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L'occupazione in Italia è sempre più verde Più di un nuovo contratto su tre l'anno scorso ha riguardato figure professionali legate alla green economy. Il Rapporto Greenitaly certifica la crescita della cultura e delle pratiche ambientali nelle imprese di Riccardo Venturi quasi due milioni di nuovi contratti di lavoro attivati nel 2023 su un totale di 5,5 hanno riguardato figure professionali legate alla green economy: per la precisione 1.918.610, il 34,8% dei contratti totali previsti nell'anno, con un incremento di 102.490 unità rispetto alla precedente rilevazione. Non solo: guardando in maniera allargata alla richiesta di competenze e cultura green, nel 2023 questa conoscenza è stata ritenuta necessaria nel 79,4% dei casi; e alla fine dello scorso anno le figure professionali legate alla green economy rappresentavano il 13,4% degli occupati totali, 3 milioni 163mila unità. Sono dati che indicano chiaramente la crescita dell'importanza dell'economia verde nel mercato dell'occupazione quelli che emergono dal Rapporto GrecnItaly, arrivato alla quindicesima edizione, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere e dal Centro Studi Tagliacarne, con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e della SicurezEctinomy 46 za Energetica. Al rapporto hanno collaborato Conai, Novamont, Ecopncus, Encl, molte altre organizzazioni e oltre 40 esperti. Dati che rimandano più in generale alla crescita delle pratiche ambientali: nel quinquennio 2019-2023 sono state 571.040 le imprese che hanno effettuato eco-investimenti, pari al 38,6% del totale, ovvero più di 1 su 3. Tra le aree aziendali più interessate sul totale SULL'INNOVAZIONE TECNOLOGICA delle attivazioni di nuovi contratti di lavoro troviamo le aree della logistica (incidenza 88,8%), della progettazione e sviluppo (86,7%) e le aree tecniche (80,2%). «Spingere sul cammino della transizione ecologica significa per le imprese puntare sempre di più ad investire sull'innovazione ad alto contenuto tecnologico» dice Andrea Prete, presidente di Unioncamere. «La quota delle aziende che investono nel green è in continua crescita, in particolare ben 1'88% mira ad introdurre tecnologie strategiche Net Zero, come il solare fotovoltaico, l'eolico, le pompe di calore, le tecnologie nucleari, le batterie e le tecnologie di rete. Ma questa spinta all'innovazione genera nuovi fabbisogni professionali e richieste di competenze green che le stesse imprese faticano a trovare per più di un'assunzione su due». Il Rapporto Greenitaly fa anche un'analisi approfondita della distribuzione territoriale dei nuovi lavori verdi, da sempre disomogenea. La rilevazione del 2023 evidenzia la marcata crescita delle attivazioni di green jobs nel Centro, +12,6% rispetto al 2022, pari a 40.910 unità in più. Il dato fa seguito al +15,9% registrato da questa macro-area tra il 2021 ed il 2022, confermando, quindi, un trend di forte e significativa crescita nel territorio, impegnato a recuperare il gap rispetto alle altre aree analizzate. Infatti, nonostante i tassi di crescita a doppia cifra, il Centro resta il fanalino di coda per numero di attivazioni green complessive, solo 364.510 unità in totale. Il primato per numero di nuovi lavori green resta al Nord-Ovest, con 622.270 attivazioni nel 2023 (+4,0% rispetto al 2022), seguito da Sud e Isole (475.720 nel 2023, +4,9% rispetto al 2022) e dal Nord-Est (456.110 attivazioni green, +3,5% rispetto al 2022). Analizzando l'incidenza relativa dei green jobs sul totale delle attivazioni di nuovi contratti previste nella macro-ripartizione, il Nord-Ovest e il Nord-Est confermano valori superiori alla media nazionale (pari al 34,8%), con un'incidenza rispettivamente del 38,7% e del 34,9%. Al di sotto della media Paese, invece, si posiziona ancora il Centro, con il 32,2% di nuovi contratti green sul totale macro-area, che nonostante ciò continua la sua rincorsa per recuperare il divario accumulato (l'incidenza delle attivazioni green era al 31,7% nel 2022); ed il Sud e Isole, con un valore per quest'indicatore prossimo a quello dello scorso anno (32,5% nel 2023, contro il 32,7% del 2022). A livello regionale, la Lombardia conferma in Ln E n: CL cr, > NEI c c. a/ ai 3 70' 2 C o a92 " vo cn o LO al E > 413 rn Milano Roma Napoli Torino 39.540 36.290 21.280 19.820 41,7 35,2 32,2 39,2 Bari Brescia Bologna Firenze Bergamo 15.820 M 13.990 39,5 10.870 41,0 10.820 36,8 10.720 38,3 Verona 10.430 40,8 Padova 10.120 38,6 Salerno Vicenza Venezia 10.110 9.720 9.400 35,8 41,6 39,3 Catania 9.370 41,5 Treviso 9.340 40,3 Caserta Palermo Lecce Modena 9.070 8.780 8.380 8.250 43,7 39,1 42,5 44,0 GESTIRE IMPRESA il proprio primato con 440.940 nuovi contratti relativi a green jobs attesi nel 2023 (+4,7% rispetto al 2022, pari a 19.770 unità aggiuntive), ed un'incidenza sul totale delle attivazioni previste nella regione del 40,3%, valore che anche per quest'indicatore vale il primato assoluto. Le prime quattro regioni per numero di attivazioni green previste, ossia la Lombardia, il Veneto, l'Emilia-Romagna e il Lazio, contano un totale di 997.190 unità, pari al 52% del totale (51,9% nel 2022). La variazione dei contratti di green jobs previsti tra il 2022 ed il 2023 è in linea con il dato medio nazionale in circa la metà delle regioni analizzate. Rispetto al dato medio nazionale (+5,6%), si registra una crescita ben più alta nel Lazio (+15,4%), Toscana (+14%), Trentino-Alto Adige (+8,9%), Valle d'Aosta (+8,5%), Sardegna (+8,4%) e Calabria (+7,7%); la Basilicata (-3,5%), è l'unica regione a segnare una contrazione di contratti green jobs previsti tra il 2022 ed il 2023. A livello provinciale da segnalare il primato di Milano, che anche nel 2023 fa registrare il maggior numero di attivazioni green: 203.550 unità, +9,2% rispetto al 2022, pari al 10,6% del totale dei nuovi contratti green jobs su scala nazionale. Nelle prime quattro province (Milano, Roma, Napoli e Torino) sono concentrate il 25,9% delle nuove attivazioni green attese nel 2023 (24,9% nel 2022). In termini di incidenza dei nuovi contratti di green jobs sul totale dei nuovi contratti della provincia, i valori più elevati si registrano nelle province di Caltanissetta e Piacenza (50,9%), Lodi (47,9%) e Bergamo (45,1%). L'Italia è povera di materie prime, ma si conferma leader sul fronte del riciclo, un campo in cui il Paese primeggia da tempo. Secondo Eurostat, la capacità nell'avvio a riciclo dei rifiuti totali (urbani e speciali) in Italia ha raggiunto il 91,6% nel 2322, un tasso di gran lunga superiore alle altri grandi economie europee, Germania (75,3%), Francia (79,9%) e Spagna (73,4%), e alla media UE-27 (57,9%). Con un tasso di riciclo effettivo al 75,3%, l'Italia si conferma leader del riciclo in Europa per i rifiuti di imballaggio, raggiungendo in anticipo gli obiettivi fissati dalla normativa. Tra le filiere virtuose nel 2023, la carta (tasso di riciclo al 92,3%), il vetro (77,4%) e l'acciaio (87,8%). La filiera degli imballaggi in plastica e bioplastica, con il tasso di riciclo più basso tra i rifiuti (48%), è il settore con l più rapido tasso di crescita. Inoltre, con il nudo organico della plastica biodegradabile e compostabile entrato a regime, sono state riciclate oltre 44mila tonnellate.

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L'occupazione in Italia è sempre più verde | Economy

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