Realacci, presidente di Symbola: alla vigilia della COP28 sul clima di Dubai presentate, con Unioncamere, il rapporto Greenitaly che svela un'Italia sorprendentemente attenta, in molti settori, alla transizione verde. Lei è stato un pioniere delle tematiche ambientali, ai tempi di Legambiente. Negli anni '8o c'era chi vi prendeva per visionari... «L'atteggiamento prevalente era: tutto questo verrà dopo, nel futuro. Adesso occupiamoci di cose serie, soprattutto dell'economia...». Il tempo è passato. E vi ha dato amaramente ragione. La sensibilità sul tema è cresciuta. Come? «Purtroppo c'è l'evidenza dei problemi. Sono argomenti che definirei testardi: il cambiamento climatico e i gravissimi rischi che comporta lo sono e toccano la vita vera di tutti. In provincia di Treviso ci sono prenotazioni fino a marzo per riparare le auto danneggiate dalla grandine pano questi danni?». Oggi c'è anche la forte attenzione delle figure istituzionali. «Negli ultimi mesi le prese di posizione di papa Francesco, con l'esortazione Laudate Deum, e del presidente Sergio Mattarella in più occasioni sono state molto nette. Sono capitoli essenziali proprio in vista di COP28 a Dubai». Il rapporto Greenitaly racconta una realtà contraddittoria. «Per questo rapporto, che nei prossimi giorni sarà sottoposto all'attenzione del capo dello Stato, abbiamo adottato un ragionamento induttivo: cercare in Italia le radici di un futuro possibile. Siamo molto deboli quando dobbiamo varare politiche pubbliche. Nel 2022 l'Italia ha installato una potenza da energie rinnovabili pari a 3GW contro gli n della Germania e i 6 della Spagna, ben lontana dal target di circa 8-9 GW l'anno da installare entro il 2030. Anche l'Olanda, che ha poco sole ed è grande poco meno della Calabria e della Sicilia messe insieme, ha fatto meglio di noi. Non per buonismo ma perché sanno che il costo di queste energie è molto calato...». Però il rapporto regala Cosa funziona? «Parlerei di un Paese cripto-depresso. Pronto a vedere i propri mali, come l'illegalità, le forti diseguaglianze tra Nord e Sud. Ma incapace di vedere i punti di forza. L'unica grande acciaieria al mondo che azzera le emissioni di CO2 è la Arvedi di Cremona. Se fosse in Francia, il presidente Macron convocherebbe conferenze stampa davanti ai cancelli per raccontarla al mondo. Da noi, niente. Sempre nel settore dell'acciaio, a Brescia il gruppo Feralpi investirà fino al 2027 ben 200 milioni di euro in energie rinnovabili». In uno slogan? «I grandi imprenditori hanno capito che "essere buoni", nel campo delle energie rinnovabili, conviene. Nell'introduzione al rapporto appare una frase di Alexander Langer: "La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile". Oggi si sta scoprendo che chi non va nella direzione della sostenibilità danneggia l'economia. Paolo Barilla recentemente ha rilasciato un'intervista in cui dichiara: mi preoccupano di più i mutamenti climatici dell'inflazione e dell'aumento Quindi l'approccio degli imprenditori e dei cittadini italiani è sostanzialmente cambiato rispetto a molti anni fa. «Direi per tre fattori. In piccola quota gioca l'etica, poi c'è l'allarme per il cambiamento climatico legato com'è anche all'immigrazione di chi si lascia alle spalle terre inabitabili. Soprattutto c'è la progressiva identificazione della sostenibilità con la qualità. Due grandi aziende del legno impegnate nel settore dei pannelli, come la Saviola in provincia di Mantova e la Fantoni in provincia dí Udíne, usano quasi interamente legno riciclato: si impiegano meno acqua e meno energia, si recupera il legno, il prodotto è molto bello, innovativo, concorrenziale. La chiave per il futuro in Italia sarà saper legare la bellezza e l'inventiva alla conversione ecologica di cui parlava Langer. Citando Diderot: non basta fare il bene ma bisogna farlo bene». Dopo tanti anni di lotte ambientaliste, oggi lei si dichiara ottimista o pessimista per il nostro Paese? «Risponderò così: non c'è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto da quanto c'è di giusto in Italia»