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di Andrea Baldazzini, referente area welfare e terzo settore AICCON - Università di Bologna

Oggi sta maturando nelle imprese la nuova consapevolezza che la competitività passi attraverso legami stabili ed evoluti con le istituzioni. L’attore pubblico infatti può essere un vero e proprio partner, co-investendo in progettualità ritenute di interesse per lo sviluppo della comunità, oppure facilitare l’accesso a nuove risorse o snellire procedure burocratiche.

La collaborazione tra imprese e istituzioni in Italia ha una grande tradizione rappresentata dai distretti industriali, che l’economista Giacomo Beccatini descriveva come entità socio-economico-territoriali, dove, a differenza di altri contesti industriali, la comunità e le imprese tendono a interagire in maniera sinergica e compatta. Non si tratta semplicemente di una forma organizzativa del processo produttivo, bensì di un ambiente sociale in cui le relazioni presentano caratteri specifici e il territorio assume il ruolo di forza cementante sia dei rapporti sociali sia delle relazioni produttive[1].

Tuttavia mentre in passato l’attivatore era prevalentemente pubblico, oggi emerge un elemento di novità che vede l’impresa ricercare la collaborazione con le istituzioni, riconoscendogli un ruolo di abilitatore in percorsi di sviluppo che sarebbero impossibili da realizzare senza una sua partecipazione attiva.

Nel territorio italiano si osservano oggi diverse collaborazioni di successo tra imprese e istituzioni, sia in contesti territoriali fortemente industrializzati, sia in contesti maggiormente periferici.

Un primo esempio riguarda la realizzazione di grandi opere e la costruzione di nuove infrastrutture produttive dove l’attore pubblico viene ingaggiato da reti d’impresa per la definizione di progetti di lungo periodo volti a potenziare la capacità competitiva dell’intero territorio. Si pensi ad esempio al progetto Toscana Pharma Valley, la cui finalità è quella di realizzare una piattaforma logistica interamente digitale dedicata al settore life science: un’iniziativa promossa da una rete di aziende farmaceutiche che ha visto il coinvolgimento attivo della Regione nel ruolo di coordinamento, candidandosi a ricevere importanti finanziamenti all’interno del PNRR. Ciò porterà anche alla nascita di un nuovo hub antipandemico a Siena, che gestirà una filiera corta pronta ad eventuali altre emergenze, costruendo così un importante vantaggio competitivo.

La collaborazione può riguardare anche progetti che lavorano sull’identità dei territori, promossi dalle imprese e adottati dalle istituzioni. Nasce così la Wellness Valley in Emilia Romagna, promossa dall’imprenditore Nerio Alessandri di Technogym, leader mondiale nella fornitura di prodotti e tecnologie digitali per il fitness. Grazie alle competenze di questa impresa e della Wellness Foundation, in collaborazione con le istituzioni si sta dando vita ad un vero e proprio distretto, costruito attorno ai valori di salute e benessere, che ha reso più competitiva Technogym e ha facilitato lo sviluppo di un’imprenditoria diffusa sul territorio.

Un altro caso particolarmente interessante è quello di Luxottica, che grazie ad un accordo con il Comune di Agordo, sede storica dell’azienda, ha scelto di potenziare i servizi pubblici locali attraverso la costruzione di un asilo nido comunale (aperto fino alle ore 18 e anche il sabato), e di aprire un centro dedicato agli anziani non autosufficienti affetti da demenza senile e Alzheimer. Non c’è solo la responsabilità sociale dietro le motivazioni che hanno spinto l’azienda a realizzare questo tipo di iniziative, ma anche una precisa visione co-ideata con l’amministrazione locale secondo cui ad un potenziamento della rete dei servizi locali può corrispondere una maggiore capacità dell’azienda di attrarre nuovi lavoratori e professionisti, i quali possono così contare su un contesto di qualità che offre prospettive ottimali per coniugare attività lavorativa e vita personale. L’elemento dell’attrattività però non si accresce solo in riferimento ai lavoratori, ma si traduce anche nei confronti di altre realtà produttive che compongono l’indotto, il che porta all’attivazione di un circolo virtuoso che alimenta la nascita ed espansione di veri e propri nuovi distretti produttivi. Questa collaborazione ha determinato inoltre il miglioramento del sistema formativo locale, favorendo l’incontro tra i giovani e le esigenze dell’impresa.

Vi sono però altri casi in cui l’azienda ricerca il supporto dell’amministrazione locale per costruire consenso attorno a una nuova attività produttiva ritenuta critica dalla comunità e dal sistema politico locale. Il caso de La Filippa è emblematico da questo punto di vista in quanto rappresenta un’impresa specializzata nello smaltimento sostenibile di rifiuti non pericolosi. Come raccontano i fondatori Massimo e Carlo Vaccari, fin dalla sua nascita La Filippa si è pensata come discarica che non solo non doveva né inquinare, né infastidire, ma doveva aggiungere valore ambientale all’area quando la discarica sarà esaurita, in un’ottica di continua valorizzazione delle risorse. L’elemento di maggiore innovazione qui è quello di aver allestito un circuito di trattamento e smaltimento dei rifiuti che ha come obiettivo finale quello di rendere immediatamente riutilizzabile il sito nel quale è sorta la discarica, diventando uno spazio per la collettività. In questo modo si è creata una relazione win-win tra il sistema politico-amministrativo locale, la cittadinanza e il sito produttivo, generando valore economico, sociale e ambientale secondo una visione di sostenibilità integrale. Oggi La Filippa è percepita come un bene pubblico dai cittadini. Inoltre l’amministrazione locale da parte de La Filippa riceve risorse da investire in attività di informazione e comunicazione per la cittadinanza, operando così anche un’azione di sensibilizzazione e accrescimento culturale.

Sempre nell’ambito della gestione e recupero degli scarti, in questo caso del legno, un’altra esperienza significativa è quella del Gruppo Saviola, che ha attivato accordi con una pluralità di Comuni per recuperare la materia prima seconda, garantendosi continuità e stabilità di approvvigionamento e aiutando contemporaneamente il sistema pubblico di raccolta della frazione legnosa.

Infine, un’alleanza virtuosa tra imprese e istituzioni è rintracciabile nelle esperienze collocate in territori considerati più marginali e non caratterizzati da grandi circuiti produttivi. Qui si possono individuare esperienze come quella dell’albergo diffuso Sextantio di Santo Stefano di Sessanio (AQ). Il progetto imprenditoriale sin dall’inizio si è focalizzato sull’offerta di valore strettamente legata al mantenimento dell’incontaminata unità estetico-affettiva del borgo in cui è situato. Proprio attorno a tale finalità è nata un’alleanza con il Comune, che ha sposato l’iniziativa deliberando affinché non si costruiscano palazzine o edifici che impattino negativamente sul progetto originario del borgo, grazie a un piano regolatore per la tutela del territorio. Questa scelta da un lato ha determinato il grande successo internazionale dell’albergo diffuso, dall’alto a cascata ha creato un circuito turistico di alto livello che oggi ha permesso il ritorno di attività artigiane o la nascita di altre strutture di ospitalità del territorio.

Considerandole nel loro insieme, tutte queste esperienze descrivono modalità inedite di definizione di una propria capacità competitiva da parte dell’impresa o di una rete d’imprese, che viene maturata attraverso una collaborazione diretta con l’istituzione locale, la quale non si limita a svolgere le tradizionali funzioni di facilitazione o affiancamento, ma co-crea con le aziende per offrire maggiori prospettive di sviluppo alle collettività che abitano quei territori.

[1] https://www.treccani.it/enciclopedia/distretto

> Continua a leggere il rapporto "Coesione è Competizione" p.30

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