Grazie alla coesione si possono ottenere risultati che altrimenti sarebbe impossibile raggiungere. Lo sa bene l’azienda di tecnologia e stampa 3D SolidWorld Group: se è riuscita a brevettare Electrospider, una biostampante rivoluzionaria, che si preannuncia di scuotere il mercato dalle fondamenta perché dotata di una tecnologia unica al mondo, è solo in virtù della forte relazione con l’Università di Pisa. SolidWorld è un gruppo quotato in Borsa con numerose società controllate e ha tutte le risorse, economiche e ingegneristiche, per fondare nuove start-up e avviare programmi di ricerca.
Per realizzare un macchinario sofisticato come Electrospider, gli mancava però un aspetto fondamentale: l’altissima specializzazione nel campo della bioingegneria del Dipartimento Ingegneria dell’Informazione e del Centro di ricerca Enrico Piaggio dell’Università di Pisa, frutto di venti anni di studi, che ne hanno fatto un’eccellenza a livello mondiale. Il know-how dell’Università era un asset strategico per SolidWorld e ha spinto l’azienda ad aprirsi al mondo della ricerca.
Da un lato l’Università ha dato a SolidWorld la conoscenza per creare strumenti di 3D bioprinting di nuova generazione, dall’altro l’azienda ha finanziato il progetto e creato insieme all’Università di Pisa una start-up dedicata al settore biomedicale, la Bio3DPrinting, di proprietà condivisa, che ha messo a disposizione i macchinari e un impianto per produrre quanto sviluppato dai ricercatori. Il dialogo tra ricercatori universitari e personale di SolidWorld è stato continuo e il flusso di informazioni costante e ha portato risultati a dir poco eccellenti: l’investimento di SolidWorld è stato ripagato dall’innovazione rappresentata da Electrospider, una biostampante in grado di produrre campioni di tessuto umano con cellule viventi, dalla pelle fino a organi umani più complessi.
L’unicità della biostampante è di essere multi-scala e multi-materiale e può dunque stampare tessuti di organi complessi in un unico processo. Per il momento sono prodotti a livello di laboratorio e non è ancora possibile impiantarli in un corpo umano, ma i campioni hanno già due applicazioni: le riproduzioni dei tessuti saranno utili per la ricerca oncologica e nelle malattie genetiche, ma anche per testare nuovi prodotti, ad esempio nella cosmetica.
La coesione col mondo della ricerca si è tradotta per l’azienda finanziatrice del progetto in un aumento di competitività e coefficiente di innovazione: SolidWorld nel campo biomedico ha due soli competitor in tutto il mondo e con questa biostampante li ha superati tecnologicamente ed oggi è l’unica a poter offrire un prodotto del genere sul mercato. Quando ha annunciato di essere in grado di produrre la Electrospider, ha visto subito il valore delle sue azioni raddoppiare. Si parla di un macchinario dal costo di mezzo milione di euro e sono già cominciate le commesse di enti di ricerca e ospedali: dall’Italia, dagli Stati Uniti, dalla Svizzera e dal Qatar. L’obiettivo per la start-up Bio3DPrinting è arrivare entro cinque anni a 60 milioni di fatturato.
L’Università di Pisa, che ha creduto in questa ricerca attraverso i finanziamenti destinati ai “Dimostratori Tecnologici”, dal canto suo, ha potuto fare affidamento sulla ventennale esperienza di SolidWorld, sul suo network di relazioni consolidate e il forte know-how del settore biomedico perché un prototipo potesse diventare un prodotto commerciale disponibile sul mercato e non restasse confinato nei laboratori universitari. Dalla coesione tra mondo dell’università e mondo dell’impresa arrivano quindi benefici economici per entrambi, visto che i guadagni futuri di Bio3DPrinting potranno essere reinvestiti dall’Università di Pisa in ricerca.
Mentre SolidWorld, finanziando il progetto, ha anche ottenuto un notevole prestigio, che in economia ha un valore tangibile, e sarà un ulteriore vantaggio competitivo nell’accaparrarsi nuovi clienti. Tutto questo non sarebbe stato possibile se non si fosse creata l’alleanza tra SolidWorld e Università di Pisa. Del resto, qualsiasi esperto di management sa quanto per le aziende la conoscenza sia una risorsa per creare valore e vantaggi competitivi: e chi meglio del mondo della ricerca può essere fonte di conoscenza.