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  • Francesca Molteni, curatrice design e fondatrice Muse Factory of Projects

Dialogo, intelligenza, interconnessioni. Il design tende a prefigurarsi, con sempre maggiore evidenza, come una disciplina di relazioni ed ecosistemi. Tutto ciò che i designer progettano influenza il nostro comportamento e, modificando l’ecosistema attraverso la progettazione, l’ecosistema finisce per modificare il genere umano, condizionandoci: i designer progettano il mondo e il mondo, a usa volta, plasma le persone e l’ambiente. Siamo parte di un sistema complesso, che fino a pochi anni fa veniva descritto come Antropocene, e oggi vede emergere una visione culturale alternativa, il Simbiocene: dopo lo sguardo antropocentrico, che ha mostrato tutti i suoi limiti alterando gli equilibri del pianeta, si fa strada una visione più complessa e articolata, perché la prosperità umana dipende dalla salute degli ecosistemi, come ha teorizzato Glenn Albrecht, il filosofo australiano che studia e cataloga i comportamenti e gli stati d’animo generati dal cambiamento climatico.

Non possiamo più separare l’umanità dalla natura, dobbiamo esplorare modi di relazione tra specie diverse e creare futuri vivibili in un pianeta danneggiato.

Quali ricadute ha questa consapevolezza sulla progettazione dei designer e sull’intero settore? È ancora tempo di cambiamenti, e ha quindi senso chiedersi cosa può fare il design di fronte alle grandi sfide per elaborare nuovi paradigmi nel sistema complesso che il mondo, e l’Europa in particolare, stanno affrontando. Con 281 mila imprese, un fatturato di 31,8 miliardi di euro e circa 352.000 addetti per il 2023 (ultima rilevazione aggiornata disponibile), il design si conferma un pilastro importante per lo sviluppo industriale del continente[1]. La crescente complessità del sistema – dalla crisi climatica all’accelerazione digitale, fino alla riformulazione dei paradigmi della salute pubblica legati al calo demografico e all’invecchiamento della popolazione – rende evidente l’urgenza di un approccio progettuale che orienti il made in Italy verso modelli più a misura d’uomo, e di specie, e quindi più competitivi. In Italia, prosegue la crescita nell’ultimo triennio del valore aggiunto, da 2,9 a 3,2 miliardi di euro, e del numero degli occupati, che ha raggiunto quota 63.645 (da 63.086), ma si registra un ritmo più contenuto rispetto ad altri comparti dell’economia. 46mila le realtà che operano nel mercato in forma di studi e reti professionali, o liberi professionisti e centri stile di aziende estere che hanno scelto l’Italia per sviluppare il design dei propri prodotti. La provincia di Milano è sempre capitale del settore, grazie ad un sistema che tiene insieme la più importante Fiera del design mondiale, il Salone del Mobile, due istituzioni dedicate alla ricerca, come il Museo ADI del Compasso d’oro e la Triennale, una concentrazione di poli di formazione e un forte sistema industriale. I settori principali sono il turismo e la ristorazione, l’arredamento e la moda. Una crescita significativa, tuttavia, si registra nell’healthcare. Si consolidano le competenze nell’eco-design e l’uso delle soluzioni di intelligenza artificiale (AI), ed emergono le figure di nuovi specialisti del design, come il Prompt Designer e Designer for AI, il Digital Content Strategist e l’Experience Designer. Estetica e funzionalità non bastano, insomma, il progettista oggi è anche un ricercatore e un visionario, che ha più competenze, anche digitali.

In tema di sostenibilità, la Commissione Europea ha adottato il nuovo piano di lavoro 2025-2030 con il Regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili (ESPR) e il Regolamento sull'etichettatura energetica per l’ecodesign e l’etichettatura energetica, un tassello fondamentale della strategia europea per un’economia circolare e a basse emissioni[2]. L’obiettivo è ambizioso: trasformare radicalmente il modo in cui i prodotti vengono progettati, fabbricati, usati e riciclati, estendendo la vita utile degli oggetti e riducendo gli sprechi lungo tutta la catena del valore. Il piano identifica alcune categorie di prodotti come prioritarie: tessili, mobili, pneumatici, acciaio, ferro e alluminio. Insieme, questi settori rappresentano un’enorme quota dell’impatto ambientale dei consumi europei e offrono ampi margini di miglioramento. L’alluminio riciclato, ad esempio, può ridurre le emissioni di gas serra fino a 11 volte rispetto a quello primario. Le nuove regole stimoleranno il riutilizzo dei materiali e il riciclo, contrastando la logica “usa e getta”.
Ulteriormente spinto da questo nuovo quadro legislativo europeo, il mondo del design italiano è sempre più attento alla gestione integrata di risorse, materiali e progettazione. Un approccio sistemico che definisce tanto le fasi della progettazione che le modalità d’uso del consumatore, passando per tutte le tappe intermedie che definiscono la catena del valore. Cresce la sensibilità per la provenienza garantita, i processi innovativi di produzione a basso impatto, l’uso di componenti vegetali o biobased e il reimpiego circolare di scarti da filiera edilizia o da altri settori di produzione.

Confermando la propensione delle aziende per l’eco design, Matilde Sessolo, designer che lavora tra Milano e Treviso, presenta Frame per Luxy, azienda vicentina di sedute prima tra le italiane del settore ad aver ottenuto la certificazione level che attesta la sostenibilità dei suoi prodotti. Il punto di forza di Frame, una collezione di arredi versatili per interni ed esterni con materiali riciclabili e legno certificato FSC, risiede nel suo sistema di fissaggio a viti, che permette di smontare completamente il prodotto. Un arredo progettato per essere rigenerato anziché sostituito.

Un'altra applicazione concreta di design sostenibile è rappresentata dal progetto di Mario Cucinella, che ha dato vita a Flexia per Artemide, lampada a sospensione acustica orientabile in PET riciclato. La parte fonoassorbente è realizzata con fibre riciclate: il tessuto esterno proviene al 100% da bottigliette di PET mentre il pannello interno deriva da materiali di scarto.‎ La tecnologia brevettata di Discovery genera un’emissione diffusa di luce uniforme che, aumentando la capacità di illuminazione degli ambienti, permette la riduzione dei consumi energetici.

Lo sviluppo di un prodotto green a 360 gradi favorisce anche partnership tra settori produttivi diversi come Mandarina Duck e VAIA, B-Corp trentina, che, insieme al proprio team interno di design, ha lanciato una limited edition dell’amplificatore naturale VAIA Cube in occasione della Milano Design Week 2025, co-brandizzato con il logo Mandarina Duck. Un prodotto di design eco-sostenibile che sfrutta le proprietà acustiche del legno per amplificare il suono in modo naturale, senza l’uso di componenti elettronici né di energia elettrica, realizzato con materiale di recupero proveniente dai boschi colpiti dalla tempesta nelle Dolomiti. Per ogni pezzo venduto, VAIA pianta un albero, contribuendo alla salvaguardia del territorio.

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, Mondi Connessi 2025. Silvia Badalotti x Fuorisalone.it,
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Accanto a singoli prodotti sostenibili, ci sono intere linee di prodotto nate all’insegna del green grazie al lavoro di designers che diventano imprenditori di sé stessi per lanciare collezioni a basso impatto. Tra questi, la giovane Alessandra Pelizzari Corbellini, che si firma Allina, studio a Milano, che ha realizzato a mano la collezione di tavoli e tavolini Lunaa, utilizzando fogli di alluminio grezzo, facendo delle imperfezioni il punto di forza. Lunaa non ha né bulloni, né picchetti, solo un unico foglio lucente, che accoglie riflessi, segni, graffi, gocce e ricordi. Un prodotto mono materico, che si distingue per un design essenziale, privo di componenti superflui, e che facilita il riuso e il riciclo.

EcoLogicStudio è uno studio di architettura e design con sede a Londra, fondato da Claudia Pasquero e Marco Poletto, che si concentra sulla fusione tra biologia, tecnologia e design. PhotoSynthetica Collection è la loro prima collezione di prodotti di design biofilico, dopo cinque anni di ricerca e sviluppo, e include l'AIReactor, un purificatore d'aria biotecnologico da scrivania progettato per assorbire anidride carbonica e inquinanti, mentre ossigena l'aria attraverso la fotosintesi delle microalghe vive al suo interno.

Anche Fabrizio Montalti e il suo studio di design Officina Corpuscoli (con sede ad Amsterdam) si sono focalizzati sul lavoro con i microrganismi, principalmente funghi ma anche batteri e alghe. Montalti ha fondato la start-up Mogu (Inarzo, Varese) con un gruppo di giovani imprenditori italiani per scalare industrialmente i risultati derivati dalla sua ricerca, e produrre materiali attivando la crescita di microrganismi fungini su scarti agro-industriali, come la fibra grezza di cotone. Con il micelio progettano pannelli acustici e soluzioni per la pavimentazione per migliorare la qualità sonora degli spazi; la nuova collezione Pluma Kiwi presenta un nuovo rivestimento, ricavato da tessuti riciclati, polverizzati e applicati direttamente sui pannelli Mogu per garantire resistenza ai graffi e migliorare le performance acustiche.

Un altro sistema basato sull’utilizzo quasi esclusivo di elementi naturali è Aura System (Milano), startup co-fondata da Matteo Garbuglia e Pietro Carloni, laureati in Environmental and Food Economics, che realizza pareti verdi respiranti in grado di rimuovere un ampio range di inquinanti pericolosi per la salute caratteristici degli ambienti chiusi. Il sistema ingegnerizzato aspira l’aria e la convoglia attraverso un biofiltro composto da una selezione accurata di piante filtranti, garantendo un ciclo di vita del prodotto sostenibile e circolare.

Emerge la figura del designer che non progetta solo oggetti, ma relazioni, e diventa facilitatore di alleanze: tra umani e piante, tra città e funghi, tra memorie ancestrali e algoritmi.

Rosaria Copeta e Stefania Galante di R+S Design Research (Matera) investigano l’abilità della natura a interagire con gli artefatti umani, come i Vasi Licheni realizzati con materiale litico di recupero proveniente dall’invenduto di un’azienda specializzata nella lavorazione della pietra leccese, e presentano coperture licheniche naturali, bioindicatori della qualità dell’aria. Il progetto è stato sviluppato con un intervento minimo sul materiale per ridurre energia, costi di lavorazione e scarti.

©Pepe Fotografi

Tra i settori che richiedono maggiormente servizi di eco-design si segnala l’abbigliamento. CDC Studio Cristina (Pisa) è un hub di innovazione fondato per affrontare il problema dello smaltimento degli scarti tessili e pellettieri. Grazie alla tecnologia brevettata MIKTÒS, la startup trasforma rimanenze e cascami di lavorazione – anche in fibra mista – in un composto plastico granulare riutilizzabile in settori come moda, design, packaging, automotive ed edilizia.

Anche tra le nuove generazioni di designer italiani si riscontra un forte impegno per una moda circolare e trasparente, che parte dai materiali e arriva fino alla produzione. Alessandro Marchetto ha fondato Gams Note a Milano, dove ha debuttato alla Fashion Week di giugno 2024, per produrre in modo etico, utilizzando materiali di scarto e collaborando con fornitori tessili attenti al tema ambientale, ma anche lavorando con artigiani italiani per la realizzazione di tutte le sue collezioni.

Un approccio simile, incentrato sulla valorizzazione degli scarti e sull’efficienza ambientale nel mondo del tessile, riguarda le fibre sostenibili MWool e ReviWool progettate dal Politecnico di Torino e dai designer dell’azienda Manteco (Montemurlo, Prato) con impatti ambientali più bassi, che generano rispettivamente il 99,2% e il 65,6% di emissioni di CO2-eq in meno, oltre ad usare una quantità di acqua ed energia inferiore; nel 2024 sono state premiate con il “Climate Project of the Year” di Textile Exchange, un'organizzazione globale senza scopo di lucro che promuove la sostenibilità nel settore tessile.

Anche i designer Fabiola di Virgilio e Andrea Rosso, fondatori del brand di homeware REdDUO (Milano), si sono cimentati con l’upcycling di Loads of Line, coperte multifunzionali, anche arazzi, assemblate con materiali di recupero e prodotte in Italia da artigiani con laboratori in Veneto. La capsule, creata per Spotti Edizioni Milano, è composta da tovagliette placemats realizzate con deadstock di tessuti e piatti creati da artigiani in Puglia. Ogni pezzo è prodotto in Italia attraverso una filiera corta, utilizzando esclusivamente materiali e tessuti di recupero, tracciabili così da rendere ogni pezzo unico.

l panorama dell’automotive è in continua trasformazione grazie a innovazioni che spaziano dalla sicurezza all’efficienza, dal design all’esperienza utente. Ad esempio, Ohoskin – azienda di design con sede a Catania, fondata da Adriana Santanocito, designer specializzata in materiali sostenibili, e Roberto Merighi, chimico e inventore nel campo della biotecnologia – ha collaborato con l’azienda torinese Cecomp per presentare, in occasione della Milano Design Week 2025, una versione della microcar Microlino rivestita con un materiale innovativo ottenuto da sottoprodotti agricoli siciliani come arance e fichidindia, uniti a plastica riciclata.

Altro grande trend nel mondo della progettazione del design italiano riguarda l’intelligenza artificiale, come evidenzia, ad esempio, il Fuorisalone 2025. Il tema di questa edizione è Mondi Connessi e mette al centro l’intelligenza artificiale e il suo impatto sul design, affiancandola a ricerche sui materiali, contaminazioni tra fisico e digitale e nuove visioni dell’abitare. Il tema invita a riflettere sul ruolo del progetto come ponte tra mondi diversi: dall’ambiente naturale alle innovazioni tecnologiche, dalle radici culturali alle nuove frontiere del digitale.

Quest'anno, la campagna di comunicazione è stata affidata alla prompt designer Silvia Badalotti, che ha ideato tre soggetti visivi realizzati con l’intelligenza artificiale per raccontare l’interazione tra questi elementi, sottolineando il legame sempre più stretto tra AI, creatività e dimensione umana.

Il tema del Fuorisalone prende vita nell’installazione Portanuova Vertical Connection, una struttura interamente in layer, percorribile e accessibile anche in quota, che invita i visitatori a intraprendere un'esperienza interattiva e sensoriale guidata dall'AI attraverso pulsanti interattivi e sensori. Luoghi, colori, sensazioni prendono vita su videowall, tradotti in immagini, suoni e luci, in un’esperienza immersiva che unisce fisico e digitale. Il progetto è firmato dallo studio Evastomper (Milano) con il contributo scientifico del professor Stefano Mancuso, neurobiologo delle piante ed esperto di botanica, che esplora l’impatto ambientale e la rigenerazione urbana.

L’edizione 2025 di IED Factory ha dimostrato che la Generazione Z non è passiva di fronte alle tecnologie emergenti, ma cerca di dominarne il linguaggio, trasformando le sue imperfezioni in nuove estetiche e le sue capacità predittive in materia creativa. Guidati da nove artisti, 200 studentesse e studenti dell’Istituto Europeo di Design di Roma hanno trasformato l’Intelligenza Artificiale in strumento di critica e sperimentazione, presentando i risultati di otto laboratori immersivi in una mostra. L’evento ha esplorato le implicazioni culturali dell’AI attraverso installazioni, performance ed elaborazioni visive, affrontando temi come deepfake, solitudine digitale, bias nei sistemi di riconoscimento, identità sintetiche e ridefinizione dei rituali collettivi.

In tema di design dei servizi, Desis Lab del Politecnico di Milano ha co-progettato con il Comune di Reggio Emilia i servizi da erogare nel parco della Reggia di Rivalta. Nel processo sono stati coinvolti esperti di vari settori, come direttori di teatro, consorzi, circoli Arci e università, è stata fatta un'immersione etnografica e sono state condotte interviste, seguite da sessioni di co-progettazione con 46 partecipanti. Da qui sono emersi sei possibili scenari di servizi, che sono serviti come base per un concorso internazionale di architettura e landscape design. Il progetto vincitore, di Openfabric, studio di architettura del paesaggio e di urbanistica fondato nel 2011 da Francesco Garofalo con sede a Rotterdam e a Milano, ha tenuto conto dei servizi ideati e ha creato uno spazio flessibile, con orti pubblici, un hub per la coprogettazione, guide e percorsi turistici, servizi educativi e formativi.

In questa stessa direzione, anche INTERCITY Kids dimostra come il design possa essere strumento educativo e inclusivo: il progetto consiste in un’area educational per bambini da 3 a 12 anni che promuove comportamenti virtuosi attraverso il gioco, facendo scoprire la ricchezza del patrimonio naturale, culturale e artistico del nostro Paese. Presente su tutti i treni della flotta intercity giorno a partire da metà 2025, l’area didattica prevede giochi, accessibili anche ai più piccoli e ai bambini in sedia a rotelle, progettati ad hoc dai designer de ilVespaio di Milano – Stefano Castiglioni, Sebastiano Ercoli, Alessandro Garlandini – per stimolare la curiosità e la creatività, favorendo la crescita culturale e lo sviluppo di una sensibilità ambientale. I materiali, riciclati e riciclabili, sono tutti compatibili con le norme del sistema ferroviario.

Sempre in tema di design dei servizi, l’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Policlinico di Sant’Orsola, si trova ad affrontare significative sfide di carattere organizzativo e gestionale se si considera il fatto che si sviluppa su circa 220.000 m2 di superficie complessiva e oltre 30 edifici, con oltre 20.000 accessi giornalieri tra personale, studenti, docenti, pazienti, visitatori e fornitori. Per ottimizzare processi, spazi ed esperienze del complesso ecosistema di soggetti che interagiscono al suo interno, la struttura ha deciso di avvalersi di un gruppo di lavoro multidisciplinare guidato da un’unità di Service Design, capitanata da Maria Chiara Wirz, ricercatrice Service Design IRCCS AOU di Bologna, con Matteo Bertelli e Angela Cristiana Palazzo, che, in collaborazione con l’Università di Bologna, assume un approccio human-centred nelle attività di sviluppo e nei progetti in corso. L’applicazione del Service Design è stata adottata in modo progressivamente sistematico: dall’analisi dei processi di accoglienza sino alla fruizione degli spazi. Per facilitare l’accesso dei pazienti a livello ambulatoriale, è stato avviato un percorso di co-progettazione con un altro istituto sanitario del territorio per ottimizzare i touchpoint informativi delle prestazioni offerte; percorsi specifici di co-progettazione sono stati avviati per l’uso delle aree esterne del Policlinico e degli spazi a verde; sono stati sperimentati servizi ristorativi come driver di cambiamento. I risultati ottenuti hanno avuto ripercussioni positive anche su altre aree, influenzando trasversalmente i criteri di allestimento degli spazi esterni e contribuendo ad applicazioni su altre progettualità, come gli spazi comuni della nuova maternità ed un infopoint esterno.

Molti sono gli aspetti della nuova progettazione attenta alle relazioni, alle specie viventi e all’integrazione dei servizi per il sociale, che ridefiniscono il ruolo e le competenze del designer. Si assiste alla crescita di una generazione emergente, che vuole progettare diversamente, valorizzando le risorse dell’intelligenza artificiale come strumento di critica e sperimentazione, in stretta sinergia con scienziati, ingegneri medici, ecologisti, antropologi.

 

Suggerimenti di lettura

  • Donna Haraway, Chthulucene, Nero editions, 2019.
  • Andrea Staid, Dare forme al mondo. Per un design multinaturalista, Utet, 2025.
  • Alice Rawsthorn, Il Design come attitudine, Johan & Levi, 2025.
[1] Symbola, Deloitte Private, POLI.design e ADI – Associazione per il design industriale, Design Economy 2025, 2025.
[2] Commissione Europea, Commission rolls out plan to boost circular and efficient products in the EU, 16 aprile 2025.

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