Newsletter

  • Amabile Stifano, Autore televisivo e docente di Analisi Televisiva, Università degli Studi dell’Insubria, Varese-Como

In Italia il tempo di visione media giornaliero è tra i più elevati se si considerano i principali mercati internazionali e in crescita rispetto all’anno precedente. Non c’è da stupirsi, dunque, se la televisione conserva il primato come fonte di informazione privilegiata degli italiani, superando siti web, motori di ricerca e social network. Quest’anno, inoltre, l’informazione televisiva si è concentrata soprattutto sulla politica estera, tra cronache dai fronti di guerra e la comparsa di un attore politico dirompente come Donald Trump, relegando in secondo piano la politica interna per la prima volta negli ultimi 30 anni. L’intrattenimento ha molto faticato, soprattutto nel proporre nuovi titoli di successo, ma ha consegnato alla televisione un nuovo conduttore nazionalpopolare di soli 35 anni: Stefano De Martino. La fiction sembra invece mantenere una certa vitalità sia per la varietà dei titoli sia per quanto riguarda il riscontro del pubblico.

Televisivamente l'Italia si conferma un unicum a livello internazionale, con un tempo di visione media giornaliero che si attesta a 3 ore e 24 minuti: si tratta non solo del valore più elevato tra i principali mercati internazionali, ma anche dell'unico dato in crescita (+2 minuti) rispetto al 2023[1].

Infatti, nonostante una lieve flessione dal 95,9% del 2023 al 94,1% del 2024 (-1,8%), la televisione rimane in testa ai consumi mediatici degli italiani. Il calo riguarda soprattutto il digitale terrestre, mentre sono in aumento tutte le altre fruizioni: la tv satellitare raggiunge il 47,7% (+2,6%), la tv via internet (web tv e smart tv) il 58,4% (+2,3%) e la mobile tv il 35,0% (+ 1,4%)[2].

Numeri che si riflettono anche sulla ricerca di notizie. Oggi le prime cinque fonti di informazione più utilizzate dagli italiani sono: telegiornali (47,7%), Facebook (36,4%), motori di ricerca su internet (23,3%), televisioni all-news (18,9%) e siti web di informazione (17,2%). Appena sotto questa classifica troviamo Instagram (16,7%), YouTube (15,5%) e TikTok (14,4%).

Quest’anno, inoltre, la misurazione degli ascolti si è avvalsa della Total Audience, un sistema per rispondere alla trasformazione del contesto tecnologico e alle mutate abitudini di consumo che oggi caratterizzano il mercato televisivo[3]. Oltre ai 45 milioni di televisori presenti nelle case degli italiani, dunque, vengono considerati anche i circa 75 milioni di nuovi schermi connessi come pc, tablet e smartphone. Per ora la Total Audience non sta modificando di molto il panorama, con un incremento di appena il 3,8% degli ascolti delle trasmissioni tv grazie ai device digitali televisivi. Tuttavia, se si tiene conto delle tendenze, l’orizzonte appare diverso. L’impatto varia a seconda dei broadcaster e, per esempio, l’incremento registrato da Sky è dell’8,8%. Inoltre, analizzando il dato per fasce di età, gli ascolti incrementali digital nel gennaio 2025 sul consumo di tv lineare mostrano un +10,5% nel segmento 15-24 anni, un +7,5% in quello 25-34 anni, un +6,6% in quello 35-44 anni, un +6,1% sul target 4-14 anni[4].

Numeri a parte, in questa stagione l’informazione televisiva italiana è stata monopolizzata dagli esteri, nonostante il noto rigetto del pubblico per le vicende oltreconfine. E questa svolta ha un nome e cognome: Donald Trump. Fin dalla campagna elettorale, mai così accesa nella storia recente, i riflettori della nostra tv hanno illuminato le vicende del tycoon americano. Ma è con la notte elettorale tra il 5 e il 6 novembre che il quadro appare chiarissimo: Rai1, Rai3, Rete4, Canale5, La7 e ovviamente le all-news erano tutte dedicate all’esito della sfida tra Trump e Harris, seguendo la formula della “maratona televisiva” inaugurata 13 anni prima da Enrico Mentana. Nel corso della serata, un terzo del pubblico si è sintonizzato sulle elezioni americane, per arrivare al 60% durante le prime ore del mattino[5]. Un’attenzione non relegata al singolo evento dato che, da quel momento in poi, Donald Trump sarebbe stato regolarmente argomento di telegiornali e talk show, grazie a una comunicazione fatta di annunci destabilizzanti e continui, in grado di costringere l’informazione a una costante rincorsa, senza una vera possibilità di approfondimento. Tuttavia, la reale conseguenza a livello mediatico è stata la quasi totale scomparsa della politica interna dall’agenda televisiva: una effettiva rivoluzione copernicana della telepolitica per come siamo stati abituati a conoscerla negli ultimi 30 anni.

Tuttavia, un altro evento è stato coperto con ancora maggiore forza, quantomeno dalla nostra tv. La morte di Papa Francesco e l’elezione di Papa Gregorio XIV sono state, a livello televisivo, due situazioni da case study. Alle 10 del mattino del 21 aprile, quando è iniziata a circolare la notizia della morte di Jorge Mario Bergoglio, la platea televisiva è raddoppiata rispetto ai lunedì precedenti, raggiungendo i 9,5 milioni, di cui 3,5 milioni solo su Rai1. Inoltre, la fumata bianca in diretta per l’elezione di Robert Francis Prevost ha consegnato all’Edizione Straordinaria del Tg1 il momento di informazione più visto di tutta la stagione televisiva, con 7,6 milioni di persone e il 42,7% di share (sommando le altre reti, si è arrivati all’80% con oltre 15 milioni di telespettatori)[6]. Una rincorsa degli italiani ad accendere il telecomando, dunque, a conferma della centralità che il mezzo televisivo tuttora conserva di fronte a notizie importanti ed eventi spettacolari. Perché l’elezione di Papa Gregorio XIV è stato anche questo, un grande momento televisivo, realizzato con tecnologie completamente nuove rispetto alle volte precedenti: sedici telecamere, una radiocamera e un drone, tutto in 4K, coordinati da un pullman-regia come quelli dei grandi eventi sportivi o dell’Eurovision Song Contest (il nuovo OB Van 12 Full 4K)[7].

Per trovare così tanti telespettatori davanti alla tv bisogna spostarsi a Sanremo, dove quest’anno si è tenuto un Festival con tutti gli occhi puntati a causa dell’avvicendamento in conduzione tra Amadeus e Carlo Conti. Contro molti pronostici, la kermesse di quest’anno ha superato i numeri record della scorsa edizione, con 12,1 milioni di telespettatori di media nelle 5 serate (circa 800mila in più rispetto al 2024) e il 66,8% di share (con la Total Audience si sale a 12,5 milioni con il 67,1%). Per rendere l’idea, in termini di persone è un traguardo che non si raggiungeva dal Festival di Fabio Fazio e Luciano Pavarotti del 2000, mentre la percentuale è la più alta dell’era Auditel, ossia dal 1987[8].  Tra i dati più interessanti, quelli relativi ai giovani: sui 15-24enni la share media delle 5 serate è stata dell’84,3%, per raggiungere l'88,4% durante la serata finale. Sui social, poi, Sanremo 2025 è l’edizione più giovane di sempre con il 66% di audience tra i 14 e 35 anni. E sempre più importante diventa l’aspetto digital: ogni sera sono stati mediamente 576mila i device collegati in diretta (+30% sull’edizione 2024) che hanno generato in totale 13 milioni e mezzo di visualizzazioni (+20%) e 12 milioni di ore di fruizione (+20%)[9]. Infine, l’aspetto economico che continua il trend degli ultimi anni. Fare meglio in termini di ricavi rispetto al quinquennio di Amadeus era difficile, eppure è successo: quest’anno la raccolta pubblicitaria legata al Festival si è attestata a 65 milioni e 258mila euro, superando dell’8,5% l’edizione 2024 che già era un record[10].

Numeri che non trovano riscontro se si passa all’intrattenimento fuori dal palco sanremese. Al di là dei grandi classici come Ballando con le Stelle (25,9% di media finale, il risultato più alto dal 2011) e C’è Posta per Te (30,6% di media finale, il risultato più alto dal 2002), le novità di stagione hanno faticato non poco. Programmi nuovi in prima serata come Ne Vedremo delle Belle di Carlo Conti su Rai1, Se Mi Lasci Non Vale di Luca Barbareschi su Rai2 o The Couple di Ilary Blasi su Canale5 sono stati addirittura chiusi in anticipo per bassi ascolti. La stessa sorte è toccata anche a trasmissioni in altre fasce orarie: Binario2, programma del mattino proposto per sostituire VivaRai2! di Fiorello, e Chissà Chi È, la trasmissione che segnava lo sbarco di Amadeus sul Nove, sono stati interrotti a dicembre. E senza arrivare alla chiusura anticipata, altri nuovi format non hanno incontrato il favore del pubblico, come Obbligo o Verità di Alessia Marcuzzi su Rai2, Famiglie d’Italia di Flavio Insinna su La7 o il contenitore comico della seconda rete Audiscion. Innovare l’intrattenimento si conferma dunque la sfida più complessa per la nostra televisione, sia per una diffusa difficoltà creativa sia per un’oggettiva problematicità relativa ai costi, più alti rispetto ad altri generi televisivi.

Anche se una nuova tendenza di formato sembra si possa delineare in questa stagione, quantomeno nel talent show. Programmi di successo come The Voice Senior, The Voice Kids, Dalla Strada al Palco e trasmissioni rivitalizzate come X-Factor e Masterchef hanno abbandonato il topos ultraventennale della giuria spietata e aggressiva, per far spazio a giudici riflessivi, accoglienti quando non proprio esilaranti nelle loro valutazioni. Questo ribaltamento segna il passaggio dal concorrente al personaggio e dalla gara alla storia, dove il giudizio finale non è più un turning point ma il dolce epilogo da condividere con il telespettatore.

Non una tendenza, inoltre, ma una vera e propria esplosione si può definire la stagione del protagonista assoluto nell’ intrattenimento, Stefano De Martino. La sua settima edizione di Stasera Tutto È Possibile ha chiuso con una media del 14,9% (+3,5% rispetto allo scorso anno) e 2 milioni e 300mila telespettatori, attestandosi come prima serata più vista di Rai2 e, a volte, come trasmissione più vista dell’intero martedì sera. Ma la vera sfida per quest’anno era nell’access prime time con Affari Tuoi, dove De Martino era stato chiamato a sostituire Amadeus. Dopo qualche scetticismo iniziale degli addetti ai lavori, il pubblico ha subito premiato il nuovo corso e la media ha raggiunto il 27,4% (+3% rispetto alla scorsa edizione) con 5milioni e 600mila telespettatori, un risultato che non si otteneva da 20 anni. Non solo, perché De Martino detiene anche il record per la pima serata di intrattenimento più vista della stagione, escludendo il Festival di Sanremo: Affari Tuoi – Lotteria Italia del 6 gennaio ha infatti conquistato il 33,2% di share con 6milioni e 281mila telespettatori[11]. Non si tratta solo di una scommessa televisiva vinta, ma di un’affermazione generazionale mai così riuscita nella seconda metà dell’era neotelevisiva: a soli 35 anni Stefano De Martino si è inserito a pieno titolo nel panorama nazionalpopolare della tv italiana. Non succedeva da decenni.

L’ambito più vitale della tv resta invece la fiction. Oltre al gradimento che continuano a ricevere i prodotti affermati da tempo, nelle novità prosegue la propensione ad adattare – più o meno liberamente – testi letterari, come avvenuto per Kostas (prodotta dalla romana Palomar, in collaborazione con Rai Fiction), Stucky (prodotta dalla romana Rosamont e Rai Fiction), Gerri (prodotta dalla romana Cattleya e Rai Fiction), I Fratelli Corsaro (prodotta dalla romana Camfilm, in collaborazione con Taodue e RTI, il polo di produzione di Mediaset, entrambe con sede a Cologno Monzese), Il Gattopardo (prodotta dalla romana Indiana Production, in collaborazione con la britannica Moonage Pictures). In questo senso merita una menzione speciale Il Conte di Montecristo, una coproduzione internazionale guidata dalla romana Palomar, con la collaborazione della francese DEMD Productions e in associazione con Rai Fiction, France Télévisions (Francia), Mediawan Rights e Entourage Media. Nella puntata del 20 gennaio ha raggiunto il top di ascolti della stagione in questo genere: 6 milioni e 348mila telespettatori con il 33,1% di share[12]. E poi M – Il Figlio del Secolo (prodotta principalmente da Sky Studios e dalla romana The Apartment Pictures del gruppo Fremantle, in co-produzione con la francese Pathé e in associazione con Small Forward Productions, Cinecittà), forse la serie più discussa (anche prima della messa in onda), in grado di spiazzare detrattori ed estimatori per la scelta narrativa a metà tra grottesco e dramma, apparentemente distante dai libri di Antonio Scurati ma resa efficace dalla regia di Joe Wright e dalla scrittura. Fuori dall’adattamento letterario ma profondamente legato alle innumerevoli pagine di televisione degli ultimi 15 anni, la serie Avetrana – Qui Non È Hollywood (prodotta dalla romana Groenlandia Group) sul delitto di Sara Scazzi è diventata essa stessa oggetto di cronaca. Il suo lancio televisivo è stato infatti rimandato per un ricorso del Comune di Avetrana che ipotizzava un potenziale diffamatorio nei confronti dei suoi abitanti. Ribattezzata esclusivamente Qui Non È Hollywood per poter andare in onda, il titolo originale è stato ripristinato dopo qualche mese. Infine, sempre targata Groenlandia è la serie intergenerazionale Hanno Ucciso l’Uomo Ragno, un prodotto molto atteso se si guarda ai numeri del debutto: le prime due puntate durante la settimana di esordio hanno accumulato 1,3 milioni di telespettatori, diventando la serie Sky Original più vista degli ultimi 8 anni. E forse ancora più importante è la permanenza media del 67%[13]

A proposito di produzione seriale, molto interessante è il caso della romana Lux Vide, specializzata in fiction, miniserie e co-produzioni internazionali, diventata parte integrante di un colosso internazionale come Fremantle, riuscendo così a valorizzare all’estero format che hanno riscosso successo in Italia, pur mantenendo le caratteristiche di una factory all’italiana che gestisce internamente l’intera filiera produttiva, dall’ideazione alla realizzazione, fino alla post-produzione. L’impatto della maggiore focalizzazione sull’internazionale è visibile soprattutto nei numeri: il budget di produzione, pari a 64 milioni nel 2024, sale a 86 milioni nel 2025[14]. La casa di produzione vanta nel suo portfolio serie di successo come I Medici, Don Matteo, Blanca e Doc - Nelle tue mani, quest’ultima oggetto di un remake di successo negli Usa (su FoxTV). Tre le produzioni internazionali in cantiere, dove le piattaforme streaming rivestono un ruolo sempre più centrale, due sono pronte per essere immesse sul mercato (Sandonkan realizzata in collaborazione con Rai Fiction e Costiera con Amazon MGM Studios) e una è in fase di sviluppo (Floating Lives, sul naufragio della Costa Concordia), oltre ad una serie originale italiana per Netflix.

In una tv in cui l’informazione quotidiana risente della forte concorrenza di altri media e l’intrattenimento – com’è parso evidente – incontra un’oggettiva difficoltà nell’innovarsi per proporre titoli nuovi, è forse proprio la serialità il linguaggio televisivo in grado di intercettare una fruizione soddisfatta. Eventi a parte, sia nell’attualità sia nell’intrattenimento, c’è ancora molto (di nuovo) da scrivere.

 

Suggerimenti per il lettore

 

[1] La Repubblica, TV, Italia unicum a livello internazionale: tempo di visione media giornaliero di 3 ore e 24 minuti, 25 marzo 2025.
[2] Censis, 20° Rapporto sulla Comunicazione, I Media e la Libertà, marzo 2025.
[3] Auditel, 2025.
[4] C. Plazzotta, Italia Oggi, Tv, la total audience cambia di poco gli ascolti, 25 marzo 2025.
[5] Elaborazione dati Auditel.
[6] S. Motta, Tv Talk, Rai3, 26 aprile e 31 maggio 2025.
[7] S. Pucciarelli, Huffington Post, Nuovo Cinema Pontificio: la regia vaticana su Leone XIV come una Hollywood oltretevere, 14 maggio 2025.
[8] S. Motta, Tv Talk, Rai3, 21 febbraio 2025.
[9] Elaborazione Marketing Rai su dati Auditel e Sensemakers.
[10] A. Biondi, F. Prisco, Sole24Ore, Sanremo 2025, raccolta pubblicitaria a 65,2 milioni. Finale con 13,4 milioni di ascolti e 73,1% di share, 16 febbraio 2025.
[11] S. Motta, Tv Talk, Rai3, 31 maggio 2025. La media relativa ad Affari Tuoi è stata calcolata al 29 maggio 2025.
[12] Elaborazione dati Auditel.
[13] E. Bruno, Prima Online, ‘Hanno ucciso l’Uomo Ragno’ e 883: in tv la nostalgia della Generazione X, 31 ottobre 2024. Inoltre, gli episodi 3 e 4 sono arrivati a 578mila spettatori medi il venerdì (+28% rispetto ai primi due) e 1 milione 338mila spettatori medi cumulati nei 7 giorni (+3% rispetto ai primi due), con la permanenza in crescita al 72%. E gli episodi 5 e 6 sono cresciuti fino a 608mila spettatori medi il venerdì (+5% rispetto alla settimana precedente).
[14] Andrea Biondi, Lux Vide, più produzioni nell’era Fremantle, 19 marzo 2025.

Devi accedere per poter salvare i contenuti