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“Il Recovery Plan non è una legge di bilancio, i numeri non tornano rispetto a quanto indicato dall’Ue, i progetti non sono definiti in termini di tempi e di strumenti. Penso che uno dei successi più importanti del secondo Governo Conte è stato aver gestito bene la fase iniziale in cui l’Europa ha fatto questa scelta, non scontata, anzi alcuni anni fa impensabile, di destinare risorse molto importanti (750 mld di euro) alla ripresa, e di queste risorse maggior beneficiario è l’Italia con 209 mld. La fase invece di gestione di questo successo è francamente ancora inadeguata. Si sapeva che sarebbe stato necessario mettere ancora mano al Recovery Plan e da questo punto di vista penso che il Governo Draghi, e soprattutto la figura di Draghi, possono rappresentare ancora di più una occasione per l’Italia. I fondi stanziati per la transizione verde nell’ultima proposta sono molto meno del 37% assegnato dall’Europa a questa partita, secondo il quadro di finanziamenti presentato avrebbero dovuto essere 82 mld di euro e sono invece 68. E non va bene, l’Europa ci avrebbe rimandato indietro quel piano. Aggiungo che, come recentemente ha detto il Commissario Gentiloni, e guardando già a dove lavorerà Draghi, mancavano molti riferimenti su tempi, obiettivi e progetti. In particolar mondo per la parte prevalente della transizione verde non sono indicati obiettivi e i capitoli di bilancio indicati in qualche caso sono già coperti, vedi incentivi sull’edilizia, ma non si dice vogliamo arrivare entro tot tempo a questa percentuale di fonti rinnovabili, a questa riduzione del consumo di energia dei cicli produttivi. Sul Recovery Plan – prosegue Realacci - anche dal punto di vista quantitativo, i conti non tornano, come ha confermato anche il servizio studi della Camera e del Senato. La scelta di puntare sulla transizione verde, sul contrasto alla crisi climatica e sul Green New Deal è una scelta di rafforzamento dell’economia e della nazione. La green economy è la migliore risposta alla crisi che stiamo attraversando e con il Recovery Plan abbiamo un’occasione che non possiamo perdere”.

Lo ha dichiarato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, oggi in audizione presso l’VIII Commissione (Ambiente, Territorio E Lavori Pubblici) della Camera dei Deputati.

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Già oltre 1500 partecipanti da tutta Italia al bando “10 Tesi per la Sostenibilità”. C’è tempo fino al 31 gennaio per partecipare al bando di concorso. È un’iniziativa promossa da Fondazione Symbola, Unioncamere e Luiss con il sostegno di Deloitte Climate & Sustainability, il patrocinio della Conferenza dei Rettori (Crui) e la collaborazione del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, della Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS) e del Consorzio Interuniversitario nazionale per la Scienza e la Tecnologia dei Materiali (Instm) volta a premiare 10 tesi provenienti da tutte le discipline, sia umanistiche che scientifiche, che abbiano forti e originali riferimenti al principio della sostenibilità. È possibile presentare le proprie candidature sulla piattaforma dedicata accessibile dal sito della Fondazione Symbola.

Grande partecipazione al bando “10 tesi per la sostenibilità”. Sono ad oggi oltre 1300 tesi da tutta Italia. Fino al 31 gennaio è online il bando di concorso. È un’iniziativa promossa da Fondazione Symbola, Unioncamere e Luiss con il sostegno di Deloitte Climate & Sustainability, il patrocinio della Conferenza dei Rettori (Crui) e la collaborazione del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, della Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS) e del Consorzio Interuniversitario nazionale per la Scienza e la Tecnologia dei Materiali (Instm) volta a premiare 10 tesi provenienti da tutte le discipline, sia umanistiche che scientifiche, che abbiano forti e originali riferimenti al principio della sostenibilità.

La COP28 di Dubai è andata meglio di come molti temevano. L’intesa raggiunta è nel solco degli accordi di Parigi e per la prima volta pone esplicitamente il problema dei combustibili fossili. È giusta la scelta dell’Europa di puntare su coesione, transizione verde e digitale per costruire un’economia più a misura d’uomo e per questo più forte. Dopo Dubai tocca oltre che ai governi, alla società e all’economia. L’Italia può dare un forte contributo se fa l’Italia e incrocia la green economy con la qualità, l’innovazione, la bellezza.

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