Negli ultimi decenni il concetto di innovazione, conquistando centralità nel dibattito economico, sociale e culturale ha subito una dinamica inflattiva, caricandosi di una molteplicità di significati e di una polisemia difficilmente perimetrabile. Non essendo questo il luogo per tentare nuove definizioni, ci si accontenta di estrarre alcune componenti del paradigma per confrontarle con le traiettorie attuali e valutarne la persistenza/mutazione. Tra i caratteri implicati nel concetto di innovazione è possibile rinvenire una dinamica nel corso del tempo simile al modello degli “equilibri punteggiati”[1] proposta all’interno della teoria dell’Evoluzione. Seguendo la metafora, la comparsa di nuove specie punteggerebbe l’evoluzione (per noi i prodotti innovativi nel progresso e la storia economica) in momenti relativamente brevi, ai quali seguirebbero periodi di assestamento e di più lunga staticità. Prescindendo dall’ordine di grandezza dei tempi – geologici per l’evoluzione, storici per quel che ci riguarda – la traiettoria del progresso (termine ormai desueto, ma utile a rimarcare gli slittamenti semantici) sarebbe punteggiata di innovazioni che darebbero luogo a nuovi prodotti, rivoluzionando i consumi, per poi essere riassorbite da un mainstream produttivo: il carattere innovativo dell’impresa si adagerebbe nello sfruttamento aziendale del vantaggio competitivo e, più o meno velocemente, inaugurerebbe un nuovo standard di consumo e di comportamento per gli utenti. Questa sintesi assai schematica della teoria dell’innovazione di Schumpeter[2], così come l’altrettanto semplificato riferimento all’evoluzione, servono qui esclusivamente a far emergere uno dei significati assunti dal termine innovazione nel corso del tempo: un evento puntuale, quasi deflagrante, proiettato a cambiare il corso degli eventi futuri; ma in qualche modo anche effimero, perché destinato, in caso di successo, a divenire di dominio pubblico, o perlomeno di uso comune in determinati ambiti, dissolvendo il suo carattere deflagrante.
Tuttavia l’alternanza nella società di momenti di innovazione dirompente che rifluiscono in una relativa calma per periodi più o meno lunghi, non si attaglia più alla contemporaneità; la competizione globale a livello planetario accelera a ritmi compulsivi le dinamiche di innovazione, sia di processo, sia di prodotto, le ondate innovative rese possibili dalla digitalizzazione pervasiva e dall’irruzione dell’intelligenza artificiale producono una turbolenza continua, senza significativi periodi di stasi, mentre la velocità e l’accelerazione per il cambiamento, a loro volta sono indotte dalle grandi sfide planetarie; l’aumento della disuguaglianza, il clima, le guerre.
Tutto ciò cambia lo scenario di riferimento: per i tecno-ottimisti la possibilità di interagire con le grandi sfide richiede un ulteriore passo avanti nell’innovazione, nient’affatto privo di ulteriori rischi, ma comunque necessario per individuare strategie di approccio alla scala delle criticità contemporanee. Emerge una necessità di nuove regole e di cautele da utilizzare, che non rallentino, tuttavia, la velocità incrementale dell’innovazione: l’obiettivo non è solo il mercato, ma tenere il passo evitando di imprimere ulteriori divide e disuguaglianze nella popolazione che creerebbero faglie insanabili, accettare la sfida della sostenibilità ambientale, promuovere una convergenza dei saperi delle scienze dure con le arti per immaginare strumenti all’altezza delle dinamiche non lineari e della complessità incomprimibile delle criticità attuali, che mettono all’angolo qualsiasi atteggiamento riduzionista.
È su questo filo rosso leggibile in filigrana, che attraversa le filiere delle industrie culturali e creative a livello internazionale che si propone qui di inanellare una piccola serie di casi di studio, a testimonianza delle sfaccettature attuali delle logiche innovative, non solo tese alla realizzazione di nuovi prodotti, ma indirizzate coraggiosamente ad affrontare – seppur con grande coscienza dei limiti e delle dimensioni – problemi e sfide di portata generale.
Vienna, Museum Booster, non solo servizi. L’innovazione e la digitalizzazione nei musei viene declinata attraverso diversi strumenti e approcci: attività di consulenza, workshop, progetti pubblici, con l’obiettivo di produrre una trama fitta di intersezioni tra musei, tecnologie, creatività, economia e ricerca. Il progetto Future Museum mette al centro il tema della rilevanza dei musei nel mondo che cambia e di come intercettare le attenzioni e le preoccupazioni delle diverse audience, innovando i contenuti, utilizzando la tecnologia come una leva per una maggior efficacia e utilità. La Museum Leadership House è una piattaforma no-profit di scambio tra personale dei musei, scienziati, sociologi e artisti dedicata alla costruzione di strategie di azione per i musei nella contemporaneità delle disuguaglianze, delle turbolenze geopolitiche e del cambiamento climatico, per abbandonare gli approcci tradizionali e sperimentare nuovi modi di apportare riflessione e valori alla società. Doors, in partnership con Ars Electronica ed Ecsite, la rete dei Musei scientifici, ha come missione l’accompagnamento dei musei piccoli e medio-piccoli nei processi di digitalizzazione in Europa, per ridurre il divario con le grandi istituzioni capaci di investimenti rilevanti, per dar voce alla grana fine delle istituzioni che innervano i territori ma rischiano di non reggere il passo dell’innovazione, offrendo esperienza, opportunità di formazione su misura e accesso alle fonti di conoscenza.
Marsiglia, La Friche la Belle de Mai, innovare per tradizione. Nata nel 1992, sul sito industriale di una Fabbrica di tabacco, da più di 30 anni la Friche è un motore perpetuo di innovazione ai bordi di una delle più grandi aree di rigenerazione urbana in Europa, in una città che ha saputo cambiare pelle e attestarsi come uno dei luoghi più vitali e interessanti della nazione. La Friche con i suoi 450 mila visitatori all’anno, i suoi 100 mila mq. di superficie, le sei sale di spettacolo più due da concerto, una comunità di 400 residenti stabili o temporanei produce centinaia di eventi diversissimi fortemente orientati a un impatto sociale forte e a una relazione stretta con il proprio territorio urbano. Residenti intesi non come abitanti privati in senso tradizionale, ma come realtà artistiche, associazioni e collettivi che hanno i propri uffici, laboratori e atelier all’interno della cittadella creativa, rendendola un luogo stabile di produzione e sperimentazione culturale. In particolare, il Labofriche che ha inaugurato nel marzo del 2025 uno spazio laboratoriale da 300 mq dedicato a incrociare le competenze e le riflessioni di una molteplicità di stakeholders, scienziati, artisti, policy maker, sociologi, concentra la propria attività sui temi dell’ecologia e dei diritti culturali. L’iniziativa è sostenuta – tra le molte cooperazioni con Istituti e Laboratori di ricerca – dalla Città di Marsiglia, dall’Università, dall’Observatoire des politiques culturelles.
Mettendo al centro il ruolo della cultura nel cambiamento degli immaginari della società, il Labofriche si occupa di cambiamento climatico, democrazia, gestione delle risorse, promuovendo l’interazione tra le scienze, la tecnologia, le arti e la politica: nella “tradizione” innovativa della Friche, che ha nello spettacolo dal vivo uno dei suoi ancoraggi peculiari, le tecnologie e i saperi convergono, collidono in uno spazio appositamente allestito per far emergere non un progetto ma una dinamica collettiva, da dispiegarsi in tempi adeguati, una sperimentazione ripetibile da offrire al territorio, un processo di co-progettazione di iniziative, di azioni, di approcci.
Public Spaces, tech e democrazia. La Fondazione Public Spaces international, nata in Olanda è un network di istituzioni pubbliche che comprende circa 30 istituzioni e organizzazioni, musei, biblioteche, istituzioni del patrimonio, festival, centri di formazione la cui missione è dar vita a un ecosistema digitale al di fuori delle esigenze di profitto, che sia aperto alle istituzioni e a una governance democratica, indipendente da governi, da influenze politiche e dalle grandi aziende digitali, che tuteli la proprietà dei dati, senza cessioni a terze parti. Public spaces mette a disposizione la piattaforma Displayeurope, destinata a ospitare l’attività giornalistica che mira a perseguire valori pubblici e di rappresentanza democratica al di fuori delle Big Tech Platform. Offrendo un portale centrale gratuito per contenuti mediatici originali e generati dagli utenti, fornisce ai cittadini europei un accesso a informazioni affidabili e a una visione dell’Europa spesso trascurata dai media nazionali o mainstream, danno voce a minoranze discriminate e oppresse e difendono i diritti fondamentali e le libertà civili. Mentre PubHubs, fornisce un’altra piattaforma open source per una rete di HUB digitali, garantendo privacy e accountability a tutti i partecipanti attraverso un ecosistema digitale europeo basato su principi di trasparenza, autonomia, inclusività e rispetto della privacy, offrendo un’alternativa pubblica e sicura alle piattaforme social tradizionali. Con la sperimentazione del progetto PeerTube Space – ulteriore piattaforma open source – biblioteche, istituzioni culturali, festival e istituti formativi possono scambiare video, documenti, registrazioni di convegni o di corsi di formazione, fuori dai canali come Youtube o Vimeo, senza pubblicità e in totale sicurezza, in un ecosistema condiviso e al di fuori di logiche commerciali.
S+T+Arts - Science, Technology and Arts, sfide e convergenza dei saperi. Il progetto europeo valorizza la convergenza dei saperi come motore di innovazione, facendo perno sulle competenze umane a tutto tondo, inclusa la visionarietà che deriva dalla pratica delle arti, in un ruolo paritario rispetto alle componenti scientifiche e tecnologiche. Ars Electronica, organizzazione austriaca con sede a Linz, coordina e aggrega i diversi pilastri dell’iniziativa, come residenze artistiche, accademie, centri regionali e premi tematici, creando un ecosistema integrato di innovazione a cavallo tra arte, scienza e tecnologia. A partire dal 2016 l’attività si è concentrata su differenti progetti, tra i quali Hungry EcoCities: una sperimentazione di tecnologie avanzate per contrastare lo spreco alimentare e per costruire programmi sostenibili nella filiera agro-alimentare anche attraverso il contributo dell’AI e delle arti. Dopo aver selezionato artisti per lavorare in sinergia con aziende agricole locali, il progetto ha prototipato applicazioni AI nel settore agroalimentare in fattorie, supermercati e giardini comunitari, puntando a rendere più circolari e inclusive le pratiche agroalimentari, grazie al dialogo tra competenze tecniche delle PMI e visione critica degli artisti. Similmente, nel progetto Aqua Motion, per due anni artisti, policy makers, ricercatori e collettività locali si sono impegnati a cercare soluzioni innovative alla sfida di una gestione sostenibile delle acque in diversi bacini europei. Il premio annuale S+T+ARTS Prize, inoltre, sostiene progetti che coniugano tecnologia e arti con un efficace impatto sociale. Ars Electronica cura la gestione operativa e la visibilità del premio, insieme a numerosi altri partner europei: INOVA+ (PT), La French Tech Grande Provence (FR), Media Solution Center Baden-Württemberg (DE), Festival di Salisburgo (AT), Sonar (ES), T6 Ecosystems (IT), TUD Dresden University of Technology (DE). Tra le altre iniziative, si citano i Centri Regionali, che hanno la missione di diffondere la sperimentazione e l’innovazione a livello locale, mentre Better Factory si propone di integrare il contributo degli artisti nelle piccole e medie aziende, fornendo contemporaneamente competenze e accompagnamento per un efficientamento dei cicli produttivi.
I casi precedenti testimoniano di tendenze innovative fortemente implicate nelle sfide contemporanee, dalla difesa di spazi di democrazia, alle questioni ambientali alle dinamiche di partecipazione. Non solo digitalizzazione di prodotti analogici o creazione di nuovi prodotti a forte componente tecnologica, ma una centralità dei processi e dell’accompagnamento alle pratiche come presa di consapevolezza delle sfide, oltreché degli strumenti. Anche la tanto invocata trans-disciplinarità e il contributo delle arti a una nuova visione dei problemi e dei relativi approcci, pare in questi esempi aver conquistato una diversa maturità, insieme alla ricerca di impatti sociali che impediscano l’allargamento dei gap di competenza e la creazione di nuovi divide.
[1] Niles Eldredge e Stephen Jay Gould, Punctuated Equilibria: An Alternative to Phyletic Gradualism, pubblicato nell'antologia curata da Schopf, T. J. M., Models in Paleobiology, San Francisco 1972.
[2] Schumpeter, J. A., Theorie der wirtschaftlichen Entwicklung, Duncker & Humblot, Berlino, 1912; Schumpeter, J. A., Capitalism, Socialism and Democracy, Harper & Brothers, New York, 1942.

