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di Fondazione Symbola e MASAF

Stretta tra il Mediterraneo, le Alpi e gli Appennini, la Liguria è la terra dove il mare incontra la montagna, in un fondersi di ambienti che altrove non potrebbero coesistere. Dalle vette boscose delle Alpi e degli Appennini, le valli scendono fino al Mar Ligure, al Porto di Genova, che rappresenta uno dei più importanti porti italiani, e alle Cinque Terre, antichi borghi marinari conosciuti in tutto il mondo per la loro bellezza e patrimonio UNESCO. Le colline sono caratterizzate dai numerosi terrazzamenti, opere architettoniche in cui l’uomo ha saputo modellare il paesaggio conferendogli una nuova armonia.

Foreste e boschi

Su un totale di 5.416 kmq, le foreste e i boschi ne occupano ben 3.872 kmq. Pur essendo tra le regioni più densamente popolate del nostro Paese, la Liguria è quella con la più alta percentuale forestale rispetto al totale del territorio. La quota di superfice regionale coperta dai piccoli comuni rispetto al totale è del 72%.  La regione è caratterizzata da un’orografia che determina climi e habitat diversi tra loro, contribuendo a formare una varietà di ambienti che si riflette nella ricchezza della flora ligure. Proprio per via di questa eccezionalità, la Liguria protegge il suo territorio con oltre 20 tra parchi nazionali, regionali, riserve e aree marine protette. Con una distanza minima tra le vette alpine e la costa, infatti, è possibile osservare nello spazio di pochi chilometri piante caratteristiche di climi antitetici. È il caso del Parco delle Alpi Liguri, dove sono presenti, allo stesso tempo, la sassifraga a foglie opposte, pianta tipica dell’Alaska e della Scandinavia, i cactus e i fichi d’india. Esteso per 6.000 ettari, il Parco ricade nei territori di 6 piccoli comuni (Cosio di Arroscia, Mendatica, Montegrosso Pian Latte, Pigna, Rezzo, Rocchetta Nervina, Triora – tutti in provincia di Imperia), che offrono prodotti e specialità enogastronomiche come il pane di Triora, il fagiolo bianco di Pigna e la toma di pecora brigasca. Qui, nel comune di Triora, si trova la Foresta di Gerbonte, che prende il nome dall’omonimo Monte di cui occupa i pendii e si estende per 622 ettari. La foresta, al confine con la Francia, è la testimonianza di come l’uomo, grazie a un’attenta gestione del territorio, possa preservare e coltivare la bellezza dei paesaggi naturali. L’attuale estensione della superficie alberata è infatti frutto del rimboschimento iniziato nel 1910, quando la foresta, all’epoca di proprietà del marchese Durand de La Penne, passò nelle mani del Demanio dello Stato. Il processo di rimboschimento riguardò principalmente alberi tipici del luogo, come i larici e gli abeti bianchi, ma si provarono ad introdurre anche abeti rossi, pini cembri e pini larici. Le due varietà di pino non attecchirono, ma l’abete rosso riuscì ad adattarsi e oggi occupa buone porzioni della foresta, che è quindi in massima parte frutto delle piantumazioni del primo novecento, ma conserva ancora tracce del vecchio nucleo. Sono presenti infatti 56 larici e 7 abeti bianchi con diametro superiore ai 100 cm e che arrivano fino a 400 anni di età. Tra le province di Genova e Savona, alle pendici del Monte Beigua, nell’omonimo Parco regionale, troviamo boschi dall’assoluta rilevanza naturalistica. Se i versanti meridionali sono generalmente più aridi, con pini marittimi e ampie zone prive di copertura alberata, quelli settentrionali sono ricoperti di fitti boschi. Nelle quote più elevate domina il faggio, ma scendendo si trovano boschi di rovere, roverella e castagno, che offrono riparo a mammiferi come il lupo, il cinghiale, il capriolo e la lepre. Particolarmente ricca è l’avifauna, tanto che il Parco è diventato un punto di riferimento internazionale per la ricerca sui rapaci e una meta per gli appassionati di birdwatching. Specialmente in primavera e in autunno, infatti, tra le chiome degli alberi si può osservare una grande varietà di uccelli, tra cui rapaci diurni come il biancone, il falco pecchiaiolo, il falco di palude e il nibbio bruno. Nel piccolo comune di Calizzano (SV), sui pendii del Colle Melogno, si trova una faggeta demaniale considerata tra le più belle della regione. Oltre alla bellezza naturalistica della foresta, il Colle, alto 1.028 metri, offre un percorso storico attraverso il sistema di fortificazioni ottocentesche del Regio Esercito.

Alberi Monumentali

La particolare orografia della regione, che dà origine alla presenza di microclimi diversi tra loro nello spazio di pochi chilometri, si riflette anche nella diversità delle specie che compongono la lista degli alberi monumentali liguri. Tra questi infatti vi sono infatti alberi tipici del paesaggio italiano come roverelle, lecci, faggi, sughere, ma anche specie alloctone come il falso pepe (tipico degli altipiani del Sud America e chiamato così perché le sue bacche hanno un sapore e una forma molto simili a quelle del pepe), i cedri dell’Himalaya e dell’Atlante, o la tuia gigante. Conosciuta anche come Thuja plicata o cedro rosso del pacifico, il legname di questo albero era particolarmente apprezzato per la sua robustezza e la sua leggerezza dai nativi americani, che lo impiegavano come materiale da costruzione. In totale gli alberi monumentali della Liguria sono 139. Di questi, 72 si trovano all’interno di piccoli comuni. È il caso della roverella di Garlenda, in provincia di Savona, finita sulle pagine del National Geographic per la sua particolare storia. Alto circa 22 metri e con una circonferenza di 400 cm, l’albero si trova appena fuori dal centro abitato, davanti alla Chiesa di San Rocco, che durante la seconda guerra mondiale venne riconvertita a magazzino di armi e munizioni. I soldati posti alla guardia del deposito, annoiandosi, appesero un bersaglio ai rami della roverella per passare il tempo, tanto che presto l’albero si riempì di piombo. Ancora oggi, sul tronco, è possibile osservare i segni dei proiettili. Altra roverella monumentale è quella che si trova in località Molino Rotato, nel piccolo comune di Rocchetta di Vara (SP), uno dei 18 comuni del Parco regionale di Montemarcello-Magra-Vara. L’albero vanta più di tre secoli, ha un fusto molto nodoso, è alto 14 metri ed ha rami che si estendono in orizzontale formando un’ampia chioma, sotto la quale erano soliti riposare i viandanti che percorrevano il vecchio sentiero che unisce Pirolo e Casoni, località del comune di Rocchetta di Vara. A Genova, nella splendida cornice dei Parchi di Nervi, complesso botanico costituito da diverse ville e giardini un tempo private e oggi di proprietà del comune, è possibile osservare numerose piante e alberi esotici. Nell’800, infatti, quella di importare piante dalle zone più remote era diventata una vera e propria moda tra i nobili, che gareggiavano tra loro per chi avesse nel proprio giardino le specie più rare. Presso Villa Gropallo, ad esempio, si trova un raro esemplare di pino del Queensland, albero originario dell’Australia il cui nome scientifico è Araucaria bidwillii. Con un’età stimata attorno ai 220 anni, quest’araucaria ha un’altezza di 29 metri e una circonferenza di oltre 600 cm, numeri che ne fanno una delle più grandi araucarie presenti in Europa. Una delle particolarità di quest’albero riguarda le dimensioni e il peso delle pigne, che possono arrivare a pesare anche 10 kg.

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