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Dai cenciaioli alla circolarità ecco la mission dell'azienda che crea nuovi capi da filati ottenuti da vecchi vestiti rigenerati

Ripensare radicalmente l’intero settore dell’abbigliamento, dalla scelta delle materie prime rigenerate, passando per gli impatti di produzione e trasporto al packaging, aumentando la qualità dei capi e ponendo fine alla sovrapproduzione e al sovraconsumo tipici del fast fashion. È questa la mission di Rifò, azienda nata nel 2017 a Prato, in un territorio dalla forte vocazione tessile. Il nome dell’azienda, che in toscano significa “rifare”, indica la volontà di creare nuovi capi partendo da filati ottenuti da vestiti vecchi rigenerati seguendo la tradizione dei cenciaioli, artigiani che inventarono questa pratica oltre cent’anni fa.

Tutti i capi d’abbigliamento prodotti dall’azienda sono realizzati con fibre tessili rigenerate e la produzione avviene nel raggio di 30 km da Prato. In questo modo Rifò riduce i consumi di carburante, crea un impatto sociale positivo per la comunità locale e controlla che le aziende con cui collabora rispettino l’ambiente e i lavoratori. Inoltre, attraverso un sistema di prevendita, l’azienda si adatta alle reali esigenze del mercato, evitando di generare sovrapproduzione. Tra le innovazioni a sostegno di un processo interamente circolare, Rifò mette a disposizione dei clienti online il sistema RePack, un imballaggio che può essere rispedito gratuitamente per posta dall’utente. Oltre a questo l’azienda ha attivato diversi servizi per farsi recapitare dai clienti capi usati in cotone denim, lana e cashmere, da poter rigenerare e utilizzare nel proprio ciclo produttivo.

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