Da qualche anno sentiamo parlare di grafene, nuovo materiale a due dimensioni, composto da atomi di carbonio e dalle proprietà tutte da esplorare. In Italia non c’è nessuno che lo conosca meglio dei ricercatori IIT. Con un network di 12 centri in tutta Italia (e 2 negli USA) e circa 1.700 persone impiegate, l’IIT di Genova costituisce una delle punte di diamante della ricerca italiana. Nei suoi laboratori il grafene diventa la base per un supercapacitore: una sorta di batteria, in grado di caricarsi e scaricarsi in tempi rapidi. Questo particolare accumulatore, paragonabile alle batterie agli ioni di litio per capacità di accumulo, è molto più leggero e flessibile. Per ora questa tecnologia – ottenuta grazie alla sovrapposizione di strati flessibili di grafite, membrane a base di grafene e una membrana in polimero immersa in una sostanza conduttrice di corrente – è pensata per essere applicata a piccoli dispositivi come gli smartphone. Inoltre all’interno del progetto UE Graphene Flagship, IIT, in collaborazione con la sua start-up BeDimensional e Varta, sta realizzando dei prototipi di batterie che promettono più di 300 cicli di ricarica e il 30% di capacità in più rispetto agli altri prodotti presenti sul mercato: queste batterie al litio utilizzeranno il silicio come anodo assieme ad una minima quantità di grafene e potrebbero trovare applicazione nel settore dell’automotive.
Costituisce una delle punte di diamante della ricerca italiana. Nei suoi laboratori vengono esplorate tutte le potenzialità del grafene, nuovo materiale a due dimensioni, composto da atomi di carbonio.