Il visual design italiano è oggi un ecosistema dinamico, in continua evoluzione, che si muove tra tradizione e innovazione, artigianato e algoritmi, forma e contenuto. Radicato in una cultura visiva solida e sofisticata, il visual design in Italia affonda le sue origini nel cartellonismo di fine Ottocento e nelle prime avanguardie del Novecento, ma trova la sua piena fioritura tra le due guerre grazie all’influenza del Futurismo e della cultura modernista. Nel dopoguerra, lo sviluppo della comunicazione visiva si lega indissolubilmente alla crescita economica e culturale del Paese. Lo Studio Boggeri e le esperienze editoriali come Campo Grafico gettano le basi per una disciplina che, a partire dagli anni Cinquanta, trova interpreti straordinari come Bruno Munari, Albe Steiner, Bob Noorda e Massimo Vignelli. Figure che hanno saputo coniugare eleganza formale e impegno etico, in un equilibrio perfetto tra progetto e messaggio. Il visual design italiano si distingue nel panorama internazionale per una combinazione unica di estetica, innovazione e radicamento culturale. A differenza di altri Paesi, dove prevale un approccio più funzionalista o tecnologico, in Italia la comunicazione visiva è fortemente influenzata dalla tradizione artistica e culturale del Paese. Il visual design italiano punta a un’armonia tra forma e contenuto, con un’attenzione particolare alla composizione, alla tipografia e all’identità culturale. In contesti anglosassoni, ad esempio, il visual design tende a privilegiare la semplicità e la chiarezza funzionale, con un focus sul risultato pratico e sull’usabilità, mentre nelle scuole del Nord Europa, come quella olandese, si nota una maggiore inclinazione alla sperimentazione concettuale e alla decostruzione delle forme tradizionali. Il design italiano, invece, si caratterizza per una forte componente autoriale: il designer non è solo un tecnico, ma un narratore che interpreta e dà senso ai contenuti attraverso un linguaggio visivo che fonde arte, architettura e grafica. Questa interdisciplinarità e la continua tensione tra tradizione e innovazione rendono il visual design italiano unico, capace di coniugare in modo efficace bellezza, funzionalità e identità culturale anche in ambiti globali come il digital design, la data visualization e il branding.
Oggi, sono soprattutto le nuove generazioni a ridisegnare il volto del visual design italiano. La Generazione Z, cresciuta nell’ibridazione dei linguaggi e nel fluido universo digitale, ha introdotto una grammatica visiva più libera, contaminata e sperimentale. Studi emergenti e collettivi indipendenti diventano spazi di espressione radicale, luoghi in cui si sperimenta con i linguaggi, con i formati e persino con i sensi. È il caso di Ragù Studio, collettivo milanese fondato nel 2020 che unisce grafica, cultura pop e storytelling sonoro. Il loro progetto Radio Ragù — playlist Spotify ispirata ai temi visivi dei loro lavori — estende l’identità visiva al suono, offrendo un’esperienza immersiva e multisensoriale. È una forma di narrazione che travalica il foglio stampato per farsi atmosfera, ritmo, suggestione. A Roma, Grafica Magazine, curata da Stefano Cipolla, direttore artistico de L’Espresso, si pone come osservatorio critico sulla cultura visiva contemporanea. Pur affondando le radici in una tradizione editoriale consolidata, la rivista dà spazio alle istanze delle nuove generazioni, favorendo l’incontro tra rigore critico e linguaggi emergenti. Un’altra esperienza emblematica è quella di Frankestein Magazine, progetto editoriale indipendente nato a Milano che unisce illustrazione, fotografia, saggio visivo e testo in una formula editoriale ibrida e ironica. Ogni numero si presenta come un oggetto unico, costruito con approccio artigianale, sperimentale e fortemente autoriale. E ancora, COLORS Magazine, nato negli anni ’90 dal laboratorio di ricerca Fabrica promosso da Benetton, continua oggi la sua attività online, coinvolgendo giovani team internazionali under 30. La sua cifra visiva, sperimentale e visionaria, resta un punto di riferimento per le nuove generazioni di designer, grazie alla capacità di affrontare temi sociali forti con un linguaggio ironico, multiculturale e visivamente potente. In Italia, esistono riviste che promuovono e celebrano l'illustrazione, fungendo da ponte tra il talento locale e il pubblico internazionale. Illustratore Italiano, ad esempio, è una rivista che raccoglie e presenta il lavoro di illustratori italiani, offrendo visibilità anche a livello globale. Brillo Magazine è un'altra pubblicazione indipendente che si dedica interamente al mondo dell'illustrazione, curando una selezione dei migliori lavori e artisti emergenti sia italiani che internazionali. Sono numerosi i professionisti italiani che collaborano regolarmente con testate e magazine internazionali di primo piano: Emiliano Ponzi, Bianca Bagnarelli e Federica Del Proposto sono esempi emblematici di questa eccellenza. Ponzi ha collaborato con testate prestigiose come The New York Times, Le Monde, The New Yorker, e marchi di lusso come Louis Vuitton e Cartier. Bagnarelli, dopo aver vinto il premio della Society of Illustrators, ha illustrato per The New Yorker, McSweeney's e National Geographic. Del Proposto ha lavorato per The Wall Street Journal, The New York Times, Il Sole 24 Ore, Monocle e ELLE. Nel panorama internazionale del visual design, diversi professionisti italiani si sono distinti per aver portato un approccio originale e rigoroso alla progettazione editoriale, alla data visualization, al branding e al digital design. Le loro collaborazioni con magazine, giornali e piattaforme globali dimostrano quanto il contributo italiano sia ancora oggi incisivo e riconoscibile.

Giorgia Lupi, ad esempio, co-fondatrice di Accurat e oggi partner di Pentagram a New York, è tra le figure più influenti del design dell’informazione contemporaneo. Lupi è nota soprattutto per aver sviluppato e promosso il concetto di "data humanism": filosofia che mira a rendere i dati più accessibili, empatici e rappresentativi della complessità umana, superando la freddezza e l’astrattezza delle rappresentazioni puramente numeriche. I suoi lavori sono stati pubblicati su The New York Times, Wired, MIT Technology Review e La Lettura. Ha firmato installazioni per il MoMA e realizzato visualizzazioni per IBM, oltre a progetti speciali come il booklet visivo incluso nell’album Vulnicura di Björk, forndendo linguaggi editoriali e musicali. Mario Lombardo, designer italo-argentino-tedesco, è stato art director di riviste come Spex, 032c e Fräulein. Il suo lavoro fonde sensibilità grafica e progettazione concettuale, dando forma a identità visive inconfondibili. Con Spex, rivista di cultura pop e musica, ha ridefinito il design editoriale tedesco degli anni Duemila, introducendo elementi visivi sperimentali in un contesto mainstream. Un nome di riferimento nel campo del design di interfacce digitali a livello internazionale, invece, è Edoardo Rainoldi, designer italiano attualmente basato a San Francisco. La sua carriera si è sviluppata all'interno di alcune tra le più importanti aziende tech globali, tra cui Google, dove ha lavorato al design delle interfacce per Android e Google Workspace, con particolare attenzione all’accessibilità e alla coerenza visiva tra piattaforme. Il suo lavoro si distingue per un approccio sistemico e funzionale, unito a una sensibilità estetica riconoscibile, che riflette una certa tradizione progettuale italiana. Attivo anche come speaker e divulgatore, Rainoldi promuove una visione etica del design, centrata sull'inclusività e sull’impatto sociale della tecnologia. A questo proposito, una riflessione necessaria riguarda l’intelligenza artificiale che sta ridefinendo le coordinate del progetto visivo, non come sostituta del designer, ma come co-autor. L’AI amplia il raggio espressivo e rende possibile una nuova estetica, fatta di complessità generativa, ibridazione e reinterpretazione della memoria. Un esempio emblematico è Mario Typeface, font ideato da Edoardo Benaglia partendo dalle calligrafie del nonno, Mario Salvi, ex disegnatore presso la storica cartiera Pigna. Le bozze manoscritte sono state elaborate da un modello AI che, combinando passato e presente, ha generato un alfabeto nuovo, in equilibrio tra eleganza classica e pulizia contemporanea. È un progetto che unisce affetto familiare e innovazione, memoria e algoritmo. Con Strolling Cities, presentato alla Biennale di Venezia 2021, Mauro Martino - fondatore e direttore del Visual Artificial Intelligence Lab all’MIT-IBM Watson AI Lab con sede a Cambridge (Massachusetts, USA) - e Ingrid Paoletti - Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano - hanno creato un’esperienza immersiva dove il paesaggio urbano prende forma dalla voce. Grazie a una tecnologia Voice-to-City, parole e poesie guidano l’AI nella generazione di immagini urbane, aprendo a nuove forme di interazione tra poesia, architettura e intelligenza artificiale. A partire da un eccezionale database di milioni di immagini scattate in diverse città italiane nel pieno dei lockdown del 2020-21 e date in pasto ad un modello di I.A. generativa addestrato alla loro lettura, emergono quadri video in movimento continuo. A Roma, la designer Patrizia Genovesi ha presentato Cosmos, una serie di opere visive che fondono arte, scienza e filosofia. Usando spirali logaritmiche e algoritmi frattali, Genovesi esplora la complessità dell’universo con un linguaggio che unisce il rigore scientifico e l’intuizione estetica, trasformando il design in un gesto contemplativo. Da Berlino, Giampaolo Tucci firma Aesthetic Imperfections, una riflessione teorica e visiva su come l’AI stia modificando il paesaggio della tipografia. Il libro invita a superare la ricerca della perfezione automatica per celebrare l’imperfezione creativa, riaffermando il ruolo dell’uomo nel processo progettuale. Anche il contesto formativo recepisce queste trasformazioni. Nel maggio 2024 lo IED di Milano ha ospitato il convegno L’eredità di Prometeo, curato da Franco Achilli, che ha messo a confronto esperti, studenti e teorici sull’uso etico e creativo dell’AI nel design. Un’occasione preziosa per riaffermare che l’intelligenza artificiale può essere estensione, non sostituzione, dell’atto creativo.

Il visual design italiano contemporaneo si apre a collaborazioni sempre più frequenti con altri settori come teatro, moda, musica, arte digitale. Lo studio di produzione multimediale e visual design bolognese Aelion, ad esempio, ha realizzato le ambientazioni per lo spettacolo Il Signor Bruschini dell’Associazione Teatrale Guardiagrele Opera, integrando elementi visivi generati da AI per dare coerenza alla visione artistica dello spettacolo. Emblematico, a tal proposito, è anche il lavoro della milanese The Visual Agency, specializzata nella visualizzazione dei dati e nell’information design, un settore ancora poco esplorato che risponde a molte necessità del mondo culturale. Collaborando con la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, per esempio, l’agenzia ha portato avanti il progetto di digitalizzazione del Codice Atlantico, la più ampia raccolta di testi ed illustrazioni di Leonardo da Vinci. L’opera ha ottenuto svariati premi internazionali, come il Webby Award, offrendo una fruizione che va oltre la consultazione tradizionale e si avvicina a quella di un’opera d’arte digitale. L’interfaccia, infatti, permette di esplorare oltre mille pagine del manoscritto attraverso una linea temporale e visualizzazioni tematiche, integrando animazioni, mappe interattive e approfondimenti multimediali. Ogni elemento, dal design della timeline ai filtri tematici, è pensato per rendere accessibili e coinvolgenti dati complessi. A proposito di information design e della data visualization, la designer indipendente piemontese Federica Fragapane, affermatasi grazie a progetti di data visualization per importanti istituzioni e testate (tra cui Google, BBC Science Focus, ONU e l’Unione Europea) che raccontano temi complessi attraverso visualizzazioni statiche e interattive, con una particolare attenzione all’aspetto umano e sociale dei dati, è stata riconosciuta tra i principali esponenti mondiali del design dell’informazione dal Museum of Modern Art (MoMA) di New York che nel 2023 ha inserito tre delle sue visualizzazioni nella propria collezione permanente. E tra i professionisti impegnati a definire nuove estetiche tra design e arte digitale, c’è anche Fabio Catapano, designer e artista visivo napoletano residente a Londra, fondatore dello studio londinese di progettazione grafica, design digitale e brand strategy Nonoia Studio. La sua ricerca si concentra sul rapporto tra società e tecnologia, creando immagini digitali poetiche e meditative. Un esempio significativo del suo lavoro è l'installazione Everything Is Fine, presentata nel 2024 a Terrazza Colombo a Genova. Quest'opera site-specific è stata proiettata su un maxischermo situato sulla cima della Torre Piacentini, visibile dall'intero centro cittadino. L'installazione, caratterizzata da forme fluide e colori rasserenanti, ha invitato il pubblico a riflettere sul presente e a vivere il momento con consapevolezza. Festival come Graphic Days a Torino, BIG – Biennale Internazionale di Grafica a Milano e Desina a Napoli si fanno portavoce di questa multidisciplinarietà, mappando la creatività italiana contemporanea e promuovendo i talenti emergenti.
Il visual design italiano ha ormai da tempo superato i confini nazionali, portando nel mondo un’identità visiva che fonde ricerca, rigore e narrazione. Studio Mut di Bolzano, ad esempio, studio di graphic design specializzato in visual identity (identità visiva), progettazione di prodotti digitali (digital product design), visual direction e web design, ha vinto nel 2022 il Red Dot Award per il progetto Das Fotoalbum, catalogo per la galleria INN SITU di Innsbruck. Fondato da Thomas Kronbichler e Martin Kerschbaumer, lo studio è membro dell’Alliance Graphique Internationale, simbolo di eccellenza globale. Il loro progetto si distingue per l'approccio innovativo al visual design: il catalogo è strutturato come un album fotografico, con immagini disposte in modo asimmetrico e senza una gerarchia visiva tradizionale. L'uso di tonalità seppia e la scelta di un formato quadrato richiamano l'estetica della fotografia analogica, creando un legame emotivo con il passato. Tuttavia, l'assenza di un ordine lineare e la disposizione casuale delle immagini sfidano le convenzioni editoriali, invitando il lettore a un'esperienza di scoperta personale e a una riflessione sul concetto di memoria e archiviazione. A Milano, Studio FM, che dal 1996 si occupa di progettazione visiva a 360 gradi, si è aggiudicato nel 2024 il Gold Prize agli European Design Awards per l’identità visiva dell’Orchestra Filarmonica di Milano. Il logo sviluppato da Studio FM presenta una struttura monogrammatica elegante e riconoscibile, che richiama la tradizione musicale, ma con un trattamento tipografico contemporaneo che ne esalta la leggibilità e l'impatto visivo. Questa scelta progettuale, non solo rispetta l'eredità storica dell'orchestra, ma ne comunica anche l'apertura verso l'innovazione e la modernità.

Infine, il premio internazionale AWDA – Aiap Women in Design Award, organizzato da AIAP, l’Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva, promuove l’internazionalizzazione e la parità di genere nel settore. Nel 2023, la designer Maria Calzolari ha ottenuto una menzione d’onore per un progetto innovativo sulla rappresentazione dell’igiene quotidiana, realizzato presso la Haute école des arts du Rhin di Strasburgo. Un lavoro anticonformista, che dimostra come anche i temi ordinari possano essere affrontati con profondità e creatività progettuale. Il progetto si intitola Action Cleaning e si inserisce nel contesto della comunicazione grafica, con un focus particolare sull'uso dell'etanolo come elemento centrale. Calzolari ha utilizzato prodotti igienizzanti trasparenti contenenti etanolo per creare tracce su carta termica. Queste tracce, realizzate con strumenti di pulizia come guanti, spugne e scope, sono state poi scansionate e riprodotte in un volume che documenta il processo. Il progetto include anche la creazione di un alfabeto sensibile al calore e la realizzazione di strumenti di pulizia combinati, come forchette da insalata e spugne, per esplorare la relazione tra il corpo umano, l'igiene e la superficie. Questa ricerca gestuale e visiva non solo documenta le azioni fisiche quotidiane, ma le trasforma in un linguaggio estetico che invita a riflettere sul significato e sull'impatto delle nostre routine igieniche. Il progetto si inserisce in un movimento artistico più ampio, l'Action Cleaning, che nasce da un'ossessione per l'igiene post-pandemica e propone una nuova narrazione visiva di pratiche quotidiane spesso considerate invisibili.
Oggi più che mai, il visual design italiano è un laboratorio di sperimentazione e riflessione. È un luogo in cui si incontrano etica e forma, identità e tecnologia, narrazione e critica. È una pratica culturale che racconta il nostro tempo attraverso segni, spazi, alfabeti visivi. E lo fa con la consapevolezza di chi, guardando al futuro, non dimentica il valore della propria eredità. A formare questa nuova generazione di visual designer capaci di coniugare tradizione e innovazione sono alcuni tra i più importanti poli formativi italiani, veri e propri incubatori di ricerca e sperimentazione. Tra questi spicca il Politecnico di Milano, una delle istituzioni più prestigiose in Europa nel campo del design, dove la progettazione visiva è affrontata in modo multidisciplinare, con attenzione al contesto sociale, culturale e tecnologico.
Accanto ad esso, l’ISIA di Urbino, scuola storica con un forte orientamento alla grafica editoriale e alla comunicazione visiva, rappresenta un'eccellenza per la capacità di integrare rigore metodologico e creatività sperimentale. Qui il design è concepito come un atto critico e consapevole, fortemente ancorato alla cultura del progetto.
Non meno rilevanti sono realtà come l’università IUAV di Venezia, che propone un approccio teorico-pratico al design della comunicazione, e NABA (Nuova Accademia di Belle Arti) di Milano e Roma, che promuove un dialogo costante tra arti visive, nuove tecnologie e linguaggi contemporanei. Anche Domus Academy e IED (Istituto Europeo di Design) contribuiscono a costruire un ecosistema formativo dinamico, in stretto contatto con il mondo professionale e con uno sguardo internazionale.
Questi luoghi, non solo formano competenze tecniche, ma coltivano una visione progettuale ampia, capace di leggere il presente, anticipare scenari futuri e generare nuove forme di comunicazione visiva. In questo contesto, il visual design italiano si conferma come una pratica culturale attiva, capace di produrre significati riconosciuti in tutto il mondo.
Suggerimenti per il lettore
- Carlo Vinti, La grafica italiana del ‘900, Giunti Editore, 2024
- Mario Piazza (a cura di), La grafica del made in Italy, AIAP Edizioni, 2010
- Francesco Dondina (a cura di), SIGNS Grafica italiana contemporanea, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2022

