paesi del Nord d’Europa che hanno a disposizione riserve di legno molto superiori all’Italia e dunque hanno un approvvigionamento di materie prime vergini in tempi più rapidi e a prezzi più bassi. E qui ha la prima intuizione: se manca la materia prima, perché non riciclare il legno già presente in Italia?
Quella che è una soluzione inizialmente dettata da ragioni economiche, si trasforma in una svolta così profonda da cambiare il volto dell’azienda, che nel mentre cresce, aumenta i settori di attività e si trasforma in Gruppo Saviola, diventando leader nell’economia circolare del legno quando ancora nessuno conosceva questo settore. Un’idea premiata dal successo economico, che Gruppo Saviola riesce a portare avanti proprio grazie a un approccio basato sulla coesione con altri attori – talvolta anche inediti – e gli ha permesso di organizzare una nuova filiera basata sul recupero delle materie prime.
All’inizio, per organizzare il nuovo assetto produttivo, è stato necessario superare le iniziali diffidenze tra i consumatori e all’interno della filiera, perché i rifiuti non venivano percepiti come una risorsa da riutilizzare come avviene oggi. Soprattutto, ci vuole una notevole massa di legno di scarto per sostituire gli acquisti di materia prima vergine. E qui Mauro Saviola ha un’altra intuizione: dare vita a un network integrato per l’approvvigionamento del legno post-consumo.
Insomma, l’idea del fondatore è di creare un ecosistema dove ben presto tutti coloro che sono coinvolti scoprono di avere un vantaggio: occupandosi della raccolta, Saviola aiuta mobilifici e aziende che usano il legno a smaltire i rifiuti, mentre le municipalizzate dei comuni sono alleggerite nel loro lavoro di raccolta e smaltimento. L’idea piace e oggi Saviola ha un network composto da 5.000 contatti tra aziende private (non solo italiane, ma anche svizzere, tedesche e francesi) e municipalizzate, con circa trenta piattaforme e tre impianti produttivi in Italia.
Risultato: un milione e mezzo di tonnellate di legno post consumo recuperato ogni anno, trenta volte le dimensioni del Colosseo in termini di volume di rifiuti rigenerato. La produzione giornaliera copre ogni giorno l’equivalente di 28 campi da calcio in pannelli, 7.800 in un anno. Se i pannelli venissero messi in fila coprirebbero 26.500 chilometri: la distanza tra Edimburgo e Città del Capo andata e ritorno. Il risparmio è evidente: il rifiuto si è trasformato in un bene di valore, in un’ottica di upcycling, perché dagli scarti si ottiene un prodotto qualitativamente superiore.
Non è, però, l’unico vantaggio. Muovendosi prima degli altri e in simbiosi con tutta la filiera, adesso che l’economia circolare e la difesa dell’ambiente sono una priorità, Saviola ha acquisito un know-how superiore ai competitor e ha un assetto produttivo già organizzato in ottica green che permette di dare alla luce il Pannello Ecologico® 100% recycled wood apprezzato dal mondo del design per la sua versatilità ed impronta sostenibile. Soprattutto nei prossimi anni, quando il rating ESG di sostenibilità diventerà centrale nell’ambito della finanza sostenibile, ci saranno ricadute positive anche nella facilità di accesso al credito per tutte le aziende lungimiranti come Saviola che si sono mosse per tempo.
I numeri sulla sostenibilità ambientale del Gruppo Saviola parlano chiaro: ogni giorno vengono salvati dall’abbattimento 10.000 alberi, 2,8 milioni in un anno per un’estensione paragonabile al comune di Roma. Tutti questi alberi preservati sequestrano circa 2 milioni di CO2, contribuendo alla riduzione delle emissioni a beneficio dell’intera comunità. Risultati strabilianti, che ci mostrano come la sostenibilità sia un acceleratore nel mettere insieme le imprese, dando vita ad alleanze tra nuovi attori che portano vantaggi a tutte le realtà coinvolte.