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di Luca Corsolini

Non c’era posto migliore della Fiera di Vicenza per Assosport per giocare davvero in casa la sua assemblea annuale. Fuori le lacrime per le banche locali, dentro i nuovi spazi che Vicenza ha portato in dote nel matrimonio con Rimini Fiera che ha fatto nascere Iegexpo, “la prima fusione del genere in Europa” ha detto Matteo Marzotto che in questa nuova squadra è il vicepresidente esecutivo. Fuori la paura di non agganciare il treno della ripresa, dentro lo stesso Marzotto che suona la carica: “Lo sport è un business reputazionale che fa del bene al Paese, è più di una filiera”. E infatti a Vicenza a fine ottobre ci sarà Move, evento gemello di quel Rimini Wellness che quest’anno ha registrato 268 mila ingressi, e il Veneto è la terza regione per sportivi praticanti, con crescita continua. Marzotto ha pure rilanciato: se avete altri suggerimenti, ci siamo, e la platea gongolava pensando che oggi i suggerimenti sono business già certi, il fenomeno ebike, la crescita dello sport outdoor, e anche quella dello sport indoor che sarà coccolata a Move.

Poi, lei pure giocando in casa, la ciliegina sulla torta l’ha messa Daniela Sbrollini spiegando cosa sta facendo il parlamento per lo sport: con 20 anni di ritardo sì, ma con grande determinazione adesso si sta finalmente riconoscendo il settore come un investimento e non come una spesa. Le ragioni di questo cambiamento d’altra parte sono nei numeri presentati dal presidente di Assosport Luca Businaro che, non a caso, in un mondo abituato a pesare i risultati, è anche il presidente europeo del settore.

Le importazioni pesano per il 2,7 quando l’export vale per oltre il 7% e non solo per la regola calcistica che il gol in trasferta vale doppio. Nel primo trimestre di quest’anno, le importazioni sono cresciute dello 0,56, le esportazioni del 12. L’Italia è il secondo paese per esportazioni di prodotti per lo sport dietro alla Germania sui cui numeri incidono ovviamente colossi come adidas e Puma che noi non abbiamo anche se ricominciamo ad avere tanti gioielli unici e non solo collane.

Su tutto, la consapevolezza di essere protetti oltre che dal made in Italy anche dal nuovo codice “Muoviti, Italia”, ovvero dal continuo aumento della pratica sportiva, un trend potente nel Nord Est e finalmente registrato anche a Sud, per un totale da record nel 2016 di quasi 15 milioni di sportivi in modo continuativo che oltre tutto continuano a essere difficili da censire per lo scollamento tra le federazioni e quanti praticano nuove discipline o, più spesso, le vogliono praticare in modo diverso.

Poi, dopo essersi fatta bella coi numeri, Assosport ha presentato alcuni casi. Macron, che ha l’accento diverso dall’uomo del momento, è quello che riassume la situazione meglio di tutti. Sotto la spinta di Gianluca Pavanello l’azienda di Crespellano - evidentemente terreno buono, perché nello stesso territorio c’è una fabbrica di Philips Morris che continua a crescere anche in termini di occupazione, e poco lontano ci sono i Lamborghini e tutto il distretto del packaging che cercano nuovi addetti – è diventata un big del settore. L’Uefa l’ha appena accreditata del quarto posto dietro colossi come adidas, Nike e Puma per numero di squadre seguite, una di queste seguite con tanta e tale attenzione che la Macron si è intitolata lo stadio di Bolton. Ma a dimostrazione di quanto grande sia il mercato sportivo, Macron i suoi numeri li realizza anche lontano dai campi da calcio. Ha appena lanciato una linea running, posizionandosi volutamente nella fascia alta del mercato, sapendo che la qualità è un requisito per dialogare con sportivi che oggi sono anche manager d’azienda che corrono in pausa pranzo o che scelgono l’albergo quando in trasferta in base ai percorsi vicini a disposizione tra una riunione e l’altra. Poi, il rugby. Una azienda italiana che veste un colosso come la Scozia fa notizia. Ed è ancora più sorprendente che nessuno da quelle parti avesse pensato di inserire il tanto amato tartan nelle divise. Ci ha pensato la Macron, che oggi veste tutto il rugby scozzese e adesso anche quello italiano che non ha gli stessi risultati ma ha gli stessi diritti partecipando a quel Sei Nazioni che è una potente macchina anche di turismo sportivo.

Macron vive soprattutto negli sport di squadra, un business complesso: Pavanello dice di essere orgogliosamente italiano, ed orgogliosamente europeo, ma i confini dell’azienda non sono quelli emotivi, tanto è vero che veste squadre in Australia e anche il Miami di Alessandro Nesta. Insomma abita il mondo.
Chi invece ha bisogno di altri spazi, tanto appunto da pensare alle missioni nello pazio: è Dainese che quest’anno festeggia i suoi primi 45 anni, che diventano 115 se sommati a quelli di Agv, uno dei marchi leader nel settore dei caschi. Definire Dainese è facile, basta prendere il suo slogan: missione sicurezza. L’inizio è stato spettacolare, portando sui circuiti le prime tute a colori. Poi è stato tutta una corsa per garantire la sicurezza non solo dei piloti, evidentemente, ma anche e soprattutto di chi in moto ci va tutti i giorni, per passione, per scelta, per lavoro pure. Nel ‘78 la prima tuta pensata per proteggere la schiena, oggi lo stesso principio, evoluto, è stato applicato per proteggere li atleti bordo di quegli ultimi razzi del mare con cui è stata disputata l’America’s Cup di vela vinta da Emirates New Zealand.

In mezzo, una attenzione per lo sci che ha salvato letteralmente più di un atleta e, ormai, prodotti pensati anche per lo sport urbano. Facile a dirsi, più difficile da realizzare un air bag che si adatti a così tante diverse situazioni. Sempre però due garanzie: l’efficacia del centro ricerche aziendale, e il ruolo di tester svolto dagli atleti, con Valentino Rossi persino nominato presidente onorario di Agv nel 2008.

È vero che oggi l’azienda è in mano a Investcorp, ma la strada resta quella segnata da Lino Dainese, il fondatore, che era un appassionato di motociclismo e che magari non pensava che sarebbe andato nello spazio. Ma lo sport in Italia è una continua sorpresa, è una continua scoperta: basta saperlo guardare. E la Fiera di Vicenza è stata per l’assemblea di Assosport un ottimo punto di osservazione.

Luca Corsolini - Symbola

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