Le 4.754 imprese green lucane che hanno investito, o investiranno entro l`anno, in tecnologie green, affrontano meglio le crisi di ogni genere (mercato, concorrenza internazionale, ecc.). E` la conclusione del rapporto Greenitaly, arrivato alla sedicesima edizione, realizzato dalla fondazione
- Symbola
, da Unioncamere e dal centro studi Tagliacarne con il patrocinio del ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica. Passando dal livello regionale a quello provinciale, è Potenza con le sue 3.015 imprese green la provincia più virtuosa della Basilicata per ecoinvestimenti, Matera con 1.739 imprese green. In Basilicata nel 2024 sono stati attivati 16.326 contratti a green jobs, a Potenza 10.569 e a Matera 5.757. La percentuale di green jobs rappresenta però solo lo 0,7% del totale dei lavoratori. A riprova della crescente richiesta di profili professionali green le previsioni di nuove assunzioni sono del 40% su tutte le nuove entrate nel mercato del lavoro. I profili più richiesti riguardano principalmente l`ingegneria (ambientale, energetica, industriale), la consulenza per la sostenibilità, la progettazione e l`edilizia sostenibile, e le competenze specialistiche in settori come energia, agricoltura e riciclo. Il risultato complessivo nell`ultimo biennio vede un consolidamento del dato sia assoluto sia relativo registrato nel 2022, con l`auspicio che - sostengono gli estensori del rapporto quest'ultima rilevazione possa rappresentare una solida base da cui far partire nell`immediato futuro un virtuoso processo di crescita. Con riferimento alla distribuzione regionale dei green jobs, lo scenario resta pressoché immutato anche nel 2024, con l`affermazione del Nord-Ovest con il 32,8% del totale nazionale, seguito dal Nord-Est (23,6%), dal Mezzogiorno (23,1%) ed infine dal Centro (20,5%); unica area, quest`ultima, a segnare una flessione, seppur lieve, di lavoratori verdi rispetto all`anno precedente (-0,5%; +6,2% per il Nord-Ovest ed il Sud e Isole; +4,0% per il Nord-Est). La distribuzione per macro-aree geografiche delle imprese eco-investitrici dei settori dell`industria e dei servizi nel periodo 2019-2024 evidenzia una differenziazione geografica lievemente maggiore, sia rispetto alla precedente rilevazione (2019-2023) sia all`intervallo temporale immediatamente precedente (2014-2018). La differenza tra l`incidenza delle imprese che hanno effettuato eco-investimenti sul totale delle imprese extra-agricole nelle macro-aree nel 20192024 è contenuta in più o meno 2,7 punti percentuali rispetto alla media (38,7%), con un valore massimo nel Nord-Est (41,4%) e un minimo nel Centro (36,6%). La differenza è ancora di poco rilievo per poter discutere di una concreta dinamica geografica che interessi l`indicatore in questione, ma va comunque evidenziato che la differenza tra la performance di ciascuna area analizzata e la media nazionale tende a crescere, giacché era in un intorno di 1,5 punti percentuali sia nella scorsa rilevazione (2019-2023), sia nel periodo immediatamente precedente (2014-2018). La Lombardia conserva saldamente il primato nella graduatoria regionale anche nell`intervallo temporale 2019-2024, con 102.730 imprese eco-investitrici nel settore dell`industria e dei servizi, pari al 17,8% del totale nazionale e al 39,3% del totale delle imprese della regione. Nelle prime cinque regioni per numero di imprese che hanno effettuato investimenti green sono concentrate ben il 53,1% delle imprese che nel periodo esaminato hanno realizzato eco-investimenti (era il 52,2% nel periodo 20192023); oltre alla Lombardia, si confermano in questo gruppo il Veneto (54.970 imprese eco-investitrici), il Lazio (50.960 unità), la Campania (50.890 unità) e l`EmiliaRomagna (47.640 unità). Nel riciclo degli imballaggi, l`Italia ha raggiunto la quota effettiva del 76,7% (2024). Il dato consolida la nostra leadership europea, già confermata dal raggiungimento con 10 anni di anticipo dell`obiettivo europeo di riciclo complessivo per il 2030 (dati Conai). Le filiere più virtuose sono quelle della carta (92,4%), del vetro (80,3%) e dell`acciaio (86,4%). La filiera degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile, con un tasso di riciclo del 57,8%, è - insieme alla plastica tradizionale (50,8%) - il settore con il più rapido tasso di crescita. "I dati del 16 rapporto Greenltaly confermano la concretezza dell`invito del Presidente Mattarella a fare della transizione verde e della decarbonizzazione un importante fattore di competitività. Nel rapporto - dichiara il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci - si coglie un`accelerazione verso un`economia più a misura d`uomo che punta sulla sostenibilità, sull`innovazione, sulle comunità e sui territori. Siamo una superpotenza europea dell`economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro. Possiamo dare forza a questa nostra economia e a questa idea di Italia grazie alle scelte coraggiose compiute dall`Unione Europea con il Next Generation. Ue e al Pnrr. La burocrazia inutile ostacola il cambiamento necessario, ma possiamo farcela se mobilitiamo le migliori energie del Paese senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno, come recita il Manifesto di Assisi, promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento". "La transizione green non è più soltanto una scelta etica o ambientale: è il nuovo spazio dove si misurano competitività, produttività e capacità industriale dei Paesi. Oggi lo vediamo con chiarezza: le imprese che investono con oculatezza e concretezza in tecnologie net-zero, dall`efficienza energetica ai materiali circolari, dai sistemi fotovoltaici di nuova generazione all`idrogeno, non solo riducono le emissioni ma performano meglio». Lo ha detto il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, che ha aggiunto "nostre analisi recenti mostrano che le aziende europee che detengono brevetti in tecnologie green strategiche registrano in media un livello di produttività più alto del 17%, Rispetto alle altre imprese che hanno sempre brevetti ma non green. Il green, quindi, può rappresentare un moltiplicatore di valore. Il vero limite oggi - ha sottolineato il presidente - non è la volontà delle imprese, che in Italia stanno dimostrando di credere nella sostenibilità come leva di crescita, ma la disponibilità di professionisti qualificati. Le imprese incontrano difficoltà di reperimento per oltre la metà dei green jobs ricercati, e questo blocca gli investimenti. Per questo la sfida non è "se" fare la transizione, ma "come" farla diventare un fattore di competitività nazionale".