Prevedono poi in un numero maggiore un aumento del fatturato (32% contro 25%) e dell'occupazione (23% contro 15%). Hanno, inoltre, una maggiore capacità di creare associazioni e fare rete. Sotto il profilo dell'occupazione, alla fine dello scorso anno le figure professionali legate alla green economy rappresentavano il 13,4% degli occupati totali. È lo scenario delineato nella 15a edizione del rapporto "GreenItaly" , realizzato dalla Fondazione Symbola, da Unioncamere e dal centro studi Tagliacarne, da cui emergono anche diversi primati del sistema Italia, soprattutto nel campo del riciclo dei rifiuti. «I dati confermano che fare la transizione verde e la decarbonizzazione rappresenta un importante fattore di competitività», osserva il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci. «Nel rapporto GreenItaly si coglie un'accelerazione verso un'economia più a misura d'uomo che punta sulla sostenibilità, sull'innovazione, sulle comunità e sui territori. Siamo una superpotenza europea dell'economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro. Possiamo dare forza a questa nostra economia e a questa idea di Italia grazie alle scelte coraggiose compiute dall'Unione europea con il Next Generation Ue e al Pnrr». Le dimensioni contano. Gli analisti evidenziano la correlazione tra propensione a investire in attività green e dimensione d'impresa. La classe dimensionale meno dinamica sotto questo profilo è sempre la più piccola tra quelle osservate (da 1 a 9 dipendenti), con il 34,2% di imprese che hanno effettuato eco-investimenti sul totale delle imprese della classe. Con un'incidenza di imprese con investimenti green del 66,7% sul totale delle imprese della classe, invece, le imprese di dimensione medio-grande (250-499 dipendenti) si confermano le più dinamiche. A eccezione delle microimprese (1-9 addetti), tutte le classi dimensionali analizzate presentano tassi di incidenza di imprese eco-investitrici sul totale superiori al 50%. Relativamente alla tipologia di investimenti, si rileva la netta prevalenza di investimenti nei processi produttivi, visto che il 70% delle imprese green ha puntato su quest'aspetto, contro il 9% che ha investito nell'innovazione di prodotto e il 21% in entrambe le categorie. Italia al top per il riciclo. L'Italia si conferma leader sul fronte del recupero di materia, un campo in cui il paese, povero di materie prime, da tempo primeggia. Secondo Eurostat, la capacità nell'avvio a riciclo dei rifiuti totali (urbani e speciali) in Italia ha raggiunto il 91,6%, un tasso di gran lunga superiore alle altri grandi economie europee, Germania (75,3%), Francia (79,9%) e Spagna (73,4%), e alla media Ue-27 (57,9%). Con un tasso di riciclo effettivo al 75,3%, l'Italia si conferma leader del riciclo in Europa per i rifiuti di imballaggio, raggiungendo in anticipo gli obiettivi fissati dalla normativa. Tra le filiere virtuose nel 2023, la carta (tasso di riciclo al 92,3%), il vetro (77,4%) e l'acciaio (87,8%). La filiera degli imballaggi in plastica e bioplastica, con il tasso di riciclo più basso tra i rifiuti (48%), è il settore con il più rapido tasso di crescita. Inoltre, con il riciclo organico della plastica biodegradabile e compostabile entrato a regime, sono state riciclate oltre 44 mila tonnellate. Anche nel comparto degli oli minerali usati, l'Italia si conferma eccellenza in Europa con il 98% del totale raccolto rigenerato in basi per lubrificanti, oli leggeri e altri prodotti petroliferi. Per quanto riguarda l'avvio a riciclo, di particolare interesse l'attività di recupero di Pfu (pneumatici fuori uso) che ha permesso al paese nel 2023 di risparmiare oltre 81 milioni di euro sulle importazioni di materie prime ed evitare emissioni in atmosfera per 297 mila tonnellate di CO2eq, evitare prelievi di materie prime per 274 mila tonnellate e consumi di acqua di 1,2 milioni di m3. Trend positivo per l'Italia nelle nuove installazioni da fonti rinnovabili che, nel 2023, toccano i massimi storici pari a 5,7 GW. Importante la spinta del fotovoltaico che ha contribuito a far entrare l'Italia nella top 10 dei migliori mercati fotovoltaici al mondo per nuovi impianti installati, la cui crescita potrà essere ulteriormente supportata dal completamento a fine 2025 del più grande impianto di produzione di celle e moduli PV bifacciali ad alte prestazioni d'Europa a Catania. Green jobs: primato per la Lombardia e per Milano. Nel 2023 i nuovi contratti attivati nella green economy sono stati1.918.610, il 34,8% dei contratti totali previsti nell'anno (circa 5,5 mln), con un incremento di 102.490 unità rispetto alla precedente rilevazione. Tra le aree aziendali più interessate: logistica (incidenza 88,8%), progettazione e sviluppo (86,7%) e le aree tecniche (80,2%). A livello territoriale, la rilevazione del 2023 evidenzia la marcata crescita delle attivazioni di green jobs nel Centro, +12,6% rispetto al 2022 (pari a 40.910 unità in più). Il dato fa seguito al +15,9% registrato da questa macro-area tra il 2021 e il 2022, confermando, quindi, un trend di forte e significativa crescita nel territorio, impegnato a recuperare il gap rispetto alle altre aree analizzate. Infatti, nonostante i tassi di crescita a doppia cifra, il Centro resta il fanalino di coda per numero di attivazioni green complessive, solo 364.510 unità in totale. Il primato per numero di attivazioni resta al Nord-Ovest (622.270 attivazioni green nel 2023, +4% rispetto al 2022), seguito da Sud e Isole (475.720 attivazioni green previste nel 2023, +4,9% rispetto al 2022) e dal Nord-Est (456.110 attivazioni green, +3,5% rispetto al 2022). Analizzando l'incidenza relativa dei green jobs sul totale delle attivazioni previste nella macro-ripartizione, il Nord-Ovest e il Nord-Est confermano valori superiori alla media nazionale (pari al 34,8%), con un'incidenza rispettivamente del 38,7% e del 34,9%. Al di sotto della media, invece, si posiziona il Centro, con il 32,2% di nuovi contratti green sul totale macro-area, che nonostante ciò continua la sua rincorsa per recuperare il divario accumulato (l'incidenza delle attivazioni green era al 31,7% nel 2022); e il Sud e Isole, con un valore per quest'indicatore prossimo a quello dello scorso anno (32,5% nel 2023, contro il 32,7% del 2022). A livello regionale, la Lombardia conferma il proprio primato con 440.940 nuovi contratti relativi a green jobs attesi nel 2023 (+4,7% rispetto al 2022, pari a 19.770 unità aggiuntive), e un'incidenza sul totale delle attivazioni previste nella regione del 40,3%, valore che anche per quest'indicatore vale il primato assoluto. Le prime quattro regioni per numero di attivazioni green previste, ossia la Lombardia, il Veneto, l'Emilia-Romagna e il Lazio, contano un totale di 997.190 unità, pari al 52% del totale (51,9% nel 2022). La variazione dei contratti di green jobs previsti tra il 2022 e il 2023 è in linea con il dato medio nazionale per circa la metà delle regioni analizzate. Rispetto al dato medio nazionale (+5,6%), si registra una crescita ben più alta nel Lazio (+15,4%), Toscana (+14%), Trentino-Alto Adige (+8,9%), Valle d'Aosta (+8,5%), Sardegna (+8,4%) e Calabria (+7,7%); la Basilicata (-3,5%) è l'unica regione a segnare una contrazione di contratti green jobs previsti tra il 2022 ed il 2023. A livello provinciale, si segnala il primato di Milano che anche nel 2023 fa registrare il maggior numero di attivazioni green: 203.550 unità, +9,2% rispetto al 2022, pari al 10,6% del totale dei nuovi contratti green jobs su scala nazionale. Nelle prime quattro province (Milano, Roma, Napoli e Torino) è concentrato il 25,9% delle nuove attivazioni green attese nel 2023 (24,9% nel 2022). In termini di incidenza dei nuovi contratti di greenjobs sul totale dei nuovi contratti della provincia, i valori più elevati si registrano nelle province di Caltanissetta e Piacenza (50,9%), Lodi (47,9%) e Bergamo (45,1%).