Se nel 2024 il mercato dell’arte globale ha rallentato per il secondo anno consecutivo e l’Italia ha scontato il ritardo di una revisione fiscale orientata al rilancio della competitività internazionale, il mondo delle arti visive si divide tra le nuove sperimentazioni del linguaggio pittorico, le sfide dell’intelligenza artificiale generativa e una nuova interpretazione dell’arte come strumento terapeutico per la collettività. In parallelo, sempre più cruciale diventa l’impatto dell’arte sul mondo delle aziende e delle imprese sulle ricerche artistiche, in un nuovo mecenatismo per i progetti culturali.
In un contesto globale di prolungata tensione economica e geo-politica, le vendite dell'arte sono diminuite per valore, con un risultato aggregato di $57,5 miliardi e perdite del 12% rispetto al 2023[1]. Scenari di guerra, instabilità geo-politica, quanto economica, tra inflazione, volatilità e alti tassi di interesse, uniti all’avanzare di nazionalismo economico e protezionismo commerciale, hanno orientato la seconda contrazione annuale consecutiva delle transazioni mondiali di opere d’arte.
A contare di più sono sempre gli Stati Uniti (al 43% delle vendite per valore), seguiti da Regno Unito e Cina, mentre l’Europa resta fuori dal podio, con il mercato italiano, in particolare, che si è contratto del 10%, anche a causa della mancata revisione fiscale sulle transazioni artistiche e di una legislazione scoraggiante sulla circolazione delle opere d’arte.

Su questi due fronti di maggior rilievo sono attive da tempo le principali associazioni di categoria degli operatori commerciali dell’arte, dal Gruppo Apollo ad ANGAMC e al consorzio di gallerie Italics. E anche con il loro impegno è stato, dopo anni, raggiunto il traguardo dell’approvazione dell’IVA agevolata al 5% per la cessione e le importazioni delle opere d’arte e degli oggetti da collezione, su cui è arrivato il parere favorevole dal Consiglio dei Ministri il 20 giugno 2025. Per fornire numeri in sostegno delle misure caldeggiate dalle associazioni di categorie era stato già promosso da Apollo il secondo rapporto dedicato alla misurazione del valore economico della filiera dell’arte visiva e delle attività economiche e professionali direttamente collegate a questo comparto in Italia[2]. La ricerca evidenzia un volume di affari generato dal settore nel 2023 di €1,36 miliardi, con un impatto economico complessivo di €3,86 miliardi, rendendo ancora più necessaria una misura fiscale in grado di rilanciarne la produttività e competitività anche a livello internazionale, tra i costi operativi in costante aumento e il gravare dall’aliquota più elevata in Europa, al 22%, per la cessione di opere d’arte, mentre le nostre vicine Francia e Germania sono passate da tempo rispettivamente al 5,5% e al 7% per tutte le transazioni riguardanti il mondo dell’arte visiva.
A proteggere dunque la tenuta della filiera dell’arte e delle sue eccellenze - dai trasportatori ai restauratori, dai curatori agli artisti - è arrivata l’approvazione dell’articolo 8 del DL Omnibus da parte del Consiglio dei Ministri, che abbassa l’aliquota sulle cessioni e le importazioni di opere d’arte dall’attuale 22% al 5% nel 2026, il valore più basso in Europa. L’obiettivo è, infatti, rendere il Paese più competitivo nello scacchiere internazionale e incentivare la vitalità degli scambi nella filiera artistica, diffondendo benefici ai tanti tasselli che la compongono.

In attesa di verificare se, quanto e quando la revisione fiscale rilancerà la competitività italiana, spostandosi dalla commercializzazione dell'arte alle sue dinamiche produttive, un interessante dialettica tra spinte contrastanti continua a caratterizzare gli scenari italiani. E se l'innovazione tecnologica più contemporanea cerca spazi, ma stenta a trovare configurazioni riconosciute e durature, permane un sentimento pittorico dominante, in cui a indicare la rotta sono soprattutto le artiste e gli artisti che vengono ormai definiti come la “Scuola di Venezia”. Da Chiara Enzo e Barbara De Vivi a Nebojša Despotović e Iva Lulashi, da Valerio Nicolai e Thomas Braida ad Andrea Kvas, Chiara Calore e Marta Naturale: in un elenco necessariamente incompleto, queste ricerche, che affondano le radici negli ultimi vent'anni e nel contesto artistico della Laguna[3], hanno conquistato, negli ultimi anni, riscontri e riconoscimenti sia in contesti espositivi e istituzionali di rilievo, come la Biennale Arte, che nelle scelte di galleristi e collezionisti. A voler segnare un punto di partenza, che spiega anche la definizione, inconsueta in un mondo che è ormai lontano da nomenclature e raggruppamenti in scuole, questo va rintracciato nell’Accademia di Belle Arti di Venezia, e in particolare nell’ormai celebre Laboratorio F guidato da più di venticinque anni dal Professor Carlo Di Raco. Da qui è partita e continua ancora oggi con forza una ricerca distintiva sui mezzi e le possibilità della pittura contemporanea, con esiti variegati e personali: da una diffusa preferenza per la figuratività alle suggestioni coloristiche e all’ossessione realistica per il dettaglio, dalle estetiche neo-surrealiste alla galassia di sapore vaporwave. Ad accomunare la scuola è, pertanto, più che uno stile unico, una metodologia condivisa, basata su un modello di apprendimento orizzontale e policentrico, in cui cruciale è il confronto, lo scambio, la relazione tra artisti di differenti generazioni, così come la cura e la responsabilità per quelle più giovani[4].
Resta, invece, ancora da verificare il rapporto tra arte e nuovi media, in particolare quando entra in campo, nella produzione artistica, l'intelligenza artificiale, intesa non solo come strumento o tecnologia, quanto piuttosto come un campo di studio e ricerca[5]. Le sperimentazioni più recenti percorrono strade accomunate da una relazione intima con le macchine, non più basate solo su sistemi di istruzioni, ma su un approccio machine-learning, che addestra le reti neurali artificiali con enormi quantità di dati, così che possano imparare e migliorare nel tempo. Esemplificativo di questi passaggi è il lavoro di Debora Hirsch (San Paolo, 1967), artista di origini brasiliane, ma residente e attiva a Milano, autrice, tra gli altri, del progetto Plantalia, che fonde pittura, coding e AI. A partire dalla pittura, l'artista ha sviluppato dialoghi con la macchina, generando nuove immagini viventi e trasferendo la memoria di specie botaniche in via di estinzione in un archivio potenzialmente eterno su blockchain. Presentato a Villa Bernasconi a Cernobbio (Como) alla fine del 2023, il progetto ha poi viaggiato a Genova nel 2024, per la seconda edizione del programma culturale della piattaforma dedicata all’arte digitale NEXUS, dal titolo Echoes of the Mediterranean e a cura di Pietro Battarra e Pietro Cattai, trovando una nuova forma in una suggestiva installazione video di 150 metri quadrati, che svettava, a 20 metri di altezza, sulla Terrazza Colombo, in cima al Grattacielo Piacentini

Sullo stesso confine, dove arte e tecnologia trovano armonica e significativa convivenza, si muove da tempo anche l'artista Quayola (Roma, 1982), che al MudaC di Carrara nel 2024 ha esposto sculture in poliuretano espanso realizzate, sotto la sua supervisione, da algoritmi robotici e ispirate al non finito michelangiolesco e alle opere di Bernini. Utilizzando gli stessi robot impiegati nella lavorazione dei celebri marmi della città toscana per scolpire un gruppo di quattro opere (Pluto #F_03_S4) e un grande fregio (Pluto and Proserpina Frieze #l_01), ispirati al ratto di Proserpina nelle Metamorfosi di Ovidio, l'artista romano si è comportato dunque più da regista, che non da scultore tradizionale e, richiamandosi a precedenti artistici illustri, riproposti in un materiale industriale, ha evidenziato la relazione tra la storia e la contemporaneità della ricerca artistica, oltre che tra le possibilità creative e quelle tecnologiche, in un'indagine sull'estetica degli algoritmi e sul ruolo dell'artista nel governarli.
A questo panorama si aggiunge un’altra tendenza di un certo rilievo, anche lontano da logiche più prettamente commerciali, ovvero il contributo delle arti visive al miglioramento della salute e del benessere dei suoi fruitori. L'attenzione ai benefici delle pratiche artistiche in termini di impatto sociale e di benessere e miglioramento delle condizioni di salute delle persone è sempre più diffusa e riguarda diversi ambiti creativi ed artistici, come rilevato negli ultimi anni dalla presente ricerca che dedica al welfare culturale un approfondimento tutto suo. Due in particolare gli eventi di rilievo internazionale che hanno dato un importante contributo per rafforzare questo connubio: in primis, l'interessamento crescente dell'Organizzazione Mondiale della Sanità al tema, culminato in un report dedicato del 2019[6], cui è seguito l’inserimento da parte della Commissione Europea della Salute tra i 21 assi del work plan Cultura 2023-2026, per integrare la cultura nelle politiche sanitarie e promuovere lo scambio di esperienze di successo, con particolare attenzione anche alla salute mentale[7].
Le ricadute positive dell'esperienza dell’arte sulla salute motivano, da un lato, nuovi investimenti nella ricerca sul campo e, dall'altro, rendono particolarmente rilevanti le ricerche artistiche più votate a questo percorso. Vanno in questa direzione, tra tante, la ricerca e la pratica di Reverie e Atelier dell'Errore, per i quali la dimensione laboratoriale e performativa dell'arte si fa relazione terapeutica. Se l'artista e performer Reverie, originaria di Vinci (paese natale di Leonardo da Vinci in provincia di Firenze) e oggi attiva principalmente a Milano, ha trasformato la propria esperienza di disagio mentale in bandiera e fulcro della propria produzione artistica, l'Atelier dell'Errore, nato a Reggio Emilia nel 2002 su iniziativa dell’artista Luca Santiago Mora come laboratorio di arti visive per bambini neurodivergenti, oggi è un vero e proprio collettivo artistico, con progetti realizzati in tante istituzioni dell'arte[8].
Benessere e potere generativo sono termini che tornano anche nella quinta edizione del market watch prodotto ogni anno da Banca Ifis, che indaga l’impatto produttivo ed economico e competitivo dell’arte sul mondo delle aziende che investono in progetti artistico-culturali[9], attraverso un’indagine sul campo con il coinvolgimento dei principali decision maker nel settore. Ancora più interessante in un anno di contrazione economica è il ruolo delle imprese come nuovi committenti d'arte e mecenati, con ricadute e impatti non solo sociali, ma anche strettamente produttivi. La cultura e l’arte si configurano, infatti, sempre più come asset strategici per il mondo delle imprese e la competitività aziendale, in una congerie di obiettivi, progettualità e operatività diversificati ed efficaci per costruire relazioni con territori e comunità e con gli stakeholder, quanto per innovazione e ricerca e per un nuovo engagement dei dipendenti.

Tra le occasioni più rappresentative che nel 2024 hanno rinnovato le possibilità di una dimensione espansa delle produzioni artistiche e dell’esperienza di fruizione dell’arte, in connessione con il mondo imprenditoriale, c’è sicuramente il lavoro dell'artista foggiano Agostino Iacurci. Partito dall'idea di riscoprire il senso di appartenenza all’azienda attraverso l’arte, Iacurci, vincitore della XXII edizione del Premio Ermanno Casoli a cura di Marcello Smarrelli e promosso dalla Fondazione Elica, ha realizzato a un progetto partecipato coinvolgendo figure dirigenziali e cento dipendenti dello storico stabilimento di cappe da cucina Elica. L’installazione permanente Fiori diversi al naturale di Iacurci, realizzata per la sede Airforce del gruppo a Cerreto d’Esi (AN), è partita da opere grafiche create dallo staff Elica e confluite poi nell'intervento di arredo architettonico in forma di un giardino dipinto all’interno dello stabilimento dell’azienda marchigiana, per favorire l’incontro tra le persone che transitano negli spazi condivisi dell’impresa. Il progetto rappresenta un esempio virtuoso di integrazione tra arte e industria, in cui la creatività diventa strumento di innovazione, inclusione e benessere collettivo, lasciando un segno tangibile e duraturo nella vita quotidiana dell’azienda.

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Abitano invece gli spazi pubblici urbani le nuove commissioni artistiche promosse dalla società consortile guidata da Webuild – leader internazionale nella progettazione e realizzazione di grandi opere e infrastrutture complesse – (la stessa impegnata nelle Stazioni dell’Arte di Napoli e, a Milano, per le stazioni archeologiche della nuova linea M4), all’opera per costruire la linea C della metropolitana di Roma. Nella capitale la società ha trasformato l'area di Piazza Venezia in un'occasione di rigenerazione urbana attraverso gli interventi di sei artisti – Pietro Ruffo, Elisabetta Benassi, Liliana Moro, Marinella Senatore, il collettivo Toiletpaper e Nico Vascellari – selezionati da un Comitato Scientifico di rappresentanti di Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Galleria Borghese, MAXXI e Palazzo delle Esposizioni. Con il progetto Murales, questi artisti esporranno per quattro mesi opere inedite e site specific sui silos del cantiere, mentre si lavora per preservare anche i ritrovamenti archeologici emersi. Con l'obiettivo di trasformare una piazza in piattaforma culturale contemporanea e l'impegno per la tutela del bello e la valorizzazione del passato.
In una contingenza non espansiva, dunque, l'industria delle arti visive conserva la sua distintiva resilienza e vivacità, in termini di proposte e ricerche, tra tecniche tradizionali e nuovi media, seppure priva di un impianto sistemico – politico, istituzionale, economico – che dovrebbe accoglierne e favorirne la crescita e il consolidamento, anche in uno scenario internazionale. Ancora più preziosi diventano allora gli interlocutori e le iniziative private, a colmare presidi di sostegno e promozione altrimenti assenti, quanto i versanti dell'arte visiva che privilegiano percorsi di relazione e cura delle comunità.
Suggerimenti per il lettore
- Jo Lawson-Tancred, Intelligenza artificiale e mercato dell'arte, Johan & Levi, 2025
- Annapaola Negri-Clemente (a cura di), Economia dell'arte. Mercato, diritto e trasformazione digitale, Egea, 2023
- Valentina Tanni, Conversazioni con la macchina. Il dialogo dell'arte con le intelligenze artificiali, Tlon, 2025

