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Estratto del capitolo “La fotografia, tra segnali di ripartenza e nuove commistionifiore” di Io sono Cultura

Negli ultimi due anni il permanere dell'incertezza dettata dall’emergenza Covid ha fatto sentire il suo peso nel comparto fotografico italiano, un settore strutturalmente minore e precario nell’ambito delle arti visive. Nonostante ciò, nell’ultimo anno sono emerse nuove realtà e spinte proattive che sembrano muoversi verso una nuova produttività. Volendo allargare lo sguardo a livello internazionale, si può dire che anche in un momento così instabile e di difficile interpretazione si rinnova e conferma la funzione sociale della fotografia, intesa come un’agente di storia, identità e memoria. In un’epoca così complessa e frastagliata, la fotografia è ovunque, è un’entità mobile che vive nella rete, nei musei, nelle scuole specializzate, negli archivi pubblici, nelle fondazioni aziendali e in istituzioni di carattere privato.

È forte il bisogno di spazi e politiche ad essa dedicati, nonché di autori e professionisti per abbracciare fotograficamente la complessità contemporanea, rendere visive le realtà interiori, interpretare le questioni sociali, e immaginare future soluzioni e cambiamenti. Un segno decisamente positivo è dato dalla recente apertura della quarta sede di Galleria d’Italia, che evidenzia un movimento importante di risorse private a sostegno della fotografia, dei suoi protagonisti e dell’esplorazione di nuovi linguaggi.

Dopo Milano, Vicenza e Napoli, Intesa San Paolo punta su Torino come capitale italiana della fotografia e della videoarte. La Galleria, inaugurata a metà maggio con un progetto architettonico sviluppato dallo studio AMDL CIRCLE di Michele De Lucchi, include 5 piani di percorso espositivo.

Una vera e propria operazione di slancio per cui si prevedono committenze, esposizioni temporanee, laboratori di didattica per la scuola e lavori sugli archivi. Al momento è in mostra un lavoro commissionato al fotografo Magnum Paolo Pellegrin, dal titolo “La fragile meraviglia. Un viaggio nella natura che cambia”. Sempre a maggio, la società italiana operatrice delle reti di trasmissione dell'energia elettrica Terna (RM) ha annunciato il premio Driving Energy, dedicato alla fotografia contemporanea e alla sostenibilità, con premi fino a 15 mila euro e una mostra dei finalisti al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Si tratta di un grande ritorno nelle arti visive dell’azienda, che aveva già dedicato un importante premio a sostegno dell’arte contemporanea dal 2008 al 2014.

In ambito istituzionale, dalla Lombardia alla Toscana, molti sono i progetti ancora in stand by e che necessitano di uno sviluppo. Il MuFoCo[1] (unico museo pubblico in Italia dedicato alla fotografia contemporanea) a Cinisello Balsamo (MI), ha drasticamente sospeso le sue attività espositive (restano aperte solo biblioteca e archivio). La notizia è stata resa nota il 29 marzo, con un breve comunicato stampa, che parla di una “temporanea sospensione dell’attività espositiva”, intesa come una “fase transitoria” verso “il più ampio progetto di nascita a Milano del Museo Nazionale di Fotografia”, annunciato nell’ottobre 2020 da Franceschini in Triennale. Mancano comunicazioni aggiornate anche per gli sviluppi della Fondazione Alinari per la Fotografia, organismo fondato nel 2020 dalla Regione Toscana per la conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio fotografico Alinari.
Tra le iniziative pubbliche a supporto della fotografia avviate nel corso del 2021, sono state di grande impatto le ricadute del Bando Strategia Fotografia.

Continua a leggere il capitolo da p. 238 a 241 su”Io Sono Cultura 2022″, la ricerca realizzata con UnioncamereRegione Marche, in collaborazione con l’Istituto per il Credito Sportivo

 

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Con il diffondersi della pandemia la tv e il Paese sono cambiati in modo sincronizzato. Nel lockdown la curva degli ascoltatori ha seguito l’andamento del contagio e istituzioni e informazione hanno guadagnato un grande spazio. Mentre l’intrattenimento si è spostato in palinsesti paralleli su Instagram, la tv si è fatta più intima, acquisendo una nuova agilità produttiva. Grazie al servizio pubblico, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, è tornata a produrre contenuti formativi significativi.

Il lockdown ha colpito in modo devastante lo spettacolo dal vivo. In Italia, 2/3 dei diritti d’autore provengono da manifestazioni in pubblico, mentre solo 1/3 viene da servizi di comunicazione a distanza. I compensi derivanti dai servizi digitali sono sproporzionatamente bassi rispetto ai ricavi delle piattaforme di condivisione dei contenuti. Oltre all’impoverimento dei creativi, ciò provoca la riduzione della varietà e qualità dell’offerta culturale. Oltre agli indispensabili aiuti d’emergenza, servono interventi più strutturali e specifici.

L’editoria di territorio è una delle migliori risorse del sistema culturale italiano. Due i parametri per individuare questo tipo di editoria: le case editrici che rappresentano le identità locali materiali (patrimonio culturale e paesaggio) e immateriali (tradizioni popolari, sentimenti collettivi) mantenendo una vocazione globale; le case editrici che hanno costruito la propria solidità economica grazie ad una rete stabile di relazioni con i principali portatori di interesse del territorio, pur non avendo un catalogo costruito esclusivamente sulla rappresentazione e narrazione della terra di appartenenza.

Anche se oggi creiamo, consumiamo o consultiamo dati incessantemente, il loro utilizzo sistematico e strategico rimane un’eccezione di poche aziende “data-driven” nella filiera culturale e creativa. Nonostante i casi innovativi dimostrino l’utilità dei big data per una gestione più efficace delle organizzazioni culturali o per una migliore allocazione dei fondi pubblici.

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