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  • audio Astorri, consulente radiofonico e docente presso l’Università Cattolica di Milano

I 2 indicatori principali del mezzo radio sono positivi. Negli ascolti, il 2024 presenta incrementi[1] in tutte le 3 metriche principali. Gli ascoltatori settimanali, almeno un quarto d’ora seguito negli ultimi 7 giorni, salgono all84,44% della popolazione oltre i 14 anni. Quelli giornalieri al 67,16%. A completare i segnali di crescita, gli ascoltatori mediamente sintonizzati tra le ore 6:00 e le 00.00 sono 6.655.000. È record. Oltre a quello degli ascolti, l’indicatore dei ricavi registra un incremento del 2,2%, il quarto anno consecutivo di incremento[2]. I primi mesi del 2025 sono oltremodo incoraggianti. Nell’intervallo dei primi 4 mesi dell’anno la crescita si attesta al +8,3%[3]. L’outlook complessivo positivo degli ascolti necessita di 2 note. La prima è sui giovani: la Generazione Zeta è ora a una quota di ascoltatori giornalieri al di sotto della media, una novità del 2024. Ma c’è una divisione. I giovani tra i 14 e i 30 anni dei comuni al di sotto dei 100.000 abitanti sono ancora sopra la media mentre quelli delle città più grandi sono al di sotto. Nel caso dei centri oltre i 250.000 abitanti (le prime 11 città italiane) il dato è del 10% inferiore[4]. Il fenomeno viene da un’onda lunga in cui la vita metropolitana, fatta di più stimoli sia verso gli eventi che in direzione dei consumi digitali, con i social in primo piano, si manifesta sulla Generazione Zeta con una ricaduta negativa nella fruizione della radio. “Facilitata” se non sollecitata, da una offerta di formati per il loro target ancora insufficiente. Lo stesso aspetto di minor offerta editoriale riguarda anche la seconda nota sugli ascolti che è inerente la classe di età al di sopra dei 70 anni; la radio è ascoltata su base giornaliera al di sotto del 50% della sua popolazione. In questo caso i non ascoltatori si annidano nelle scolarità più basse e meno attive, meno inclini a muoversi con l’auto e ad avvantaggiarsi dell’autoradio di serie come dispositivo di accompagnamento. Con una concentrazione tra i 30 e i 70 anni e pur includendo in modo più relativo i target delle 2 estremità, gli ascoltatori della radio hanno dimostrato ancor più chiaramente le loro preferenze in quella che è la fascia del primo prime time del mezzo, tra le 5:00 e le 8:00, il primissimo mattino. E la scelta è per l’intrattenimento e il divertimento, che detengono ascolti tali da sommergere l’offerta informativa. Le milanesi Radio 105 e Radio Deejay, le 2 emittenti nazionali di formato “Personality Radio” in cui la conduzione domina sulla musica, hanno storicamente occupato la funzione di conferire energia e buonumore agli ascoltatori per affrontare la giornata. Come se fosse una funzione sociale, e dalle evidenze lo è. Allegria di gruppo, coinvolgimento degli ascoltatori in giochi e messaggi, commento leggero ai fatti di attualità, imitazioni dei vip, scherzi telefonici, lancio di temi a scopo di risata. Programmi che sono orchestre di vitalità assai spiccata. Tutto Esaurito con Marco Galli e la Ciurma su Radio 105 è al 10,49% di share e Chiamate Roma Triuno Triuno del Trio Medusa su Radio Deejay sale al 9,11%. La concorrenza alle 2 stazioni degli specialisti del risveglio vive di una concorrenza crescente da parte di 2 emittenti del formato “Contemporary Hit Radio”, offerta che vive prevalentemente di musica, che hanno allestito nella fascia del primissimo mattino degli show che rappresentano una deroga al rigore musicale. E funzionano. Tutti Pazzi per RDS su RDS (Roma) cresce al 7,87% di share e Il Pippo Pelo Show di Radio Kiss Kiss (Napoli) raggiunge il 6,09%[5]. In maggiore difficoltà sono i programmi informativi, come quelli di RTL 102.5 e RADIO 24. Il pubblico sembra indicare la necessità di innovare l’informazione del primissimo mattino alla radio. Gli addetti ai lavori stanno pensando ad applicazioni di intelligenza artificiale anche per la fascia del risveglio, sia per l'intrattenimento che per l’informazione, data la tecnologia ormai avanzatissima nel creare voci e gestirne le personalità e le interazioni. Se ne fa un gran discutere soprattutto sul piano etico e della trasparenza nella comunicazione agli ascoltatori. Il tema è complesso specie per un mezzo che rappresenta un “essere vivente” per chi ascolta. E classificato come più credibile da ISTAT. Un primo tentativo di sperimentazione, con tutti i limiti del caso, ma utile per aprire la strada a possibili miglioramenti, è un’esperienza italiana in onda sulla romana IsoRadio, il canale di informazione sul traffico della RAI. Si tratta di Telesuono con AI con Miriam Fecchi, programma che si distingue per l'utilizzo dell’AI come elemento attivo e partecipe nella diretta, un vero e proprio co-condutture che interagisce in tempo reale con gli ospiti e fornisce curiosità e aneddoti legati al mondo musicale – come la rubrica Crea la tua canzone, che trasforma gli ascoltatori in autori, permettendo loro di scegliere un genere musicale e un tema, mentre l’AI elabora il tutto e genera brani inediti basati sulle loro richieste. Nelle imprese radio l’impiego on-air avanzerà con prudenza e controllo ma nelle attività gestionali sono già in attività e in sviluppo. L’area di supporto alla creatività per la radio, per la produzione di testi sia con finalità editoriali che pubblicitarie, è la prima. Il settore del marketing commerciale ottiene dei benefici dall’analisi dinamica sia di clienti che di eventi con la AI. Una tecnologia che finalmente corre veloce, invece, è quella del DAB (Digital Audio Broadcasting) che è la rete di diffusione on-air e digitale della radio, al momento integrativa della FM ma destinata negli anni e forse nei decenni a sostituirla. Al momento è doppia scelta FM/DAB in tutte le autoradio e in tutti i nuovi ricevitori. La notizia è che la RAI ha finalmente aperto un budget rilevante, tra i 15 e i 20 milioni di euro, per ampliare e sviluppare la rete DAB di sua gestione che trasmette tutte le 4 stazioni radiofoniche e i 10 canali digitali. Al momento la distribuzione DAB dell’azienda pubblica è affidata a soli 59 impianti mentre i 2 consorzi privati, Euro Dab e Dab Italia, che si sono suddivisi le altre 14 Radio nazionali, dispongono a oggi rispettivamente di 176 e 248 impianti[6]. È un ritardo sul DAB da colmare, quello della RAI, che certamente favorirà ulteriori investimenti da parte dei privati, sia nazionali che locali, raccolti in consorzi a carattere territoriale. L’impegno sul DAB dei broadcaster della radio è anche sostenuto dagli stessi dati di ascolto generale del mezzo. La fruizione dell’autoradio vale in termini di tempo di ascolto il 55,38% del totale. La mobilità è dunque il grande motore dellascolto radiofonico. Il dato è inoltre in lieve crescita, era al 54,08% nel 2023. Al secondo posto tra i dispositivi di ascolto c’è l’apparecchio radio che a tutt’oggi rappresenta il 24,54% dell’ascolto. Al terzo posto segue il televisore che cumula il 7,87% composto per ⅘ dalla visual radio e per ⅕ della fruizione di solo audio. Complessivamente, questi tre canali di diffusione raggiungono l’87,79% del totale dell’ascolto. A seguire tra i dispositivi di fruizione c’è lo smartphone che è in crescita al 6,88%. E sotto al 3% troviamo anche lo smartspeaker e il PC/Tablet[7]. Si evince anche una maggior varietà nell’uso plurimo dei dispositivi nella singola giornata[8]. Il fatto che la radio sia multipiattaforma evidentemente sta giungendo a livelli di familiarità significativa presso il pubblico. Dalla resilienza della radio ai social, il passaggio è semplice. Cresce tuttavia il dibattito su quanto davvero le presenze e le pagine nei social delle emittenti, con tutto il lavoro di programmazione e di interazione dei contenuti, siano utili ai riscontri reali delle singole stazioni. L’affermazione più frequente è che non si possa non essere sui social. Una doppia negazione che non nega che i riscontri sugli ascolti del canale radiofonico dall’attività social non siano affatto misurabili nella currency delle rilevazioni ufficiali, fortemente impattanti i ricavi pubblicitari. La prima emittente nazionale che sta cercando di risolvere il dubbio creando una propria rete social online è RDS. La sua RDS Social TV, fruibile dalla app o dal canale 265 del digitale terrestre, è una visual radio fortemente interattiva che mira a creare un solido rapporto con utenti in target. Sembra imminente una forma alternativa dal gruppo RTL 102.5. A una misurazione della presenza social delle emittenti radio potrebbe arrivare nelle prossime annualità l’indagine ufficiale AUDIRADIO che a partire dal 2025 ritrova il mercato pubblicitario (UPA e UNA) a fianco degli editori radio raccolti nella ERA (precedentemente TER). Con la benedizione di AGCOM e il ritorno della RAI. È in corso di studio una metodologia innovativa che possa misurare concretamente anche tutto l’ascolto asincrono, riascolto di programmi definito podcast in modo effettivamente improprio, la cosiddetta catch-up radio, dunque gli spezzoni del meglio dei programmi, e tutto quanto sia fruizione delle stazioni in digitale. È un percorso analitico definito SDK (Software Defined Kit) che avrà il suo corso[9]. Nel frattempo, AUDIRADIO ha preparato e attuato per il 2025 una grande novità nella separazione della rilevazione delle radio nazionali da quelle locali con indubbi vantaggi nella accuratezza dei dati della ricerca.

La radio è un grande mezzo di comunicazione di massa, il primo tra i 15 e i 54 anni, composto ogni giorno da milioni di relazioni tra le sue migliaia di emittenti e tutto il suo pubblico, che quasi coincide numericamente con la popolazione italiana. Anche per il 2025 tutte le tendenze descritte segnalano il fervore e la ricerca di nuove eccellenze da parte degli editori. Si profila la dimensione di rilevanza sociale che già Lucio Dalla coglieva molto bene, affermando: “La radio è una Repubblica”.

 

Suggerimenti di lettura

  • Sfide e ambizioni della radio in Europa – La rivoluzione del digitale e dellascolto, Osservatorio Radio di Confindustria Radio TV, 5 maggio 2025.
  • La radio in Italia. Storia, industria, linguaggi, Tiziano Bonini e Marta Perrotta, Edizione Carrocci, 2024.
  • La radio fa scuola, Bruno Gaipa, Graus Edizioni,

 

[1] Confronto dati TER 2022-2024, senza “Auto-promozione TER”.
[2] Evidenze dati FCP-ASSORADIO, confronto tra il 2021 e il 2024 degli investimenti pubblicitari in radio.
[3] Dati forniti da FCP, Federazione delle Concessionarie di Pubblicità.
[4] Elaborazioni su dati TER.
[5] Elaborazioni dati TER.
[6] Dati del Ministero dello Sviluppo Economico, Censimento delle Frequenze.
[7] Elaborazioni dei dati TER 2024 su software certificato Supernova.
[8] Analisi dinamica sul nastro di 120.000 interviste dell’indagine TER del 2024.
[9] Dalla metodologia di AUDIRADIO.

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